SCRITTI
KDITl ED INEDITI
DI
GIUSEPPE MAZZINI.
VOLUME XXVII.
(EPISTOLAKIO - VoL. XIV).
IMOLA,
COOPERATIVA TIPOGRAFJCO-KDITKICK
PAOLO GALEATI.
1918.
/
GIUSEPPE MAZZINI
(da un disegno a lapis di GIUSEPPE ISOLA
CONSERVATO NEL MUSEO DEL RISORGIMENTO DI GENOVA)
EDIZIONE NAZIONALE
DEGLI SCRITTI
DI
GIUSEPPE MAZZINI
EPISTOLARIO
DI
GIUSEPPE MAZZINI.
VOLUME XIV.
IMOLA,
COOPERATIVA TIPOGRAFICO-EDITRICE
PAOLO GALEATI.
1918.
PROPRIETÀ LETTERARIA.
VITTORIO EMANUELE ITI
PKR GRAZIA DI DIO E PER VOLONTÀ DELLA NAZIONE
RE D'ITALIA
Ricorrendo il 22 giugno 1905 il l'* centenario della
nascita di Giuseppe Mazzini :
Considerando che con memorabile esempio di concor-
dia. Governo ed ordini rappresentativi lian decretato a
Giuseppe Mazzini un monumento in Roma, come solenne
attestazione di riverenza e gratitudine dell'Italia risorta,
verso l'apostolo dell'unità;
Considerando che non meno durevole né meno dove-
roso omaggio alla memoria di lui sia il raccoglierne in
un'edizione nazionale tutti gli scritti;
Sulla proposta del Nostro Ministro, Segretario di Stato
per l'Istruzione Pubblica;
Abbiamo decretato e decretianio:
Art. 1.
Sarà fatta a cura e spese dello Stato una edizione
completa delle opere di Giuseppe Mazzini.
Art. 2.
A cominciare dall'anno finanziario 1904-905 e pel com-
pimento della edizione predetta sarà vincolata per le spese
occorrenti la somma di lire settemila cinquecento, sul ca-
pitolo del bilancio del Ministero della Pubblica Istruzione
per incoraggiamento a pubblicazione di opere scientifiche
e letterarie, da erogarsi con le forme prescritte dal vi-
gente regolamento di contabilità generale dello Stato.
REGIO DKCRKTO.
Alt. 3.
Una Co ni missione noniinata per decreto Reale avrà la
direzione dell'edizione predetta.
Ordiniamo die il presente decreto, munito del sigillo
dello Stato, sia inserto nella Raccolta ufficiale delle leggi
e dei decreti del Regno d'Italia, mandando a cliiiinque
spetti di osservarlo e di farlo osservare.
Dato a Roma, addi 13 marzo 1904.-
VITTORIO EMANUELE.
Orlando.-
Visto: Il Guardasigilli: KONCHKTTI.
INTBODUZIONE.
Il numero delle lettere, ottantnna in tutte, com-
prese in questo volume, è certamente esiguo ; tuttavia^
si deve pure ammettere che fu necessario di dar posto,
in una larga appendice, alla traduzione che fu con-
tinuata e ' condotta a termine, di quella, parte dei
Parliaiiientary Debates^ iniziata nel volume prece-
dente delV epistolario mazziniano, riguardante la lunga
e importante questione delV apertura delle lettere del
Mazzini da parte del Governo inglese. Esso abbraccia
quindi pochi mesi di corrispondenza epistolare, cioè
dalla fine d' agosto del 1844 ai principii di maggio
dell- anno successivo ; e nondimeno, racchiude docu-
menti storici di grande importanza, poiché vi sono illu-
strati quelli che vanno dal ripercotimento avuto in Eu-
ropa per r eccidio dei fratelli Bandiera, ai preparativi
del moto insurrezionale di Romagna del settembre J845:
intramezzati, non pure da quelli che si riferiscono
allo sforzo ostinato da parte dell'esule di ottenere
giustizia nella lotta sostenuta col Governo inglese, il
quale, con F apertura della sua corrispondenza epi-
stolare, aveva offerto ai Governi di Vienna e di Na-
poli, F occasione di preparare V iniquo tranello dello
sbarco in Calabria, ma dagli altri ancora riguardanti
la scoperta del tradimento di Attilio Partesotti, vendutosi
alF Austria, e rinnegato il suo passato di cospiratore,
per assicurarsi un mensile di poche centinaia di lire.
vili INTRODUZIONE.
Alle diseussioni avute alla Camera inglese, conser-
vate nei Parliamentary Debates, s' aggiungono alcune
lettere che il Mazzini indirizzò sullo spinoso argo-
mento al Morning Chronicle, da cui per prima volta
si estraggono e si distribuiscono ai varii luoghi , nel-
V ordine cronologico. Sono esse certamente tra le più
interessanti che sono comprese nel quattordicesimo vo-
lume delF epistolario mazziniano , Ì7i cui continua, come
nei volumi precedenti, la corrispondenza con la madre,
con Nicola Fahrizi, con Pietro Oiannone, con Georges
Sand, con Cesare Marani; ed in cui compariscono, per
prima volta, due nuovi rappresentanti di questa corri-
spondenza : Livio Zamheccari, U animoso patriota bo-
lognese, rimasto in patria non ostante sopra di lui
pendesse una taglia dal Governo Pontificio per la
parte avuta nel moto romagnolo dell'agosto 1843, e
Francesca Gerard, la buona fanciulla svizzera predi-
letta dal Mazzini in quei mesi nei quali si teneva na-
scosto nel sicuro asilo di Granges.
EPISTOLARIO.
imJtt, ecc., voi. XXVn (Epistolario, voi. XIV). i
MDCCLXYII.
ALLA Madre, a Bavari.
[Londra], 30 agosto 1844.
Mia cara madre.
Rispondo alla vostra del 17. Sto bene di salute.
Prima ch'io mi scordi, avete mai più avuto nuove
di quel genovese malato che venne a vedervi ! So
che stava sempre ad un modo ultimamente, ma so
anche che andato a Chiavari non si contentò di se-
guire le prescrizioni del padre, e consultò due o tre
altri medici, i quali al solito gli prescrissero cure
opposte V una alP altra, eh' egli tentò tutte. S' ei non
si ammazza prestissimo a questo modo, è un miracolo.
— La Cometa s'allontana, sicché non v'è più da par-
larne. È uscito quel tale articolo di Eivista : articolo
violentissimo contro il Governo, e buonissimo per me. (^)
Me ne hanno mandato cinquanta copie in regalo
perch' io le distribuisca a chi mi pare. Di me dice
« ch'io godo il rispetto e la confidenza di molti In-
glesi del primo rango e che per carattere pubblico
MDCCLXVII. — Inedita. L' autografo si conserva nella rac-
colta Nathan. Non ha indirizzo, né timbro postale. A tergo di
esso, la madre del Mazzini annotò : « 30 agosto 1844. »
(*) L' art., piti volte cit., col titolo Mazzini and the Ethics of
Politiciavs, pubbl. nella Westminster Bevieiv del settembre 1844.
4 EPISTOLARIO. [1844}
e merito privato io sto al paro del più distinto
straniero che abbia mai visitato le spiagge Inglesi : »
— dichiara la mia non-partecipazione agli affari di
Oorfu: parla delle calunnie che P Ambasciata Sarda
ha fatto circolare contro di me : confata la faccenda
di Kodez: dà un piccolo sunto della mia vita pas-
sata: parla della mia natura franca e leale: hi (con-
trasta col procedere del governo di qui. Dichiara
che se il Parlamento fosse qual dovrebbe essere. Lord
Aberdeen sarebbe messo sotto processo : accusa il go-
verno di Furto, di Falso, di Corruttela, di Tradimento,
d^ Ingiustizia tirannica, scrivendo queste parole a let-
tere capitali, e via cosi. La Eivista ha circolazione va-
sta, e questo articolo farà bene. Ti dirò poi se alcuno
dei giornali appartenenti al Ministero risponde e che
cosa. — Credeva che l'ultima mia dovesse già trovarvi
in campagna, ma vedo che ci andavate più tardi, e
che questa sola vi ci troverà. Spero quindi che la
leggera diarrea del padre sarà passata coi primi
giorni di riposo. — Fa bel tempo e desidero che sia lo
stesso da voi. — Quanfeo a me, il decidermi a pas-
sare anche pochi giorni fuori di città sarà, capisco,
un affare serio: se io potessi volare altrove, o esserci
trasportato dormendo, ne avrei piacere; ma dover
cercare, scegliere, poi riempire un sacco da notte, e
andare, e viaggiare a quella volta, e vedere facce
nuove, è uno sforzo eroico per me. Vedremo. — Do-
vete avere romori e ciarle di guerra da non finirne:
anche qui non si parla d'altro: e lo stesso in Fran-
cia. Le cose sono infatti complicatissime; ma rite-
nete a ogni modo che né Pun Governo, né P altro
hanno voglia di battersi : alla stretta dei conti, questo
non ha gran cosa da perdere, il Governo francese
rischierebbe tutto : qui, anche quei eh' oggi sono mal-
[1844] EPISTOLARIO. 5
contenti, dichiarata la guerra, avrebbero fede nel
Governo e lo aiuterebbero ad agire: in Francia, al
menomo rovescio, si griderebbe tradimento, e si agi-
rebbe contro il Governo. Inoltre, una guerra tra P In-
ghilterra e la Francia non può aver luogo senza
trascinare in ballo l'altre Potenze: P Austria proba
bilmente starebbe coli' Inghilterra, e quindi non ri-
marrebbe al Governo francese altro da fare che cer-
care aiuto nella rivoluzione, cosa antipatica ai pensieri
dinastici di Luigi Filippo. Penso che aggiusteranno
ogni cosa, ma penso anche che se non fanno presto, la
guerra può escire da un incidente da nulla, da una
rissa tra ufficiali inglesi e francesi, etc, etc. S'aspetta
a momenti la risposta del Ministero Francese alP In-
glese per le cose d'Otaiti, e vedremo. V è luogo di
credere che non sia soddisfacente, quando non sia stata
cangiata da quello che pare avessero deciso tre giorni
sono. (*) A ogni modo, voi vedrete decisa la guerra o
la pace prima di tornar di campagna. — Io vedo
con molta indifferenza questi trambusti, perché non
m'aspetto bene da dove non esiste buona fede. — Co-
munque, prenderemo norma dai tempi e dalle cose.
V abbraccio, piuttosto in fretta, ma amandovi
come sempre e desiderando che sempre amiate il
vostro
Giuseppe.
(^) La risposta del Governo francese era stata invece as-
tiai conciliativa. Ved. a questo proposito il Journal dea Débata
del 5 settembre 1844.
6 EPISTOLARIO. [1844]
MDCCLXVIII.
A Nicola Fabrizi, a Malta.
[Londra], 2 settembre [1844],
Caro amico,
Dalla catastrofe in poi, io non lio mal più avuto
una linea da te: il vapore che recava le lettere di
Malta del 15 scorso non aveva lettere tue. L'ultime
eh' io ebbi erano del 1**, benché portassero il timbro
del 5. È imj)ossibile che tu non abbia avuto d' al-
lora in poi qualòhe minuto ragguaglio del caso fu-
nesto. Come furono presi tutti ! e da Moro in fuori,
non feriti ? Quando 1 nel combattimento di San Gio-
vanni in Fiore, o più dopo? la taglia era vera o
no? Vorrei sapere i particolari, come si desidera
sapere ogni cosa d' un parente morto. E inoltre, ho
dovere di scrivere alcune pagine in memoria loro, e
vorrei prima conoscere il fatto. {*■) Scrivimi dunque, te
ne prego, e vedi anche di mandarmi quanto più
MDCCLXVIII. — Pubbl. da T. Palamenghi-Crispi, Epi-
stolario inedito, ecc., cit., p. 165-168, di su l'autografo, conser-
vato ora dalla R. Commissione, e che qui si riscontra. Non ha
indirizzo, né timbro postale.
(^) Un primo scontro era avvenuto nella notte tra il IS
e il 19 giugno, mentre la spedizione risaliva 1' Appennino tra
Belvedere e Spinelli, ed era finito con la fuga d' una « ses-
santina d' urbani, » colà in agguato, comandati dal gendarme
Chiacchiarelli. Neil' altro, a quattro miglia da San Giovanni
in Fiore, erano caduti morti il Miller e il Tesei ; feriti, rispet-
tivamente a un braccio e a una coscia, il Moro ed il Nardi.
[1844] EPISTOLARIO. 7
presto puoi copia della risposta che i Bandiera
stamparono non so dove in risposta alla Notifica-
zione dell'Austria, e la notificazione stessa se l'hai. (*)
Mandami queste cose per via di Francia subito su-
bito, anche senza scrivermi, se non n'hai tempo.
La perdita è grave, e dolorosissima. L'effetto
scoraggiantissimo. Inoltre, non è da celarsi che ri-
sulta da tutto il fatto una mentita all'opinione no-
stra di grandi lavori e disposizioni in quelle parti.
Non presto fede al governo, ma i decreti di ricom-
pense alla popolazione di S. Giovanni stringono il
cuore. (^) L' inazione assoluta delle Provincie finitime,
e della Sic[ilia] è un altro fatto. E di questi fatti si
valgono i nostri timidi o peggio dell'interno per dire
che tutto questo trambusto non ha radici, ma parte
unicamente da noi. L' uniche lettere che mi son
giunte in questi giorni d'Italia, ed anche di passa-
Ved. R. PiERANTONi, op. cit., pp. 380-388. Il Mazzini, anche
quando licenziò per la stampa i suoi Bicordi, non aveva esatta
cognizione dei particolari dello scontro di San Giovanni in Fiore.
« Spento Miller — scriveva a pag. 40 — caduto per gravi ferite
Domenico Moro, la guida calabrese e due altri riuscirono a rinsel-
varsi [come s' è visto, oltre a Battistino, erano stati sei], i
rimanenti, afferrati, furono trascinati al martirio in Cosenza. »
(i) Sulla pubblicazione dell' « editto di citazione » e della
risposta dei Bandiera, ved. la nota alla lett. MDCCXXXIX. Il
Mazzini ristampò i due documenti in Bicordi, pp. 34-35.
(^) Nel Giornale del Begno delle Bue Sicilie del 23 luglio 1844
era riportato un decreto, in data 18 dello stesso mese, con cui
si ordinava cbe « i feudi compresi nel territorio di S. Giovanni
in Fiore, per grazia specialissima, » fossero « dichiarati di as-
soluta proprietà dei particolari possessori, franchi e liberi da
prestazioni a favore del fisco. » Era di pili prescritto che il
Comune stesso fosse « esentato dal pagamento di qualunque
dazio sul macino. »
S EPISTOLARIO. [1844]
bilmente buoni, mi scongiurano di por freno, potendo,
a quei di Malta che non fanno se non rovinare. Da
tutte V altre parti, l' affar dei Bandiera m' è messo
in collo, come s^ io avessi organizzato il fatto : fin
sul giornale delParistocrazia Polacca, il Tre Maggio,
mi danno del vile per averli mandati, dicono, ed
essermene stato quieto a Londra. (*)
Queste infamie a me non importano né punto,,
né poco; ma ne parlo per mostrare come ogni fatto
di questo genere presta armi a sviare V opinione e
minare l'influenza de' pochi buoni. È inutile. Siamo
addietro : i più senza principii, e codardi. L^ invio
al Duca è un'altra vigliaccheria che parla un volu-
me : 1' assenso di Z[ambeccariì, un peccato da non
perdonarsi: conseguenza dell'aver falsato sin da prin-
cipio la propria via ed essersi immischiato con ele-
menti eterogenei. {'^) Tristo privilegio quello di esser
Cassandra ! Ma quanto io fin da poco dopo il marzo
dell'anno passato prevedeva e profetizzai sul risul-
tato di tutti questi lavori, s'è verificato appuntino,
^on però, faranno senno.
Quanto a noi non vi sono oggi che due cose da
farsi : riunire i pochi buoni a predicare e propagare
apertamente e segretamente la Giovine Italia come
l'unico corpo capace di far quando che sia bene al
paese — e organizzare una insistente cospirazione per
danaro. Senza un Fondo Nazionale formato prima è
inutile ogni lavoro; e quanto a me, me ne lavo le
mani. Bensì a questo dedicherò tutta la mia atti-
vità. Facciam cosi tutti. Io a Londra, Lov[atelli] a
(*) S' è già visto che a quest' accusa il Mazzini rispose
con una lett. indirizzala ai redattori dell' ^gMtZa Bianca, Ved. la
lett. MDCCLXV.
(«) Ved. la nota alla lett. MDCCLXIII.
[1844J EPISTOLARIO. 9
Parigi, tu a Malta possiamo forse ispirar fiducia
d'onesti. Se vogliono scegliere altri, scelgano. Ma a
tutti gP Italiani che ti parlano di patria, di' sul viso:
cominciate per fare la vostra offerta al Fondo l^a-
zionale: le città d'Italia son molte: i giovani che
possono offrire cento, trecento, cinquecento, mille
franchi, moltissimi. Se vogliono, bene; se non vo-
gliono, vadano al diavolo, e a ciarlar patriottismo
colle loro donne, non con noi, vecchi d'esperienza,
di sagrificii, e di dolori patiti per le loro ciarle. —
Quanto agli altri partiti, vivi sicuro che non faranno
mai cosa alcuna: mandino ambasciate anche al Ce-
leste Impero, non faranno.
Privo di tue lettere, non posso scriverti altro.
T'abbraccio : ed ama il
tuo
Giuseppe.
Quanto al Ric[ciardi], lascialo perdere. Serba il
danaro che t'avanza. Io non capisco com'egli osi ri-
chiederlo. S' anche tutti gli offerenti ridomandassero,
bisognerebbe dedurre il danaro speso, e restituire il
resto a ciascuno: sicch'egli non avrebbe diritto se
non a una x^orzione del suo. Del resto, è danaro dato
per l' Azione, e deve entrare nel Fondo Nazionale
che v^ogliamo e dobbiamo formare. E se vi fosse bi-
sogno d' adesione formale, io otterrò l' adesione da
tutti i contribuenti di Parigi. Bensì, se le cose si
rimettessero in quiete, ed egli incalzasse, gioverà
forse depositare il resto qui o in Parigi sopra il
Banco Nazionale per poter mostrare la cartella, e
levar via ogni sospetto di volercene giovare a capric-
cio nostro per propaganda. Addio di nuovo.
10 EPISTOLARIO. [1844]
MDOCLXIX.
A Giuseppe Lamberti, a Parigi.
[Londra], 3 settembre 1844.
Caro amico,
Due righe appena per dirti, giovandomi d' un' oc-
casione, che ho ricevuto oggi tutto quel che hai
MDCCLXIX. — Inedita. L' autografo si conserva presso il
Dr. Daniele Vare. Non ha indirizzo, né timbro postale. Dal Proto-
collo della Giovine ItaZia apparisce cbe la lett. giunse col « mezzo
posta. » Nello stesso foglio, oltre alla lettera del Mazzini, si tro-
vano le due seguenti dello Stolzmau e del Goiizales.
« Cher ami,
Je vous remercie iutìuiment pour la peine que vous vous
étes donnée d'aller chez le libraire Germer-Baillière, rue de TÉ-
cole de Médecine, u.° 27. — Il est étonuant cepeudaut qu'il
ne connait pas le professeur J. J. A. Ricard, taudis que c'est
lui qui en 1841 a èdite l'ouvrage de ce dernier, sous le titre
de: Traité théorique et pratique du Magnétisme animai, etc.
Je vous remercie également pour l'envoi des trente exem-
plaires de ma brochure sur notre ami coiumun : Bamorino et
8on chef d'Etat-JJajor, L. Zamoiski.
Croyez-moi toujours votre sincère ami et frère
K. Stolzmax. »
« Mio Lamberti carissimo,
Profìtto dell' occasione che Pippo ti scrive per pregarti a
dire qualche cosa di positivo sullo stato di salute del povero
Partesotti. Mentre tu scrivevi eh' egli era moribondo, io rice-
veva una lettera di un amico suo e mio in data, del 26 p. p.
agosto, nella quale non si faceva neppur menzioue della seria
sua malattia. Chiarisci tu dunque e presto questo imbroglio,
che farai cosa grati ssi ma al
tuo amico
GONZALKS.
D. S. — Di' a Budini che sono vergoguoso per non aver-
gli mai scritto ; che ho vendute tre copie sole delle poesie di Ma-
miani, e che appena ne potrò esitare delle altre glie lo farò
sapere. Vale. »
[1844] EPISTOLARIO. 11
inviato per mezzo di quel giovine piemontese. (*) Tu
dovresti, nelP intervallo, aver ricevuto da me per
mezzo di un operaio nostro, lettere mie. — Farmi chMo
ti chiedessi in post-scriptum di vedere se Lov[atelli]
aveva modo di corrispondere con Eomagn[oli]. — l!^on
ne ho più bisogno. Ho riparato alP incidente. — Non
v^era nulla in simpatico nella lettera a Nic[ola]. —
Ciò sopra che desidero che insistiate con Lov[atelli]
è perch'egii accetti di essere, se non depositario
del danaro, depositario delle cartelle, rappresentante
insomma degli offerenti — se ve ne saranno — degli
Stati del Papa al Fondo Nazionale, e parli e scriva,
quando gli capita occasione, in conformità. Ciò dico,
perché avendo io qualche promessa da quelle parti
d'adoperarsi, vorrei poter dire che, se vogliono, man-
dino a lui. — Il latore ti darà un articolo IngleSe
che mando a Battista. (^) — Scriverò per la prima
occasione a Waldm[ann]. — Mi dicono che Partesotti
stia meglio; è vero! — Anche la commissione del
cappello Gonzales è inutile : 1' ha già avuto. — Se tu
mi mantieni la parola che mi dai di occuparti, per
quanto è in te, di propagare Pidea del Fondo Na-
zionale, e concretarla anche tutte le volte che trovi
Italiani buoni, mi basta. Tutto il resto è ora seconda-
rio. Io ti darò il meno possibilmente noie, e se sapessi
a chi indirizzare ciò che via via indirizzo a te, lo
farei; se non che i tuoi compagni stanno alle Ba-
tignoUes. Addio, in fretta,
tuo
GrIUSEPPE.
(*■) La lett. qui cit., del Lamberti, in data 28 agosto 1844.
era stata affidata a un « Dr. Tosin » Ved. il Protocollo
della Giovine Italia, voi. Ili, p. 93.
(*) Era certamente l'art, che lo riguardava, più volte cit. ^
pubbl. nella Westniiiister Beview.
12 EPISTOLARIO. [1844]
MDGOLXX.
A Gjuseppe Lamberti, a Parigi.
[Londra, 4 settembre 1844].
Caro amico,
Una riga per giovarmi d' un' occasione, e salutarti.
Ripensando all'affare della medaglia, parmi che, se
si fa, sia dovere vostro d^nsistere altamente, ardita-
mente perché entri in qualche luogo il Giovine Italia o
qualche simbolo dell'Associazione: meglio ancora, ad
evitare il nome terribile, se i sottoscrittori volessero
assolutamente cosi, le parole: «Libertà, Eguaglianza,
Umanità. — Indipendenza, Unità. » — Parmi stretto
dovere verso l'Associazione, e verso la loro memoria.
I Bandiera, Ricciotti, etc. appartenevano alla Giovine
Italia benché ordinati, i primi, in una Sezione militare
speciale chiamata V Esperia. Come tali furono citati
dall'Austria. I loro proclami in Calabria portavano le
parole sacramentali che ho scritto sopra. L' ultime
righe che scrissero a me e che stamperò, mi dice-
vano che essi andavano a vincere o morire per quelle
parole. Se una medaglia dev'essere un atto di rive-
renza sincera ai martiri, è indispensabile indicare la
fede politica per la quale essi caddero. Parmi adun-
que che, specialmente se date soscrittori, non pos-
MDCCLXX. — Pnbbl. da D. Giuriati, Duecento lettere, ecc.,
cit., pp. 41-42. Qui si riscontra sull'autografo, posseduto dal
Dr. Daniele Vare. Non ha indirizzo, né timbro postale. La data
si ricava dal Protocollo della Giovine Italia, in cui è avvertito
che la lett. giunse con « mezzo Polacco. »
[1844] EPISTOLARIO. 13
siate a meno di protestare altamente contro ogni
progetto eh' escludesse la menzione del simbolo che
professavano. È piii che mai urgente di propagare
or moralmente l'idea Oiovine Italia. Parlane ai nostri.
Chi diavolo sono i promotori? (^)
Xulla di nuovo. Ohi reca questa riparte, credo,
fra tre settimane per Londra : dovresti dunque pren-
dere il suo indirizzo e giovartene.
Addio: saluta gli amici e credimi
tuo
Giuseppe.
Dovresti mandarmi alcuni di quei lucignoli per
la lampa Locatelli. T'ho scritto anche l'altr'ieri:
(^) A proposito di questa medaglia, che fu coniata a Pa-
rigi, il Lamberti risponderà al Mazzini il 12 settembre : « Pie-
tro [Giannone] si occupa della medaglia. — Egli lo seconderà
ne' suoi desiderii per P indizio di Giovine Italia. » Protocollo
della Giovine Italia, voi. Ili, p. 95. Non però in tutto, poiché
le parole Libertà, ecc., invece che in quella di Parigi, furono
messe nella medaglia incisa a Londra, della quale ved. in ap-
presso. « La medaglia — scrisse più tardi il Mazzini, — coniata in
Parigi ha da un lato l'Italia coronata di spine in atto di accen-
dere una fiaccola alla fiamma uscente dalle ceneri dei martiri
di Cosenza racchiuse in un' urna. SuU' urna è scritto : nostri»
ex ossibus ultor ; e sulla base : fucilati in Cosenza il 25 lu-
glio 1844 sotto Ferdinando re. Dietro la tomba è un cipresso;
intorno alla medaglia stanno i nomi delle vittime ; appiedi :
a memoria ed esempio. Dall'altro lato, nel centro di un serto
di palma e alloro stanno le parole: Ora e sempre: poi quelle
proferite dai Bandiera : è fede nostra giovare V italica libertà
morti meglio che vivi. Il concetto appartenne a Pietro Gian-
none. » S. E. /., voi, VII, p. 123. È qui da aggiungere che
attorno al recto della medaglia stanno i nomi degli artisti che
concorsero a formarla: « I. P. David d'Angers scolpì. E. Ro-
gat incise. 1844. » Sul primo ved. il Protocollo della Giovine
Italia, voi. Ili, p. 99.
14 EPISTOLARIO. [1844]
aspetto con desiderio le vostre idee su quanto v'ho
scritto in fatto danaro. (*)
MDCOLXXI.
Alla madre, a Bavari.
[Londra], 6 settembre 1844.
Mia cara madre,
Ho la vostra del 24 agosto; e finalmente ora
siete in campagna. Ho letto con piacere le linee del-
l'amico, bench'io sia in un momento di spleen contro
gli uomini e contro i miei compatrioti specialmente.
Se lo vedete o gli scrivete, risalutatemelo caramente ;
e chiedetegli da parte mia il suo indirizzo domici-
(}) Anche qui, subito dopo il poscritto, sta la seguente lett.
dello Stolzman : « Cher fière. — La personne qui vous re-
mettra cette lettre revient à Londres après un séjour d'en-
viron trois semaines ; je l'ai douc prie de vous laisser son adresse
pour que vous puissiez profiter de son retour. J'écris aussi à mon
ami Zwierkow8ki,que vous aurez la bouté de lui communiquer cette
adresse, ou plutót je lui dis de remettre tout ce qu'il aura
pour moi à vous. — Dans le cas oìi vous profìtóriez du départ
de ce voyageur pour écrire à Pipo, mettez la lettre pour lui
80U8 couvert à M.^ Stolzman, aux soins de MJ. F. Chojnacki,
20; Portland Street, Poland Street.
Vous aurez la complaisance de cacheter la lettre ci-incluse
adressée à Zwierkowski avant de la remettre, ou de la confier
à la petite poste.
Tout à vous. Charles.
Londres, ce 5 septembre, au soir.
MDCCLXXI. — Inedita. L'autografo si conserva nella rac-
colta Nathan. Non ha indirizzo, né timbro postale.
[1844] EPISTOLARIO. 15
liare, la casa dove abita ; mi farebbe piacere saperlo ;
e non ve ne dimenticate. — Vi scriverò probabilmente
su questo unico mezzo foglio, perché voglio acclu-
dervi una caricatura escita V altro giorno : Sir James
Graham che passa in rivista tutti gli uomini della
posta, e insegna loro il modo d' aprir le lettere : sotto
vi sono linee di spiegazioni, coi comandi delPesercizio :
«pollice sul suggello — aprite lettera ! — presentate let-
tera! etc. » Filippo o altri vi spiegherà il tutto, quando
lo vedrete. — Domani comparisce il mio ritratto, con
un articoluccio biografico, sopra un Giornale settima-
nale, chiamato il Pictorial Times. {*■) M^ hanno scritto
ieri per annunziarmelo, e per dimandarmi se aveva
niente da suggerire per P articolo biografico. 11 ri-
tratto lo hanno preso da quel medaglione che l' ar-
tista francese m' ha fatto. Vedrò quanto è grande :
e se sarà di dimensioni discrete, ve lo manderò, per
curiosità, come vi mando questa caricatura. Un al-
tro placard è escito dall' Uffizio della Wesleyan Chro-
nicle, giornale dei Metodisti, nel quale sono stampati
e consecrati all'infamia, i nomi dei Ministri, dei
membri dei Comitati segreti, e di tutti i Deputati
che hanno votato pel Ministero. Dicono che stampe-
ranno questo placard in tutte le lingue e che lo
dissemineranno sul Continente per provare al mondo
che i liberi uomini d' Inghilterra esecrano il procedere
del loro governo. — Nella seduta d' ieri, nella quale
si fissava il giorno di riapertura del Parlamento eh' è
(^) Del Pictorial Times non è stato possibile di rintrac-
ciare una copia, che non è nemmeno conserrata nel British
Mnseum. È però probabile che il ritratto del Mazzini che vi
fu inserito sia quello che ora è pubbl. in fronte al voi. IV
dell' ediz. nazionale.
16 EPISTOLARIO. [1844]
•il 10 ottobre, Duncombe ha anmmziato una mo-
zione per revisione di tutto l'afifare, trovando poco sod-
disfacente il rapporto dei Comitati. {*■) — E qui finisce
la mia cronaca delle lettere. Aggiungo alla carica-
tura il ritratto di Lord Brougham, il mio calunnia-
tore, comparso nello stesso giornale. — Come preve-
deva, siamo alla pace : e V annunzio ne è stato fatto da
Sir Robert Peel ieri, in piena seduta. (^) — Se mai quella
tal Lady verrà a vedervi, sarete i^robabilmente
in città: non viene che un po' più tardi. — Come
osservate benissimo, la ricompensa data al Console
Napoletano in Corfu fa pensare assai : per ora tutto
è ancora mistero; e non ho voglia di parlarne. (^) Tra
non molto, come parmi d'avervi detto, scriverò alcuni
cenni intorno ad essi, e allora ne riparlerò. — Sto bene
(i) Sul rapporto dei due Comitati d' iuehiesta per l'aper-
tura delle lettere del Mazzini ved. il voi. precedente. Negli
Hansard's Parliamentary Debates non si fa cenno della presen-
tazione alla Camera dei Comuni di uua mozione avvenuta il
5 settembre 1844 in proposito, da parte del Duncombe. Ved. però
le lett. seguenti.
(*) Nella seduta del 5 settembre 1844 sir Robert Peel aveva
letto alla Camera dei Lords il messaggio reale in cui era an-
nunziato che la questione sorta tra la Francia e V Inghilterra
per Haiti era stata felicemente risoluta. Ved. a questo propo-
sito il Journal dea Déhats dell' 8 settembre 1844.
(3) Nel n. del 23 luglio 1844 del Giornale del Regno delie
due Sicilie era iuserito un lungo elenco di onoritìceuze, di me-
daglie e di promozioni accordate a tutti coloro che avevano
contribuito alla cattura e all' eccidio dei componenti la spe-
dizione in Calabria. E vi figurava il nome del cav. D. Gre-
gorio Balsamo, Regio Console in Corfù, al quale, come ri-
compensa della condotta e dello zelo spiegato « nella circostanza
della partenza clandestina dei fuorusciti italiani, » era confe-
rita la « Croce di Cavaliere del Real Ordine di Francesco I. »
Lodi e onorificenza ben poco meritate: ved. infatti R. Pie-
RANTONI, op. cit., p. 335.
[1844] EPISTOLARIO. 17
di salute. — In una seconda edizione del Balbo, 8]pe-
rame d' Italia, hanno messo qnest' epigramma :
Italia mia, non è, s' io scorgo il vero.
Di chi t' offende il difensor men fero.
Grida il Gioberti, che tu se' nna rapa
Se tutta non ti dai in braccio al papa.
E il Balbo grida : dai Tedeschi lurchi
Liberar non ti possono che i Turchi. (*)
Ma tutte queste sono inezie: cogli epigrammi non si
libera il paese: e cantare in catene a me pare una vera
vergogna. Vado poco innanzi nella brochure inglese :
non ho la testa abbastanza quieta; e scrivo con in-
sofferenza. Non so perché, tutto quello che si scrive e
ch^o stesso scrivo mi fa P effetto di ciarle. L'unica cosa
che potesse soddisfare l'animo mio è Vagire, Del
resto, questo è ora inverificabile, e però mi farò forza,
e scriverò. Ditemi se V Andrea verrà a visitarvi, e
scrivetegli che lo desidero molto. Abbracciate il pa-
dre, parlatemi della campagna, e credete a tutto
P amore del
vostro
Giuseppe.
(^) Era di V. Salvagnoli (G. Tambara, La Urica politica del
Risorgimento Italiano (1815-1870) ; Roma, Società Editr. D.
Alighieri, 1909, p. 295); e fn pubbl. a pp. 128-129 della ri-
stampa luganese Belle Speranze d' Italia. L' epigramma si rife-
riva a ciò che lo storico piemontese chiama la sua « speranza
9ii\V eventualità pili promettitrice. » lu una nota aggiuntavi, il
Balbo' così lo commentava : « Forse il Gioberti ed io potremmo
dire di non aver detto precisamente cosi. Ma per celia non
mi par cattiva; e chi si mettesse a rispondere alle interpre-
tazioni stirate anche sul serio, non la finirebbe mai più. »
Mazzini, Scritti, ecc., voi. XX VII (Epistolario, voi. XIV). 2
x
18 KPISTOLAIUO. [1844'
MDCCLXXII.
A Giuseppe Lamberti, a Parigi.
[Londra], 13 settembre 1844.
Caro amico
Mi duole di dover darti una seccatura^ ma que-
sta almeno non è politica. Io m' incaricai giorni sono
di far ricapitare a Parigi, a un Signor Manara, L. 30
in moneta inglese, percli' egli cosi desidera. Dovea
partire un tale due giorni dopo, e gii consegnai il
danaro in bank-notes. Un incidente fece differir la
partenza di due settimane: una mezza è passata.
Ma il Marietti ch'era incaricato e m'avea pregato
di questo piacere, mi prega di far sapere P incidente
al Manara, perclié teme d'essere rimproverato. Vor-
rei dunque che tu mi facessi il piacere di vedere
quest' ultimo, il quale abita 5, Place d' Orléans, 34, rue
St.-Lazare (cosi m' è dato l' indirizzo) e dirgli il fatto.
Io posso, s'egli vuole, mandargli subito il danaro
per lettera di cambio; ma la differenza di tempo mi
par si corta, che mi par meglio di stare al primo
suo desiderio. Mi preme d' esser cortese con lui,
perch' è eccellente giovine, e ha dato, appena richiesto,
250 franchi qui al Fondo Nazionale, promettendone
MDCCLXXII. — PubbL daD. Giuriati, Duecento lettere, ecc.,
cit., pp. 43-44. Qui si riscontra sull' autografo posseduto dal Dr.
Daniele Vare. A tergo di esso, di pugno del Mazzini, sta
P indirizzo : « Monsieur Joseph Lamberti, Café de Frauce, Cours
des Fontaines, Paris. » L' indirizzo si ricava pure dal timbro
l>08tale che h: 0 13 «p. 1844.
[1844] EPISTOLA HIO. 19
altri 250 quand'ei torni a Londra. (^) Salutalo tanto
da parte mia; e, se avrete ancora qualche cosa in cassa,
chiedigli se mai il ritardo lo sconcertasse, e avesse
bisogno d' un po' di danaro. Potreste in quel caso
anticiparglielo; lo ritirereste poi dal danaro ch'io vi
manderò senza fallo tra una settimana e mezza.
Per quel tale che deve partire ho scritto pure a
te e a G-io vanni. Ma non v' è cosa alcuna di nuovo,
che importi. Sai più nulla di Paolo ? Lov[atelli] è tor-
nato ? Vorrei pure^ che com' egli sembrava desiderare,
e' intendessimo sull'andamento da darsi alla cosa; de-
sidero vivamente che, pel momento, gli animi si ri-
mettano in pace, e specialmente jS^icola, il quale,
cercando ciò eh' egli non può ottenere, finisce di
screditare se stesso in Italia, e noi con lui, dacché
tutti lo suppongono agir di concerto.
Conosci tu il Maggior Zuppi, che vive abitual-
mente in Portogallo ? Egli dopo un brevissimo sog-
giorno a Londra, dev' essere ora a Parigi: e se tu
potessi rinvenirne l'alloggio, avrei caro che tu gli
dassi o gli facessi avere V unito biglietto.
Attendo vostre idee sul modo di riuscire più facil-
mente alla formazione del Fondo dilazionale : io mi v'a-
dopero quanto posso: ho scritto in alcuni punti del-
l'interno, e ne parlo a quanti mi vengono dinanzi
all' estero : e ne hai una prova nel Manara, che vive
isolato e eh' io non ho veduto che tre sole volte. È
cosa nella quale s'esige costanza quasi sovrumana,
ma nella quale si può riescire. Addio; ama il tuo
Giuseppe.
(1) Il Mauara, parmigiano, figura infatti per 10 lire sterline
nelP elenco dei sottoscrittori al « Fondo Nazionale per 1' azio-
ne, » già cit. nella lett. MDCLXXI.
20 EPISTOLARIO. [1844]
MDCCLXXIII.
Alla madre, a Bavari.
[Londra], 13 settembre 1844.
Mia cara madre,
Alla vostra del 2. — Sto bene di salute. — V'ac-
chiudo oggi, dopo avervi mandato il ritratto del mio
accusatore, Lord Brougham, quello delP accusato, il
mio. A me pare che non somigli; ma io posso mal
giudicare del mio profilo, che non conosco. Gli altri
dicono che somiglia, salvo il naso che non ho aqui-
lino. A ogni modo vi mando questo per semplice
curiosità : è cavato da quel medaglione in gesso che
forse un uccello vi porterà, malgrado il mio nome che
vi sta sopra. — Questo è uscito, come v' ho detto,
nel Pictorial Times, giornale settimanale.
I romori di guerra sono ora diminuiti. La gran
notizia del giorno è la liberazione d'O'Connell, e il
sussurro che si fa per lui in Irlanda. (^) Credo che il
governo e O' Connell siano ambi imbrogliati in un
modo strano: il governo perché non sa come porre
giù r agitazione ; O'Oonnell perché non sa come con-
MDCCLXXIII. — Inedita. L' autografo si conserva nella rac-
colta Nathan. Non ha indirizzo, né timbro postale, A tergo di esso,
la madre del Mazzini annotò: « 13 7bre 1844. Ritratto. »
(^) Su O' Connell e sulla sua condanna, ved. la nota alla
lett. MDXCVI. La Camera dei Lords , nella seduta del
5 settembre 1844, aveva ammesso il suo ricorso, ciò che procurò
uno scoppio di giubilo in Irlanda. Appena tolto di prigione,
l'agitatore irlandese fa portato in trionfo, e ovazioni infinite
ebbe pure a Dublino, dove giunse il 9 settembre. Ma subito dopo,
il favore popolare V abbandonò, e può dirsi che negli ultimi
suoi tre anni di vita O' Connell rimase quasi un dimenticato.
[1844] EPISTOLARIO. 21
chiuderla. Il popolo irlandese aspetta il repeal elisegli
non può dare, e che ha per tanto tempo promesso.
Pare infatti ch'egli cerchi guadagnar tempo e por-
tare l'attenzione del spopolo sovra incidenti. Ha di-
chiarato ch'egli viaggerebbe i tre Eegni per ottenere
petizioni d'accusa contro i primi giudici, cosa ch'egli
non otterrà, ma che gli darà adito di ciarlare per
alcuni mesi e tener gì' Irlandesi occupati. — Ho pia-
cere che il padre stia meglio. Una volta per tutte,
egli deve viver sicuro per ciò che concerne le arti
dei ghibellini e il loro tirarmi in rete. Io non di-
spero, malgrado tutto, di venire un giorno a far loro
una visita; ma se ciò mai accadesse, sarà mia spon
tanca e maturata volontà, non frutto di seduzioni o
congiure loro: né certo, con soli venti compagni. Ma
di questo non è ora neppur bisogno parlarne, perché
non v' è apparenza alcuna, e certo non lascerò il mio
soggiorno di Londra. Quanto al far cessare le atten-
zioni, non basterebbe il mio star quieto e far lavori
scientifici ; bisognerebbe che stasse quieta tutta l'Italia,
e né un solo uomo s' agitasse là dentro ; perché è
entrata l'idea fissa che io ho mano inquanto si fa.
Poi, perché tra loro e me^ vorrebbe il padre che ce-
dessi io ? Questa, cosi disuguale come pnò parere, ha
da esser lotta di tutta una vita: nunc et semper; finché
giudichi Iddio se meriti più la costanza dei buoni o la
pertinacia dei tristi. — Il tempo è qui sempre medio-
cremente buono, e temperato. — Non ho finora ve-
duto Mrs. Thomas, né udito più cosa alcuna del fi-
glio. — Io non penserò nulla di male per un ritardo
anche di due giorni; ma voi dovete far lo stesso
anche per me. Accade qualche volta ch^ io esca di
casa colla credenza di rimanere un' ora fuori e tornare
a tempo per iscrivervi : poi, incidenti mi ritardano
22 EPISTOLARIO. [1844J
e mi consumano il tempo. — Andai a vedere quella
Signora Inglese che parte : abbiamo avuto una lunga
conversazione suiPItalia e sulle mie idee, ch^ essa ha
approvate quasi tutte; è una "brava e intelligente
donna, e simpatizzo molto con lei. — Ho avuto lettera
da Giovanni : e non so perché, mi pare che tema della
permanenza del suo soggiorno in Francia; se man-
dassero via lui, possono mandar via ogni Italiano:
Agostino è stato piuttosto male in salute ; ma oggi
sta meglio, e in forza, a quanto egli dice, della cura idro-
patica, ossia dell'acqua. — Ditemi, se sperate d'avere
con voi per qualche giorno l'amico Andrea: ne avrei
piacere, per voi e per lui. — O^gi sono breve, perché ho
due altre lettere da scrivere. Ma vi scriverò pida lungo
la settimana ventura. Amatemi, abbiatevi cura e credete
nell'amore del
vostro
Giuseppe
MDOCLXXIV.
A Giuseppe Lamberti, a Parigi.
[Londra, 14 settembre 1844].
Caro Giuseppe,
Ho la tua del 14. — Col sordo ho riannesso, e
mi duole che Can[uti] abbia scritto. (^) — Anche la
MDCCLXXIV. — Inedita. L'autografo è posseduto dal
Dr. Daniele Vare. Non ha indirizzo, né timbro postale. A tergo di
esso, di pugno del Lamberti, è annotato : « A Pippo del par-
tire per Fir[enze] e Virg[inia] Men[otti]. — Arrivo Pelo8[i].
Gio. Ferri. — Del Funerale. » Dal Protocollo della Giovine Italia ap-
parisce che questa lett. era unita con una indirizzata al Giannone.
(^) « Canuti fu da me incaricato di avvisar il sordo Eu-
genio Romagnoli di quel tale incidente, Lovatelli essendo assente,
né sapendosi quando torni. » Lett. del Lamberti al Mazzini, del
12 settembre 1844 (Protocollo della Giovine Italia, voi. Ili, p. 95).
[1844] EPISTOLARIO. 23
cifra di quella tal lettera m^ è ora nota. — Desidero
udir Z[ambeccari] fuori d' Italia. Per ora, è inu-
tile. (^) — Cosa intendi di Lov[atelli] ? sospetto di che
e a chi f (^) — La lettera di Vellfani] sarà impostata. —
T' ho scritto ieri per la posta. — Da Malta non
ricevo più lettere da un j)ezzo : non so perché ; vor-
rei pur ricevere quella risposta dei Bandpera] alla
Xotificazione Austriaca. — Stimo poco io pure Mo-
r[andi] : (^) ma non lo credo traditore. Nulla da dirti
oggi: mi duole delle tue inquietudini. Ama sempre il
tuo
GrIUSEPPE.
(^) Nella lett. ora cit., il Lamberti scriveva : « Zambec-
cari da Aucona a Canuti scrive esser senza mezzi, disperando
quasi completamente : non esservi più capi là ; non se ne tro-
vano. » Protocollo della Giovine Italia, voi. Ili, p. 95.
(*) « Sospetto eh' ei voglia levarsi dagli affari. » Così il
Lamberti nella lett. cit., Id'., voi. Ili, p. 95. E in quella
del 20 dello stesso mese, spiegandosi meglio, aggiungeva :
« Dissi solo di Lov^atelli che sospettavo si volesse levar dalla
politica. » Id., voi. Ili, p. 99.
(2) Con V aiuto del Protocollo della Giovine. Italia, in cui
il Lamberti scrisse Mar. di, e ancor più possibile di sciogliere
l'abbreviazione nel senso qui proposto. Non si sa da chi par-
tiva V accusa contro il Morandi, sul quale ved. la nota alla
lett. MDCCXIX. Nicola Fabrizi volle a ogni modo scagionare il
suo amico, compagno di rivoluzione e d' esilio, e in una lett.
del 27 agosto-3 settembre al Lamberti, scriveva : « Unisce
questa per giustitìcaf Morandi, cui (da un cenno di Paolo) gli
è parso abbiam mala opinione. È onesto ed attivo, ma in posi-
zione delicatissima : esige gran riguardi, ma è ben disposto
ed opera ottimamente, malgrado gli ostacoli suscitatigli dalla
diplomazia avversa. — Ne venner anche molti dal suo tra-
slocaniento, appunto perché era sospetto. » Id. , voi. Ili,
p. 120.
24 EPISTOLARIO. [1844]
MDCOLXXV.
A Giuseppe Lamberti, a Parigi.
[Londra], 19 settembre 1844.
Caro Giuseppe,
Per una occasione, Charles BuUer, Membro del Par-
lamento, (^) che parte fra due giorni, riceverai le trenta
lire sterline pel Signor Manara. So eh' egli aveva bi-
sogno di danaro. Ma supponendo che gli abbiate fatto
offerta di qualche cosa, ho preferito aspettare occa-
sione sicura.
Ho dato la lettera a Francia ; non risponde. M' ha
raccontato un mondo di storie a giustificarsi : la mo-
glie furente di gelosia, facendogli durare una vita
tremenda, etc. Non può mandar nulla, ma forse potrà
fra poco una minuzia. Lavora poco: ha costrizione
d'uretra: spende in chirurgo. Deve una lira anche
a me, grazie a Dio. Forse andrà impiegato in Russia.
Appena avrà danaro, metterà il figlio in Collegio:
lo prenderebbe seco anche domani, se mai la madre
non potesse mantenerlo. Insomma ciarle senza fine,
e via cosi. Xon ne ho potuto cavar di meglio.
Mando un bigliettino per Giovanni.
Dovresti avere ricevuto una seconda copia del-
l'articolo Inglese: era ed è — se mai ti capitasse
MDCCLXXV. — Piibbl. da D. Giuriati, Duecento lettere, ecc.,
cit., pp. 44-45. Qui si riscontra siili' autografo, posseduto dal
Dr. Daniele Vare. Non ha indirizzo, né timbro postale. Nel
Protocollo della Giovine Italia e avvertito che la lett. giunse
con « mezzo ignoto. »
(^) Charles Buller (1806-1848), uomo politico inglese, di
parte liberale, deputato ai Comuni dal 1830 per West Looe,
e dal 1832 per Liskeard. Era stato discepolo del Carlyle.
[1844] EPISTOLARIO. 25
occasione — per Ciani, in Ticino. A proposito, t'ha
egli mandato le dne copie delle Poesie di Giusti ì (^)
Hai tu, o ha altri, Celeste per esempio o Pietro,
una copia dei Processi di Rubiera ì Se mai, fa di man-
darmela^ quanto più sollecitamente puoi. Sarà resti-
tuita. Qui, neppur Panizzi Pha. ('-)
Ho scritto l' altro giorno a Pietro per la medaglia.
A quest'ora, suppongo che i consigli arrivino tardi.
Ma ho pensato, che se v'è mai stata occasione per
battere una medaglia nostra davvero, e che certo si
venderebbe, era questa : una medaglia che, aggiunti
ai nov^e nomi, portasse i quattordici del 1833-34 : in
una lapide ombreggiata da cipressi: dall'altra parte
intorno, in frondi, « Libertà, Eguaglianza, Umanità,
Indipendenza, Unità, » e in mezzo: « la Giovine Italia
ai suoi Martiri. » — Anche i 14 del '33 meritano onore,
e molti lo noteranno. — Forse, a quanto ho inteso, la
faranno i nostri di qui. (^) — Se sono a tempo, insisto
(i) SuU'ediz. dei versi del Giusti, che Cesare Correnti
aveva dato fuori a Lugano col titolo di Poesie italiane tratte
da un testo a penna, ved. 1' appendice XIV all' Epistolario edito
e inedito di G. Giusti, raccolto, ordinato e annotato da F. Mar-
tini; Firenze, Succ. Le Mounier, 1904, voi. Ili, pp. 464-471,
e il Protocollo della Giovine Italia, voi. Ili, pp. 89-91.
(*) Ved. il Protocollo della Giovine Italia, voi. Ili, pp. 45-47.
« Si faccia mandar da Lugano sentenza Rubiera — rispondeva il
Lamberti il 20 settembre ; — nessuno l'ha qui. » Id.,vo1. Ili, p. 101.
(3) Su questa seconda medaglia, che fu coniata a Londra,
e della quale è un facsimile nel voi. XXVI, ved. pure le lett.
seguenti. Il Mazzini cosi la descriveva: « La medaglia coniata in
Londra, sul disegno di Scipione Pistrucci, ha da un lato i nomi
di quei fra i membri dell' Associazione che avevano fino a quel
giorno patito il martirio ; e dall' altro un serto di quercia, pal-
ma, edera e cipresso, e nel centro la leggenda : Ora e sempre :
la Giovine Italia ai suoi martiri. » S. E. I., voi. VI, p. 123.
26 EPISTOLARIO. [1844]
perché una parolayuna data, indichi sulla vostra me-
daglia il fatto speciale dell' essere i noveesuli^ e discesi
in Italia da terra straniera. — Se no, tutti i nostri
grideranno.
Addio: ama il tuo
Giuseppe.
MDCOLXXVI.
A Georges Sand, à Paris.
[Londres], 20 septembre 1844.
Madame,
Mrs. Pawlet vous reme t tra cette lettre. Elle ap-
partient au petit nombre d'àraes élues qui, en An-
gleterre, vous comprennent et vous aiment: ^noyau
sacre qui, je Pespère, grossira chaque jour. Je cède,
en lui remettant ces quelques mots, à ses désirs, à
ceux de la femme que j 'estime le plus en Angle -
terre, Mad. Oarlyle, épouse de Técrivain ; et à la
certitude que ce n'est pas un vain instinct de cu-
riosité qui la pousse à vous voir, mais le désir bien
sincère de vous entendre, de vous dire combien elle
vous admire, de communier en un mot avec vous
autant que son court séjour à Paris le lui per-
m et tra.
Mrs. Pawlet vous remettra aussi de ma part
les dessins appartenantà la patente. (^) J'aurais dù les
envoyer depuis bien lougtemps ; mais je n'ai pas voulu
les confier à la légère à des voyageurs dont je n'aurais
pas été sur. J'y ajoute deux livres st. que le Bureau
MDCCLXXVI. — Inedita. L'autografo si conserva nella
raccolta Nathan. Non ha indirizzo, né timbro postale.
(i) Su questa patente è da ved. la nota alla lett. MDLXXX,
e sul caveat, al quale si fa cenno pili sotto, quella alla lett.
MDLXVII.
[1844] EPISTOLARIO. . 27
des Patentes m'a fait remettre il y a quelque temps,
par suite de je ne sais quelle diminution de droits
qui existait déjà à cette epoque et que Pemployó
chargé d' arranger les comptes avait negligé. Vous
voudrez bien en dire un mot à Mr. Leroux de ma part.
— J' ai rencontré par hasard Mr. Chillmau; il m'a
déclaré que votre lettre avait été remise par lui au
Doct. Linstant (*) pour mei. Il a offert de me don-
ner la guinée, prix du Caveatj qu^il paraissait avoir
complètement oublié. Je lui ai dit que je n'avais
plus rien à recevoir, et que c^était avec vous ou
avec Oavaignac qu'il devait s'entendre.
Veuillez croire, Madame, à Pamitié respectueiise
de votre
dévoué
Joseph Mazzini.
47. Devoushire Street. Queeu Square.
MDCCLXXVII.
A Giuseppe Lamberti, a Parigi.
[Londra], 20 settembre [1844].
Caro Lamberti,
Eccoti le lire 30 che rimetterai al Signor Ma-
nara: t'ho scritto ieri, per occasione, e ti riscriverò
(^) Sul Liustaut, « moro dell' isola di Sau Domingo, »
rad. le note alle lett. MCCCLXXX e MCCCCXIV.
MDCCLXXVII. — Inedita. L'autografo si conserva presso il
Dr. Daniele Vare. Non ha indirizzo, né timbro postale. La data
si ricava dal Protocollo della Criovine Italia, in cui è avvertito
ohe la lett. giunse per « mezzo Amelia Bolle. »
28 EPISTOLARIO. [1844]
per occasione fra due giorni. Scriv^erò pure nello stesso
tempo a Waldmann. Addio:
tuo
Giuseppe.
MDOCLXXVIII.
Alla madre, a Bavari.
[Londra], 21 settembre 1844.
Alla vostra del 7. Ieri non ho potuto scrivervi.
Era fuori di città con un. matto : un povero Tedesco
che ha avuto un mese addietro un accesso di fre-
nesia, poi s' è rimesso, e fa benissimo le cose sue,
ma dominato sempre da parecchie idee fisse, che lo
trascineranno, temo, a nuovi eccessi. In generale, ho
osservato, che un uomo affetto una volta d' insania,
non guarisce radicalmente mai. È un giovine pieno
di cognizioni, ch^ è stato educatore in case dell'alta
aristocrazia qui; ma che deve avere in questi ultimi
tempi sofferto assai senza dirlo per miseria. Quando
insanì, non aveva un soldo addosso. Era stato in uno
stabilimento idropatico, cioè dove si cura colPacqua:
là, avea finito d' esaurirsi. Vicino a questo stabili-
mento, ne esiste un altro chiamato Concordium, dove
risiedono venti Inglesi, impazziti, credo con eccel-
lenti intenzioni, dietro a un progetto di rigenerazione
umana che consiste in un ritorno alla vita primitiva:
portano barba lunga, capegii lunghi, una Mouse,
niente sulla testa: vivono in comune, lavorando un
MDCCLXXVIII. — Inedita. L'autografo si conserva nella
raccolta Nathan. Non ha indirizzo, né timbro postale. A tergo
di esso, la madre del Mazzini annotò: « 21 7bre 1844.»
[1844] EPISTOLARIO. 29
orto che hanuo, e vivendo di quello che producono:
dichiarano che il più grande peccato dell' nomo è
quello di nutrirsi d' animali : quindi non solamente
abborrono dalla carne, ma anche dal latte, butirro,
cacio, etc. Bevono acqua e si cibano di vegetabili. Ho
veduto lo stabilimento, e parlando col Direttore che
chiamano Pater ^ gli osservai che v'era vita oltre il
regno animale ; che Dio più o meno aveva vita dap-
pertutto dov'era sviluppo, incremento; e che col loro
metodo dovrebbero mangiar sempre frutta morte, cioè
marcie, quando cadono dall' albero. Comunque, quel
giovane andò nello stabilimento, e chiese d'essere
ammesso e lo fu. Dopo aver lavorato due o tre giorni,
cominciò a rimproverarli di non essere abbastanza
logici ; se volevano essere uomini primitivi, dovevano
andar nudi, etc. Il giorno dopo, alle otto ore andò a
lavorare in giardino e si mise nudo. Grii dissero che
si vestisse: andò in furore, e impazzi. Combatté con
quanti gli venivano intorno, ruppe quanto potè toc-
care, e fu portato in una casa di matti. Doi)o un
mese e più fu dichiarato guarito; e infatti, egli non
dà segno alcuno di pazzia, se non che quando parla
del luogo ove fu : crede d' avere avuto rivelazioni
strane : crede che i membri di quella Società hanno
poteri soprannaturali, e eh' egli stesso ne è già
dotato: insomma è pazzo, tranquillo per ora, ma
eccitabilissimo alla uienoma contradizione. I Car-
lyle si sono molto occupati di lui; ed io sono
stato parecchie volte insieme ; un medico gli disse
di cangiar clima, ed egli ha preso su, ed è par-
tito per la Svizzera ieri sera. Come diavolo gli an-
drà. Dio lo sa : ma è certo che s' ei viaggiando, trova
occasione d' una rissa, darà in furori di nuovo. S'è
scritto alla sua famiglia in Prussia, e vedremo se
30 KPISTOLARIO. - [1844]
qualchediino va a raggiungerlo. E basti del matto. —
Carlyle è stato un sei o sette giorni in campagna con
quei Signori Baring- dei quali v'ho parlato. L'esser
io stato invitato da loro ha fatto una vera rivolu-
zione. Lord Brougham ha detto orrori di Lady Ba-
ring. Lord Ashburton, padre di lei, ha scritto una
lettera rimproverando che s' aifratellassero con rivo-
luzionarii. I Ministri hanno rimproverato il marito.
Lady Baring ha giurato che non vedrebbe mai più
Lord Brougham. Insomma, una vera Commedia. Ve-
dremo che turbine si riaccende qm.ndo riaprendosi il
Parlamento, ricomincerà la questione. Poco prima, io
pubblicherò quel mio scritto sulle condizioni dell'Italia
e sulle ragioni che ci obbligano ad essere quello ch'essi
chiamano cospiratori, e lo dedicherò ironicamente
a Sir James Graham. — Quanto al vostro desiderio
del mio prendere un po' d' aria di campagna, vedo che
per ora è inutile pensarvi; ma di certo, presto o tardi,
farò una corsa d' un mese in qualche luogo; o in Francia,
o in Scozia audrò, verso il novembre o dicembre. Bella
stagione, direte: ma ciò di che sento bisogno non è
tanto la campagna, che qui in Inghilterra non mi
dà emozioue alcuna, quanto una scossa qualunque,
un cangiamento. Per ora non posso allontanarmi da
Londra. — Quanto alle cose di Marocco avete veduto
che ho ragione io. Quelle d'Otaiti possono diventar
I)iù serie; ma state certo che nessuno dei due go-
verni vuole la guerra: e il francese, come bene os-
serva il padre, meno dell' altro. Con ciò io non in-
tendo dire che non vi sarà mai guerra: in ultima
analisi, è inevitabile ; ma si vogliono alcune altre
circostanze che non esistono ancora: e in ogni modo,
è molto più facile che la guerra nasca dalla Grecia
a cui pochi i>ensano che non dalle gare fra l' Inghil-
[1844] EPISTOLARIO. 31
terra e la Francia. La guerra nascerà, non dalP odio
che la Russia lia contro Luigi Filippo, ma da una insur-
rezione greca. E questa è la mia profezia al padre. —
È qui passabilmente freddo : spero che sia passabil-
mente caldo da voi. — Si sta facendo una medaglia
in Parigi in onore dei Bandiera, e dei loro compa-
gni esuli. — Quanto alla madre, avevano sparso che
fosse morta; mapare che fortunatamente non sia. (^) Io
non aspetto se non un documento da Corfiì per pub-
blicare un opuscoletto sui Bandiera: opuscoletto che
cercherò di far giungere alla madre loro. — V'acchiudo
il principio d' una stampa di qui concernente l'affar
delle lettere : serbatelo : manderò il resto, e attac-
cando i pezzetti insieme con un po' di pasta avrete
tutta la cosa. Filippo o altri vi spiegherà. Addio :
credete all'amore costante del
vostro
GrIUSEPPE.
(1) La baronessa Anna Bandiera sopravvisse assai tempo
ai figli. Mori a Carpeuedo di Mestre il 22 febbraio 1872. Ved.
R. PiERANTONi, op. clt., p. 537. Pochi giorni prima di quello
in cui il Mazzini scriveva questa lett., essa assisteva a un
uflScio funebre in una chiesa di Venezia. « Mad. Baodiera —
leggevasi nel n. del 9 settembre 1844 del Journal des Déhats, il
quale ricavava la notizia dalla Gazzetta cC Augshurgo — a assi-
stè avant-hier, dans une église de Venise, à un service fune-
bre ordonné pour ses fils. On lui a fait croire que ses fils
étaient morts dans un combat. Quelques membres seulement
de la famille Bandiera ont assistè à cette cerimonie. Aucun
ofBoier, ni employé de la marine n'était présent. » Invece, nello
stesso giorno in cui cadevano per piombo borbonico i fratelli
Bandiera, si spegneva la moglie di Attilio. Id., p. 511.
32 * EPISTOLARIO. ]1844]
MDCCLXXIX.
Alla madre, a Bavari.
[Londra], 27 settembre 1844.
Mia cara madre
Eispondo alla vostra del 14, dalla quale ho stac-
cato il postscriptum del padre, per darlo couie au-
tografo a una Signorina Inglese, grande protettrice
della Scuola, entusiasta di me e delle cose mie, che
fa una collezione d^ autografi e m^ ha chiesto V al-
tr^ ieri quello del padre. È figlia d' un prete prote-
stante, direttore d' un Griornale ecclesiastico. —
L' articolo concernente l' affar delle lettere e me
è inglese, ben inteso : è inserito nelP Westminster
Bevietc, n. 82. (settembre). Ora poi, altre persone in-
tendono ristampar quelP articolo in forma e prezzo
popolare, e ne attendono il permesso dall' Editore della
Eivista. (*) — Quanto alla Vita d' Alfieri, è tradotta
in inglese, ma non ricordo ora il nome del traduttore,
MDCCLXXIX. — Inedita. L' autografo si conservava nella
raccolta Nathan. A tergo di esso, la madre del Mazzini annotò :
« 27 settembre 1844, parmi. »
(i) L' opuscolo fu infatti pubbl. col titolo di Letter-ope-
ning ai the Post Office; London, J. Watsou. 5. Paul's alley.,
Paternoster Row, 1844, in-18.o, di pp. 31, e fu annunziato nel
n. del dicembre della Westminsier Bevieiv. V' era unita una
lett. del Mazzini, in data 17 ottobre 1844, al giornale il Pn-
hli8her «some account of the Brothers Bandiera.» Tuttavia, non
ostante le più minute ricerche eseguite in Inghilterra, non fu
possibile di esaminare una copia dell' opuscolo, che forse fu
distrutto dal Governo inglese. Sul contenuto della lett., ved. quella
alla madre segnata al n. MDCCLXXXV. Neppure al British Mn-
seum si conserva un esemplare del Publisher.
[1844] EPISTOLARIO. 33
che però saprò dirvi nella mia ventura lettera. (^) —
Vi fu tre sere o quattro fa un pranzo di seicento per-
sone per celebrare V Anniversario della Eepubblica
Francese, e dare una prova di simpatia a tutti i
repubblicani: v^ erano discorsi, etc. Fui invitato; ed
anzi mi dissero poi che v' era un seggio vacante per
me vicino al Presidente: ma io non v' andai : vedete
come sono prudente ! — Sto ora scrivendo tre cose a un
tempo : V opuscolo Inglese sulla condizione delle cose
in Italia — un articolo che m' era stato richiesto molto
tempo fa sugli Stati Romani da una Rivista — e quelle
pagine sui Bandiera. A proposito di quest'ultima
cosa, la Gazzetta d^Augsburgo, e il Times qui P hanno
già annunziata ; e di più hanno dato il titolo al quale
non aveva neppure pensato : « gli ultimi momenti dei
patrioti sagrificati a Cosenza. » — Vedete come sono
cortesi questi Signori ! — ISTon intendo affatto la
data del Galignani. Io non ho fatto inserire cosa
alcuna sui giornali, né intendo cosa voglia dire una
Società, al meno che non s' intenda la società di tutti
i governi — società antica davvero. — Badate che chi
ha letto abbia capito bene. — Il padre ha perfet-
tamente ragione quanto al libro di Balbo: è un pa-
sticcio — e cosa poteva essere, scritto a Torino, con
conoscenza e senza irritazione del governo ! Quando
avrò finito questi tre lavori cominciati, m' occuperò
anche di Balbo, di Gioberti, e consorti. — Sarà a mo-
menti battuta una medaglia in onore dei nostri mar-
tiri. Ve ne dirò. — Qui mi tormentano ora per fare
il mio ritratto con una specie di Daguerrotipo pev-
fezionato, che chiamano il Callotipo, e pubblicarlo. Ho
(^) Della Vita dell'Alfieri esistevano già due traduzioni in-
glesi (Londra, 1814 e 1821), però senza nome di traduttore.
Ved. il catalogo del British Musenm, alla voc. Alfieri.
^r.xzziNi, Scritti, ecc., voi. XXVII (Epistolario, voi. XIV). 5
34 EPISTOLARIO. [1844]
quasi deciso di accogliere la proposta : la vendita sarà
a benefìzio delle cose nostre. — Cominciano le nebbie;
e la gente a tossire. Io me n' andrei pur volentieri
da qui se potessi: non so che cosa darei per poter
passare un inverno in Isvizzera in mezzo alle nevi,
nel freddo secco dell' Alpi^ coi miei corvi danzanti
intorno. Ma questi sono per ora desiderii inutili, e
mi rassegno. Son benissimo deciso a fare una corsa
in qualche luogo, ma breve, d' un mese, e un po' più
tardi. Per ora, ho bisogno di finire questi scritti,
d'aggiustare ogni cosa quanto alla stampa. È que-
sto il miglior modo, lo dico al padre, di trovare
amici potenti, com'egli desidera. Non cercarli; ma
lasciarli venire. — Io già, quanto alla mia sicurezza
personale, non ho da temere cosa alcuna ; e quanto al
restOj non m' importa né di fama scroccata, né di onori
stranieri. Io non sono dominato che da una idea:
e fuori di patria non posso provare emozioni di gioia.
Ora, pur troppo spesso pensando al mio paese, mi
trovo a ripetere quei versi d' un nostro poeta, Berchet :
Peggio assai che l'averla perduta,
Egli è il dir : la u-.ia geute è caduta
In obbrobrio alle genti ed a me.
Questo disprezzo degli uomini del mio paese è
la ferita più profonda eh' io porto in core. Ma lasciamo
andare queste malinconie. — Nulla di nuovo: vedete
che quanto alla guerra, ho ragione io. È molto pro-
babile che vi sia presto un altro movimento in Ispa-
gna. {*■) — Fa una nebbia spessa come un corpo solido,
(1) È da supporre che il Mazzini facesse allusione a probabili
avvenimenti politici che nella Spagna potevano aver luogo in
occasione che la Regina Isabella avrebbe assunto (20 ottobre
1844) le redini del trono. Ved. le lett. seguenti.
[1844] EPISTOLARIO. 35
e coniincio a uou vedere quasi più luce per scri-
vere: prendo dunque la risoluzione d^ andare a Olielsea,
perché il passeggiar nella nebbia è uno de' miei
gTandi divertimenti : e vi lascio con un abbraccio.
Amate il
vostro
Giuseppe.
MDOOLXXX.
Alla madre, a Bavari.
[Londra], 4 ottobre 1844.
Mia cara madre,
Kon ho gran tempo per rispondere alle due vo-
stre giuntemi lunedì, e P altra del 27 settembre
giuntami oggi, venerdì. Ma anche brevemente, vo-
glio rispondervi, non foss^ altro per esprimervi il
piacere ch'io provo per la giubilazione del padre.
Voi sapete quante volte io ne aveva esternato il
desiderio. E accostandosi l' inverno, io tutte le volte
che mi soffiava il vento alF orecchio o v'era minac-
cia di neve, sentiva un dolore al core, pensando clie
il padre anche con un tempo simile, doveva mettersi
in viaggio, mentre io sarei chiuso in camera, col ca-
mino acceso. Insomma, è una vera consolazione per
me. Fo poi, sinceramente, i miei complimenti a Sua
Maestà pel modo gentile tenuto con voi, padre mio.
V è adempimento di puro dovere ; nondimeno, in certe
persone, anche l'adempimento d'un dovere, è azione
generosa; sicché replico i miei complimenti. E se il
MDCCLXXX. — Inedita. L'autografo si conserva nella rac-
colta Nathan. Non ha indirizzo, né timbro postale. A tergo di esso,
la madre del Mazzini anuotò : « 4 8bre 1844. con 1' N. »
36 EPISTOLARIO. [1844]
caso facesse un giorno, cosa impossibile, ma pure
si sono vedute tante cose nel mondo ! — che il Aglio
avesse influenza sulle sorti del Ke, il figlio si sov-
verrebbe non del Ee, ma delP uomo, e si porrebbe
tra lui e chi volesse fargli male personale. — Quanta
al resto, rimaniamo nemici leali, e giudichi Iddio. (*)
Ho piacere che la campagna vi giovi ; e che il ri-
tratto vi piaccia, dal naso un po' troppo aquilino
infuori. La speranza ch'io aveva del gesso, in que-
sto momento è svanita; ma forse s'aiìaccerà altra
occasione. — L'amico K[apoleone] m' ha scritto linee
quasi inintelligibili per me; e di certo egli ha frain-
teso la mia dimanda. Io gli domandava il numero^
non già per indirizzarle persone ch'egli dovesse con-
durre attorno, o altro, ma perché dato il caso che
mi s'affacciasse occasione di fargli ricapitare una
mia lettera a mano, sapessi dove. Del resto, sta bene.
— Vedo le linee della sorella e di Ohecco : e rispon-
derò nella mia ventura. — Quanto agli amici, voi, ma-
dre mia, andate ora, v' assicuro, al di là; e non cono-
scete in fondo né Gr[iovanni], né A[gostino]. Ma questo
del resto è discorso inutile, perché non v' è pericolo si
realizzi riunione alcuna. Ciò per un'eccellente ragione;
ed è che io non ho casa, come quando ero a Chelsea,
ma appartamento, e il rimanente delle stanze è pieno.
Anzi cangio casa tra dieci giorni, e voi serbando
sempre lo stesso nome, indirizzerete la vostra prima:
46. Hatton Garden. — Ma anche in questo nuovo al-
(^) In quei giorni Giacomo Mazzini era stato collocato a
riposo dalla cattedra di anatomia umana dell' Università di
Genova; e da quanto si può argomentare dalla lett. del figlio,
con attestato di stima da parte del Governo piemontese per il
lungo insegnamento prestato. A^'ed. A. Neri. Il padre di G. Maz-
zini, cit., pp. 21-22 dell' estratto.
[1844] EPISTOLARIO. 37
loggio, le condizioui sono le stesse. Di più, io nel
mese di dicembre, me ne andrò in qualche luogo di
campagna che a suo temi)o vi dirò. È diventata per
me una idea-necessità. E precisamente in inverno, ho
bisogno di vedere gli alberi nudi, e i corvi saltare,
se non sulle nevi di Svizzera, sul terreno di qui. Ho
bisogno di riequilibrarmi per lavorare ; e qui in Lon-
dra ho una folla d' impicci e di visite e di diavoli
che mi fanno impazzire. Ho bisogno di solitudine, e
ho dato incombenza ad amici intimi di cercarmi un
buon fittavolo in piena campagna, o qualche località
sulla riva del mare, che mi concilii sicurezza d'onestà,
isolamento ed econoiiiia. A tutto questo vi è tempo
ancora, ma in ogni modo vedete voi pure che la mia
vita errante renderà impossibile ogni progetto. Del
resto, lasciate ch^ io vi ripeta con tutto P amore, che
conosco il bene ed il male eh' esiste in essi, e che voi
esagerate a voi stessa ora il male, com^ io forse mi sono
un tempo esagerato il bene. — XuUa di nuovo, per ora.
— Quando vi riscriverò, sarà già coniata la medaglia
di che v' ho parlato. — Sto scrivendo quelle tre cose,
ma pur troppo interrottamente. — Sto bene di salute, ed
anche della bocca, per la quale ho benissimo cura; ma
forse non tanta quanta voi vorreste. A ogni modo, ogni
vostra lettera me la ricorda. — Sicuro che So esservi
somigliante ; ed è una delle cose alle quali io tengo di
pia. Si direbbe che il pittore, facendomi il naso
aquilino abbia voluto compire V opera vostra e il
desiderio mio. — Sto cosi cosi d' umore ; ma la vostra
lettera mi ha dato piacere anche più del consueto,
e m'ha rasserenato. Addio: madre mia: confondo in
un abbraccio voi due, e vogliate voi pure credere
all' amore continuo del
vostro
Giuseppe.
38 EPISTOLARIO. [1844]
MDOOLXXXI.
A Livio Zambeccari. ad Ancona.
[Londra], 6 ottobre 1844.
Caro Zambeccari,
Ciò che scriveste a Canuti mi sorprende. (*) S^ è
stranamente tutto quest' anno ricusato del nome mio
da tutte fazioni, e dacché questa storia comincia a
noiarmi, porrò riparo, separandomi tra poco pubbli-
camente dalla cosi detta cosx^irazione italiana attuale.
IVIa voi mi avete conosciuto e mi foste un tempo
amico, e però mi sorprende che senza documenti
crediate a siifatte novelle. Non do io mai contr^ or-
MDCCLXXXI. — PiibbL nel Protocollo della Giovine lUdia,
voi. Ili, p. 136-138.
(*) Com'è stato avvertito altrove (nota allalett. MDCCLXXIV),
fino dal 12 settembre 1844 il Lamberti aveva informato il Maz-
zini che lo Zambeccari resisteva ancora in Italia, e precisamente
in una delle maggiori città dello Stato Pontifìcio, sfidando con au-
dacia straordinaria la taglia che pesava su di lui per aver parte-
cipato al moto insurrezionale dell'anno precedente. E il 29 set-
tembre aveva aggiunto: « Cosa dica la lettera di Zambeccari,
15 settembre, scritta a Canuti, il quale aspetta una risposta,
onde rispondere al Zambeccari. » Protocollo della Giovine Italia,
voi. III. p. 103. — Il Mazzini era stato un de' primi esuli italiani a
rivedere il Zambeccari reduce dall'America (ved. lalett.MCCLV);
ma una volta tornato in Italia, nel giugno del 1840, il patriota
bolognese s'era piuttosto accostato a Nicola Fabrizi e alla Le-
gione Italica, promovendo il moto romagnolo del 1843, in cui se
diede prova di audacia personale, si dimostrò pure poco accorto
nella preparazione dei mezzi perché scoppiasse simultaneamente
a quello di Napoli. E come s'è visto nelle lett. precedenti, s'era
COSI poco inteso con 1 propositi del Mazzini, da approvare l' invio
di emissari al duca di Leuchtenberg.
[1844] EPISTOLARIO. 39
dini a movimenti che si voglion fare: pur troppo non
ve n^ è bisogno in Italia, e specialmente in Toscana,
dove l'opposizione a quanto di generoso si può tentar
per la patria è diventata sistema. Io, del resto, in tutta
questa vergognosissima cospirazione non ho fatto, e
voi dovreste saperlo meglio d'ogni altro, che il su-
balterno ultimo, aiutando V idea di un moto che i più
tra i vostri cospiratori non voleano fare. — Intendo
anche meno le vostre lagnanze sulP isolarsi, e sul
farsi esclusivi. Se nella vostra condotta, ammirabile
per costanza — ve lo dico a tutti — v' è stato un errore,
è quello di aver creduto poter mover l'Italia con
una fusione d'elementi eterogenei e di sistemi d'a-
zione diversi. Io del resto, ripeto, sono stato intera-
mente messo da banda da voi e da tutti: le mie
idee, esclusive o no, non hanno avuto ingerenza, né rap-
presentanza in tutto questo pasticcio. — Par dunque
che dopo aver fatto le prove d' un' indipendenza
assolata e d' un sistema contrario al mio, senza riu-
scir a nulla, dovreste risparmiarmi accuse siffatte. —
Dopo un anno e più di continue promesse e di con-
tinue delusioni che han condotto al sagri fizio dei
pochi buoni e non ad altro, dopo le fucilazioni di Bo-
logna e di Cosenza pacificamente contemplate, dite
che da 5 mila franchi dipende un moto italiano, e
che nondimeno questi 5 mila franchi devono venir
dall' estero, perché la massa dei cospiratori interni
non può e non vuole darli, è cosa che non posso
intendere. Da tutte l' ultime cose, io sperava che voi,
buono, intelligente e generoso d' animo, avreste de-
dotto, com' io deduco, che senza unità di direzione
e fondi accertati prima, è follia tentar moti in Italia,
e che v' adoprereste con me a verificare queste due
condizioni. Lasciate almeno eh' io le tenti da per
40 EPISTOLARIO. [1844]
me, senza movermi rimproveri ingiusti, mentr' io
non accuso persona del mondo e lodo voi con quanti
Italiani mi si affacciano. Da queste condizioni in fuori,
io son nullo, né certo cospirerò. Se avete voi altre
migliori vie, ciò che non pare, usatele e agite. Io vi
benedirò, e se la bandiera non sarà tale da non po-
tere in coscienza seguirla, io pregherò gli uomini
che avranno fatto di accettarmi come soldato. Intanto
lasciatemi in pace co' miei dolori e colla mia poca
stima di quanti hanno ordinato piani aventi Eoma
a N^apoli a basi. E quanto a voi, che credo illuso
ma buono, abbiatemi sempre
Giuseppe.
MDOOLXXXII.
A Giuseppe Lamberti, a Parigi.
[Londra], 7 ottobre 1844.
Caro Lamberti,
Ho ricevuto tutto sino al biglietto di visita con
poche linee scritte il V ottobre : Gatti giunto iersera
non m' ha ancora dato una scatola che dice avere e non
so che sia. Darò P orinolo all'amico, etc. — Mi valgo
delP occasione per scrivere subito. Sch[iassi] ti reca
questa; il libro di Foscolo, eh' è la mia copia; due
o tre copie d' un Indirizzo Cartista ai Francesi, che
ti prego far giungere da parte mia ^ÌV Atelier^ alla
Bevue Indéj^endante^ etc. Xe ho dato promessa.
MDCCLXXXII. — Pubbl. da D. Giuriati, Duecento lettere,
ecc., cit., pp. 46-50. Qui si riscontra sull'autografo, posseduto dal
Dr. Daniele Vare. A tergo di esso, di pugno del Mazzini, sta
1' indirizzo : « Lamberti, con tutto il resto. » Dal Protocollo della
Giovine Italia apparisce che la lett. giunse col « mezzo Schiassi. »
[1844J EPISTOLARIO. 41
La tua del 30 settembre mi giunge, come vedi,
tardi; e Can[ liti] certo non avrà aspettato per rispon-
dere a Z[ambeccari]. Nondimeno, darei non so quanto,
percb'egli o altri potesse copiargli o mandargli V ac-
chiuso biglietto. Comincio veramente ad essere stufo, e
bisognerà eh- io mi sfoghi o crepi. Essere stato tagliato
fuori, averli avuti tutti a maneggiare come volevano
e contro le promesse giurate, avere avuto gli unici
buoni che rimanevano fedeli fucilati per causa loro,
delle loro lentezze, delle loro delazioni, delle loro
millanterie e paure: per poi sentirsi dire « finché
abbiamo creduto poter fare, v'abbiamo messo da parte ;
ora che siamo impotenti, accuseremo voi della nostra
impotenza, » è cosa che comincia a passare i segni.
Tu che conosci me, che sai che cosa fo o che cosa
posso fare anche senza dirtelo, manda un po' energi-
camente a spasso per conto mio e per amicizia, qua-
lunque ti parlerà d' ora innanzi d' ordini, contr' or-
dini e diavoli. Dio li fulmini ! Se v' è occasione in
cui questi cospiratori italiani dovrebbero coprirsi la
faccia e venire ai nostri principii, è questa, perdio : e
tutt' altro : più fermi di prima. — Xon capisco niente
di Paolo: ma deduco che tutto è andato in fumo:
par nondimeno che s' avrebbe diritto di saperne po-
sitivamente.
Qui al lo novembre escirà la nostra medaglia:
avrà due prezzi secondo il diverso metallo. 5 scellini,
e uno scellino o uno e mezzo. Quelle da 5 scellini
dovrebbero, all' estero, rifarci delle spese : 1' altre bi-
sogna gettarle dappertutto, perché a prezzo si basso
non vi sarà operaio o altri che non la prenda. Il
prodotto è destinato a entrare nel Fondo Nazionale.
E se la vendita fosse bene organizzata, credo da-
re1)be abbastanza bene. Qui un Comitato d'operai
42 «PISTOLA RIO. [1844]
— e sono essi die hanno anticipato i fondi —
regolarizzerà la vendita. Ma bisognerà fra voi altri
e me, mandarne in Ispagna, Svizzera, Malta, Isole,
Costantinopoli, Americhe, etc. Vorrei dunque che
v' informaste per mezzo di qualche francese, qual è
il miglior modo per introdurre una quantità assai
considerevole di queste medaglie dalP Inghilterra in
Francia. Non v^ è, come ho detto, nome di repubblica
o d' altro che sia vietato dalle leggi : ma a ogni modo
cerca che qualcheduno s'informi. Ciò che mi dici
sulla medaglia ideata tra voi mi fa j)resagire che non
se ne farà nulla. Io ad ogni modo non doveva né
poteva impedir questa; e se mai prevedeste voi pure
ciò eh' io prevedo, dovreste adoperarvi perché si ven-
desse e si pagasse questa.
Se si trovasse chi sapesse e volesse incaricarsi
di contrabbandarne in Italia, io sono certo che se ne
venderebbero assai assai. Bensì, siccome a noi non
importerebbe che V effetto morale, daremmo le me-
daglie al prezzo, come ho detto, d' uno scellino ; e
chi volesse pagarsi del rischio col guadagnarvi so-
pra, sarebbe il benvenuto. Ho ciarlato di questa idea
a Sch[iassi] il quale se n'è invaghito, e non la crede ir-
realizzabile. Infatti, Punica cosa che presenti difficoltà
è il contrabbandarle dentro Livorno; ciò che peraltro,
non i capi cospiratori, ma uomini della tempra di No-
tari un tempo saprebbero far benissimo. Ciò fatto una
volta, lo speculatore farebbe il resto : un deposito
tra la frontiera Toscana e la Romagnuola potrebbe
servire a tutti gli Stati del Papa : e in ogni città di
Romagna se ne venderebbero assai assai. Sch[iassi]
te ne parlerà ; parlane tu pure, e non rifuggire da que-
sta idea, prima d^ averla bene esaminata. Si contrab-
bandano divinamente per Livorno casse di libri. E
[1844] EPISTOLARIO. 43
del rimanente, se si trovasse chi volesse assumersi
la cosa per guadagnarvi, noi non dobbiamo avere
scrupoli, o altro ; ma pensare che, sia per medaglie,
sia per altro, la cosa alla quale dobbiamo or dedicarci
interamente in un colla formazione del fondo: orga-
nizzar modi di introdurre in Italia roba nostra, per
mezzo non di cospiratori nostri e influenti; ma d'agenti
subalterni, i quali non s'occupino che di questo. Y'è
oggi in Italia una folla di giovani, una folla d'ele-
menti nell' anarchia, i quali peraltro dissimili dai
capi, non diffidano di noi, e si concentrerebbero prima
moralmente, poi materialmente, occorrendo, sotto la
nostra bandiera, purché dasse segni di vita. Il pa-
sticcio ultimo fatto in modo divergente affatto dalle
nostre norme, parla per noi. Colla influenza morale
che i governi e i cospiratori stessi, per volerci attribuir
tutto quel che si fa e quello che non si fa, ci hanno
dato, io mi sento capace di rendere il nome mio e
deWsi Giovine Italia più forte che non fu nel passato. E
questa è ora l' unica cosa da farsi. Non bisogna far co-
spirazioni vaste : i pochi che ho su diversi punti mi
bastano, e quelli bisogna lasciarli intatti. Bisogna
far cospirazione per diffondere scritti laggiù : intanto
cospirar per danaro; se riusciremo ad averne, vivi
certo che potremo usarne. Or, per organizzare i modi
d'introduzione, bisognerebbe trovare un uomo della
tempra (un tempo) di N^otari in Livorno, il quale
s' incaricasse di metter dentro la roba che si spedi-
rebbe: salvo a lui a farci guadagno sopra, se occorre :
poi, qua e là, pochi individui di classe non alta in
paesi frontiera che facessero lo stesso ; insomma,
assicurarmi i modi di fidare all' interesse altrui i no-
stri scritti, e averli in circolazione, non fra uomini
nostri che poco importa, ma fra gV ignoti. Bisogna
44 KPIS'lX)LARIO. [1844]
che troviam modo di far giungere ano scritto nostro
— per modo d' esempio — non a Palli, o Enrico, o
simili, ma a uomini come Xotari, come Della Log-
gia, come uno studente di Pisa. Bisogna che i co-
spiratori trovino le cose nostre in circolazione senza
saperne il come ; e bisogna sopratutto che non ne im-
pediscano, come fanno, la circolazione. Desto il fer-
mento, verrà il momento in cui per non trovarsi
abbandonati, grideranno: perdio, siamo anche noi della
Giovine Italia. — Di questo, io ti parlo, perché ne
parliate insieme tu, Pietro, e Battista: perché, avendo
questo scopo davanti agli occhi della mente, affer-
riate, senza intisichirvici sopra, le occasioni quando
vi s' affacciano. E gli uomini che possono servirci in
questo, sono operai ; corrieri buoni come Sch[iassi] e
che conoscono gente simile in Italia ; uomini poco let-
terati, anche non tix3i di patriottismo, ma vogliosi di
far qualche cosa e d^ avere un po' di guadagno. Quali
siano, poco importa, purché si tenga il filo separato
dall'altro tilo di cospirazione. Scrivo in furia, e non
chiaro; ma scrivo a voi che per ingegno e per pra-
tica oramai di queste cose e di me, intendete benis-
simo: discutete insieme e fissatevi una norma d'ope-
razioni allo scopo : noi dobbiamo separarci dalF at-
tuale cospirazione italiana — essere più che mai Gio-
vine Italia esclusivi^ quanto a' principii — dichiarare
che non si cospira se non per trovar danaro a for-
mar questo Fondo — e intanto cospirare copertamente
ad oggetto di ordinare modi di diffondere gli scritti
nostri nella gioventù. Ricordo d' avere scritto a te,
e a Nicola sui principii di quest' agitazione, quando
si parlava Leuchtenbergismo, che senza noi, anzi
da noi in fuori in Italia nessun partito farebbe. E
lo credo: or più che mai; bisognava, nell'intervallo.
^8441
EPISTOLARIO.
45
aiutare i)er coscienza: ma senza fede. Perché mi dici
che non vedi Pietro da un secolo? Or più che uìai,
nella déhàcle, bisogna vedervi. Non si tratta, come
vedij di porti addosso le noie d'una cospirazione mi-
nuta ; danaro e mezzi d' introduzione : non dimando
altro: quanto al resto, meno le nature vergini ecce-
zionali che ti possono venir davanti, maltratta quanti
ti parlano di libertà: di^ loro che sono troie, e che
ciarlino d' Opera e di ballerine.
Se Sch[iassi] partisse mai per V Italia, utilizzalo,
sulla direzione accennata, quanto più puoi.
Avrò, spero, alla fine della settimana un'occa-
sione, e per quella manderò a Michele l'opuscolo sui
Bandiera, che bisognerà maneggiare come affare di
commercio, senza regalarne neppure una copia. Io
vado incontro, non te lo celo, ad una crisi come quella
dell'anno scorso: mentre scrivo l'opuscolo, non scrivo
un articolo di Rivista che mi frutterebbe venticinque
lire sterline. Mi bisogna dunque cercare, rifatte le
spese di stampa a Michele e Budini che se n' in-
caricano, d' aiutarmi nella vendita, e vedere s' io po-
tessi cavarne qualche cosa per me. — Addio ; dammi
nuove di tua sorella e quindi di te. Dio rimova da
te nuovi dolori! Ama il
tuo
Giuseppe.
46 EPISTOLARIO. [4844]
MDCCLXXXIII.
Alla madre, a Bavari.
[Londra], venerdì 11 ottobre 1844.
Mia cara madre,
Scriverò breve, perché non ho lettera a cui rispon-
dere, e perché scrivo in una casa terza, con persone
presenti. Per non so che ragione di non entrare in
un altro termine di pigione, abbiamo anticipato di
tre giorni il traslocamento, e s' opera oggi. Figura-
tevi. Ho lavorato tutto ieri a mettere in cassa i miei
libri e fare spoglio di carte. Nella ' casa dove io era,
non v' è più nulla: nelP altra è sottosopra ogni cosa;
sicché ho preso il mio capi)ello, sono escito alle un-
dici per non andare a casa che questa sera alle nove
ore, quando tutto sarà messo in ordine. Avrei potuto
scrivere domani a bell'agio; ma poiché mi trovo in
una camera dove mi permettono di scrivere, scrivo.
La casa dove vado a stare è poco lontana dalla Scuola ;
ma altro non posso dirvi, perché, comunque possa
parervi strano, non V ho veduta. Lo stesso feci quando
venni da Chelsea a Devonshire Street. Ho detto a
Susanna che mi vi prenda due stanze al secondo piano :
essa conosce già le mie abitudini e i miei bisogni,
e quindi la lascio fare. Conosco però la strada ch'è spa-
ziosa e con aria, e luce. Già io sono così fatto che per
MDCCLXXXIII. — Inedita. L' autografo si conserva nella
raccolta Nathau. A tergo di esso, di pugno del Mazzini, sta
l'indirizzo: «Madame Maria Geronima Bottaro, q™. Agostino,
Gènes, États Sardes, Italy. » Sullo stesso lato, la madre del
Mazzini annotò: «11 8bre 1844. » La data si ricava puro dal
timbro postale.
1
[1844J EPISTOLARIO. 47
la prima settimana nessumi camera mi piace : e dopo
che ho preso le mie abitudini, qualunque camera mi
va bene. Il marito di Susanna lavorando ora abba-
stanza in tìori artificiali ha le sue stanze di lavoro :
credo al terzo piano. Io ho fissato a mese; perché
avvisando un mese prima posso andarmene. E ho
infatti, come v^ ho detto, intenzione d' intanarmi per
qualche tempo in campagna per lavorare e non ve-
der gente. Questa idea di due o tre mesi di solitu-
dine comincia a prendere tale possesso di me che mi
converrà soddisfarla. Ma questo non potrà in ogni
caso essere che nel dicembre. Vedremo. Qui nulla
di nuovo. So eh' è arrivato Luigi Filippo; ma non
so nemmeno cosa faccia; i giornali ne sono pieni,
ma mi nauseano e non li leggo. {*■) Espartero ha pub-
blicato una dichiarazione agli Spagnuoli : ciò che,
dopo il suo silenzio assoluto prova ch^ egli prevede
avvenimenti vicini nel .suo paese. (^) Come v' ho detto,
tutti i partiti malcontenti del governo attuale hanno
(^) Luigi Filippo era giunto a Windsor VS ottobre 1844.
(*) S' è già notato che Espartero, fin dall'agosto del 1843, tro-
Tavasi in esilio a Londra. Di là, il 10 ottobre 1844 aveva ìndi-
rizzato un manifesto « agli Spagnuoli, » nel quale, ricordando che
proprio in quel giorno, sciogliendo « un debito di lealtà, d'onore,
di coscienza, » avrebbe dovuto rimettere nelle mani dell.i regina
Isabella 1' autorità reale di cui le Cortes, in virtù della loro
prerogativa costituzionale, gli avevano affidato il deposito in
qualità di reggente, e dopo di avere aggiunto di fidar nel giu-
diaio della storia per la parte da lui presa nelle vicende po-
litiche della patria, che avevano condotto al suo esilio, con-
«hiudeva che se mai « le istituzioni dalla Nazione conquistate,
fossero in pericolo, la patria, alla voce della quale non era
•tato mai sordo, l'avrebbe veduto sempre pronto a sagrifi-
•arsi sui suoi altari. » Ved. il testo del manifesto nel Journal
des Débats del 12 ottobre 1844.
48 EPISTOLARIO. [1844]
fatto una specie d^ accordo per vedere di rovesciarlo;
e credo clie tenteranno presto un moto. Probabil-
mente riescirà, e probabilmente sarà sanguinoso. Ma
quello che verrà poi, Dio lo sa. Queste fusioni di
partiti non producono mai nulla di durevole, e poco
dopo il trionfo, ricominciano le liti. La povera Spa-
gna è condannata, temo, ancora per qualche tempo
all'anarchia: non ha uomini, né grandi idee che la
regolino. Nondimeno, ha vita, e vuole progredire: da
noi invece, si par morti, e s'aspetta il segno di ri-
surrezione dal cielo. Tra questi traslocamenti, non ho
potuto finire lo scritto sui Bandiera: ma domani la-
vorerò. È lavoro che mi rende triste, ma bisogna farlo:
perché oltre all'avermi essi raccomandato la loro me-
moria, l'idea che sono io l'autore della loro spedi-
zione è stata tanto diffusa che è necessario eh' io la
confuti. Appena il lavoro sarà fatto, ve ne trascriverò
qualche brano; perché sebbene^ andrà pure in Italia.
Dio sa se potrete vederlo mai. Il tempo è bello
per la stagione, e meno freddo che non era la set-
timana scorsa. Io di salute sto bene ; ma come potete
accorgervi, ho un po' di spleen sul core: quando
sto ' solo e quieto, va bene ; ma quando mi ca-
l>ita gente, m' aggritto per usare d' una parola si-
gnificantissima che v' ho sentito spesso a ripetere.
]S'on so se l' inchiostro con cui scrivo diventerà
nero, ma ora è pallidissimo, e temo che faticherete
la vista a leggere. Ho veduto qualche pagina del
romanzo di Guerrazzi: come romanzo è assai infe-
riore agli altri; ma vi sono dei pezzi più arditi di
quello eh' io avrei creduto. Vero è che bisogna leg-
gerlo tutto per sapere qual ne sia la tendenza gene-
rale. — Ora, riserbandomi alla settimana ventura per
una lettera a modo mio, mi conviene lasciar cosi:
[1844] EPISTOLARIO. 49
e v' abbraccio ambi con tutta V anima. Amate sem-
pre il
vostro
Giuseppe.
MDOCLXXXIV.
A Pietro Giannone, a Parigi.
[Londra], 12 ottobre 1844.
Caro Pietro,
Ebbi ieri la tua, credo, intatta: hai fatto bene
a ogni modo, non dicendomi nomi. Non son certo
d'avere indovinato i proponenti : alcune frasi mi rie-
scono oscure: il paese neutro limitrofo mi imbroglia.
Comunque, or non si tratta che di preliminari, e per
quanto i nomi degli individui segnatamente debbano
entrare per molto nel calcolo della probabilità di
successo, posso rispondere sul progetto in sé.
Xon ricordo ora che cosa io m'abbia potato
scrivere a Waldmann ; è difficile eh' io abbia par-
lato d'anni, come di necessità; so d'avere insistito
sulla formazione d' un Fondo Nazionale, e probabil-
mente avrò detto che poco importano gli anni e se
s'ha da aspettare, s'aspetti. Eccoti a ogni modo la
mia professione di fede sommariamente espressa e
da applicarsi a qualunque progetto.
Credo che v.i siano, in Italia, elementi più che
sufficienti a una insurrezione. Credo che l'insurre-
zione una volta energicamente e ^prosperamente ini-
MDCCLXXXIV. — Inedita. L' autografo si conserva nella
raccolta Nathan. A tergo di esso, di pugno del Mazzini, sta l'indi-
rizzo : « Pietro », e subito dopo, la seguente avvertenza : « A
scanso d' inquietudini, la mia lettera dimenticata dalla dome-
stica, invece di sabbato, è impostata oggi lunedì, 14. »
Mazzini, Scritti, ecc., voi. XXVII (Epistolario, toI. XIY). 4
50 KPISTOLAHIO. [1844]
ziata, il convertirla in rivoluzione sia un problema
di direzione.
Credo che per via di fusioni d' elementi etero-
genei e di x>iani vasti, d'opera simultanea e da ef-
fettuarsi coir orinolo alla mano non possa iniziarsi
insurrezione in Italia. Credo che il segreto stia nel
1^, preparare un fermento d' aspettazione in tutti
gli Stati Italiani, e far creder venuto il tempo:
2°, creare una potenza quanto più si può grande di
certi principii, corpi collettivi, o nomi : 3°, agire ener-
gicamente sopra un punto dato, e cacciar sulla bi-
lancia quella potenza creata. Altre vie non vedo.
Credo immensamente difficile V iniziativa esclusi-
vamente interna, non per difetto d'elementi, o di
disposizioni nella gioventù, ma perché la cospira-
zioìie, la classe degli influenti nei maneggi cospira-
torii. non vuole Azione, non vuole quella potenza, non
vuole bandiera: in parte per paura, in parte per
inintelligenza rivoluzionaria, in parte per invidia di
certe influenze prevedute inevitabili.
Per questo, ho sempre avuto in mente di i)repa-
rare elementi, combinazioni e fremito dappertutto,
l)oi di cercare l'accertamento dell'iniziativa da una
mossa dell' estero. E credo questa mossa, anche con-
siderevole numericamente, possibile, con molti mezzi.
Però, predico con quanto ne ho in gola, la forma-
zione di questo Fondo Nazionale.
Credo che se i Bandiera e Ricciotti sbarcavano,
non in Calabria, ma nel Centro: non in venti, ma in
cento nelP epoca del fermento prima delle fucilazioni,
forse erano la scintilla che dava moto all'incendio:
se nondimeno ordinavano le cose a modo da non
essere schiacciati subito, ma di riportare alcuni van-
taggi.
[1844] EPISTOLARIO. 51
Al» metto duuqiie e lodo in priucipio il progetto
di cui mi parli, purché eseguito colle condizioni che tu mi
poni e che l'interlocutore ha posto all' oppositore : e
purché si connetta, una volta accertata per quanto
si può la probabile esecuzione del tentativo colle
norme accennate più sopra: unità di norme fìsse, de-
terminate, quanto alle tendenze da manifestarsi dai
quattro e dai loro seguaci : — agitazione promossa con-
temporaneamente per ogni dove e in questo è neces-
saria la cooperazione dell'oppositore, se è, come credo,
L[ovatelli] : — i^roclami nostri depositati prima nei
punti più importanti d'Italia in una mano d'uomo si-
curo, da diffondersi appena il fatto riceva un principio
d' esecuzione : e questo posso assumermi io per alcuni
punti, ma per altri ho bisogno d' aiuto : — un po' più
di danaro che non si dice in mano dei quattro, quando
uno dei primi colpi non possa farsi sopra una cassa
governativa.
Se, verificate queste condizioni, il fatto si ren-
desse probabile, io, non che venire ad abboccarmi, pro-
porrei di recarmi dove si trova ora Marianna, (^) per
esser pronto a raggiungere e mostrarmi : ho ripu-
gnanza ad aiutare fatti di simil genere senza correre
parte dei rischi; e credo del resto, che il sapersi
dalla gioventù ch'io sono in Italia possa giovare
assai. Invecchio, e vorrei pure morire nel mio paese.
Vedi un po' se potete cavar costrutto da questa
mia, vaga forse com'è la tua. Indicami, per via si-
cura, i nomi : se si trattasse fra i quattro d' uno che
spatrii quasi contemporaneamente a L[ovatelli], ei mi
fece la stessa proposta, ma infinitamente più ristretta
(^) Livio Zambeccari. Ved. il Protocollo della Giovine Italia,
voi. Ili, p. 113.
52 EPISTOLARIO. [1844]
e solamente come decisione sua individuale, s' io
V aiutava d' una somma che ricusai, perché non posso
in coscienza aiutare proposte di martirii, e com- ei
la poneva, era tale.
Se pur v'è modo di concretare, non ho bisogno
di dirti che una sola persona, onestissima ma inu-
tile, ammessa al segreto, costituirebbe un vero delitto.
Comunque e mentre t'occupi di questo affare, non
lasciar nulla intentato per avere o render facile Paver
danaro. Prevedo che la vostra medaglia costerà assai
caro: io penso a far fondere in ferro, potendosi, un
gran numero della nostra, per poter mettere il prezzo
non più alto d' una scellino ; e in quel caso, se la
vostra non può circolare che fra i più agiati, m' aiute-
rete, spero, a vender le nostre: il guadagno appar-
terrà naturalmente al Fondo Nazionale.
Addio ; amami e Dio ti benedica :
tuo
Giuseppe.
So che Eicciardi farnetica pel danaro dato a Ni-
cola: ch'ei lo richiese di restituirlo, per consecrarlo
a un giornale, a non so che. Non ho bisogno di ricor-
darti che quel danaro fu dato i)er V azione: contem-
plato anche il caso in quelle linee che gli furono
inviate d'un' azione non immediata. E del resto, se
mai non sapeste come distrigarvene, ditegli scriva
a me. Quanto avanzi ancora non so; ma lo saprò
fra breve.
[1844] EPISTOLARIO. 53
MDCOLXXXV.
ALLA Madre, ji Bavari.
[Londra], 18 ottobre 1844.
Mia cara madre,
Rispondo alla vostra del 4 ottobre, dalla casa
nuova: ma mi duole di non poter rispondere al que-
sito del genovese: non ho assolutamente avuto tempo
di occuparmene; ma nella ventura settimana potete
calcolare sopra una risposta qualunque. Conosco io
stesso la persona che mi nominate, e la vedrò. —
Queste piccole cose mi dà piacere di farle, e non
mi costano fatica, né molto tempo. Quanto alla gran
fortuna del N[av...] peraltro, non dovete credervi.
È il solito delle persone che sono in Inghilterra o
in America d^ esser credute di fortuna. — ì^on posso
neppure, per averlo perduto nel traslocamento, rico-
piare il resto dell' articolo del Pictorial Times che
Filippo mi domanda; ma quanto. ai ragguagli sulle
persone delle quali parla, li darò io presto, e li rico-
pierò più completi che non li ha dati o non può
darli il giornale. — Quanto alla dedica ironica al
Ministro, (^) ve la ricopio qui, e potete cosi voi e il
padre giudicarne.
« Spero che vorrete perdonarmi, o Signore, la
libertà colla quale, senza interpellarvene anticipata-
MDCCLXXXV. — Inedita. L'autografo si conserva nella
raccolta Nathan. Non ha indirizzo, né timbro postale. A tergo di
esso, la madre del Mazzini annotò: « 18 8bre 1844 — lettera
al Ministro e Montevideo. »
(^) Sir James Graham. Era la lettera di dedica, premessa
alPopuscclo Austria, Italy and the Pope.
54 EPISTOLARIO. [1844]
mente, io v'indirizzo questa lettera sulla questione
Italiana; io so che voi non scrupoleggiate troppo
su formalità. Voi avete, d' altra parte, spiegato in
questi ultimi tempi tanta sollecitudine verso i miei
affari privati, tanto zelo verso me, povero esule che
voi conoscevate appena di nome per via dell'Amba-
sciata Napoletana, e al quale — lo dico vergo-
gnando — voi non eravate noto neppur di nome,
che io non saprei a chi meglio indirizzare questa
effusione della mia anima riconoscente. Voi vi siete
assunto, con cura veramente paterna, gV impicci mol-
teplici della mia tutela: vogliate adunque subirne,
colla rassegnazione alla quale dovreste oggimai es-
sere avvezzo, anche quest'ultima conseguenza. La
mia lettera è piuttosto lunga; e il vostro tempo
— tra V UfiBzio Postale e i distretti manifatturieri —
assai prezioso; ma la lettura può risparmiarvi di
molte cure: io posso assicurarvi che non porrò né
più né meno in tutta la mia corrispondenza futura.
« Se voi vorrete consecrare a scorrere questa let-
tera la metà solamente dell'attenzione colla quale
avete avuto la bontà di dicifrare gl'inviti al tè e
le espressioni di simpatia per la mia Scuola Italiana
che m'indirizzavano, prima della mozione del Signor
Duncombe, i miei amici inglesi, io mi dichiarerò per-
fettamente soddisfatto.
« E sono, o Signore, col rispetto che vi è dovuto
il vostro devotissimo
etc. »
Vedete che è lettera piena di convenienza.
Farmi avervi detto che stanno ora ristampando
quel tale articolo dell' Westminster Review come opu-
scolo, a prezzo di quattro soldi, perché si sparga fra
[1844] EPISTOLARIO. 55
il popolo. M' bauuo chiesto qualche cenno sui Bandiera
per aggiungerli: ho dunque scritto col mio nome una
lettera d'alcune pagine su loro, e sui loro ultimi mo-
menti, che ho dato e che verrà stam^mta in fondo
all'opuscolo. — Xon ve ne cito frammento, perché
lo scritto italiano che sto terminando contiene più
diffusamente le stesse cose, e vi trascriverò quello
a suo tempo. — Farò sicuramente la gita sul finir
di dicembre ; forse nella Contea di Galles ; ma ve ne
dirò allora. Ho vero bisogno di vivere per qualche
tempo in mezzo agli alberi, alle vacche, e alle capre.
Vedo che anche al padre la campagna sorride e mi
bisogna seguire l'esempio suo. — Siccome forse le
vostre gazzette ingrandiranno la cosa per screditare,
stimo bene darvi io notizia della diserzione che
ha avuto luogo in Moutevideo nella legione Ita-
liana, come l'ho esatta da Monte video. Il 28 giu-
gno dunque, comprato da danaro, il Colonnello della
Legione Angelo Mancini di Iesi (Stati Pontifici)
disertò con altri ufficiali in numero di dieci, e po-
chissimi soldati, passando al campo d' Oribe, generale
di Buenos Ayres : i soldati e sergenti non erano però
del complotto, ma furono ingannati. La Legione Ita-
liana stando sempre in prima linea e in faccia al
nemico, il Mancini pretese portarli a sorprendere un
posto nemico, e invece li fece trovare in mezzo alle
sue truppe, e là si smascherò : infatti, il sergente mag-
giore dopo due giorni potè fuggire e tornò in Mon-
tevideo. Fra gli ufficiali fuggiti col Mancini vi sono
alcuni Genovesi, Giacomo Saroldi, Pietro Betolino
e Antonio Biardino. (^) Ho veduto l'Ordine del giorno:
(^) Ad Angelo Mancini « d' infame memoria, » accenna più
volte G. Garibaldi nelle sue Memorie (ediz. Nathan ; Torino,
56 EPISTOLARIO. [1844]
del G-overno di Montevideo, che rende omaggio alla
Legione Italiana, dice che quei bravi fremevano di
Roiix,1907). Proposto da lui «al comaudo della Legione, » quando
fu messo a capo della «flottiglia,» (p. 113) si pose dapprima
in contrasto con Francesco Aiizani, il quale era riuscito a porre
la Legione Italiana « sopra un piede tanto regolare, quanto
la circostanze poterano permetterlo,» (p. 115) poi finì per
passare al campo nemico, persuadendo a seguirlo « alcuni po-
veri diavoli. » (p. 123). Il Saroldi, al quale accenna il Maz-
zini, aveva firmato un proclama, con cui esortava i suoi com-
militoni a imitarlo nella diserzione. È un curioso documento che
si trascrive qui appresso, con tutti gli errori di stile, ricavandolo
da una copia, ora in possesso della R. Commissione, che ne fece
J. W. Mario dall' originale posseduto dal cav. Zimini di Genova.
« Cualunque sia quello che legi questa mia, non incontrarà
altro che la verità ; la mia missione per mezzo della pena,
non è altro che farvi conoscere la situazione in cui v' incon-
trate; vi giuro sotto parola d'onore che siete ingannati, e che
a costo del vostro sangue vogliono iurichirsi una massa d'as-
sesini senza honore, e credetemelo. Qiesto esercito è poderoso,
e amico nostro. Venite che sarete ricevuti con le braci e aperte,
e sarete colmati de benefici ; non sarete obligati al servicio,
sarete libri. Non credete che si dica che si passate, perché ab-
biamo bisogno della Loggione Italiana. Ve lo dico per vostro
bene e perché siete miei compatrioti, che vi stimo più di me
stesso. Qoi sarete ben pagati e T)en mantenuti si volete ser-
vire, e in caso contrario, sarete ben rincompensati, e vi ri-
tirarete al vostro travaglio ; non date retta a quel infame di Ga-
ribaldi, che con le sue buone parole tenta di tenervi schiavi
per sua convenienza, e infìiii fra poco sarà il termine di questa
guera, e allora conosierete y vostri veri amici : però resterete po-
veri, spogliati, abandouati, e senza proteccione, se non aban-
donate quell'infame che vi ha venduto all'assesino Paceco y
Obes. Spero che le mie poche parole vi faranno iraprescione,
perché sapete che non sono buono per inganarvi, mi cono-
scete e basta. Vi aspetto ; sarò contento cuando vi vedrò co-
sti felici corno lo sono i vostri compatrioti che s' incontrano
costi eu el cercito della Vittoria, sotto la protecione del no-
stro benigno Presidente Don Manuel Oribe, che tanto ci stima
[1844] EPISTOLARIO. 57
sdegno, e tale è la fiducia nella massa che il giorno
dopo fu mandata dal Governo ad assalire alcuni posti
avanzati del nemico per dare occasione a chi volesse
di seguir l'esempio, e nessuno si mosse. Graribaldi
nel momento in cui ebbe luogo la diserzione non
era nel campo. La Legione è di 600 uomini ; i diser-
tori ventiquattro e qualcheduno andava tornando.
L' assedio del resto continua, ma, salvi gP incomodi
delle vettovaglie, con ottime speranze: prevedevano
che in questo mese al più tardi la città sarebbe libe-
rata: e Dio lo voglia! — Ho voluto parlarvi di que-
st'affare, perché non si spargesse mai che Garibaldi
pure ha disertato. — L^ aneddoto del Congresso
Scientifico è bellissimo. (*) — Fa piuttosto freddo,
ma non molto: qualche volta piove; ma sottosopra
il tempo si mantiene piuttosto buono. Le mie camere
sono buone e riparate : la strada bella e spaziosa ; ma
v' è troppo romore di carri, etc. — Il 10 del mese ^
venturo sarà il terzo Anniversario della Scuola ; e mi
bisogna cercare d'organizzarlo in modo che ne escano
alcune lire di doni: se vi riesco, or che non v' è più
debito, assicurato V avvenire della Scuola, sarò più
quieto sulla mia montagna. Addio. Lasciamo a Dio
e all'avvenire la questione sulla possibilità o impos-
sibilità di una Repubblica Italiana. Un abbraccio al
padre, e credetemi sempre
vostro
Giuseppe.
come fossimo i suoi figli. Altro non vi posso ofrirvi che la vo-
stra felicità ; abandonate qnei miserabili e ve ne trovarette
contenti ; re lo assicura vostro amico
Santiago Saroldi.
Domizio Ferretti.
(^) Il sesto Congresso degli Scienziati era stato inaugu-
rato a Milauo il 12 settembre 1844.
58 EPISTOLARIO. [1844]
MDCCLXXXVI.
A Giuseppe Lamberti, a Parigi.
Londra, [22 ottobre 1844].
Caro Giuseppe,
M^ inquieta il tuo esser malato, e quindi non ti
scrivo di cose nostre. Ti dico solo che ho ricevuto
la tua del 15 ottobre con tutto il resto, e prima per
la posta le tue linee che mi annunziavano il tuo es-
sere a letto, con una di Mcola inchiusa. Dal Gatti
ebbi ogni cosa, ma sto in dubbio sugli stampati po-
lacchi: te lo dirò.
Ti mando cento dodici franchi: dodici avuti da
Medico : cento, che v' ingegnerete di far pagare a
Marsiglia a U[go] Pepoli, nipote di Carlo Pepoli, e
novello esule, se ne sapete l'indirizzo: se no, tene-
teli, finché io stesso non lo mandi. {*■) Ben inteso, do
MDCCLXXXVI. — Inedita. L' autografo si conserva nella
raccolta Nathan. Non ha indirizzo, né timbro postale. A tergo
di esso, di pugno del Mazzini, sta l'indirizzo: « Lamberti. »
La data si ricava dal Protocollo della Giovine Italia, in cui è
avvertito : « 22 ottobre presumibilmente, mezzo Roche, che mi
scrive d'andar martedì 29 prima delle dieci a prender danaro,
per poi mandargli quant' ho per Londra, per venerdì mattina
prossimo. »
(i) Ugo Pepoli era nato a Bologna il 23 ottobre 1818,
e sembra fosse stato costretto all'esilio, perché venuto in so-
spetto al Governo Pontitìcio, pur non avendo partecipato ai moti
del 1843. Infatti, il Mazzini lo chiama qui « novello esule. »
Se è vero quanto aiferma R. Andreini (M. Menghini, B. An-
dreini e i moti di Romagna dal 1845, nella Rassegna storica del Ri-
sorgimento, a. Ili [1916], p. 37 dell'estratto), il Pepoli avrebbe poi
seguito il Renzi in Toscana per cooperare al moto rivolnziona-
f
[1844] EPISTOLA KIO. 59
questa commissione, se non sei risanato, a Pietro.
Troverai modo, spero. E digli intanto che ho rice-
vuto la sua, che non ho veduto Rosa, (^) ma farò
quanto potrò per lui.
La prefazione al Giusti non è mia. È d^ un Lombardo,
amico nostro. (~) — Marrast è una troja e va bene ;
la Réforme ha mutilato orrendamente quella mia me-
schinissima lettera, ma poco importa. — Sento di
tua sorella. (^) Dio ti dia forza e rassegnazione. Vado
in dicembre, appena posso, in una montagna del-
l'Wales, perché se non ho tre mesi di solitudine, im-
pazzisco. V^orrei potessimo esserci assieme. T^ abbrac-
cio ; ama il tuo
Giuseppe.
L'acchiusa a Mich[ele] — e a Waldam[ann] che
suppongo ancora in Parigi.
rio romagnolo del 1845. Ed è pure probabile che nel viaggio in
Francia si fosse accompagnato col Renzi {Protocollo della Gio-
vine Italia, voi. Ili, p. 119). Comunque, dopo il fallimento di
quel tentativo rivoluzionario, trovavasi a Marsiglia; di là andò
in Algeria, per arruolarsi nella Legione straniera, e più tardi
fece la campagna del '48 e '49. Esule di nuovo in Francia,
combatté ]>oi in Crimea (1855), e morì a Bologna il 26 lu-
glio 1896 col grado di generale.
(^) Il Rosa era un domestico del tenore Mario di Candia.
Ved. il Protocollo della Giovine Italia, I, 41.
(2) Sull'edizione luganese delle poesie del Giusti, ved. la nota
alla lett. MDCCLXXV. Il 15 ottobre il Lamberti aveva scritto
al Mazzini : « Non mi parla del Giusti ohe gli spedii con altro,
lucignoli, etc, per amico Stolzman. — Se sa di chi sia la pre-
fazione al Giusti stesso. — In Italia tutti la dicono sua: io
noi credo. » Protocollo della Giovine Italia, voi. Ili, pp. 107 e 109.
(3) Solìa Lamberti era morta a Reggio proprio nel giorno in cui
il Mazzini scriveva questa lett. Ved. Protocollo della Giovine I-
talia. voi. Ili, p. 95.
60 EPISTOLARIO. [1844]
Ti reca questa, e il danaro EocUe; amico mio,
che già conosci ; e che suppongo ripartirà presto ;
giovatevene tutti per dargli lettere o altro.
Venerdì.
Ho mutato casa e vivo ora: 40. Hatton Garden
— flolborn.(^)
MDCOLXXXYII.
A Pietro Gì annone, a Parigi.
[Londra, ottobre 1844],
Caro Pietro,
Ti darà queste righe il Signor Lequine, artista di-
stinto : egli ha voluto qui farmi una specie di ritratto
che vedrai, e che intende mettere in una collezione
di persone note, ballerini, cospiratori, etc. Forse cer-
cherà di venderne qustlche copia, e poich' egli è stato
cosi gentile con me da volermelo fare gratuitamente,
non me ne dorrebbe. È bene a ogni modo eh' egli,
simpatizzante con noi, conosca in Parigi qualche Ita-
liano amico mio: e però gii do volentieri, richiesto,
queste linee per te, dacché Lamberti è ora troppo
tribolato per avventurarmi a fargli fare conoscenze
nuove. Accoglilo dunque, e giovagli se puoi e per
quanto puoi.
(^) Nel Protocollo della Giovine Italia è qui aggiunto: « A-
viiti da MJ Roche, Hotel Canterbury, Rue de la Paix, per
conto Mazzini di Londra, fr. 111,60 (100 per Ugo Pepoli a
Marsiglia, 12 per Dr. G. Mazzini qui, conto Medico - perdita
40 centesimi »).
MDCCLXXXVII. — Inedita. L' autografo si conserva nella
raccolta Nathau. Non ha indirizzo, né timbro postale.
[1844] EPISTOLARIO. 61
Io aspetto lettere da te su quel tal progetto ; né
so V effetto che abbia potuto produrre la mia lettera
su Lo[vatelli]. — Ho lettere dell' interno che m^ af-
fermano il progetto del Fondo Nazionale avere già
un principio di realizzazione, sino alla cifra di 50
mila franchi. Non so altro che meriti. Addio: scri-
vimi ; credimi
tuo
Giuseppe.
Rispondete pure a quanto vi chiesi sulla me-
daglia.
40. Hatton Garden.
MDCCLXXXVIII.
ALLA Madre, a Bavari.
[Londra], 26 ottobre 1844.
Mia cara madre,
Non ho potuto assolutamente scriv.ervi ieri ve-
nerdì: aveva troppe altre lettere da scrivere. Oggi
poi mi giunge la vostra, sicché devo accusarvi rice-
vuta di due, quella dell' 11 ottobre e questa del 18.
Non posso neanche oggi darvi risposta per V affare
che concerne il Nav. di qui ; perché non posso avere
risposta che lunedi. Avrete dunque j)azienza fino
alla mia successiva. Se io devo darvi un consiglio
MDCCLXXXVIII. — Inedita. L* autografo si conserva nella
raccolta Nathan. A tergo, di pugno del Mazzini, sta Tindirizzo :
«Madame Maria Geronima Bottaro, q.*^ Agostino, Génes, Etats
Sardes, Italy, via Francia. » Sullo stesso lato, la madre del Maz-
zini annotò : « 26 ottobre 1844, con pap[elletta] console. »La data
si ricara pure dal timbro postale che è: Paid 28 oc. 1844.
62 EPISTOLARIO. [1844]
riguardo a quel Console, è che gli diate quello ch'egli
dimanda: anzi se avete qualche scritto mio all'an-
tica, perché questo carattere obbliquo delle mie let-
tere non è il solito mio, date quello; ed or che ci penso,
porrò io qui a piedi alcune linee del mio scritto vero,
e voi le taglierete, e le trasmetterete. Ecco la ragione
di questo mio desiderio. Dal dare il mio autografo non
può risultare alcun male : s' anche dovesse servire a
confronto d'altri scritti, poco importerebbe: tutte le
polizie e i gabinetti hanno già il mio autografo in
mano. Ma può invece accader benissimo che un governo
cerchi infamarmi sia in America, sia in Inghilterra,
e se occorre farmi passare anche per spia: sono ca-
paci di tutto. Ho dunque piacere che qualunque di
queste due nazioni domanda il mio autografo, lo
abbia. — Sto bene di salute e anche della bocca: in
generale dicendo sto bene intendo d'ogni cosa. —
Quando parlo di campagna in inverno, non è tanto per
la campagna che certo non sarà bellissima in quella
stagione, quanto per la solitudine: ho bisogno di vi-
ver quieto, e senza veder gente o aver visite per
qualche mese. Quanto alle cautele per albergatore o
altro, vivete tranquilli. Sento che da voi cominciava
il fresco: qui invece l'umido e la nebbia: da tre o
quattro giorni piove. l!^ulla di nuovo che importi;
ma presto probabilmente vi saranno tentativi in Ispa-
gna, se pur ci riescono, perché tutti i governi al
solito e specialmente il francese sono contrari. Non-
dimeno, il malcontento, sopratutto per l'ultime pro-
posizioni di riforma retrograda alla Costituzione, è
grande, ed è quasi impossibile che non prorompa in
fatti. Vedremo. — Bisogna che legga io pure il ro-
manzo di Guerrazzi, anche da quello che me ne
dite. Lunedi v'è qui una grande festa per P apertura
4
[1844] EPISTOLARIO. 63
della nuova Borsa colla Regina, etc. (^) Io sono vicino
di dieci o dodici minuti, ma certo non mi moverò:
tutte queste cerimonie officiali, che tendono a can-
giare un re o una regina in Semidio mi nauseano:
quando ci si credeva di cuore, potevano avere un
lato solenne e produrre impressioni utili ; ma ora che
si fanuo caricature sui re e che tutto il popolo ne
ride, che cosa significano ì — Bensì, la folla guarda stu-
pita ed ammira, e fa quindi credere ai monarchi che
la loro influenza morale esiste ancora, e eh' eserci-
tano una missione divina: tutto questo ammasso d'il-
lusioni da una parte e dall' altra, rendono V anima
triste. L' errore di buona fede a me non fa lo stesso
effetto. Supponete eh' io mi trovassi a vivere cogl' In-
diani rossi e li vedessi fare con solennità le loro
grottesche cerimonie religiose, io mi sentirei fratello
con essi perché so che credono quelle sciocchezze
vere; ma in Europa oggi s'adorano forme, sapendo
benissimo che non v' è sostanza : si fanno baciamani
e genuflessioni a bambini regali in fasce colla cer-
tezza che non hannp in sé nulla di più del bambino
della lavandaia ; si va in chiesa, badando a chi entra
ed esce, badando al come s' è vestiti per farsi am.-
mirare, badando al predicatore se declama bene.
Basta, lasciamo andare; se no empirei non una ma
dieci lettere. Mi duole assai che m'accorgo avere
sbagliato d'ora, e sento il campanello della posta
senza eh' io possa fare a tempo ; domani è domenica ;
non potrò dunque impostare che lunedi e malgrado
(^) Il 28 ottobre 1844 aveva infatti avuto luogo con grande
solennità, alla presenza della regina Vittoria e del Principe
consorte Alberto, P apertura della nuova Borsa alla City di
Londra. Ved. il Journal des Déhats del 31 ottobre 1844.
64 EPISTOLARIO. [1844]
ciò che v'ho detto molte volte di non avere la me-
noma inquietudine per silenzio mio, so che ne avrete.
Pazienza. Rimetto ora a lunedi, a conchiudere.
Lunedi 28.
]S"ulla di nuovo: gran trambusto per la gita
della Regina alla Borsa. Io m' occupo dell' Anni-
versario, da cui dipende la mia quiete per la Scuola
pel tempo della mia assenza; e di finire l'opuscolo
-sui Bandiera che parmi debba riescire importante,
ma che mi costa molti momenti di profonda tri-
stezza scrivendo. Ho piacere d'essere andato lento,
perché ogni giorno mi giunge qualche nuovo rag-
guaglio intorno ad essi. Stampato una volta, termi-
nerò subito lo scritto inglese sulla condizione del-
V Italia, che ho lasciato da parte, perché scrivere in
due lingue diverse a un tratto è quasi impossibile,
senza scriver malissimo l'una e l'altra. Di quest'o-
puscolo Bandiera darei non so quanto per potervene
far giungere una copia intera, non perch' altri leg-
gesse, che a questo altri provvederà, ma per voi,
per soddisfazione mia, perché voi aveste una cosa
dettata dal cuore del fìgliuol vostro. Se quella vo-
stra amica fosse destra, dovrebbe, dando a quel Si-
gnore il frammento di mio pugno che pongo qui
separato ed è cavato dalla mia prefazione al Bini,
esigere in ricambio ch'ei ricevesse fasciata a modo
di lettera una copia di quell' opuscolo e ve la tra-
smettesse. Le lettere di persone siffatte non sono in
pericolo, e quand'anche, egli ha diritto di ricevere
quanto si stampa all'estero, senza ch'altri possa tro-
vargli a dire. — Il freddo qui va crescendo. — Non
avrò che domani il risultato di quella tal commis-
[1844] K PISTOLA lUO. 65
sione, perché oggi la visita della Eeginà alla City ha
fatto disertar tatti i banchi, e non si fanno aftari. —
Quando il tempo non vi scacci da Bavari, mio consi-
glio è che prolunghiate quanto più poteteli vostro sog-
giorno in campagna. ^li pare che quelParia aperta debba
essere migliore sempre di quella della città: vero è
che io parlo colP idea di questa Londra circondata di
fumo e vapori, e senza riflettere che i Forni sono posi-
zione elevata e dove Paria circola pnra come ne' campi.
Addio, madre mia e padre mio; amici miei e non della
ventura, come dice Dante. Vivete sicuri dell'amore del
vostro
Giuseppe.
MDCCLXXXIX.
ALLA Madre, a Genova.
[Londra], 4 novembre 1844.
Mia cara madre,
Eispondo alla vostra del 25 ottobre. E rispondo
oggi, i>erché non avendovi scritto che il lunedi della
settimana scorsa, pensai che nn tempo mi diceste il
lunedi, se non isbaglio, riescirvi il giorno più conve-
niente, quando siete in città: sicché d'ora in poi,
quando non mi diate contr' ordine, vi scriverò ogni
lunedì. Sono nelle cure dell'Anniversario fino agli
occhi: disposizioni da prendere per la cerimonia, per
la cena agli allievi, per gli inviti, per tutto. Vorrei
che da questa celebrazione potesse escire un certo
MDCCLXXXIX. — Inedita. L'autografo si conserva nella
raccolta Natlian. Non lia indirizzo, né timbro postale. A tergo
di esso, la madre del Mazzini anuotò: « 4 9bre 1844. »
Mazzini, Scrìtti, ecc., voi. XXVII (Epistolario, voL XIV). 5
66 EPISTOLARIO. [1844]
numero di nuovi sottoscrittori fìssi percli'io potessi
avere F animo in pace quando andrò al romitorio.
La Scuola ora va bene ed io mi sono, mercé il Con-
certo, rifatto delle somme che aveva dovuto antici-
pare per cacciarla innanzi: ma per quanto siamo a
livello, V equilibrio è mantenuto dai doni più che dai
sottoscrittori permanenti. Ora, sMo m'allontano per
qualche tempo, i doni cesseranno in gran parte,- e
perciò vorrei poter accrescere il numero dei sotto-
scrittori annui. La Scuola costa ora più o meno nove
lire al mese; e non è poco. Vedremo. — Sto bene
[di salute] e d'ogni cosa. Ieri sera feci alla Scuola
la mia solita Lettura d'ogni quindici giorni sull'Astro-
nomia. E vedete se non è vero che il morale può
quel che vuole. Prima di cominciar la Lettura^ io
mi sentiva male, aveva dolori al ventre, forse pel
freddo, eh' è venuto imx)rovviso, e brividi: credeva
quasi di dovere rimandare il mio discorso. Fatto
il discorso che dura un' ora, e animandomi al sx>lito nel
parlare, era, terminando, perfettamente guarito. —
Prima di parlare dei Pianeti, io annunziai una cosa
che non v'ho detto: ed è che un nostro amico ha
piantato una Scuola come la nostra in Liverpool dove
sono moltissimi italiani poveri, e che subito dopo i
preti cattolici italiani che vi sono e non avevano mai
pensato a impiantare scuole, ne hanno stabilite due.
Annunziai dunque questo all'udienza, e dissi che
questo mi faceva pensare a un aneddoto raccontato
nella Leggenda di S. Martino, quando fece elemosina
al diavolo, e che noi eravamo più grandi di S. JVIar-
tino perché riescivamo a far che il diavolo facesse
elemosina: aggiunsi che da quel giorno di S. IVIartiuo
in poi il diavolo era stato condannato a non poter
più comparire se non con un mantello di gesuita
[1844] EPISTOLARIO. 67
addosso — insomma li feci ridere. — Avere udito
dei tentativi di Spagna soppressi nel nascere, a quanto
pare: non so che cosa avverrà ora, ma so che il ten-
tativo del governo di retrocedere non riescirà se non
a screditare anche là il governo monarchico, e che
questi Signori retrogradi preparano dappertutto mi-
rabilmente gli elementi d'una contiagrazione repub-
blicana: è questione di tempo e non altro. (^) — Io
sono, ben inteso, seuii^re unito alla famiglia di Su-
sanna, e tatto è iu regola. — Spero che il dolor di
denti del padre sarà sparito. — Michelangiolo ed
Angelo stanno bene: col primo, che mi domanda
sempre di voi, ho pranzato una settimana addietro.
Siamo sempre amici col secondo, e fa qualche afta-
ruccio in Commercio. — Avete ragione quanto al
Guerrazzi: è tutto prodotto di testa, non di core;
e le vostre riflessioni sono giustissime. Di più ec
celiente per rimproverare e maledire, non vai nulla
per animare e infondere entusiasmo nelP anime: dis-
secca più che non accende. — Io non ho finito il
Romanzo suo: più tardi ve ne dirò. — I ministri
delle potenze estere possono far quello che vogliono:
non riesciranno a farmi cacciar d' Inghilterra, per-
ché, se io non commetto un delitto e non sono giu-
dicato, neppure il governo lo può. Del resto uso
(*) Il 29 ottobre 1844 era stato scoperto a Madrid un vasto
complotto contro il Presidente del Consiglio dei Ministri spa-
gnolo, generale Narvaez, il quale avrebbe dovuto essere assas-
sinato all'uscita dall'ambasciata di Francia. Fra le molte
persone che furono arrestate era il generale Prim, che mesi
innanzi il Mazzini aveva avuto occasione di conoscere a Lon-
dra (ved. la nota alla lett. MDCCXLVII, e su tutta la vasta
cospirazione, il Journal des Déhais, n. del 2-3 novembre 1844,
e segg.).
68 EPISTOLARIO. [1844]
tutta prudenza, se non in quanto il dovere imposto
dalla verità esige eh' io parli. — Quanto ai Ban-
diera, non bisogna accusarli d^ ambizione : il mag-
giore solo ne aveva forse qualche leggera velleità,
ma era un nulla appetto dell'altre eccellenti qualità
ch'egli aveva, e volesse il cielo che molti avessero
ambizione di quel genere, anziché di ricchezze, onori
stolidi, e peggio. — 11 ricevimento fatto a Luigi
Filippo è cosa che stomaca, come dice il padre, ma
che cosa sperare da masse ineducate e guaste dal-
l' esempio delle classi alte ? Xon è appunto per que-
sto — per poter aprire il campo ad una educazione
migliore — per j^oter fare che dall' alto non vengano
continui incitamenti al male — che desidero rivolu-
zioni ? Io stimo P Uomo, come Dio lo ha destinato ad
essere un giorno, e disprezzo gli uomini d' oggi ;
perciò vorrei cangiarli, modificarli. — 11 freddo è
cresciuto di molto; e sapete di più che gli astro-
nomi predicono un inverno rigorosissimo : dunque ab-
biatevi cura e guardatevi. — Al 10 esce qui la meda-
glia, di cui mi pare avervi parlato, che facciamo co-
niare pei nostri martiri ; e non molti giorni dopo escirà
"lo scritto mio sui Bandiera. Yi parlerò allora di tutto.
Ditemi che cosa avete fatto colla persona che voleva il
mio autografo. E se mai questa mia vi trovasse già
in città, stringete la mano per me all' ottimo Andrea
e abbracciate Antonietta, alla quale peraltro mi ri-
servo sempre di scrivere.
Addio: vostro con tutta l'anima
figlio ed amico
Giuseppe.
[1844] KPIMOLAHIO. 69
MDOCXO.
A Giuseppe Lamberti, a Parigi.
[Loudra], 5 novembre [1844].
Caro amico,
Ho la tua del 30-31 ottobre. Il Pepoli vive 77,
Elie Paradis ; anche ieri Carlo mi tormentava perché
si facesse presto a spedire quei 100 franchi. Che
diavolo ! non ha da essere abbastanza bene informato
per non ingannarsi! Gli dirò nondimeno ogni cosa;
ma credo che sarebbe bene spedire al più presto
com'ei vuole.
Il 10 esce qui la medaglia: bellissima — una
serie da 5 scellini^ un'altra da uno scellino e mezzo.
Io v'aveva chiesto d'informarvi come io potessi man-
darvene un certo numero ; ma non ho risposta : ricor-
dalo a Pietro e a Battista. Comunque vada il progetto
vostro, escirà tardi assai, e sarà probabilmente di
prezzo alto. Or almeno di questa nostra a uno scel-
lino e mezzo — convertibili se occorre in un franco
e mezzo — gioverebbe venderne, e cercar di farne
vendere a Lione, a Marsiglia, per tutto dove si può.
È cosa sociale, e il ricavato ha da versarsi nel Fondo
Nazionale. Bisognerebbe dunque organizzarne una
vendita vasta assai, su tutti i punti dove sono Ita-
liani. Xon dico questo a te per te che hai ora, po-
vero diavolo, altro per la testa, ma perché tu tra-
MDCCXC. — Pubbl. da D. Giuriati, Duecento lettere, ecc..
cit., p. 52-53. Qui si riscontra sull'autografo, posseduto dal
Dr. Daniele Vare. Non ha indirizzo, né timbro postale. La data
si ricava dal Protocollo della Giovine Italia, da cui apparisce
che la lettera giunse per la «posta.»
70 EPISTOLARIO. [1844]
smetta questa lettera a Pietro e Battista, ed essi
poi ne parlino a Michele che in queste cose può ser-
vire. Bensì tutto questo è subordinato alP invio, che
non so come fare. Sia dùnque la prima cosa della
quale gli amici mi scriveranno.
Sulla fine della settimana avrò un'occasione.
Addio: t'abbraccio: ama il
tuo
Giuseppe.
Di' a Michele che non si lagni di me : chi i^arte,
sperO; sabbato, e dovea partire la settimana passata,
recherà a lui il manoscritto. Digli i)ure eh' ei dica a
Budini da parte mia, che il Francia non m'ha ridato
mai quella lira, ma che farà ora per l'anniversario
della Scuola, certo lavoro di brunitura o pulitura di
medaglie per premi gratuitamente.
Ohe dice L[ovatelli] ? Smette ogni idea di lavoro,
e di riordinamento su basi certe ^ Mi dorrebbe assai
assai.
: La figlia di Foscolo mori uno o due anni dopo
il padre. (^) Ohe dici del libro, e come ti piace la mia
Prefazione! — Addio: t'abbraccio, e potessi darti forza
con un abbraccio! Ho una gran voglia di vederti, e
ho sognato già due volte eh' eri con me in una spe-
cie di romitouio ch'io vagheggio da mesi in monta-
gna. Addio addio ;
tuo
Giuseppe.
(^) « Che sia della figlia di Foscolo f » aveva chiesto il Lam-
berti nella lett. del 30 ottobre 1843. Protocollo della Giovine Italia,
voi. Ili, p. 11. Su di essa, ved. la nota ivi apposta.
1844] KPISTOLARIO. 71
MDOOXCI.
[Londra], 12 novembre 1844.
Madre mia,
Rispondo alla vostra 31 ottobre; e rispondo oggi
martedì invece del lunedì, perché ieri, come forse
ricordaste, era P Anniversario, e non ebbi un minuto
di respiro. Basta: ora è finita, e tutto è andato bene.
Bencbé piovesse, v'era gente infinita; ed ancbe pa-
reccbie Signore Inglesi, tra le quali la moglie d'un
membro di Parlamento, che dopo la cerimonia si-
gnorile, io portai al public house, o se volete bettola^
dove si fa la cena gratuita per gli Allievi. Figuratevi
che qui anche per una Signora della media classe en-
trare in un public house è tenuto un vero delitto ; e figu-
ratevi che cosa devono aver pensato i lacchè ch'erano
alla carrozza a vedere la loro padrona entrare in bet-
tola fra gii organisti: le facemmo assaggiare i mac-
cheroni, e poi se ne andò. Alla cerimonia, fecero di-
scorsi due inglesi, il vecchio Direttore, un altro
italiano, Mariotti, ed io. 11 Professore Rossetti, malato,
mandò un inno da leggersi, lo diedi il rendiconto
finanziario; e poi dissi qualche cosa sullo scopo della
Scuohi, esprimendomi arditissimamente, e con grande
a[)plauso. Mi fondai sulla risposta data da Gesù a chi
gli domandava 6'/òi /osse .^ — Homo sum. E su queste
parole: sono V Uomo che contengono tutta l'essenza
MDCCXCI. — Inedita. L'autografo si conserva nella rac-
colta Natlian. Non ha indirizzo, né timbro postale. A tergo di
esso, la madre del Mazzini annotò: «12 9bre 1844. Elogio
sulla Revue North Brit. di lui ed anniversario terzo. »
72 EPISTOLARIO. [1844]
del Cristianesimo, io dissi eli' era fondata la nostra
Scuola. Noi eravamo nomini e volevamo fiir uominix
dando la definizione dell' Uomo come Dio lo A^oleva.
Distribuimmo medaglie e premi di libri. Lady Byron
mandò due ghinee. Altri diedero: sicché abbianjo in-
cassato quattordici lire incirca: tanto da far fronte
alle spese e più. Quanto alla cena, v'erano duecento
persone almeno: quasi tutti Italiani. Ordine, pace,
armonia come negli anni passati. Io poi vi fui ac-
colto con vero entusiasmo: quando entrai, m'assali
un turbine d'evviva e d'applausi che non volea i)iù
finire: finché feci cenno di voler parlare, e allora
l^roposi un brindisi 'à\V Italia^ ma all' Italia come la in-
tendo io, spiegandolo quanto più chiaramente poteva
e conchiudendo aW Italia Una, Libera, Repubblicana:
a cui fu risposto con un altro turbine d^ applausi.
Ciò non prova gran cosa, ma prova una cosa ed è
che se al povero popolo si potesse i)arlare, capirebbe
presto: bisogna dunque cercare le vie di potergli
parlare. — È uscito un altro articolo sull' affare della
Posta in una Rivista che si pubblica ad Edinburgo,
e si chiama: Norlh British Revieic ; lungo, intera-
mente favorevole a noi, e che parla con elogio di
me. È uscito anche quell'opuscolo dei quattro soldi
pel popolo. Al primo gennaio poi escirà un' opera
che si pubblicherà in fascicoli settimanali a Du-
blino, tutta intera sull' affar della Posta : è scritta da
un uomo che ha viaggiato espressamente sul Conti-
nente fino a Vienna, per raccogliere materiali. Venne
da me giorni sono per chiedermi d' aiutarlo in con-
sigli, ciò che farò, e per dirmi che mi sarebbe pre-
sentata la prima copia. Sicché, per l'apertura del
Parlamento si prepara abbastanza per ridestare l' opi-
nione: e vedremo. — Piove continuamente, e quindi
[1844] KPiSTOLAino. 73
non fa gran freddo. Sto abbastanza bene di salate. —
Avviso generico: se mai venisse da voi una donna
per darvi mie notizie, accoglietela bene e anzi se
potete tutti e due giovarle in qualche cosa, fatelo per
amor mio. — Quanto alla Signora Inglese della quale
io vi parlai molto tempo fa, so clie è in Italia, ma non
so se sia dalle parti vostre o altrove. — Bisogna che
per una settimana ancora abbiate pazienza per quel
povero uomo il cui affare m^ avete raccomandato,
perché tutto il lavoro di dettaglio delP Anniversario
m'ha levato il tempo, e stordito la testa. Si, l'uomo
(/rande (•) m' è sempre affezionato, era all' Anniversario,
anzi gli è stato fatto un elogio da un degli oratori
Inglesi. — Questa settimana di trambusto m' ha impe-
dito di finire di ricopiare per la stampa tutto lo
scritto sui Bandiera: ora lo farò: quanto a voi, de-
sidero veramente trovar modo di farvene giungere
una copia. — La medaglia, per un accidente occorso è
stata danneggiata precisamente quand'era sulP esser
finita; e quindi non ho potuto averla per l'Anniversa-
rio; sarà fatta tra una settimana. — Vi scrivo con un
po' di dolor di testa, e sfido io a non averlo dopo
tanto romore: notate che io co' miei di casa tornammo
alle due dopo mezzanotte e più. — V ho mandato da
parte di Susanna un almanacco inglese^ e da parte
mia un pezzetto di cosa intrecciata, lavoro d' una
Miss Inglese che fa molto bene alla Scuola, e sul
quale posano un bicchiere, o non so che. Se poi
v'arriveranno a salvamento, io non lo so. Domani
vado a Chelsea. — Già di nuovo nulla, se non le cose
di Spagna : sono ansioso di vedere che cosa accade
(^) Forse il Mazzini accenna qni ad Angelo Usiglio, di cni
anche alla madre era nota la piccolezza di statura. Yed. la
lett. MDCCXXIV.
li EPISTOLARIO. [1844]
di Priia che conosco. Addio, madre mia, un abbrac-
cio al padre^ e credete all'amore del
vostro
Giuseppe.
MDOOXOII.
A Giuseppe Lamberti, a Parigi.
Londra, [18 novembre 1844].
Caro Giuseppe,
Ho ricevuto la tua da Maraui coW Atelier. Sa-
peva già da un giorno P infamia d'Attilio. È terri-
bile; ma conferma che chi può rendersi reo d'immo-
ralità in una cosa, lo può in altre. Io d'Attilio in
quest'ultimo anno seppi un fatto del tempo in cui
lasciò l'Italia, che bastava a far diffidare. — Vedrò
le lettere ricopiate. — Ora, che cosa pensate! Questo
fatto va pubblicato. Non v' è morto che tenga. Fac-
ciamo medaglie ai martiri: dobbiamo l'infamia agli
apostati. Poi, giova far vedere quali arti immorali
siano oggi appoggio de' nostri governi. S' è fatto qui
l'Anniversario della Scuola con discorsi, etc. che mi
domandano di stampare ; e m' era venuto in idea di
pubblicare, senza astringerci a periodicità, un 13*^ nu-
mero deW Apostolato^ inserirci la relazione e poi par-
larvi in un articolo d'Attilio, ('osa ne pensi? Credi
che Budini s' incaricherebbe allo stesso modo di
prima ?
MDCCXCII. — Pubbl. da D. Giuriati, Duecento lettere, ecc.,
cit., pp. 60-61. Qui si riscontra snlT autografo, posseduto dal
Dr. Daniele Vare. Non ha indirizzo, né timbro postale. La
data si ricava dal Protocollo della Giovine Italia, in cui appa-
risce che la lettera giunse «con mezzo ignoto. »
[1844] EPISTOLARIO. 75
Puoi tu argomentare che Attilio sapesse di Eie-
ciotti al tempo della sua prima partenza ì (^)
Avrò nella settimana altra occasiono, e ti scri-
verò. Non ho potuto dar le medaglie a Nicolini; non
le avrò che dopodimani. Mi gioverò di tutte le oc-
casioni per mandarle.
Consegna a Michele i due quaderni: manderò il
terzo ed ultimo nella settimana. Addio in fretta:
amami sempre, e non reagire di soverchio: io non
so, ma quando odo nuove infamie, mi sento infiam-
mare nel core la febbre della lotta. Addio.
[(xrUSEPPE.Ì
Lunedi.
Vedesti in Parigi un De Capitani, militare un
tempo, dice^ a servizio dell' Austria, che pretende
aver fatto, parte — ciò ch^è falso — della spedizione
Bandiera, poi esser venuto qui da Tanger, e Gibil-
terra? Marani mi disse averlx) veduto a parlar con
te nel Café de France, dodici o quindici giorni sono.
Scrivimene a posta corrente, ti prego, perché mi
(^) Sulla scoperta del tradimeuto di Attilio Partesotti,
ved. l' Appendice al voi. I del Protocollo della Giovine Italia.
« Di Attilio Partesotti — aveva scritto il Lamberti al Mazzini
il 12 novembre 1844 — scoperto spia infame, dopo la sua
morte, e come: sospetti e induzioni.» Id., voi. Ili, p. Ili
e 113. E a proposito del Ricciotti, rispondeva, il 25 dello stesso
mese : « Avrà avuto a quest' ora prima parte della corrispon-
denza Partesotti che gli inviai. — È nulla in confronto del
resto: spendo le notti [a copiarla], ed è come se fossi sotto ad
una fantasmagoria infernale Di Ricciotti son persuaso che
Partesotti non sapesse nulla la prima volta. » Id., voi. Ili,
pp. 115 e 117.
76 EPISTOLARIO. [1844]
I)reme appurare. È lombardo: statura media: casta-
gno senza barba: La nome Luigi. Si dice tìglio di
De Capitani, consigliere aulico nel Gabinetto del Vi-
ceréj mentre alcuni Milanesi dicono che questi non
ha avuto mai figli: vedi d'informarti. (^)
Ugo Pepoli andò ad abitare n. 4. Rue de V Ar-
ménie'j se mai ti scrivessero che non l'hanno trovato.
MDOCXOIII.
ALLA Madre, a Genova.
[Londra], 20 novembre 1844.
Mia cara madre,
Rispondo alla vostra del 9 novembre irregolarissi-
mamente, perché invece di scrivervi lunedi o martedì,
scrivo oggi mercoledì. Ma v' è stata una folla di pic-
cole cose e d'iuipicci, che non m'hanno lasciato un
quarto d'ora di tempo: e come v'ho detto più volte,
voi non dovete mai badare al giorno della settimana in
cui vi scrivo, perch'io non posso dirmi i)adrone di me
stesso. Prima d'ogni altra cosa, salutatemi caramente
F amico N[apoleone] e ditegli che le sue poche righe
(^) Sul conte Paolo De Capitani, ved. il Protocollo della Gio-
vine Italia, voi. Ili, p. 117. « Marani ha sognato — rispondeva il
Lamberti nella lett. già cit. del 25 novembre. — Non vidi De
Capitani di sorta qui. Il Consigliere Aulico a Milano non ha
figlio alcuno, avea nipote impiegato in finanza e che considerava
come figlio, ma si condusse sì male che fu scacciato da lui. »
Id., voi. HI, p. 117.
MDCCXCIII. — Inedita. L'autografo si conserva nella
raccolta Nathan. Non ha indirizzo, né timbro postale. A tergo
di esso, la madre del Mazzini annotò: « 20 9bre 1844. »
1844] EPiSTOLAKio. ^^^^^m 77
m' hauuó fatto veramente piacere. — Sentite iin
po^ cosa abbiamo scoperto a questi giorni. Un certo
Attilio Partesotti di Mantova, del 1821, fu, credo,
giovanissimo in Piemonte per unirsi agli insorti:
poi. emigrò con essi in Ispagna dove fece benis-
simo il suo dovere. Eipatriato, lavorò attivamente
per le cose nostre nel 1832. Ebbe processo; e si portò,
come mi consta, divinamente. Poi, tormentato da per-
secuzioni e sospetti, fuggì, e venne tra noi. Fu accolto,
s'intende, come fratello. Dopo esser stato un mese
incirca a Londra, si stabili in Francia. Due mesi
fa incirca, seppi ch'era malato e povero: scrissi su-
bito a' miei amici d' andare da lui, di vedere d' aiu-
tarlo in ogni modo; e così fecero. Di piti, un suo
amico di qui, ch'era cresciuto insieme, gli mandò
subito cento franchi. (^) Poco dopo mori : i nostri gli
fecero un funerale; ne parlarono i giornali, etc. Ora,
viveva con lui non so in che qualità una donna,
francese, credo, alla quale egli aveva ordinato di bru-
ciare, in caso di morte, tutte le sue carte. La donna
d'animo volgare, sperando trovare fra le carte qualche
testamento o qualche documento di credito da riscuo-
tere, chiamò prima di bruciar le carte una j)ersona,
amica mia, a farne ispezione: questa persona chiamò
altre due, non volendo trovarsi da sé a sift'atto uffi-
cio. Ed ecco che girando le carte, si trova eh' egli
da due anni almeno, era al servizio dell'Austria, spia,
con 200 franchi al mese : si trova un biglietto dell' ulti-
mo pagamento, segnato da un Barone tedesco dell'Am-
basciata in Parigi che dice : « eccovi 249 franchi, 200
per la solita mensilità, e 19 per le spese fatte. » Si
trova ch'egli avea denunziato l'amico suo di colle-
(1) Carlo Gouzales, esule mantovano a Londra, più volte cit.
78 EPISTOLARIO. [1844]
gio, quello dei 100 frauchij in occasione d'un viaggio
che fece in Ticino per vedere sua madre; che ha
denunziato il libraio Rolandi di qui, uomo coniglio, e
che nondimeno aveva avuto, ultimamente, noie ne' suoi
viaggi in Italia, delle quali tutti stupivamo : (^) che
aveva denunziato e fatto arrestare un anno e più fa in
Lombardia un certo Trollier, (~) a cui egli stesso aveva
dato, ben inteso a insaputa nostra, copie del mio Ajìo-
stolato: si trova ch'ei lavorava, quando ammalò, a
correggere con acidi due passaporti che dovevano
servire ad esuli vogliosi di ripatriare, ch'egli poi
avrebbe fatto arrestare; e via cosi un mondo d'in-
famie. Questa cosa ha fatto e farà un gran senso, e
renderà, pur troppo, sempre più diffidente la gioventù
nostra. Ma d'altra parte, vedete quali sono le arti
delle quali si serve l'Austria! vedete quali mezzi la
fanno forte! e argomentate, se governi necessitati
a usare di siffatti mezzi sono stabili. Se combattes-
sero generosamente e ad armi eguali, sarebbero già
vinti : ed anche cosi cadranno. — Un altro ente miste-
rioso arrivò qui giorni sono, cercando di me, e di-
cendo eh' era stato in Calabria coi Bandiera, poi
riescito a fuggire, era stato a Tanger, e a Gibilterra,
(^) « Il libraio editore Rolai)di — aveva infatti scritto
il Partesotti nel rapporto del 6 gennaio 1843 inviato alla
Polizia austriaca — che abita a Londra, e reduce da poco da
Milano, ha riferito allo stesso Lamberti che in Lombardia e
particolarmente a Milano la frazione liberale è minima e che
la gioventù si dà alla dissolutezza. Racconta che il Dr. Ercole
Porro ebbe una perquisizione dalla Polizia di Milano, ma che
nulla si trovò presso il Porro, poiché avea fatto entrar i
libri ed i giornali in I^ombardia ed a Milano durante il suo
soggiorno in Isvizzera e che erano presso i suoi amici. » Pro-
tocollo della Giovine Italia, voi. I, p. 293.
(2) Sul Trollier o Trouillet. ved. la nota alla lett. MDCIV.
[1844] ^^^^HT EPI8TOLAIUO. 79
di dove P avevano mandato qui; — provando ciò con
carte : di più, il capitano inglese afferma averlo ve-
duto incatenato non so dove. Intanto, io lo vidi, in
un luogo terzo : mi disse eh' era stato ufificiale a ser-
vizio dell'Austria, poi fuggito per timori, venuto a
Parigi, di là chiamato dai Bandiera a Cor fu, etc. : mi
disse nome, etc. Poi, ch'egli era senza un soldo, e
senza effetti, ed era vero; ma che avendo scritto a
casa sua avrebbe danaro a corso di posta, e in con-
seguenza non chiedeva se non di mangiare per quei
giorni a credito. Vidi, dalle risposte date alle mie
interrogazioni che la partecipazione all'affare della
Calabria era una storia ; glie lo feci anche presen-
tire, ma volendo appunto appurare che diavol' era,
lo collocai in un luogo dove gli si dava alloggio e
vitto a credito, per vedere se arrivavano lettere;
e intanto chiesi informazioni. Dopo cinque giorni,
scappa, lasciando una lettera, dove confessa non es-
ser vero ch'ei fosse stato in Calabria, e che so io.
8e non era che uno scrocco, poteva scappare dopo
altri dodici giorni e più: non s'intende dunque; e
pendo a credere ch'egli av^esse in quìilche luogo
commesso qualche grave delitto e tremasse d' essere
arrestato anche qui. — L'altro giorno dicevano che
doveva arrivar qui un certo Micciai^elli, eh' è quello
che tradì e denunziò i Bandiera in Italia e li co-
strinse alla fuga ; ma non s' è visto, e non credo
\ erra. Insomma è un vero bosco di bacano. — Stiamo
onesti noi, e lasciamo gli altri essere quel che vo-
gliono. — Io sto bene di salute. Ma sento il cam-
panello della posta, e bisogna finire, perché non vo-
glio perdere anche questo giorno e lasciarvi inquieti.
Addio, ma con tutto l'amore del
vostro
Giuseppe.
80 KPISTOLARIO. [1844]
Yi scriverò seuza fallo lunedi prossimo, e vi par-
lerò del Papa e della scomunica che il padre mi mi-
naccia, etc.
MDOCXCIV.
ALLA Madre, a Genova.
[Londra], 26 novembre 1844i
Mia cara madre,
Vi scrivo oggi martedì, perché ieri mi sono per-
duto a leggere la copia di metà della corrispondenza
di quella spia che mi pare d^ avervi indicato nel-
P altra mia. È la cosa la più curiosa di questo mondo,
e P Austria può vantarsi d'essere ben servita. Per
mangiare il danaro, egli non sapendo che cosa dire,
inventava ogni momento lettere mie, rivelazioni sul-
P Ungheria, sulla Germania, su Dio sa che, scritte
in un modo che se le polizie avessero ombra di
buon senso, dovrebbero avere indovinato V impostura
alla prima. Ve del tragico, perché v'è delP infame,
avendo egli denunziato uno o due poveri diavoli del-
l'interno, i quali a torto o a ragione in virtù delle
sue denunzie sono stati o sono ancora in prigione.
Ma v'è anche del comico, perché il modo con cui egli
attirava V attenzione del governo Austrìaco su cose
non esistenti, e mangiava danaro, pretendendo di
pagare cinque franchi mensili alla Giovine Italia e
sei alla Legione Italica, per farseli ripagare dall'Au-
stria, è bellissimo. Io ho quasi intenzione di pubbli-
MDCCXCIV. — Inedita. L'autografo si conserva nella
raccolta Nathan. Non ha indirizzo, né timbro postale. Subito
dopo la firma, la madre del Mazzini annotò : « 26 9bre 1844. »
[1844] KPiSTOLAiao. 81
care alcuni estratti della sua corrispondenza, e de-
dicarli, con note, alP Imperiale Direzione di Polizia
di Milano. Anche qui, giorni sono, capitò un tale, clie
voleva veder me, e vedutomi, mi dicbiarò com'egli
avea fatto parte della s[)edizione di Calabria dei fra-
telli Bandiera, poi riescito a fuggire, era venuto
nudo e crudo a Tangiers, a Gibilterra, a Londra; e
un mondo di storie: uoiìio (F ingegno, che parla più
lingue^ etc. Facendo Io stolto, e ciarlando sull'affare^
lo costrinsi a dire il punto dov'erano, secondo lui^
sbarcati v- mi disse il Pizzo^ eh' è sul Mediterraneo,
mentre invece sbarcarono sulla costa dell'Adriatico.
— Cosi i governi spendono il danaro dei popoli. —
Qui è uscita la medaglia che abbiam fatto battere
in onore dei nostri martiri dal 1833 in poi: è in
bronzo, e bellissima: da una parte stanno tutti i nomi
compreso questi ultimi di Corfii; dall'altra v'è in-
torno una ghirlanda d'alloro, palma, ed ellera colle
no!^tre parole: Libertà^ Eguugliaiiza^ Unità, Tndipen-
(leìiza, etc. tra le foglie : in mezzo : Ora e sempre —
La Giovine Italia ai suoi Martiri. — Costa cinque scel-
lini: le spese che montano a trentacinque lire stelline
sono state fatte dai nostri oi)erai ; ma si rifjiranno,
perché credo se ne venderanno molte, anche agli In-
glesi. — Lo scritto mio sui Bandiera si sta stampando.
— Va\ ora mi sono rimesso agli altri due lavori inco-
minciati e lasciati li. cioè l'opuscolo inglese, e l'arti-
colo sugli Stati del Papa. Quanto a quest'ultimo, cosa
vi sjilta in testa della Scomunica ? Chi è che non scrive
(contro il Governo degli Stati Romani, in Francia, in
Inghilterra, e in America? 11 Papa dovrebbe scomu-
nicare tutta la stam{)a. Quanto a me, se debbo dirvi
il vero, la Scomunica non m'impedirebbe di fare i
miei all'ari nella giornata e di dormire i miei sonni
Mazzini, Scritti, ecc., voi. XXVII (Epi^}tolario, voi. XIV). 6
82 KPI8T0LAK1O. [1844]
tranquilli la notte. — Ho ricevuto la vostra del 15 no-
vembre. Non v'è stato modo di cavare finora una ri-
sposta di bocca al N[apoleone]. Doveva avere una let-
tera sua ieri, e non l'ho neppur oggi. Cattivo segn<>.
I:^ondimeno, insisterò tanto che V avrò. Ancora una set-
timana di X3azienza. — : Avevano qui sparso d' inonda-
zioni terribili in Genova per causa del Bisagno strari-
pato; ma un negoziante mi disse avere ricevuto lettere
che non gli parlavano di niente. Forse avranno confuso
con Lucca. — Certo, avrei piacere assai d'un mezzo di
comunicazione regolare come quello che m' accennate :
ma in ogni caso, dovreste ijarlarne il meno possibile in
lettera. — Le cose di Spagna s'imbrogliano più cIh-
mai. — Io sto bene di salute. — Fa freddo assai, ma
il freddo mi fa meno male dell' umido. — Oggi è la
mia giornata di Chelsea, e s'è fatto, non so come.
tardi; e sono costretto a lasciarvi. Addio: al)ì)iatevi
un abbraccio d'amore in .solidinn dal
vostro
Giuseppe.
MDCCXCV.
ALLA Madre, a Genova.
[Londra], 4 diceiulne 1844.
Mia cara madre,
Eispondo alla vostra del 22: non ho potuto prima.
Prima di tutto, ho piacere assai assai che vi sia
giunto quel tale affare; e solo, per cautela dell' a v
MDCCXCV. — Inedita. L'autografo si conserva nella rac-
colta Nathan. Non ha indirizzo, né timbro postale. A tergo di
«880, la madre del Mazzini annotò : « 4 Xbre 1844. »
[1844] EPISTOLA KIO. 83
venire, vi raccomando di non nominare mai in let-
tera le persone. Udrò, suppongo, nella vostra ven-
tura, se vi piaccia o no. — In secondo Inogo, eccovi
quanto ho potato raccogliere intorno al vostro rac-
comandato, ed è, mi dispiace, interamente sfavore-
vole. Pare che non vi sia speranza. 11 danaro fu
depositato nelle mani del Valle. E il Valle è, pare,
un birbante che ricusò netto di pagare al ìT[av....] che
s'abboccò con lui nel 1834, fondandosi sul tempo
decorso, in altri termini, sulla prescrizione. Anche
il Console Hearh s' impegnò di questo affare, e non
potè riuscire. Figuratevi dopo dieci anni di più. Credo
r affare disperato. Nondimeno, io avrò un abbocca-
mento col Valle: ma prima, desidererei sapere in
qual anno mori il Villa, lasciando il danaro nelle
mani al Valle: insomma, qualche piccolo dettaglio,
sul quale consulterei, senza spese, un avvocato mio
amico, prima d' abboccarmi col Valle. — È molto pro-
babile ch'io trovi modo di conoscenza con quei Si-
gnori che mi nominate quanto all'afifar dei vapori;
ma non importa scriverne perora. — La medaglia si va
lentamente vendendo, e si venderà anche meglio tra
non molto, quando in questa immensa Babilonia sarà
conosciuta. Chi sa se un giorno anche questa non
vi arriverà! Ne avrei gran piacere. Ne abbiamo fatto
due serie: una in bronzo, da cinque scellini F una :
l'altra in una materia più scadente a- uno scellino e
mezzo. Se potessero circolare in Italia, sono certo che
se ne venderebbero alcune migliaia. — Sto bene di salu-
te; — Lavoro intorno all'articolo sull'Amministrazione
degli Stati del Papa, ed ho quasi finito. — Abbiamo
finalmente fondata un'Associazione pubblica per la
Protezione dei ragazzi e garzoni Italiani : abbiamo
fissato uri impiegato, il quale sarà pronto a ricevere
84 EPISTOLARIO. [1844]
ogni sera le lagnanze loro contro i loro padroni : la
Società verificherà e farà processo, se occorre. I fondi
della Società saranno posti nella Banca di Londra
e Westminster. Lord Ashley sarà il Presidente. Que-
sta Società non prenderà sviluppo grande se non
dopo un Meeting i)ubblico che avrà luogo quando
le persone alte cominceranno, tra un mese, a tornar
di campagna. Ma intanto, abbiamo cominciato, avendo
già qualche fondo, a metterla in attività. Vedremo ora
i risultati che questo avrà per la Scuola: cioè, se i
padroni s'impauriranno, e manderanno tutti i loro
garzoni alla Scuola, o se vorranno mantenersi in
guerra. Ve ne dirò. — Le cose di Spagna zoppicano;
il Governo pare abbia successo per un lato; per
r altro, la sua condizione peggiora ogni giorno più.
Del resto, non v'è nulla di nuovo che importi; e solo,
ho piacere che il General Prim non sia stato con-
dannato a morte. — La prigione, nei tempi che cor-
rono, è una cosa sulla quale nessuno può far calcoli.
— Qui fa un freddo accanito. Sperava ieri un po' di
nev^e: ma v'è vento che l'allontana. — Il padre teme,
dalle sue linee, ch'io mi lasci acciecare dagli applausi
del popolo: ed ha torto, perché so benissimo quanto
valgono; nondimeno, è certo che la parola di verità
escita di bocca da un uomo le cui azioni siano irre-
prensibili e libere di sospetto d'interesse proprio,
ha sempre potenza sulle moltitudini, che in fondo
non cercano impieghi, e non possono aspirare a mi-
nisteri. — Bench' io persista nella mia intenzione di
gita, credo farò il Natale a Londra. Ho troppo cose
da finire, per essere libero a tempo. Addio: v'abbraccro
ambedue con amore, e amate sempre voi pure il
vostro
Giuseppe.
I
[1844] KPISTOLAKU). 85
MDCCXOVI.
A Giuseppe Lamberti, a Parigi.
[TiOndra, 9 dicembre 1S44].
Caro Lamberti,
Ti mando per uu amico francese due medaglie
in bronzo. — Ne hai tre di queste, e una delle altre.
Bada, ne tengo conto, perché io sono responsabile
agli Operai, che hanno anticipato il danaro; e ti tengo
quindi mallevadore o del danaro, o delle medaglie.
Qui si vendono: ma abbiamo speso lire 35 fra conio
e medaglie : non possiamo dunque anticipar più un
soldo; e intanto mi duole di non i)oterne rnandare
né in America, né a Malta, né a Cor fu, dove di certo
se ne venderebbero. Avete danaro in cassa? no di
certo; ma se per caso ne aveste, io vi domando, per
conto dei nostri operai, di mandarcelo, perché si possa
cavarne intanto altri esemplari da mandare qua e
là: voi riterreste poi il danaro sulla vendita che fa-
reste in Francia.
Ho ricevuto la tua in data del 29. Aspetto im
pazientemente la fine della corrispondenza Parte-
s[otti]. Forse ne stamperò alcuni estratti, dedicando
il tutto alla I. E. Direzione di Polizia di Milano. (^)
MDCCXCVI. — Pubbl. da D. Giuri ati, Duecento lettere, ecc.,
cit., pp. 53-55. Qui si riscontra sull'autografo, posseduto dal
Dr. Daniele Vare. A tergo di esso, di pugno del Mazzini, sta
l'indirizzo: « Mons. Joseph Lamberti, Café de France, Cours
des Fontaines. » La data si ricava dal Protocollo della Giovine
Italia, da cui apparisce che la lettera giunse con « mezzo fran-
cese ignoto. »
(^) Di questa pubblicazione il Mazzini smise poi l'idea, a-
scoltando forse il suggerimento del Lamberti, il quale, il 22 di-
8fi EPISTOLARIO. [1844]
Vorrei che tu dicesti da parte mia a Michele che
desidero sia cancellato il nome di Micciarelli dal-
P opuscolo; nuovi dubbi insorgono. Vorrei che Pietro
s'incaricasse di cangiare il § in questo senso; ....« s'ag-
giunsero, se credo ai Bandiera, Parti d'un traditore. »
— Lasciar fuori tutto il resto, e saltare alla lettera
d'Attilio : metterla per intero, sostituendo T. V. M. al
nome esplicito. (^)
Non dimenticare, ti prego, questa commissione.
Amami, e credi all' affetto del
tuo
Giuseppe.
Eoche ti saluta, dolente di non averti potuto ve-
dere prima della sua partenza.
MDCCXCVIl.
ALLA Madre, a Genova.
[Londra], 10 dicembre 1844.
Mia cara madre,
Rispondo alla vostra dei non so quanti perché uno
scompiglio messo nelle mie carte dalla domestica non
cambre 1844 gli scriveva : « Faccia quanto vuole per corrispon-
denza Partesotti, ma a me par ragazzata a morder la pietra per
la mano che die la pietrata. Le polizie fanno il loro mestiere. »
Protocollo della Giovine Italia, voi. Ili, p. 123.
(^) Infatti, nella prima edizione dei Ricordi dei Fratelli Ban-
diera, che per la stampa furono affidati alle cure dell' Accursi e del
Giannone, il nome del Micciarelli era dato con le sole iniziali.
MDCCXCVIl. — Inedita. L'autografo si conserva nella
raccolta Nathan. Non ha indirizzo, né timbro postale. A tergo
di esso, la madre del Mazzini annotò : « 10 Xbre 1844. »
[1844] EPISTOLARIO. 87
mi lascia per ora possibilità di trovarla; ma l'ho
ricevuta sul finire della settimana scorsa, e siamo in
redola. Sto bene ; ma fa straordinariamente freddo :
cominòiò a nevicare l'altra sera; ma non continuò:
finirà nondimeno cosi, e non mi dispiace. Ora vengo
a una grande speculazione, ma il padre non si spa-
venti; non si tratta di rischi, si tratta di mandarvi
il danaro anche prima. Il biglietto acchiuso è di
Angelo ; ma V affare non viene da lui solamente,
bensì da uno dei Ross[elli], famiglia che m'è tanto
amica, e alla quale mi farebbe vero piacere di ren-
der servigio. Leggete e fate leggere il biglietto.
Xon v'è rischio, non incertezza. Si tratta che qui
le monete da 100 franchi nostre si vendono a più;
e a tanto di più, che fatti i conti dai due. Angelo
e l'altro eh' è negoziante, se si potessero avere
quaranta di quelle monete per settimana, in un anno
si guadagnerebbero trecento lire sterline. Ora, se voi
prestate l'opera vostra, il patto fra noi è che cento
lire andrebbero al negoziante: cento ad Angelo che
benedirebbe voi, e cento a me senza eh' io avessi da
rischiarvi neppure un soldo. La cosa potrebbe farsi
uaturalmente per mezzo d' un corrispondente mercan-
tile regolare: ma il corrispondente in primo luogo
indovinerebbe la cosa e finirebbe per farla per conto
suo: in secondo luogo, prenderebbe un forte inte-
resse. Vedete un po' dunque, se potete, per mezzo
<V un amico, servirci voi. ISTon ci vuole ingegno, e
ognuno può farlo. Xon ho obbiezione a che ne par-
liate al Signor Andrea : e troppo amico mio per non
interessarsi d'una cosa che senza mio rischio può
darmi guadagno : qualunque altro del resto, purché
fidato, può servire allo scopo. L' amico ha parlato del
cambia valute, perché non si può sperare regolarità
88 EPISTOLARIO. [1844]
e quantità se non in qnel modo; ma ben inteso, se
voi stessi avrete di queste monete o potrete averne
dai vostri amici, tanto meglio: le manderete. So pur
troppo che quando parlo di speculazioni, devo* farvi
trasalire; ed è per questo che lo ho detto chiara-
mente ai due anìici: il negoziante in conseguenza
mi disse: lereremo tutte le giuste paure, e ap2)ena
avrete risposta favorevole, manderò subito il danaro
pel primo invio e via cosi. Anche Angelo vi dice lo
stesso. Sicché non si tratta che d' avere risposta da
voi che dica: manda il danaro ed io lo cangierò. L'a-
spetto dunque con desiderio.
Kon ho ancora ricevuto da Parigi il mio opuscolo
sui Bandiera stampato: P aspetto a momenti. La
medaglia lentamente si vende. Sento dire oggi ap-
punto essere arrivato un vapore detto V Iheria che
parti da Genova il 25; toccata Genova, dicono, e non
partito da Genova: pare dunque che non abbia che
fare con quel tal progetto di una linea di vapori che
m^ accennaste. Domani, spero, saprò qualche dettaglio
— e ve ne scriverò nella mia ventura. — A Malta,
il Governatore, fatti chiamare tutti gli esuli Italiani,
ha dichiarato loro, che nessuno di loro potrebbe,
sotto pena d'espulsione, lavorare in o per giornali
dell'Isola: non solamente per articoli originali, ma
per traduzioni, o in altro qualsivoglia modo. T'erano
appunto due o tre poveri diavoli che vivevano tra-
ducendo o correggendo prove. Vedete come questi
Signori si legano! Questo è un secondo servizio
reso al Governo Napoletano, che teme si spargano
articoli di giornali Maltesi, per la vicinanza, ne
gli Stati suoi. (^) Ho mandato su questo oggi alcune
(^) Questa notizia, che il Mazzini aveva potuto avere diretta-
mente da Malta, da dove anche da Emilio Sceberras era conni-
[1844] KPISTOLARIO. 89
rillessioni al Morning ChroniGle: vedrò se le inse-
rirà. (*) Già possono far quel che vogliono: a me certo
non impediranno di scrivere; e quanto a ciò che gli
scritti possono fare, basta uno per tutti. Vedremo
se m' impediranno di far entrare in Lombardia e ne-
gli Stati Napoletani il mio opuscolo sui Bandiera.
— S'accosta Xatale, tempo più tristo che allegro j)er
me: del resto, forza d^ animo e rassegnazione. Conti-
nuo a dare la domenica letture d'Astronomia alla
Scuohij e tra i miei uditori ebbi 1' altra domenica
quella tal Signora, moglie del Parlamentario, che as
saggiò i maccheroni alla Scuola. Salutate tanto per
me Andrea e N[apoleonej e abbiatevi, voi e il pa-
dre, un abbraccio d'amore dal
vostro
Giuseppe.
nicata al Lamberti (ved. Protocollo della Giovine Italia, voi. Ili,
p. 148-149), ieggerasi pure nel Journal des JJébats del 10 dicem-
bre 1844. nel modo che segue : « On écrit de Malta le 10 dé-
cembre : Les réfugiés italiens résidant ici ont été mandés la
semaine dernière par le gouvenieur. qui lenr a rapporté que
le gouveinement u'accordait d'hospitalité aux émigrés, qu'à
la^conditiou qu'ils ne se méleraient pas d'affaires politiques,
et surtout qu'ils n'écriveraient pas dans les journaux publiés
à Malte. M. Sajani, directeur du Mediterranée, a dùquitterla
rédaction de cette feuille. »
(^) Il Morning Chronicle, nel n. dell' 11 dicembre 1844,
pubblicò infatti queste « riflt^ssioni, » in forma di articolo in-
titolato : The English Government at Malta and the Jtalian
Exiìfs.
90 EPISTOLARIO. [1844]
MDOOXCYIII.
A Giuseppe Lamberti, a Parigi.
[Londra], 16 dicembre 1844.
Ho scritto ieri per altra occasioue a Micb[ele]
e gli ho mandato 12 medaglie in bronzo. A te ne
mandai mia idem e im' altra bianca pel Lombardo ;
poi due in bronzo per mezzo d' un francese^ delle
quali non m'hai accusato mai ricevuta: poi due in
bronzo e due bianche i^el Polacco che a quest' ora avrai
veduto. Sono in tutto 17 in bronzo, e 3 bianche man-
date in Parigi. Bada: ho mandato le 12 a Michele,
perché m' ha scritto che ne venderebbe una dozzina
almeno egli solo ; ma siccome non so s' abbia venduto
quelle di cinque scellini o di tre, s' ei non potesse ven-
derle, gli ho scritto ti dia quelle che gli avanzeranno.
Vedi un po' se fra tutti potete collocarne. Bisogne-
rebbe, oltre i pochi Italiani, cercare i Francesi : e se
si trovassero una o due Signore un po' in voga che
se ne incaricassero, sono certo se ne potrebbero ven-
dere. Mad. Sand sarebbe eccellente; e accetterebbe
Pincarico, maio le ho reso qualche servizio ; non po-
trebbe quindi rifiutarmi, e non mi piace il chiederla
quindi ; se trovaste altri che s' incaricasse, varrebbe.
Parlane con Pietro: chi sa eh' ei non trovi?
MDCCXCVIII. — PubbL da D. Giuriati, Duecento lettere,
ecc., cit., pp. 55-58. Qui si riscontra dall'autografo, posseduto dal
Dr. Daniele Vare. Non ha indirizzo, né timbro postale. Dal
Protocollo della Giovine Italia si ricava che la lettera giunse
col « mezzo Andrea Vacani, lombardo. »
[1844] EPISTOLARIO. 91
Fate pure qiiiiuto potete per la brochure Biindiera,
etc. Quella è cosa mia^ e confesso che av rei bisogno
di ritrarue un x^o' d^ utile.
Xou manderò più sino a nuov' ordine medaglie
in bronzo, ma credo che avrete bisogno d'alcune delle
bianche.
Io devo lire 24 a Robec[chi] in gennaio : me ne ri-
cordo e le darò senza fallo: bensì, vorrei clie tu gli dicessi
eh' io vorrei — s' ei non ne ha as.soluto bisogno prima
— esser libero di ridargliele, senz' esser vincolato a
giorno, nel mese : alla metà di gennaio devo avere
danaro che m^ è dovuto e mi comoderebbe restituire
allora. — A ogni modo, ei calcoli sulla somma. (^)
Ho ricevuto ieri V invio della corrispondenza At-
tilio per mezzo Rol[andi]. Spiegami un po^ due cose :
l"" com'è che te ne promettono più: com'è che so-
spetti te ne sottraggano una parte importante : coni' è
che non ne siete arbitri! chi l'ha in mano? non era-
vate in tre: tu, Tentolini (^) e Eonna? — 2° com'è che
non si trova una sola lettera di Milano tra le sue carte ?
Sarebbe preziosa. — In una lettera ei dice d'avere
avvisato più d' un anno prima, dei Bandiera : non si
(^) Sul prestito di denaro, giunto in buon punto al
Mazzini, per parte di Giulio Robecchi, ved. la nota alla let-
tera MDCXII. Il Lamberti rispondeva il 22 dicembre 1844 :
« Spero che Robecchi, benché in acque basse, aspetterà: è quasi
sempre malato. » Protocollo della Giovine Italia, toI. Ili, p. 123.
Egli infatti morì V anno appresso di mal sottile. Ved. la nota
alla lett. MCCCXXVII.
(*) L' ing. Luigi Tentolini, esule cremonese a Parigi tino
dal 1833. Ved. su di lui la nota alla lett. CCCXCI e il Proto-
collo della Giovine Italia, voi. I, p. 292. È da supporre che il
Tentolini e il Ronna, i quali avevano cospirato in Italia col
Partesotti, fossero quei due esuli che il Lamberti aveva chia-
mati al letto di morte del delatore (ved. la lett. MDCCXCIII).
92 EPISTOLARIO. [1844]
trova questa lettera, clie sarebbe importantissima : un
anno prima, il segreto dei Bandi[era] non era, all'e-
stero, in mano che di Fabrizi e di me. Da chi poteva
egli aver saputo? — Chi è il barone Thon, connesso,
pare, col governo Napoletano? (^) .
Persisto a credere che sarebbe bene pubblicare
frammenti di quella corrispondenza ; e lo farei volen
tieri in una lettera ironica indirizzata da me, de-
dicata alla I. E. Direzione di Polizia di Milano. Per
quanto egli abbia fatto danno, il danno maggiore è
non pertanto il morale ; è l'opinione sparsa in Lom-
bardia che Attilio, uno de' nostri, membro, creduto,
di Comitati, etc, abbia saputo e detto ogni cosa :
quindi diffidenza assoluta in ogui altro. Importa dun-
que dire alla gioventù, come, anche con mezzi sif-
fatti, non si penetra da' governi che un' ombra del
vero: come Attilio sapeva nulla da me, e di me;
poco dagli altri: come mangiò il danaro lombardo nar-
rando per due terzi storie, e novelle: le mie lettere
inventate: il viaggio a Londra inventato, etc, etc.
Vedi un po' se puoi avere altro, o darmi altri raggua-
gli sulla cosa: poi dimmi meditatamente il tuo avviso.
Il giovane che ti reca questa è un dei nostri
operai, natura candidissima popolare : va in Lom-
b[ardia] per la cospirazione: se hai qualche cosa per
Giacomo o altri sulla sua via, giovatene pure: è
esattissimo, f) Addio: ama il tuo
Giuseppe.
(i) Era addetto all' ambasciata austriaca a Parigi. Yed. la
lett. MDCCXCIII.
(^) Sempre a i)roposito del porgitore di questa lett., il Mazzini
avvertiva in un poscritto in principio della pagina dell'auto-
grafo: «Ti raccomando il giovine: vedi al principio della terza
facciata. »
[1844] EPISTOLARIO. 93
Colle quattro medaglie devi avere avuto dal me-
dico Polacco due libri i^er Dyb[owski].
Lov[atelli] è interamente sfumatola
Oos' è successo di Paolo ì Che fa Pietro ? abbrac-
cialo per me e digli che : nous sommea aujoiinV Imi
ce que nous étions hier : non vedo che si debba ri-
nunziarCj non dico all' impresa, ma a quella parte d^e-
ducazione rivoluzionaria ch'esige pure un'organizza-
zione qualunque. Io non chiederei per ora se non
questo a quanti nostri vogliono adoperarsi : afferrare
tutte occasioni, e studiarle, per organizzare mezzi di
diffusione di scritti dovunque si possa : vorrei uomini
non appartenenti alla cospirazione,' non in vista, e
da non destinarsi ad altro se non che a far giungere
scritti in Italia, condurli per una catena d'un in-
dividuo a ogni tanto da un punto all' altro : conse-
gnarne alcuni, e spargere il resto in ogni modo che
piaccia, anche lasciandole cadere copie in caffè, tea-
tri, vie nella notte, etc. A questo pochissimi uomini
popolari, sia dediti al contrabbando, sia ad altro,
collocati sui confini dei paesi, basterebbero: ignoti
alla cospirazione, e non dovendo, ripeto, far altro. Uno
a Livorno, un altro in un punto intermedio^ un altro
tra Toscana e Romagna, e v ia cosi : i corrieri, se fossero
onesti (ciò che non sono), conoscono di siffatta gente.
Forse, tra un po' di tempo si potrà offrir loro anche
una piccola retribuzione di tempo in tempo : e a ogni
modo, essendo essi arbitri indipendenti d',un numero
di copie (Fogni cosa, i)otrebbero guadagnarvi. Bisogna
che noi oggi facciamo giungere la nostra voce alla
gioventù ignota, senza passare per F azione dei co-
spiratori : bisogna inoltre che serbiamo i pochi ignoti
quanto più si può, evitando loro il contatto, le cure
della diffusione, e la moltiplicità delle attribuzioni.
94 EPISTOLARIO. [1844]
Addio : queste cose le dico più per Pietro e Battista
che per te: ti vorrei attivo con me; ma non uso d'in-
fluenza () d' insistenza con te per rimoverti dalle tue
determinazioni. Addio.
(Giuseppe].
Dà a Battista P unita dichiarazione della medaglia.
MDCOXCIX.
Alla madre, a Genova.
[Londra], 17 dicembre 1844.
Mia cara madre,
Neppure oggi posso accusarvi la data della vo-
stra lettera, ora vi dirò perché ; ma ho ricevuto la
vostra, venerdì passato ; oggi è mercoledì. Ora ecco
la ragione del non avere sott'occhio la vostra lettera,
e dello scrivervi poco. Cangio di casa oggi, anzi in
questo momento. Guardate cosa mi va a succedere.
La notte scorsa è scappato portando via tutta la
sua mobilia il i)adroue di casa, che alloggiava giù
al pian terreno. Questo padrone aveva tutta la casa
in sua testa per appigionarla; ma non era il vero
padrone: è il solito qui. Ora, s'egli fugge, vuol dire
che è in debito di Dio sa quanto col vero i)adrone,
e probabilmente colle tasse del Governo. E qui v' è
la legge che il padrone di casa, proprietario, ha
MDCCXCIX. — Inedita. L" autografo si conserva nella rac-
colta Nathau. A tergo di esso, di pugno del Mazzini, sta l'io-
dirizzo: «Madame Maria Geronima Bottaro, q.»^ Agostino, Gè-
nes, États Sardes, Frauce, Italy. » Sullo stesso lato, la madre
del Mazzini annotò : « 1844, 17 Xbre. Nuovo indirizzo. » La
data si ricava pure dal timbro postale, che è: Paid 18 de. i844.
[1844] EPISTOLARIO. 95
diritto di prendere iu compenso di quanto gli è
dovuto, tutto quello ch'esiste nella casa. Sicclié se
capita in tempo ha diritto di prendermi tutto. Ho
dovuto dunque cercare in fretta una casa, e in
questo momento sta il carro coi mobili alla porta.
Siamo dunque probabilmente salvi ; ma figuratevi
che trambusto in ventiquattr'ore ! Basta : questa sera
sarà finita. La casa fortunatamente è buona; migliori
stanze di quelle che abbiamo ora, precisamente per
lo stesso prezzo. Sta al n. 109. High Holborn. E a
questo indirizzo, conservando sempre lo stesso nome,
manderete le vostre lettere. — Sto bene, ma ho la testa
per aria, come potete immaginare. Il freddo è un po' di-
minuito: e invece abbiamo la nebbia, e l' umido. Sento
dire che a Torino abbia fatto un freddo terribile: temo
sia lo stesso da voi. Ho avuto V ultima parte di corri-
spondenza di quella spiti : piena delle cose le i)iù strane
del mondo: riferisce che io sono malato gravemente
d'asma, e che i medici avendomi proibito di viaggiare
sul niare, io non potrò intervenire nel movimento :
la lettera era scritta quando v' era il fermento in
Italia. Vedrò tutto più in comodo nella casa nuova,
e vedrò cosa se ne può fare. — Vi scrivo sopra un
orlo di finestra, perché non ci ho più tavola ; e per
oggi bisogna che abbiate pazienza. Vi lascio con un ab-
braccio. Il primo carro è andato: e deve ora andare
il secondo eh' è l'ultimo; se dunque ce lo lasciano
portar via senza incidenti, tutto è finito. Vedrò di
dirvelo, prima d' impostar la lettera. Ben inteso, una
volta fuori, nessuno ha più il menomo diritto sopra
le cose nostre*. Un abbraccio al padre, e credete al-
l'affetto del
vostro
Giuseppe.
96 EPLSTOLARIO. [1844]
MDOCO.
Alla madre, a Genova.
[Londra], 25 dicembre 1844,
Madre, padre, sorella^ parenti ed amici intimi di
casa: a tutti voi benedizioni ed amore, a ciascuno
secondo il grado cbe occupa nel mio cuore ! Quando
v'arriverà questa lettera, saremo già nell'anno nuovo;
ma io non vi manderò voti, auguri, e simili ciarle;
mi manca il potere per realizzarli : lasciamo fare Id-
dio; noi degli eventi non siamo padroni : siamo padroni
del nostro cuore : e di questo parlo. Manteniamolo, fin-
ché Siam qui, puro, costante negli affetti, tranquillo,
rassegnato, checché avvenga, alla volontà del Signore,
fermo, checché avvenga, nelle credenze abbracciate con
convinzione, libero d'odio, e d'ogni bassa passione, tale
insomma che la nostra vita sia preparazione ad un'al-
tra, dove — se mai non potessimo più in questa. Dio
ci darà d' incontrarci tutti, migliori e meno infelici.
Questo è il mio saluto per l'anno nuovo; ed ora, ecco
la mia promessa, perché io mi riconosco vincolato a
voi e in obbligo di fare che non abbiate mai ad ar-
rossire per me. Io cercherò neiranno nuovo di farmi
migliore: v'amerò sempre con tutte le potenze del
mio cuore: manterrò saldi e inviolati i miei prin-
cipii, e il mio rispetto pel Vero, eh' è l'om])ra di Dio
MDCCC. — luedita. L'autografo si conserva iiellii rac-
colta Nathau. Non ha indirizzo, né timbro postale. A ter^no di
esso, la madre del Mazzini annotò : « 2ó Xbre 1844, con il capo
d' anno, lettera santa. »
[18441 EPISTOLARIO. 97
sulla terra. Mi conforterò nel mio esilio del vostro
amore, e della coscienza eh' io solfro pel Vero e pel
Giusto: lavorerò quanto pili potrò, come il padre mi
va ripetendo, per rendermi il più indipendente pos-
sibile dagli accidenti della fortuna, ma non dimenti-
cherò mai quello eh' io devo al mio paese e a me
stesso. Così sia. Amatemi sempre voi, che m'aiute-
rete a tenermi saldo nel mio pro]H)SÌto.
Subito dopo voi, saluto in capo di lista l'Andrea,
il vecchio amico, costante come un parente buono;
e quello eh' io dopo voi e Antonietta che pongo con
voi, desidererei più di vedere. E dopo lui, lo invio al-
l'amico X[apoleone] e all'amico Filippo, e a G. B. X[o-
(*eti|. del quale da un secolo non sento più parlare; e
al buon amico del cane, e all' anàca ignota, e a quanti
v'amano, e amate. Si ricordino tutti in quel giorno
dell'esule che vive col corpo in queste nebbie del
Xord, ma collo spirito sempre in Italia, fra' suoi.
I parenti fanno classe a parte : e prima le donne,
poi gli uomini, date la mia benedizione a quanti si
ricordano di me e specialmente alla zia Antonietta
e a Oliausson. Estendo pure il mio saluto cordiale a
tutta quanta la famiglia dell'Andrea, compreso, s'in-
tende, il Signor Giusepi^e. Non parlo neppure di Cli ce-
chino nostro: egli è uno con Antonietta, ma non mi
dimenticate con tutta la sua famiglia.
E mi ricordo a Benedetta, alla quale voglio sem-
pre bene, e che vorrei poter far ridere col raccon-
tarle le stranezze della cucina inglese, e gii usi di
qui. Datele una buona stretta di nuino, e sia sempre
buona con voi come voi, ne son certo, sarete con essa.
Tutto è andato bene, quanto al mutamento di casa;
un giorno di più, ed era tutto ])erduto : il giorno dopo,
i collettori delle tasse assediavano la porta.
Mazz[.vi, Scritti, ecc., voi. XXVII (Epi.stolario, voi. XIV). 7
98 EPISTOLARIO. [1844]
Ringrazio con quanto più affetto posso il padre
della Strenna che ni' ba mandato e cbe ho riscosso
ieri. Fo oggi Natale col mio vecchio amico Polacco,
con una fanciulla che m' ha mandato ieri a regalare
un paio di pantofole, e con un operaio che fa da
maestro volontario alla Scuola, e che non ha famiglia.
Beveremo un bicchiere di vino Italiano alla salute
vostra ; e quanto al resto, scriverò nella mia prima
lettera. Oggi, non voglio parlar d'affari. Dio vi be
nedica, ed amate il
vostro
Giuseppe.
MDOCCI.
Ad A. Cesark Marani, ;i Dublino.
[Londra], venerdì [.... 18441.
Fratello mio.
Ricevo la lettera vostra: e aspetto l'opuscolo. Col-
l'avvocato sarà fatto come desiderate. Vi scrivo in-
tanto poche parole per regolarizzare le nostre faccende.
Voi avete in oggi una doppia missione: quella
di membro della Giovine Italia: quella d'incaricato
di favorire le cose della nostra Scuola.
Come membro della Giovine Italia^ e uniforman-
dovi all'Istruzione Generale^ voi dovete dichiarare
la quota mensile alla quale vi costringetL\ 11 mini-
nmm, come avete veduto, è di 50 cent., ossia (jui
MDCCCI. — Pnbbl. da G. Canevazzi, Lettere di G. Mazzini
a C. Marani. ecc., cit. (in II Bisorgimento Italiano, Biv. cit..
p. 220-221). Qni si riscontra sull'autografo, conservato nel
Museo del Risorgimento di Modena. L' indirizzo, di pugno del
Mazzini, è il seguente: « Sig. A. C. Marani, 1, Lower S.iekvillc
Street, Dublin. »
[1844] EPISTOLARIO. 99
six pence mensili; il di più è lasciato, alla vostra vo-
loutà, comparativamente coi vostri mezzi. Ma qua-
lunque sia la quota mensile che vi scegliete, anche
menoma, è necessario che sia regolarmente versata.
Bisogna che nel Eegistro generale a fronte del vo-
stro nome sia continuamente la cifra delF imposta
che vi c^ssegnate.
Se trovate altri che non abbiano difficoltà d'af-
figliarsi, prescrivete loro la stessa condizione ; date i
nomi, paese, occupazione, etc.
Con Italiani che o non dividano tutti i nostri prin-
cipii, o siano dalla i)aura svolti dalPai)partenere alla
Giovine Italia limitatevi a perorar per la Scuola, e
l)er l'istruzione dei poveri nostri fratelli; il progetto
nostro è non solamente di mantenere la Scuola
quij ma di fondarne altrove, se si potesse riescire
a formare un fondo. Per quest^opera dell'istruzione
non dovrebbero trovarsi oppositori. Qualunque sia
l'opinione politica loro, non possono a meno d'ap-
provare che si dirozzi l'uomo, e gli si dia un i)o^ di
(•oscienza della sua dignità e un mezzo di procac-
ciarsi meno indecorosamente un tozzo di liane. Sia
nelle opinioni politiche, sia nelP opere di carità, gli
Italiani, quanti sono all' estero, dovrebbero tra per
sentimento di dovere, tra per farsi stimare dagli stra-
nieri, associarsi fraternamente. E noi appunto con-
cepiamo la Giovine Italia come una grande Associa-
zione Xazionale, nella quale ogni uomo giova come
può, e nella direzione ch'egli si sceglie, simile a
quella che avete sotto gli occhi in Irlanda, e che
chiama le simpatie di tutta Europa.
Addio; credetemi ora e sempre
fratello vostro
G. Mazzini.
100 EPISTOLAKIO. [1845]
P. S. Eicevo iu questo momento il libro del Si-
gnor Luzy. — Vi riscriverò.
MDCOOII.
ALLA Madre, a Genova.
[Londra], 2 gennaio 1845.
Mia cara madre,
Rispondo alla vostra del 20 dicembre dell'anno
passato, col bigliettino gentile acchiuso. Rispondo
ora, finiti i giorni di festa, mezza festa, etc. 11 giorno
di Natale ebbi, come sapete, il mio polacco, (^) un ope-
raio maestro volontario alla Scuola, e una fanciulla
inglese che conosco da un i^ezzo. Abbiamo bevuto
alla vostra salute con una bottiglia di vino italiano:
e qui fini ogni cosa. Ieri, primo delPanno, non in-
vitai alcuno. Prima di parlar d' altro, ho da rispon-
dere a due osservazioni del padre, una concernente
il Papa, V altra concernente la società di i^rotezione
che ho fondato. Quanto al Papa, sono franco abba-
stanza per dire, a tutti se occorra, che non è pos-
sibile mantenersi nei limiti della famosa distinzione
tra il Papa e il Re, quando egli stesso V ha violata
e la viola. Egli ne' suoi atti non distingue : ordina,
e vuole essere ubbidito. Tutti gii atti temporali tP un
Papa devono essere l'applicazione esatta dei prin-
cipii spirituali eh' egli proclama veri. Io non posso
MDCCCII. — Inedita. L' autografo si conserva nella rac-
colta Nathaii. Non ha indirizzo, né timbro postale. A tergo
di esso, la madre del Mazzini annotò : « 2 gennaio 1845. »
(^) Allo stesso modo degli anni precedenti, sarà stato Carlo
Stolzman.
[1845] EPISTOLARIO. 101
annnettere che dalla tal' ora alla tale altra, lo stesso
uomo sia infallibile, e dalla tale alla tale fallibile. Inol-
tre, io non credo all'infallibilità spirituale del Papa,
né olitegli sia rappresentante della religione: credo
d'essere dieci mila volte più religioso di lui. Come
volete eh' io creda ch^ egli è il Vicario di Dio in terra,
quando la sua elezione, risultato di cabale note a
tutti e sottomessa al veto degli Ambasciatori, è un
atto politico^ e non religiosoì Io credo alla Chiesa,
e non al Papa ; ma oggi Chiesa non esiste ; e come
i popoli sono schiavi d'alcuni usurpatori, che vio-
lano a ogni tratto la legge di Dio, così la Chiesa
è schiava d^ un piccolo numero d' usurpatori col-
legati coi re e rappresentanti del diavolo. E que-
sto a scarico di coscienza. Quanto alla Società di
protezione, se i padroni prendessero la decisione
di licenziare i ragazzi, sarebbe una cosa eccellente:
hanno convenzioni e sarebbero obbligati a mandarli
in Italia. Qui, parlando specialmente dei suonatori
d'organetti, vengono i^erché grossolanamente ingan-
nati dai padroni che vanno a reclutarli: se sapeste
come sono poi trattati una volta nelle mani dei pa-
droni; e se sapeste come li battono, e li obbligano
a mendicare, e far da buffoni, e saltare, e recitare
la parte di sordo-muti, e disonorarsi cogli Inglesi!
Voi non sapete i fatti che so io: questa è una vera
tratta dei bianchi, e il mio scopo lontano è quello
dell'abolizione; ma siccome qui non vi sono leggi
che possano provvedere, l' unica via è quella di ob-
bligare i padroni a trattar meglio i loro garzoni: se
dovranno contentarsi del loro onesto lavoro e non
esigere di più — se nello stesso tempo saranno ob-
bligati a non trattarli da cani ma da uomini e a
spendere per conseguenza più ch'oggi non spendono
102 EPISTOLARIO. [1845]
— dovranno diminuire di molto l' importazione di
questa mercanzia, dico mercanzia, perché tale è per
questi uomini. Del resto, queste sono conseguenze
lontane : per ora, non v' è altro, se non riescire a
prendere le parti di questi poveri diavoli quando
hanno la testa rotta o quando è fatta loro una grande
violazione di contratto, controia quale essi, soli, senza
conoscenza di lingua, senz'anima che li aiuti, non
potrebbero nemmen protestare. — ì^on so s' io v' ab-
bia detto nelP ultima mia che nel caso che una per-
sona inglese vi portasse una lettera mia, non è per
voi, ma per V amico N[apoleone], e vi prego di con-
segnargliela. — Ho finito l'articolo sugli Stati del
Papa, (^) e ho scritto al Direttore della Ei vista che pre-
ferisco per offrirglielo : udrò la risposta. Ora, bisogna
eh' io mi ponga presto a finire l'opuscolo inglese sulla
condizione delle cose in Italia, perché bisogna si pub-
blichi alla riapertura del Parlamento in Febbraio. —
Farò quello che mi è chiesto nel gentilissimo biglietto
acchiuso nell'ultima vostra, e lo farò con vero pia-
cere. — i!^on vi scordate di procurarvi quelle informa-
zioni sulle date della morte, sull'anno in cui fu data
la procura, etc. per l' affare di quel povero diavolo :
se no, non posso far niente. — Sto bene di salute.
Non fa freddo : fa un temi)o umido, senza una goccia
di pioggia, ma che deposita nelle strade un fango
eguale a quello che produrrebbe una pioggia di quin-
dici giorni. — Sentirò cosa mi dice la vostra prima
intorno alla commissione degli Angeli. — È vero
che si mette il gaz nella città ? (^) — Tiro innanzi a
^ (i) Sull'art. The Papal States, che fu poi pubbl. nella Wesl-
lìiinster Beview del novembre-dicembre 1845, ved. le lett. seguenti.
(2) Il sistema d'illuminazione a gas fu introdotto in Ge-
nova P anno appresso.
[1845] EPISTOLARIO. 103
dar le mie Letture alla Scuola la Domenica. — Fa-
ceste il Natale soli, o avevate qualcbeduno con voi?
— Addio, miei buoni parenti : credete all' amore in-
variabile del
vostro
GrIUSEPPE.
Credo d' avervi dato pel mio indirizzo il n. 109 ;
se mai, mettete il 108. (^)
MDCCOIII.
A Giuseppe Lamberti, a Parigi.
[Londra], 8 gennaio 1845.
Caro amico,
Ebbi, subito dopo aver chiesto nuove tue con qual-
che inquietudine a Michele, il rotolo, giornali, etc.
che mandasti a Ro[landiì — più un biglietto del 25,
che m'avvertiva dell' invio. Scrivi ad ogni modo ; è
già molto che non lo fai. Dimmi se mandasti o no
il danaro al giovine, il quale però non intendo come ne
avesse bisogno a Lugano, a due passi dal suo paese. Se
lo hai mandato, lo avrai subito: se no, tanto meglio. (^)
(0 Qnello (li High Holl)orn. Ved. la lett. MDCCXCIX.
MDCCCin. — Pubbl. da D. Giuriati, Duecento Lettere, ecc.,
cit., pp. 63-65. Qui si riscontra sull'autografo, conservato
presso il Dr. Daniele Vare. Non ha indirizzo, né timbro po-
stale^ ma dal Protocollo della Giovine Italia apparisce che la
lett. giunse per « posta franca. »
(-) 11 «giovine lombardo» era qnelP Andrea Vacani, cit.
nella lett. MDCGXCVIII. « Non inviai danaro al Ciani pel
giovine lombardo — rispondeva il Lamberti il 13 gennaio, —
perché aspettava suo ordine. — Lo farò poi come fatto suo,
se non si spedi. — Capisco anch'io che, una volta a Lugano,
non deve aver bisogno di nulla. » Protocollo della Giovine Italia,
voi. Ili, p. 167.
104 KrisTOLAKio. [1845]
11 prezzo delle medaglie è 5 scellini per quelle
in bronzo: uno scellino e mezzo per 1' altre: torse ho
sbagliato calcolando in franchi.
Cosa ti salta in testa quando mi dici che non
hai mai rubato danaro a noi, etc, etc. ? Chi sogna
siffatte cose? Mandandoti medaglie, tu, non sai)endo
altro, potresti benissimo credere che fossero cosa mia
e che quindi tu potessi darne per bene della causa
due, tre o più^ a giornalisti o amici. Io t'avvertiva
quindi che io doveva conti esattissimi agli operai di
qui. Dubiti anche di me?
Se non hai mandato danaro al gioviiie operaio,
ti gioverai della prima occasione i)er mandar quel
tanto che avrete fatto delle medaglie. (*)
Sono costretto a mandarti una lettera da impo-
stare: più la metà di venti lire in biglietti di banco
per Robecchi. Appena avrò nuove dell'arrivo di que-
ste mezze, manderò l'altre: sai eh' è il metodo gene-
rale; e che s'incollano poi le due metà. Kimarranno,
se non erro, quattro lire che manderò per occasione
appena potrò. Dimmi a ogni modo la somma esatta
ch'io devo, se Rob[ecchi] se ne ricorda, perch'io
mai non sbagliassi.
L'indirizzo Turner è buono^ ma v' è disordine e
temo non si smarrisca qualche cosa. Xella stessa
(^) Alla lett. segnata al ii. MDCCXCVI, con la quale il
Mazzini avvertiva il Lamberti di tenerlo mallevadore del
danaro o delle medaglie coniate a Londra, clie gli aveva fatto
giniigere, quest' ultimo, in un momento di cattivo umore, aveva
risposto il 22 dicembre 1844.: « Non so perché ei mi dica che
me ne fa responsabile. — Non gli ho mangiato mai danaro, uè
roba, ed eseguii sempre religiosamente ed onoratamente le loro
commissioni, né io, d'altra parte, gli ho chiesto mai di farmene
venditore : hien au contraire ! » Protocollo della Giovine Italia,
voi. Ili, p. 121.
[1845] EPISTOLARIO. 105
strada di Tiirner v'è Cesarini : (^) puoi far recapito a
lui, e a Eolandi.
Il mutamento di casa m'è andato bene.
Le lettere mie a Partes[otti] sono precisamente
le uniche ch'io ^\\ scrissi. ^M'occuperò d'una piccola
brochure; la Direzione di Polizia, come dici, foceva il
suo mestiere ; ma lo faceva male, ed è perciò eh' io
vorrei deriderla. '
Conosco il Bel trami, buon giovine di Eeggio, e
più onorato nella sua condotta che non molti de' suoi
confratelli operai: ma bestia come Dio non vuole.
Non credo che abbia biolietti miei, se non pèv scarpe
o stivali. Del resto, corrispondo con cento persone
diverse, ma non intendo cosa s'abbia da cavarne.
11 Lomb[ardo) di cui parli è giovane del quale co-
nosco tutta la vita; ma vorrei che potessero chie-
dergli s' egli ha avuto una mezza parola da me su
chi io conosca in Lombardia. Me ne chiese, e gli ri-
sposi, che io non lo conosceva da lungo abbastanza
per poterlo porre in contatto col menomo de' miei
conoscenti. Se io non dovessi conoscere che Catoni.
dove li troverei? Le ciarle che si fanno, sono, del
resto inevitabili: lasciali dire. ('*)
Manderò medaglie bianche.
Io vivo : 108, Hish Holborn.
'>r<'
(^) Il Cesari ui aveva aperta uua trattoria, frequentata dal
Mazzini, in Coventry Street. Ved. la lett. MDXXXIII.
(-) « Che sciupa e sporca il suo nome mettendosi in cor-
rispondenza con un Beltrami, del mio paese, calzolaio, che fu
là, poi in Italia, che non conosco, marni dicon poco di buono :
mostra pubblicamente le lettere sue. Anche quel Grassi > Lom-
bardo, ho poco concetto. » Lett. del Lamberti al Mazzini del
22 dicembre 1844 (Protocollo della Giovine Italia, voi. Ili,
pp. 123-125).
106 EPISTOLARIO. [1845]
Griovanui deve essere molto occupato per non
aver avuto tempo di scrivermi un saluto sul finir
dell^ anno. È del resto perfettamente in regola. (^)
Lov[atelli] che rischia tanto pe' suoi affari^ e non
s'avventurerebbe a un viaggio, o a firmare un pro-
clama pel paese^ dà la definizione del patriota Ita-
liano. (^)
Addio; t'abbraccio con vero aftetto; e tu ama
il tuo
Giuseppe.
MDCCOIV.
ALLA Madre, a Genova.
[Londra], 8 gennaio 1845.
Mia cara madre,
Alla vostra dell'anno passato: 28 dicembre. Già
sapete che non v'è stato inconveniente nel traslo-
camento; e quanto alla nuova casa, vi dirò che stia-
mo meglio che non nell' altra : le camere sono più
vaste e più riparate. E quello che più importa, v' è
(1) Questa frase, piena di mesta ironia, è in relazione con
quanto il Lamberti aveva scritto al Mazzini il 25 dicembre 1844 :
« Giovanni [Ruffini] non ha tempo di scrivergli : lo salnta. »
Protocollo della Giovine Ilalia, voi. Ili, p. 125.
(2) « Lovatelli, per affari suoi in disordine, andò tentando
guadagnar V Italia. — Dovea esser un mistero, ma sento noto
a molti. » Lett. del Lamberti al Mazzini, del 22 dicembre 1844,
in Id., voi. Ili, p. 125. Vi si accinse insieme con Tulio Ra-
sponi, ma giunti in Toscana, furono entrambi ricacciati in-
dietro. Ved. le lett. seguenti.
MDCCCIV. — Inedita. L'autografo si conserva nella rac-
colta Nathan. Non ha indirizzo, né timbro postale. A tergo
di esso, la madre del Mazzini annotò: « 8 gennaio 1845. »
EPISTOLARIO.
meno roniore : la strada, eh' è una delle grandi
(li Londra, è romorosissima^ ma io ho preso le mie
(lue stanze sul didietro, e non sento nulla. Sul pa-
drone abbiamo prese le debite informazioni e va bene.
— La spia raccontava favole sulla mia salute e su me,
perché non sapeva che cosa dire di vero ; ma non
per buona intenzione, dacché quando i)oteva sapere
cose vere, le diceva: ha denunziato molte persone che
sono in Italia, e flnanco amici suoi che viaggiando a
Londra, gli chiedevano biglietti d'introduzione per me.
— QuelP altra spia che pretendeva essere stato par-
tecipe della spedizione di Corta, è qui sempre, e viene
a udire le mie Letture della domenica, ma senza cer-
car di parlarmi. — La Società per la Protezione dei
Garzoni Italiani farà del bene, siatene certi, e darà
anche buon concetto di noi agli Inglesi: io non ho
tempo per dirvi tutti gli orrori che alcuni dei
padroni commettono verso i poveri garzoni, e ch'essi
sopi)ortano in silenzio perché non sanno a (;hi di-
rigersi e perché sono abbrutiti sotto il terrore peg-
gio degli schiavi negri : ma vi dirò eh' è una cosa
che grida vendetta, il^essuno avendo contatto con
({uella gente che vive in due o tre stradaccie quasi
ignote di Londra, queste cose non si sapevano. Ma
la Scuola ha tutto rivelato. Appena potrò, scriverò
in italiano un ragguaglio della loro sitnazione, con
una serie di fatti da fare rabbrividire. Sarà uno
scritto di carità; e non vi metterò una sillaba di
politica. Lo indirizzerò agii Italiani, ai caritatevoli,
ai parrochi di montagna dei luoghi di dove cavano
questi ragazzi, e ftirò appello a loro perché j) redi-
chino alle madri, ai padri che non si lascino inor-
pellare da quei che vanno a fare i contratti. Lo man-
derò e vedremo se i governi proibiscono anche quello.
108 EPISTOLARIO. [1845]
Qui poi procederemo per altra via, agendo in. giu-
stizia ogni qual volta ne verrà l'occasione. Vedrete
Cbe andrà bene. — Aspetto con desiderio le osserva-
zioni dell'amico Andrea sulla commissione; ma se
fosse possibile, avrei caro che non si lasciasse di
dare un principio d'esecuzione al progetto, quand'an-
che poi non dovesse o non potesse durare: vorrei far
vedere che siamo compiacenti. — Espartero non ve-
leggia affatto: è sempre qui in Londra. — Vedrò cosa
si può fare per l'uomo di Bavari nella settimana
ventura : bisogna eh' io cerchi d' aver le carrte del
X., ma, forse sbagliando, non vedo le cose chiare
nemmen per quel lato. Oggi, ha ricominciato il
freddo. l!^on ho ancora risposta dal Direttore della
Rivista pel mio articolo sul Governo degli Stati del
Papa. Già è quel tale che mi fa sempre arrabbiare
co' suoi ritardi. — Continuo a far la mia Lettura alla
Scuola, e domenica scorsa ne feci una su Dante :
v'erano due Signore Inglesi, che lasciarono un po' di
danaro per la Scuola, e una delle quali m' ha già
invitato a casa sua per sabbato sera. Quest'affar
degli inviti è la mia morte. Sarei felice se potessi
persuadere gl'Inglesi che devono corrispondere con
me, vedermi alla Scuola, etc, ma non farmi mai in-
viti. Mi nolano senza j)rofitto. Poi, è positivo che
tra la Scuola, le Letture^ le riunioni del Comitato
per la Società di Protezione, le pochissime visite
compresa la settimanale di Chelsea, etc, sono anche
troppo fuori di casa: e l'unico mio conforto è quello
di trovarmi nella mia camera i^resso al mio fuoco,
con un sigaro, in pantofole, e solo. — Ho da scrivere
oggi ancora molte lettere, e non posso esser lungo
come vorrei. Kuove politiche non vi sono, se non
che un miglioramento nelle condizioni di Montevideo,
I
[1845] EPISTOLARIO. 109
di dove, spero, riceverò presto lettere. Sento che
hanno messo all'Indice l'ultimo romanzo di Griier-
razzi: e di più altri due libri italiani dei quali non ho
mai udito parola; libri di tìlosofìa; più una Strenna
con un titolo che non ricordo, ma che parla di piccol
dono. (^) Sapete nulla ì È veramente una maledizione
aggiunta a quella dell' esiglio il non poter nemmeno
avere quei pochi libri pubblicati in Italia che me-
ritano Ponore dell'Indice. Addio, madre mia; un ab-
braccio al padre, e credete ^ill' amore del
vostro
Giuseppe.
MDGCCV.
ALLA Madre, a Genova.
[Londra], inartedi 14 gennaio 1845.
Mia cara madre,
Rispondo alla vostra del 3 gennaio colle linee
acchiuse di N[apoleone]. Sono stato pieno di faccende
questi giorni per quella Società della quale vi parlai
lettere sono. Dopo avere avute parecchie lagnanze da
•
(^)L,' Isabella Orsi iti era stato messo all' indice dei libri proibiti
con Decreto dell' 8 agosto 1844, col quale avevano avuto la stessa
sorte : il Dialogo di Ferdinando Raualli, intitolato Della Pittura
religiosa ; La Scienza delV umano intelletto, ovvero Lezioni d' I-r
deologia, di Grammatica, di Logica; opera postuma di Tommaso
Fracassi Poggi, cesenate; e la Strenna pel capo d' anno, intito-
lata : É picciol dono, ma te V offre il cuore. La notizia era pure
data nella Gazzetta di Genova del 7 gennaio 1845.
MDCCCV. — Inedita. L' autografo si couserva nella rac-
colta Nathan. Non ha indirizzo, né timbro postale. A tergo
di esso, la madre del Mazzini annotò : « 14 gennaio 1845. »
110 EPISTOLARIO. [1845]
ragazzi organisti, venne un rapporto sopra un ragazzo
italiano suona tor d'organo elicerà stato raccolto nella
strada, e portato malato in una Casa di lavoro, dove
morì, credo, il giorno dopo, senz^ aver potuto i^arlare.
Il ragazzo apparteneva a uu padrone chiamato France-
sco Rabaiotti, di Parma, uno dei peggiori uomini che
dar si possano, e contro il quale bisognerebbe pre-
dicare una crociata. Io seppi che il ragazzo era stato
trattato orrendamente e battuto poco tempo prima
della sua morte dal padrone; e lo seppi da un gar
zone che venne a far le lagnanze contro quell' uomo
e lo aveva lasciato. Mandai un chirurgo a far in-
terrogatorio ai chirurghi della casa di lavoro: insom-
ma si venne a tanto da fissare nn^ enquéte per lunedi.
Intanto il padrone che sapeva ch'io aveva quel te-
stimonio in mie mani fece di tutto per levarlo via :
prima lo mandò a cercare per fare i conti e farlo
partire; l'altro non volle accettare. Allora cavò fuori
un pretesto, e lo fece arrestare come ladro, cioè co-
me avendogli derubato l' istrumento, ed averlo la-
sciato senza restituirlo. Dovetti io con un altro
Membro dell'Associazione, andare all'Uffizio della Po-
lizia; finalmente il giovine fu rilasciato. Ieri poi ebbe
luogo l'inchiesta davanti ai giurati: il padrone, ricco
com' è, avea sedotto testimoni che lo dichiararono
un Santo, poi a forza di minacce e promesse, condotto
i suoi garzoni a dire quello che voleva. Avea natu-
ralmente avvocato ; anche noi ne avevamo. La cosa
durò dalle dieci ad un'ora. Finalmente, dietro il rap-
porto dei chirurghi che lo dichiararono tisico irri-
:»ìediabilmente, fu deciso dal giurì che il ragazzo era
morto di morte naturale, ma con un voto di biasimo al
padrone per negligenza e averlo lasciato andare at-
torno in uno stato di malattia cosi innoltrata. Fatto è
[1845] EPISTOLARIO. Ili
che la Società fa del bene. Son tre settimane o poco
pili che abbiamo fatto pubblica l'istituzione, e quattro
garzoni sono già stati fatti tornare in Italia: e que-
sto pessimo tra i padroni deve avere speso non so
quanto per difendersi, etc. Io spero che andando in-
nanzi, potremo ridurre questo infame traffico a nulla
quasi. — Sto bene di salute, ma sono stanco non
tanto dal fare quanto dal cicalare che hanno fatto^
e faranno gli Italiani di qui: i quali sono come in
rivoluzione, gli uni contro me, gli altri in favore.
Eccettuato due o tre irrimediabilmente birbi, gli al-
tri sono più bestie che birbi: vivendo tra loro isolati
una vita d'interesse esclusivamente, non hanno mai
sentito una parola di galantuomo. Quando a prin-
cipio cominciai io per mezzo della Scuola a farmi
conoscere, tra i preti che dissero eh' io era un ateo
e gli ambasciatori che predicarono il mio contatto
essere pericolosissimo, non vennero ad alcun con-
tatto e mi credettero Dio sa che cosa: cosi di molti
bottegai e mercantucci italiani che si fecero aiutatori
della Scuola di Baldacconi, etc. Ora, quanto ai pa-
droni, saranno forzati ad avere via via un contatto
qualunque con me, e conosceranno che io non fo per
spirito di persecuzione. Fui stamane con quattro o
cinque di loro precisamente per aggiustare certi
conti d' un padrone con un garzone; e ci lasciammo
buonissimi amici: v'era anche V uomo lungo, e suo
padre, se non erro. Quanto a questi bottegai bene-
stanti, dopo che fo io le Letture della Domenica, ne
cai)ita qualcuno, prima per curiosità : poi le cose
ch^ io dico non dispiacciono, e la Domenica dopo li
vedo ricomparire. — Siete sicura di scrivere bene il
nome del Prete tedesco, Rouge, di cui mi chiedete f
112 EPISTOLARIO. [1845]
Io non ne so cosa alcuna. (^) Quel benedetto Editore
della Rivista non m' lia risposto : oggi gli ho scritto
di nuovo. Intanto mi sono rimesso a lavorare in-
torno all' opuscolo inglese sulle Condizioni cV Italia^
Dell'opuscolo Bandiera non so cosa alcuna; i miei
amici di Parigi paiono morti. — Ebbi lettere da Gio-
vanni e da Agostino. — Che fa Federico a Genova ? C^)
e Ghiglione ? (^) Comunque non li vediate, voi o gli
amici ne udrete i)aiiare. Hanno occupazione tìssa?
L' ultimo specialmente ha lasciato affatto andare la
letteratura? Insomma che vita fauno ? In qualunque
modo pensano ed operino, ho convissuto con essi in
esilio, e avrei caro saperne qualche cosa. Ringra-
ziate per me N[apoleone] delle sue linee. Ditegli che
della stampa italiana degli articoli di Foscolo non
posso dirgli cosa alcuna : forse, avrei potuto indovi-
nare se m' avesse indicato il dove hanno da escire,
se nel Veneto o in Firenze. (^) Ditegli pure che non
(^) Era Hans Ronge (1811-1887), non Rouge, il celebre fon-
datore del neo-cattolicismo tedesco, del quale s' occuparono in
quegli anni tutti i giornali d' Europa, compreso il Journal des
Déhats, che il Mazzini certamente leggeva ; ed è strana questa
sua confessione di ignorarne per allora le avventure (ved. però
la lett. MDCCCXIV). Mentr' era curato a Grotkau, il Ronge
era stato sospeso (1843) dall'ufficio per certi articoli pubbl. in
un giornale tedesco contro la corte di Roma, quindi scomu-
nicato (1845). Fu tuttavia protetto dal re di Prussia, e fatti
proseliti, potè ammassare ingenti richezze.
(2) Ved. la nota alla lett. MDCCI.
(3) Ved. la nota alla lett. MDCCXXVIII.
(*) L'ediz. veneta degli scritti foscoliani, alla quale il
Mazzini accennava, era certamente quella che da molti anni
addietro andava preparando il 'l'ipaldo, e che fn argomento di
lunga discussione nel carteggio mazziniano. L'ediz. fiorentina
era certamente quella che nel 1814 Felice Le Moniiier s' era
[1845] EPISTOLARIO. 113
(liiiieiitiobi, potendo, la si^eranza che mi dava. — Mi
dicono eh' è stato scoperto in nna cantina o sagre-
stia di Convento in Firenze un altro ritratto di
Dante? ne avete udito cosa alcuna? (^) Aspetto que-
ste promesse e difterite osservazioni delP amico An-
drea, ma ripeto, un principio d^ esecuzione non avrel)be
tatto male ad alcuno, e s'era possibile, m'avrebbe
fatto piacere si fosse fatto subito. Domani precisa-
mente pranzo da quei che scrissero, e son certo che
la prima cosa che mi domanderanno è la risposta. Ad-
dio, madre mia: abbracciate il i)adre per me, e cre-
detemi sempre
Paft'.mo vostro
Giuseppe.
proposto di iniziare col concorso del Mazzini, del Mayer e del-
l'Orlaiidini. Ved. lo lett. seguenti, e per intanto, A. Linaker,
E. Mayer, ecc., cit., voi. II, p. 93 e segg.
(1) Fino dal luglio del 1840, per le cure del Kirkup, era
tornato a luce il ritratto di Dante eseguito da Giotto, nella
cappella del Palazzo del Podestà, detto poi dal Bargello; ma
non è quello al (juale accenna il Mazzini, che certamente vuol
riferirsi a una scoperta che tra il 1844 e il 1845 era stata
fatta da un dotto dantofilo inglese, H. Clavke Barlow, il quale
nella cappella -Strozzi, in Santa Maria Novella, aveva con fe-
lice intuito riconosciuto le sembianze del divino poeta in quelle
d" un personaggio ivi dipinto. Probabilmente il Mazzini ebbe
notizia della scoperta per via orale, in nna di quelle intel-
lettuali conversazioni nei salotti inglesi, dove era spesso invi-
tato, poiché una testimonianzj» scritta s' ebbe più tardi, e potè
leggersi per prima volta nell' Athenwnm del 4 luglio 1857. Coni' è
noto, questo ritratto dantesco fu argomento di discussioni re-
centi. Ved. P. Papa, Il ritratto di Dante in Sante Maria Noi^ella
(nel Giornale Dantesco, an. VII [1903], p. 1 e segg.).
Mazzini, ScrittL ecc.. voi. XXVII (Epistolario, voi. XIV>. 8
114 EPISTOLAKIO. [1845]
MDCCOVI.
A Nicola Fabrizi. a M;ilta.
[Loiidm]. 20 tfennaio 1845.
Caro Xicola.
Due rigìie iq)i)eua. Ho ricevuto ogni cosa fino alla
tua coutenente ritratto e lettera di Nardi. (^) Ar-
riva tardi per l'opuscolo, a quest'ora stampato, ma
MDCCCVI. — Pubbl. da T. Palamenghi-Crispi, Epistola-
rio inedito, ecc., cit., pp. 168-168. Qui si riscontra siili' autografo,
conservato presso la R. Commissione. A tergo di esso, di pugno del
Mazzini, sta l'indirizzo: «Nicola. » La lettera fu avviata per
posta da Parigi, inserita in un'altra scritta allo Sceberras dal Lam-
berti, il quale, a tergo dell'autografo mazziniano, uni le seguenti
linee indirizzate al Fabrizi : « Caro Nicola, — Pippo mandò son
tre giorni questa da spedirti, ma partendo W'^ì l'nltimo vapore,
ho aspettato fin ad oggi ad impostarla. — Penso che accomo-
derai le faccende di spese di posta col nostro buon Emilio, il
quale non è giusto che sottostia a perdite. Non ho più notizia
alcuna di Paolo; se ne sai, dinnnene. — Nulla di nuovo qui.
Amami.
27 gennaio 184"}.
Tosto esciti gli opuscoli Bandiera di Pippo, abbiamo or-
dine di spedirtene — lo faremo tra qualche dì, quando sarà
pub\)licato. — Addio. »
(^) Era qnella che Anacarsi Nardi aveva scritto a Tito
Savelli poche ore prima di esser fucilato (ved. le lett. se-
guenti). Il Governo borbonico F aveva inviata a quello au-
striaco, il quale la trasmise al console di Corfii, e « il dott. Sa-
velli la ricevè la .sera dell' 11 dicembre 1844, quattro mesi e
diciassette giorni dopo che era stata scritta. Gli emigrati, che
avevano amato Anacarsi Nardi, ne furono commossi quanto è
facile intendere : la pubblicarono in un foglio a stampa con
un breve e vigoroso commento. » R. Piekantoni, op. cit.,
p. 499. Una copia di questa riproduzione era quella che, da
[1845] KPISTOLAKIO. 115
ne tarò subito un' appendice a parte: non dnbitate.
Col battello del primo, ti parlerò a lungo di quanto
può interessarti nella corrispondenza di Partesotti.
Ho udito di Paolo pure: non capisco più nulla de-
o'ii uomini. Ho ricevuto a tempo debito l'articolo di
Sajani, die ringrazierai da mia parte; e cLe con al-
cune modificazioni inevitabili qui fu inserito subito
nel Morning Chronicle : (^) anzi non intendo come tu non
ne sapessi nulla, scrivendomi. Se vogliono mai pre-
sentare una Petizione al Parlamento, la mandino pre-
sto: io troverò chi la presenterà. Ti scrivo in troppa
fretta per potere parlarti d'altro. Cura la tua salute,
e credimi
tuo
Giuseppe.
MDOCCYII.
A Giuseppe Lamberti, a Parigi.
[Loudra]. 21 gennaio 1845.
Caro amico,
Xon ho ricevuto che iersera — dopo eh' io aveva
già impostato una mia per Michele — la tua del 13
gennaio qoìV Atelier, etc, da un nostro. Io era in-
quieto del tuo silenzio e va bene. — H mio nuiuero
Malta, Nicola Fabrizi inviava al Mazzini. Un facsimile se ne
trova in T. Palamenghi-Crispi, Epistolario inedito, ecc., cit.,
pp. 102-103.
(1) Veci, la nota alla lett. MDCCXCVII.
MDCCCVII. — Pnbbl. daD. Giuriati, Duecento Lettere, ecc.,
cit., p. 65-66. Qui si riscontra sull'autografo, posseduto dal
l)r. Daniele Vare. Non ha indirizzo, né timbro postale, ma dal
Protocollo belici Giovine Italia apparisce che la lett. giunse per
« posta. »
116 EPISTOLARIO. [1845]
è 108 ; il 109 fa parte però del casamento. — Ho rice-
vuto la lettera di Giovanni e gli scriverò. Oggi non
fo che mandare P altre mezze note di banco: man-
derò il resto appena potrò : sono molto alle corte, e
Robfeccbi] avrà forse un po' di pazienza per una o
due settimane di i)iù. — Dirò a Francia, ma con poca
speranza. — Ya bene delle medaglie: ne avrai pre-
stissimo: or che vi penso, pagherò io qui i 37,10
che hai per me: e tu passali a Kob[ecchi]. — Mi dirai
esattamente di quanto rimango debitore a lui. —
Mich[ele] non m'ha scritto nulla sulle medaglie
che gli mandai: spero le pagherà; perché noi inten-
diamo bene cacciarne anche gratis all'interno, ma
quando appunto avremo fatto tanto guadagno da farne
battere dell'altre: oggi slam lontani assai. — Xon
so più nulla del mio opuscolo sui Bandiera; e con-
fesso il vero, me ne spiace. Spero peraltro sia stam-
pato a quest'ora, e se lo è, fa di venderne se puoi.
Pagate le spese, quel danaro è mio ; e a dir vero, ne
ho bisogno. Fa che Mich[ele] ne spedisca subito — ol-
tre le due o tre copie che gì' indicai, e quelle pel Ti-
cino — un grosso pacco a Nicola : bada che se ne ca-
vino le copie che ho suggerito, perché saran neces-
sarie: pagate le spese, e fatto qualche scellino di
guadagno qui e in America, io ho bisogno che se ne
caccino molte gratis in Italia. — Ho fatto tutti i cal-
coli, e le 3000 son necessarie. — Fate pure in modo
che mi capitino subito le mie copie; forse, consul-
tandoti con Ronna, potrai riescirvi. — Sarà inserita
fra due giorni sui fogli inglesi la lettera ammira-
bile di Nardi scritta dalla celletta dei condannati,
giuntami troppo tardi. Fo incidere il ritratto e la
stamperò in italiano con due o tre pagine mie, e come
appendice all'opuscolo: se la farò stampar qui,
[1845] ''^^^^"'^^■'^IpreTOLAuio.
manderò copie. — Scrivo ora un opuscolo inglese da
escire il 1" marzo^ quando comincierà la discussione
sulle Lettere aperte in Parlamento, sulle condizioni
attuali dell'Italia. — Se bai ragguagli dell' aftare
di Monza, dammeli. (^)
Addio ; amami, e credi alP affetto del
tuo
Giuseppe.
Cos'è successo di Paolini? (■)
MDCCCYIII.
AT.LA xMADRE, ti GeilOVa.
[Londra], 22 gennaio 1845.
Mia cara madre,
Eispondo alla vostra del 10 gennaio. Ci siamo
incontrati nel parlare dei libri messi all' indice. Strano
che siano messi all' indice libri stampati in Italia,
che devono in conseguenza essere sottomessi non so-
lamente a una Censura temporale, ma anche all'eccle-
(^) Nella lett. del 13 gennaio 1845 il Lamberti area
scritto: « Si parla di sommossa d'operai a Monza. » Pro-
tocollo della Giovine Italia, voi. Ili, i). 167. E in quella
dal 30 gennaio: «L'aitar di Monza è coalizione d'operai. »
ID., voi. Ili, p. 171.
(^) Su questo losco personaggio, ved. la nota alla lett.
MDXXIII, « Paolini è tranquillo a Parma, » rispondeva il Lam-
berti il 30 gennaio 1845> Id., voi. Ili, p. 171.
MDCCCVIII. — Inedita. L'autografo si conserva nella rac-
colta Nathan. Non ha indirizzo, né timbro postale. A tergo
di esso, la madre del Mazzini annotò : « 22 gen. 1845, con
lettera del Nardi. »
118 EPISTOLARIO. [1845]
siastica. Dovrebbero destituire i Censori. Del resto,
cose iu regola. — Una osservazione ancora quanto
alla dimanda degli Angeli, (^) benché probabilmente la
vostra lettera di dopodomani renderà inutile l'osserva-
zione: erano già state prese tutte le informazioni a Ge-
nova, e v' era chi si sarebbe incaricato ; ma siccome e-
gli avrebbe preso un interesse, era tanto di meno di
guadagno; e quindi preferimmo dare a voi la com-
missione. Secondo me, la prima cosa da farsi era
quella di fare un invio, scrivendo qui : mandate tanto^
e andando dal signor Parodi, chiedendogli tante mo-
nete da 100 franchi : e quanto al seguitare, tutte le
osservazioni sarebbero state esaminate. A carte se-
cure, io non vedo altra difficoltà nella cosa che il
piccolo numero ch'io suppongo esistente di quelle
monete. — Ora vi dirò che ho ricevuto due o tre
giorni fa un documento per noi prezioso : ed è una
lettera scritta a un amico suo in Corfii da Ana-
carsi Nardi, uno dei martiri di Cosenza, dodici ore
prima della sua morte dalla celletta dei condannati.
Questa lettera è scritta con una quiete d' animo So-
cratica, senza frasi pompose, ma colla coscienza d'un
uomo che ha fatto il proprio dovere, ed è rassegnato
a subirne le conseguenze. Questa lettera io la stam-
I)erò in un col ritratto di Nardi che ho; e uua o due
pagine mie. Ma intanto sento il bisogno di trascri-
vervela, e voi ne darete comunicazione agli amici,
N[apoleone] e gli altri, quanti più potrete. Per V in-
telligenza della lettera, avverto che Exoria parola
greca che significa esilio è il nome posto dall'amico
(^) Cioè Angelo Usiglio e Micbelaugelo Rosselli, i quali
avevano proposto quell'operazione di cambio di monete d' oro,
di cui è cenno nella lett. MDCCXCVII.
'1845] KPISTOLAlìIO. 119
a cui Xardi scrive a una casa eli e fu da lui fab-
bricata fuori di Corfù, e dove vivevano tutti e due.
ÌDanteé il nome del primogenito dell' amico, che ii^ardi
avea tenuto a battesimo. L^ uomo che andava a ca-
vallo è Pietro Boccheciampi, Greco di madre e Corso
di padre, uno dei ventuno, ma che li tradiva ed
era inteso col Governo Napoletano : intorno al quale
do ragguaglio nelP opuscolo sui Bandiera. Or ecco
la lettera :
« Caro amico,
Dalla Conforteria,
24 luglio '44. Cosenza.
Ti scrivo per l'ultima volta: fra 12 ore io non sarò più.
I miei compagni di .sventura sono i dne fratelli Bandiera, Ric-
eiotti, Moro, Venerucci, Rocca, Lupatelli e Berti. Tuo cogna-
to (^) ne è esente, né so a quanti anni sarà condannato. Rammen-
tami alla tua famiglia più spesso che puoi ed a tutti gli amici.
Semi sarà dato, prima di salire all'Eterno, verrò a fare una
visita ancora aW Exi>ria. Baciami il mio Dante e tutti i tuoi
figli. Quando crederai, scriverai a Modena questa mia avven-
tnra, ed a mio fratello. (2) Tutti i compagni miei ti salutano ca-
ramente. Io ti abbraccio e sono
il tuo
Nardi .
P. S. Scrivo colle manette, e perciò vedrai il carattere
un po' tremante; ma io sono tranquillo perché muoio in Pa-
tria e per una Causa Santa. L' atnico che veniva a cavallo fu
la nostra rovina. Addio di nuovo.
Ho mandato la lettera al Times e ad altri gior-
nali cbe domani probabilmente l'inseriranno. — Vedo
(*) Era Tommaso Mazzoli, uno dei cincone della spedi-
zione dei fratelli Bandiera, in favore dei 'quali, per essersi
ammesso «il benefizio della spontanea presentazione, » s' or-
diuava « di sospendere la esecuzione della condanna a morte. »
Relegati a Santo Stefano , furono poi tutti graziati nella
Pasqua del 1846. Ved. R. Pierantoni, op. cit., p. 526.
(2) Giambattista Nardi, in quegli anni arciprete di Varano,
in Lunigiana.
120 EPISTOLARIO. [1845]
dei fiori ; ina sapete cbe vi fu data autorità di ven-
derli come potete. Il numero della mia casa è 108:
ma tutte le vostre mi sono giunte perfettamente
bene. Bicordo benissimo la Cugina Pellegrina, e il
pranzo con noi : ricordo il nome, ma non la faccia
del Yiviani. V'iio detto, mi pare, che dopo un se-
colo, l'Editore della Rivista mi scrisse ch'era ca-
duta. Ora ho dato l'articolo a un traduttore, e ap
pena tradotto farò di passarlo a un'altra Rivista.
Non e' è dubbio alcuno che sarà o dalP una o dal-
l'altra inserito, ma v'è perdita di tempo inevitabile.
Pazienza. S'accosta l'affare delle Lettere. Bisogna
ch'io faccia presto a finire il mio opuscolo sull'Italia.
Abbracciate per me la sorella, alla quale scriverò
due linee colla prossima mia. Guardatevi dal freddo,
e non temete di me che sto bene, e non sento né freddo
né altro. Un abbraccio al padre e abbiatevi tutto l'a-
more del
vostro
Giuseppe.
MDCCCIX.
To THE EDrroR of the -' Times. "
[London, 1845] jaiiuary 22.
Sir,
The enclosed is a literal translation of a let-
ter written to a friend at Corfu by Anacarsi Xardi.
Siguoié,
La lettera -qui uiiita è la traduzione di quelhi
scritta ad un amico di Corfii da Anacarsi Nardi, avvo-
MDCCCIX. — Pnbbl. nel Times del 23 «gennaio 1845.
[1845] ^ EPISTOLA RIO. ^^^^HP ^^^
a lawyer of Modena, oue of the exiles wbo lauded
iu Calabria witb tlie brotliers Bandiera, and died
at Cosenza on tbe 25*'' of July, 1844. leardi wrote
it in the condemned celi 12 honrs before his death ;
and it breathes through every word such a cairn,
such a hoiiness of feeling, that 1 have no doubt you
will gladly record it in your valuable paper. To
me it seenis that a cause for which such men as
Xardi fly to death as to a happy dream must be a
sacred one, and endowed with more chances of suc-
cess than a superlicial ghinee at the present mày
suggest; but, whatever the opinions may bethatyou
entertain on the subject, martyrdom will allow of
no party feelings: and an honest unspotted man,
who can live earnestly and die calmly for what he
believes to be the true and right, is in ali times,
and especially in ours, when theory and practice
cato di Modena, uno degli esuli sbarcati in Calabria coi
fratelli Bandiera, e morto a Cosenza il 25 luglio 1841.
Il Nardi la scrisse nella sua cella, dodici ore prima della
sua morte, e da ogni parola traspare una tale calma, una
tale nobiltà di sentimenti che — non ne dubito — Ella
sarà lieto di pubblicarla nel suo autorevole giornale.
Mi pare che una causa, per la quale uomini come il
Xardi corrono alla morte come verso un bel sogno, debba
essere una causa santa, e con più probabilità di successo
di quanto possa sembrare ora, giudicandola superficial-
mente. Ma qualunque siano le sue opinioni in propo-
sito, dinnanzi al martirio tace ogni sentimento di parte :
un uomo onesto, puro, che può vivere seriamente e mo-
rire serenamente per ciò cl»e egli ritiene vero e giusto,
è in tutti i tempi, e specialmente nel nostro, in cui
la teoria e la pratica sembrano essere in eterno contra-
122 EPISTOLARIO. [1845]
seem to be at a perpetuai variance; a siglit for ali
striviiig men to strengthen tbeir Learts witli.
The letter passed througli the hands of the Nea-
politau and Austrian Go vermi lents, and was trans-
mitted by the lattei* to its Consul-G-eneral at Corfu,
in order to have it handed over to D/ Savelli, who
received it ou the evening of the 11^^' of December,
lS44j four months and 17 days after it was writteii.
Exoria (a Grèek word^ signifying exile, banish-
nient) is the name of the house erected by the
exiled D/ Savelli, in the district of Oovacchiana,
and where Xardi too was living.
Dante is a boy, the first bòrn of D.' Savelli, to
whoni Nardi was godfather.
The man who was in the habit of going on hor-
seback to the Exoria is Pietro Boceheciampi, who
landed with the 20 exiles for the i)urpose of betray-
ing theni into the hands of the Neapolitan Govern-
sto. uno spettacolo che infonde nuova forza nei cuori
di tutti coloro che lottano.
La lettera passò per le mani del Governo Napoletano
e di quello Austriaco, e da quest'ultimo fu inviata al suo
Console Generale a Corfù, per consegnarla al Dott. Savelli,
che la ricevette la sera dell' 11 dicembre 1844, quat-
tro mesi e diciassette giorni dopo che era stata scritta.
Exoria (parola greca che significa esilio^ bando) è il
nome della casa costruita dall' esule dott. Savelli nel
distretto di Covaccliiana, e dove viveva anche il Nardi.
Dante è un ragazxo. il primogenito del dott. Savelli,
del quale il Nardi era padrino.
L'individuo clie aveva l'abitudine di andare a Exoria
a cavallo è Pietro Boccheciampi, clie sbarcò con i venti
845] KIMSTOI.AKIO. 123
ment. He was boni from a Greek niotber and from
a Corsica!! fatber.
J a!n. Sii", respectfully yours,
Joseph Mazzini.
08. Hiofh Holborii.
uli, cou l'intenzione di tradirli e di darli in mano del
overno Napoletano. Egli è tìglio di madre greca e di
padre corso.
Sono, o Signore, col massimo ossequio,
Giuseppe Mazzini.
MUCCCX.
ALLA Madre, a Genova.
[Londra], 31 gennaio 1845.
Cara madre,
rispondo alla vostra del 17 gennaio, un po' tardi,
essendo venerdì, ma non ho potuto prima. Sto bene
<li salute. Del mio da fare dovete argomentare dal
non aver potuto finora pensare a soddisfare il desi-
derio gentile dell'amica nostra : (*) non che esiga tempo,
perché scriverò due righe, che sono scritte in un mi-
nuto; ma, per certo rispetto all'affetto della di!nanda,
ho bisogno di prendere quel !ninuto sopra un quarto
d'ora di pace, e di nessu!! pensiero : e non l' ho avuto fi-
nora. Vado innanzi nell'opuscolo dedicato a Sir J. Gra-
ham, che sarà passabilmente hmgo; e probabilmente
il 10 del mese venturo (comincerò a stampare. Credo
MDCCCX. — Inedita. ]j' autografo si conserva nella rac-
colta Nathan. Non ha indirizzo, né timbro postale. A tergo di
esso, la madre del Mazzini annotò : « 1845, 31 gennaio. »
(i) Probabilmente è Carolina Celesia, che è notata nell'elenco
di ([uelle persone da richiedersi per il Fondo Nazionale. Ved. il
facsimile nel XXVI voi. dell' ediz. nazionale.
124 EPISTOLARIO. [1845]
che lo stamperò per conto mio^ e farò le spese d'alcuni
avvisi: poi colloclierò dedizione da due o tre librai e
vedrò che ne accade. Dare il manoscritto a un pub-
blicatore, partecipando negli utili, è lo stesso, mi di-
cono tutti, che non ricevere un soldo mai. D'altra
parte, io son quasi sicuro che una volta la discus-
sione riaperta e P interesse rieccitato, se ne devono
vendere molte copie: sicché voglio arrischiare la prova
e far le spese io stesso. Di certo, non vi perderò.
Questo opuscolo farà del bene alla causa italiana
qui e altrove. — La lettera eh' io ho stampato di quel
Nardi con alcune riglie mie su' giornali inglesi, ha
commosso moltissimi. — Xulla di nuovo del resto,
fuorché la morte di Zurbano, e le disfatte del Mini-
stero di Francia: nella prima spero avrete notato
che la grazia concessa a Prim era datata del 19, e
del 19 pure l'arresto di Zurbano che dev'essersi
saputo lo stesso giorno per telegrafo a Madrid : sic-
ché la Regina volle fare un atto di clemenza quando
seppe che avrebbe fatto vendetta sopra il capo della
rivolta. (^) Quanto alle cose di Francia, Guizot è tanto
testa dura che probabilmente resisterà e tenterà pri
ma V esperimento d' una rielezione. Del resto, come
sapete, io noìi annetto grande importanza a cangia-
menti siffatti che sono d'uomini, e non di sistema.
(^) Il guerrigliero Martin Zurbano (1788-1845) s'era già
segnalato per atti di grande audacia durante la guerra contro
i Francesi nel 1808, e pili tardi in quella del 1823. Nella
lotta in favore di Maria Cristina contro i carlisti aveva
raggiunto il grado di generale, che mantenne sotto l'Espartero,
col quale divise le sventure e V esilio. Tornato di nascosto
alle sue native montagne, fu denunciato, tratto in carcere a
Legrono, e subito fucilato (21 gennaio 1845). Sulla grazia
concessa al generale Priiii, ved. il Protocollo della Giovine Italia,
voi. Ili, p. 82.
[1845] EPISTOLARIO. 125
Il mio desiderio è clie Guizot rimanga quanto più
può. Credo renda uu servigio alla nostra causa. (^) —
Qui è venuta finalmente la neve, ma pochissima, fa
freddo ancora e forse ne verrà dell'altra, ma cade
nella notte e non ho neppure il piacere di vederla
fioccare. Vedrò le considerazioni dell'Andrea, ma che
ragioni vi possono essere per non far la prova? —
Non so chi sia la persona che mi diceva scacciato
da Londra, ma certo conosceva assai poco le leggi
inglesi: io non potrò mai esserne scacciato senza un
processo e una condanna di deportazione. Farò lo
scritto ai parrochi, madri, etc, e se occorrerà non lo
firmerò: leverò così ogni pretesto. — È un fatto che
r uomo gigante trattava un tempo male i suoi ra-
gazzi, e che ora, sia che V abbiamo convertito, sia
paura, sia quel che si vuole, li tratta bene. Infatti
è guardato di maP occhio e come un disertore dagli
altri padroni. — Il giovine che avea desiderio di
vedermi, e non è venuto per paura, ha ceduto a stolti
consigli. V'è qui molta gente che si diverte per
giustificar la propria paura a metterla agli altri. La
mia casa non è vegliata, e quand'anche lo fosse,
sarebbe perfettamente inutile. Come può la spia col-
locata vicino alla i^orta conoscere le persone? ne ven-
gono cinquanta in un giorno, di tutti i paesi, di
tutte le classi, suonatori d'organo, signori, etc. : suo-
nano ed entrano: come si fa a prendere i connotati?
D'altra parte, basta prendere un calesse a due strade
di distanza, il cocchiere suona, e quando la porta è
(^) Nei giornali erano infatti corse voci di crisi ministe-
riale in Francia dopo che, discntendosi P 8'^ paragrafo del-
l'indirizzo al re, in^risposta al sno discorso di Capodanno, il
Gabinetto Gnizot aveva avuto appena otto voti di maggio-
ranza. Tuttavia, il pericolo di crisi fn per allora scongiurato.
126 EPISTOLAHIO. [1845]
aperta, la persona scende ed entra: chi pnò guardarla?
— In Isvizzera, i Gesuiti avranno la trista jjioria
d' aver eccitata una guerra civile, e finiranno per es-
sere scacciati: vi sono già 14 mila arruolati per
prender V armi, se la ])ieta non decide la loro cac-
ciata. (^) — Tra cinque giorni è radunato il Parla-
mento; ma per un mese circa '•non vi sarà attività,
per mancanza di Membri e mille formalità cliecon-
(^) Fin dal 1839, per opera di Joseph Leu d'Ebersol « ricco
contadino e mercante di bestiame, » era stata presentata al
gran Consiglio di Lucerna una mozione per chiamare i Gesniti
in quel Cantone. La mozione fu per allora respinta, ma riap-
parve quando nei tre Cantoni d' Argovia, di Lucerna e di
Soletta fu discussa la revisione^ costituzionale. Il primo di essi
votò per la soppressione dei conventi della Compagnia (13
gennaio 1841), e poiché una Dieta straordinaria adunata a
Berna ingivinse il ristabilimento dei conventi soppressi, nacque
nella Svizzera una specie di guerra civile, per cui corse anche
del sangue. Il Gran Consiglio di Lucerna, il 24 ottobre 1844,
votò a grande maggioranza per la chiamata dei G-esuiti nel
Cantone, ciò che procurò un grande fermento negli altri Cantoni,
specialmente in quelli della Svizzera francese, nei quali era vivo
l'effetto prodotto per la pubblicazione recente del romanzo di
E. Sue, Le Juif errant, e per le lezioni del Quinet al Colle-
gio di Francia contro la Compagnia di Gesù. Si crearono a
Berna e in Argovia compagnie di corpi-franchi, che numerosi
marciarono contro Lucerna; ebbero luogo uccisioni (fra cui
quella di J. Leu d'Ebersol), e tutto ciò senza che la Dieta
cercasse di reprimere i tumulti. Vi si decise dopo un sangui-
noso conflitto avvenuto a Malters, senza però giungere a rap-
pacificar gli animi. La lotta si protrasse con alterne vicende
fino al 3 settembre 1847: era l'alba dei tempi nuovi per tutta
Europa. E il nuovo pontetìce. consigliato da Pellegrino Rossi,
s'era dichiarato favorevole all'espulsione dei Gesuiti e alla
soppressione dei conventi in Argovia. Infatti, in questo senso
si espresse la dieta adunata a Berna. Ved. A. Dagukt, Histoiie
de ìa Confédération Snisse deputa les tenips anciens jnaqu'à 1864:
Lausanne, Delafontaine et Rouge. 1865, p. 558 e segg.
[1845] KPISTOLARIO. 127
siiuìaiio il tempo. Addio, madre mia : un abbraccio
al padre, e a lui e a voi tutto 1' affetto del
vostro
Giuseppe.
MDCOOXl.
ALLA Madre, a Genova.
[Londra], 7 febbraio 1845.
Cara madre,
Xou guardate alla regolarità delle mie lettere,
perché tra le cose mie e degli altri, non sono pa-
drone di me. Qualunque sia il giorno, scrivo ogni
settimana: ed è tutto quello che posso promettere.
Ieri, per esempio, fui fuori di città per assistere al
funerale d'un fanciullo tìglio d^m amico mio caro,
morto d'idrocefalo, ossia acqua nel cervello, malat-
tia frequentissima qui tra i ragazzi, e alla quale i
medici non sanno che fare: anzi per semplice mia
curiosità, mi sarebbe caro sapere dal padre se in Ita-
lia v' è cura adottata e dotata di certa efficacia.
La cerimonia è tristissima, e ve ne parlerò, perché
sappiate anche i dettagli di qui ; ma non ora, perché
mi nuìuca il temi)o. liispondo alla vostra del 24 gen-
naio. Sto bene di salute; benché abbia preso tanto
freddo ieri nel cimitero che credeva in oggi star
male; ma quando mi sento un i)o' sconcertato, un'ora
più di letto è rimedio finora onnipotente per me. Fa
MDCCCXI. — Inedita. L'autografo si conserva nella rac-
colta Natban. Non ha indirizzo, né timbro postale. A tergo di
esso^ la madre del Mazzini annotò: « 1845, 7 feb., con peti-
zione. »
128 EPISTOLARIO. [1845]
realmente moltissimo freddo da tre nriorni in poi.
L'opuscolo sui Bandiera è finalmente pubblicato;
e n'ebbi una copia. Avrò la massa nella settimana
ventura. Probabilmente qualche giornale francese
ne parlerà e saprò dirveue. Grazie per le .informa-
zioni intorno al Ghiojlione]. So ch'egli ha scritto
una lettera ad Agostino a Edinburgo: suppongo
sarà sulla dimanda della madre. Desidero che gli
aiì'ari gli vadano bene. Mi duole assai d'Andrea, del
quale spero potrete darmi buone nuove nella prima
vostra. Chi è che fa la statua di Colombo! E dove
intendono di erigerla? {^) E dove si radunerà il Con-
gresso Scientifico nelP anno venturo ? (^) Il mio opu-
scolo inglese va innanzi, e comincerà a stamparsi
lunedi. Ma d' altra parte, prevedo che non potrà
escire in tempo per la discussione: escirà dopo, e
quanto allo scopo d' introdurre al pubblico la cono-
scenza del vero stato d' Italia, tornerà tutt' uno.
L'opuscolo non può escire avanti il l*" marzo: e
la discussione sull'affar delle lettere è disgraziata-
(^) Fin dal 14 dicembre 1844, con Regio Brevetto, era stata
creata in Genova niia commissione presieduta da M. L. Da-
razzo, della quale facevano parte Lorenzo N. Pareto, Vin-
cenzo Ricci e Domenico Viviani, destinata a raccogliere i
fondi con pubblica sottoscrizione per erigere in Genova un
monumento a Cristoforo Colombo. La prima pietra fu posta
il 27 settembre 1846, ma il monumento, attorno al quale !ive-
vano lavorato Lorenzo Bartolini, che esegui la statua dello scopri-
tore, il Franzone, lo Svanarcino e Michele Canzi, fu inau-
gurato solamente nel 1862 sulla piazza d' Acquaverde.
(2) Com'è noto, l' ottavo Congresso degli Scienziati fu te-
nuto in Genova dal 15 al 30 settembre 1846. Una relazione
assai interessante delle discussioni avvenute può leggersi in
Cosi la penso, Cronaca di Filippo Dk Boxi, n. 2 del set-
tembre 1846.
[1845] EPiSTOLAino. 129
mente anticipata, e avrà luooo il 18 di questo mese,
(^mìlnnqne ne sia la conseguenza, a me non im-
porta. Ho fatto il mio dovere nel pubblicare questa
nefandità: se non vogliono avere il rimedio, peggio
per loro. Intanto, io i)er compire la parte mia, pre-
sento un'altra petizione, e ho finito. La mia peti-
zione dice a un <lipresso cosi, se Duncombe che deve
presentarla non me la cangia:
« G-. M., étc espone:
Ch'egli presentò il 14 giugno 1844 all'onorevole
Camera vostra una petizione, allegante che la sua
corrispondenza privata era stata per molti mesi vio-
lata, con effrazione e falsificazione di suggelli, e con
tutte cautele tendenti a sottrargli la conoscenza
d'un atto ch'egli crede illegale; e chiedente rimedio.
« Che la Camera vostra, pienamente svegliata
all'importanza del fatto, elesse una Commissione Se-
greta d' Inchiesta^ dalla relazione della quale, data sul
finire della Sessione, le asserzioni del petizionante
erano convalidate, con di più la certezza che, nono-
stante la solenne affernuìzione di Lord Aberdeen^ le
parti importanti della sna corrispondenza erano state
comunicate a una potenza straniera.
« (31ie il vostro petizionante non può considerare
quella relazione in altra guisa che quella di mate-
riali e documenti i)reparati alla Cameni per una de-
cisione che finora s' attende.
« Che, per questa convinzione, e i)er un senso
di quello ch'egli deve a se stesso e al paese al quale
va debitore dell'ospitalità, disposto inoltre a provare
che anche la vostra Commissione in alcuna parte es-
senziale è stata male informata, il vostro petizio-
nante dimanda nuovamente risposta alln sua lagnanza,
e fermamente, ma. rispettosamente insiste per sapere
Mazzini, Scritti, ecc., voi. XXVII (Epistolario, voi. XIV). i)
130 EPISTOLARIO. [1845]
da voi se in avvenire, anche dov'egli non abbia in-
franto alcuna legge del Regno, egli dev' esser sog-
getto ad av^re la sua corrispondenza sistematica-
mente violata per servizio di potenze straniere, o
s'egli può fidarsi nella lealtà Inglese e corrispondere
senz'aver da temere clie i suoi amici, in c.onseguenza
d'informazioni date ai governi sotto i quali vivono,
siano dati alla prigione o al carnefice. » (^)
Per gustare la petizione, dovete sapere che quando
Panno scorso, Sir J. Graham fu interpellato la pri-
ma volta, rispose più. volte, prima d'esservi forzato
dal clamore pubblico, M egli fermamente, ma rispet-
tosamente dichiarava non volere scendere a spiega-
zioni su quel proposito. 0
Vi terrò a giorno d'ogni cosa che concerna code-
sto, affare.
I^uUa di nuovo del resto: le cose s'imbrogliano
di bel nuovo in Ispagna. Addio, madre mia. Spero
che cessi il dolore di denti del padre: io dalla fi
stola in poi non ne ho mai avuto. T'abbraccio ani
bedue, ed amate voi pure il
figliuol vostro
Giuseppe.
(1) La petizione fa presentata alla Camera dei Comuni
da Mr. T. S. Diiucorabe nella seduta del 18 febbraio 1845.
Ved. V appeudice, e le lett. seguenti.
(^) Sir J. Graham lo aveva dichiarato nella seduta del
14 giugno 1844 della Camera dei Comuni. Ved. 1' apiìendin-
al voi. XXVI, p. 332.
[18J5] KPISTOLAKIO. 131
MDCOOXII.
A Giuseppe Lamberti, a Parigi.
[Londra], 8 febbraio 1845.
Caro Giuseppe
Ho ricevuto tutte le tue, e l'opuscolo. Xon so nulla
ancora delle copie spedite dal Nicol[ini]. La parte ma-
teriale dell'opuscolo non mi piace; ma non importa:
e se m'importa un po', non è per me; è perché un la-
voi'o consacrato ai martiri dovrebbe spirare anche ester-
namente delicatezza e profumo d'Arte : il colore della
coperta è pessimo e stuona colle linee nere ; non mi va
neppure il formato. Duolmiche Mich[ele] si sia pure di-
menticato d'inserire sulla copertina l' annunzio della
medaglia com' io gli aveva suggerito. Ma più di tutto
questo duolmi la spesa che mi pare altissima: fatti
tutti i calcoli possibili, 600 franchi bastavano qui
in Londra per 3000 copie; in Francia avrebbe do-
vuto essere d' un terzo minore. Del resto i caratteri
son buoni: e la stampa esatta: è 1' essenziale. (^) Ho
MDCCCXII. — PabbL da D. Giuriati, Duecento Lettere,
ecc., cit.. pp. 67-69. Qui si riscontra sulP autografo, posseduto
dal Dr. Daniele Vare. Non ha indirizzo, né timbro postale. Nel
Protocollo della Giovine Italia, è avvertito che la lett. giunse
per « posta francata. »
(^) L'opuscolo: « incordi dei fratelli Bandiera e dei loro com-
pagni di martirio in Cosenza il 26 luglio 1844. Documenti colla
loro corrispondenza. Editi da Giuseppk Mazzini. Parigi, Wiart
editore, Via d'Enghien, 10 e 12, 1845, » aveva infatti una co-
pertina gialla, riquadrata da linee nere, larghe pili di mezzo
centimetro, e tutto ciò rammentava forse al Mazzini gli odiati
colori della bandiera austriaca. Il formato era 12 x 19.
132 EPISTOLARIO. [1845]
veduto l'articolo della Béforme: e lo spento fatto
nome di battesimo, e Miller salvo ; non credo vi sia
che un francese capace di siffatti marroni.
Ciò che importa è la vendita.
Quanto alia Tosc|ana] e Komjagnaj non so che dire.
Vorrei che ne giungesse un pacchetto a Carlo Fenzi,
fratello delP altro (^) a Pisa: uno a Carlo N^ot[ari], a
Livorno^ un altro idem al Delhi Loggia: uno a. un
Aquarone di Porto Maurizio, a Firenze, e via così.
Poni inoltre che un pacco fosse rimesso a Liv[orno],
a Not[ari] o a Laf[ond] per clii andrebbe a chiederlo,
io farei che andasse chi ne manderebbe in Roma-
gna, dove m' inlporterebbe assai fosse letto. Ma io
non sono a Marsiglia: non so neppure s^io possa fi-
darmi di Sterb[ini] o di Giacop[ello]. Come posso io
dare istruzioni ì So che s' io fossi a Mars[iglia] ne
manderei senza pericolo quante copie volessi: man-
dar libri in Toscana è cosa da ridere. — Mi dirai a
ogni modo se credete aver modo per là: se no, tro-
verò io presto o tardi. Xe parlo a te per gli altri :
ma anche con te, non intendo infranger la legge:
la diffusione degli scritti mi pare l'unica cosa alla
quale tu pure devi sentir obbligo di prestarti.
Va bene di Rob[ecchi]. Digli che manderò quel
resto appena potrò: ora assolutamente non posso.
Spero che a quest'ora avrete ricevuto le meda-
glie spedite per via di Southampton.
Il 18 va qui la discussione finale sull'affar delle
lettere: vedremo.
Quando taluno ti recò da parte di Ciani l'opu-
scolo sull'Austria che faceste tradurre in francese,
(^) Su Carlo Fenzi, fratello maggiore di Sebastiano, ved.
Per ora la nota alla lett. MDCCLXIII.
[1845J KPISTOLARIO. 133
non ti fu anche inviato un manoscritto o stampato
contenente note su quel libretto concernenti la Lom-
bardia! Erano per me. (^)
Ho letto finalmente V articolo di Ferrari che mi
concerne. Xon sarei entrato in polemiche con lui,
anche senza la tua inchiesta. Per quel che concerne
me, non fo polemiche mai ; per quel che concerne la
questione Italiana^ io spero più da lui medesimo, che
non da me. (-) Ha ingegno e finirà per intendere che le
insurrezioni non i>iovono dal cielo senza concerto pre-
vio : che il popolo non inizierà mai, anche quando
si riescisse ad addottrinarlo, cosa impossibile, una
rivoluzione, ma seguirà gli uomini della classe media
quando vorranno averlo: che — quand'ei non voglia
un esercito francese oltre l'Alpi, cosa di che lo so-
spetto — o bisogna rinunziare a un cangiamento, o
cercarlo per la nostra via. Ferrari non ha afferrato
il concetto mio: ei mi accusa di volere rigenerare
l'Italia con una Società segreta; mentr'io non voglio
se non un corpo d' uomini ordinati a rappresentare
una dottrina e a far si che la prima insurrezione
s'informi a quella. Sètte furono, sono, e saranno sem-
pre in Italia: ma negli ultimi tempi io non ho cer-
cato altro che far della Giovine Italia un corj^o mo-
(*) « Ho trovato l'opuscolo Austria e suo avvenire con note
lombarde : non ini averan detto nulla e credevo fosse per me. »
Lett. del Lamberti al Mazzini, del 14 febbraio 1844 (in Pro-
tocollo della Giovine Italia, voi. Ili, -p.- 175).
(*) In una seconda parte dell' art. La Revolution et les
Révolutionnaires en Italie, pubbl. nella lìevue des Deux-Moìides
del 1» genjiaio 1845 (la prima era apparsa nel fase, del 15 no-
vembre 1844), il Ferrari s' era occupato a lungo del Mazzini ;
al qual proposito il Lamberti aveva scritto al Mazzini il 23
gennaio 1845: « Che Ferrari, autore dell'articolo lievue des Deux-
J/ourfe* vorrebbe non impegnasse polemica seco. È suo amico e l'a-
vrem nostro, credo presto, in opinioni. » Id., voi. IH, p. 169.
134 EPISTOLARIO. [1845]
rale, superiore a tutte le sètte, una bandiera, ch'esce
adottassero. Del resto, ciò die si dice di me non
importa: importa che non v'è modo di riunirsi tutti
quanti siamo dotati d'un po' d'ingegno a rapi)re-
sentare davanti all'Italia ed agli stranieri una cre-
denza comune, l'nnità futura del paese in una parola.
Pietro mi scrive se non sarebbe meglio mandar le co-
pie per Xew York dalla Francia : e non ho obbiezioni :
bisognerebbe mandarne 250: a Felice Foresti, 371,
Broadway, New York. — Gli scriverò io, avvertendolo.
Il mio numero è 108: il 109 è d'una bottega
attigua, dove peraltro le lettere son sicure.
Dirai a Pietro, per lui e per Bud[ihi], che ho rice-
vuto la loro, che non ho risposto, perché non ho mai
avuto occasione sicura, e per la posta non voleva: che
ne avrò una il 15 di questo, e risponderò ; ma che di-
sgraziatamente ho un fin de non recevoiì^per l'impossi-
bilità attuale in me di trovar danaro.
Come stai? Saluta Michele: già questa lettera
è per tutti. Ama il .
Giuseppe.
MDOOCXIII.
To THE Editor of the " Morning Chronicle ", London.
[London]. 1845, february 12.
Sir,
Perhaps you will allow me a corner of your
paper, for a few lines concerning the affair of
Signore,
Spero elle mi concederete un posticino nel vostro
giornale per poclie rigìie riguardanti la questione dell' aper-
MDCCCXIII. — Piibbl. nel Morning Cìironicle del 13 feb-
braio 1845.
[18I5J EPISTOLARIO. 135
the letter-opeiiiiio" at tlie Post-office, wbicli is to
be broiight forward oii the 18*'' iust. (*) Daring ali
the disciissions which this affair has occasioned in
the past year, in and out of Parlianient, I have care-
fu lly abstained trom entering into the contro versy.
I do not intend entering into it to-day. My part,
as a tbreigiier. seeins to ine to be properly limited
to my showi ng the country, \Yhose hospitality I
liave received, the manner in which its Ministers
understand this hospitality, as far as concerns me.
It is the business of the country to declare solemnly
whether it will ratify the ministerial defini tion, or
if it has a better. But so many months have rolled
by since my first petition, so many vague or er-
roneous assertions have been in the interval thrown
tura (Ielle lettere nell'Ufficio della Posta, che deve es-
sere messa sul tappeto il 18 di questo mese. Durante
tutte le discussioni, alle quali la questione ha dato origine
l'anno scorso, dentro e fuori il Parlamento, io ho avuto
cura di asteneraii ad entrare nella controversia. Non in-
tendo di parteciparvi oggi. Il mio compito, come stra-
niero, mi sembra conveniente che si limiti a mostrare al
paese, da cui ho avuto ospitalità, il modo come i suoi Mi-
nistri intendano questa ospitalità, per quanto mi riguarda.
Spetta al paese di dichiarare solennemente se voglia ra-
tificare la definizione ministeriale, o se ne abbia una mi-
gliore. Ma tanti mesi sono trascorsi dalla prima petizione,
tante afì:ermazioni vaghe o eil'onee nel frattempo sono state
(^) La discussione stili' apertura delle lettere del Mazzini,
che s'era chiusa nell'aj^osto dell'anno prepedente (ved. la lett.
MDCCLXII), fu. infatti ripresa nella seduta della Camera dei
Comuni. del 18 febbraio 1845. Ved. V appendice.
136 KPISTOLARIO. [1845]
oiit for aud agaiiist, tbat it appears to me it woiild
be usefiil to ali tbose wlio see in tbis questioii a
question, not of party politics^ bui of public inorai-
ity, whicli it iinports the country to resolve, to pos-
sess a brief summary of the ascertàined facts whicli
should form the elements of their decision.
On the 1^^ of* March, 1844, according to the
reports of the two committees, (^) a warrant was issued
to open ali letters addressed to me, wherever they
ììiight come from. It vv^as canceiled on the 3"^ of
Jnne, when it was known that I intended petition-
iug.
The date of tlie l''* of March a}>proaches the
ternis of my petition; it is no less inexact. Ignorant
of the course which iiiight be taken by the govern-
emesse pr»' e contro, die ini sembra sarebbe utile a tutti
coloro che in (piesta faccenda vedono una questione, non
già di politica di partito, ma di pubblica moralità, che
al paese interessa di risolvere, di avere un breve rias-
sunto dei fatti accertati, elementi indispensabili per for-
mare la loro decisione.
Il 1° marzo 1844, secondo le relazioni dei due Co-
mitati, fu emanata un' ordl^uanza per aprire tutte le let-
tere a me indirizzate, da qualunque parte giungessero.
Essa fu annullata il 3 giugno, quando si seppe che avevo
intenzione di presentare una petizione.
La data del 1** marzo si avvicina a quella della mia
petizione; ma non è per ciò meno inesatta. Ignaro dei
procedimenti presi dal Governo, nella mia petizione non
(^) Sui rapporti dei due Comitati, della Camera dei Co-
muni e di quella dei Lorda, ved. la nota alla lett. MDCCLXIII.
[Ib45] KFISTOLARIO. 137
ment, I oiily asserted in my petitioii wliat I was
then in a conditiou to prove. I believe uiyself aiitli-
orized nofv to affirm, that letters adclressed to me
were oi)ened ttro montks previous to this date. How
to recoiicile tbis fact witb tlie date of tbe warrant,
is beyond my power. Has a warrant been invent-
ed to narrow tlie proi>ortions of tbe case before tbe
coiuniittee ? Or bave 103^ letters been opened duriug
two montbs witbout any warrant at ali, but siniply
in conseqnence of some confìdential note from tbe
Home Secretary, and as a matter of officiai friend-
liness ? It is equally impossible for me to admit
eitlier one or tbe otber of tbese bypotbeses. or to
tìnd out a more satisfactory one.
However it migbt bave been, during tbese tbree
montbs. according to tbe reports — during Ave montbs,
according to me — ali letters addressed to me, from
feci se nou asserire ciò che allora ero in grado di pro-
vare. Mi ritengo autorizzato adesso ad affermare che
lettere indirizzate a me furono aperte due mesi prima
di tpiella data. È per me assolutamente impossibile di
conciliare questo fatto con la data dell' ordinanza. È
stata forse inventata un' ordinanza per restringere le pro-
porzioni del fatto dinanzi al Comitato? Oppure, sono
state aperte le mie lettere durante due mesi senza or-
dinanza di sorta, ma semplicemente in seguito a qualcìie
nota confidenziale del Segretario di Stato dell'Interno, e
a titolo di amicizia ufficiale ? Mi è egualmente impossi-
bile-di ammettere l' una o l'altra di queste ipotesi, o di
trovarne una per me più soddisfacente.
Comunque, nel corso di questi tre mesi, secondo le
relazioni — nel corso di cinque mesi, secondo me — tutte le
lettere a me indirizzate, in numero da cinquanta a ot-
138 EPISTOLARIO. [1845]
fifty to eigfbty in niimber, were opened ; that is to
say, from fifty to eigiity seals bave been brokeu,
and more or less cleverly counterfeited ; from fifty
to eighty post-marks bave been, more or less care-
fully, stamped over the ordinary post-marks, in
order to conceal tbe lioiir in wbicb tbe letters pas-
sed-tbrougb tbe general office: every precaution was
taken to bidè from me the knowledge of these facts.
Tbese letters were sent to me from tweuty-five
or tbirty dilferent persons — English, Italian, and
otbers, of both sexes ; the greatest number from
England. The warrant, therefore, in its application,
attacked from twenty-fìve to tbirty persons, mostly
English. In tbe Papa! States we bave too often
a permanent spy, the confessor ; bnt at tbe most he
only informs the government of what you^ you alone,
teli bim.
tanta, furono aperte; vale a dire da cinquanta a ottanta
sigilli furono rotti, e più o meno abilmente contrnffattij
da cinquanta a ottanta timbri postali, con maggiore o
minor cura, furono timbrati di nuovo sull'indicazione po-
stale ordinaria, per nascondere l' ora in cui le lettere pas-
sarono per 1' ufficio generale della posta: ogni precauzione
fu presa per impedire clie io venissi a conoscenza di que-
sti fatti.
Queste lettere mi erano state mandate da venticinque o
trenta, persone diverse — inglesi, italiane e d'altre nazioni
dell'uno e dell'altro sesso: il m.'iggior numero dall'In-
ghilterra. Per conseguenza, l'ordinanza, nella sua appli-
cazione, venne a ledere da venticinque a trenta persone,
per la maggior parte inglesi. Negli Stati Pontifici ab-
biamo troppo spesso una spia permanente, il confessore ;
ma. tutto al più, egli informa il Governo solamente di ciò
che i'o/, voi solo gli dite.
[1845] KPiSTOi-ARio. 139
The most import ant parts of the contents of my
ìetters, notwitlistaiiding the soleinn assertiòn to the
coutrary of Lord Aberdeen in the House of Lords,
icere regularìi/ communicated to a foreign power [See
tlie two reports].
The cause of this couduct, according to the re-
portSj Avas that representations had heen made to the
British governmeut from high sources (foreign enibas-
sies), that ' plots, of which M. Mazzini was the centre,
were carrying on upon British territori/^ to excite an
insurrection in Italy, and that such insnrrection,
shouìd it assume a formidable aspect, would, from
pecullar \)o\itÌG'ci\ cireumstances, disturb the peace of
Europe. '
It was then, simply, upon not oniy information^
but argued probabilities of a foreign ambassador
that the measure was adopted.
Le parti piti importanti del coìiteniUo delle mie lettere y
ad onta deUa solenne asserzione in contrario fatta da
Lord Aberdeen alhi Camera dei Lords, furono regolar-
mente comunicate ad una Potenza straniera [Ved. le due
relazioni].
La ragione di questo modo di procedere, secondo le
relazioni, fu che rimostranze erano state fatte al Governo
britannico da alte fonti (ambasciate straniere), perché
' complotti, dei quali il signor Mazzini era l'anima, si tra-
mavano su territorio britannico, per fomentare un' insur-
rezione in Italia, e percìié tale insurrezione, se avesse
assunto aspetto formidabile, avrebbe disturbata^ per spe-
ciali circostanze politiclie, la pace dell' Europa. '
Fu dunque semplicemente, non solo in base a infor-
mazioni, ma su probabilità supposte da un ambasciatore
straniero, che il procedimento fu adottato.
140 EPISTOLARIO. [1845]
The riglit of the mterfereiioe of the British
cabinet ax>i)ears to ground itself upon this: that
plots were carrying on upon British territori/. Why,
then, was not the operation of the warrant confined
to letters coming from Corfu, Malta, or other Bri-
tish possessions ! — a restriction anah)gous to that
adopted in the warrant against Lord George Gordon,
quoted in the report of the committee of the House
of Oomuions.
' It was not made known to the foreign power
by ivhat means, or froni what source the informa-
tion had been obtained. ' One niight say thajt they
were ashained of it.
^ The information was not of a nature to com
promise, and did not conii)romise the safety of auy
individuai. ' This assertion — which in no respect
influences the uiorality or immorality of the act — is
Il diritto di intervento del Gabinetto britannico ap-
parisce fondato vSii di ciò : che complotti si tramavano
su territorio britannico. Perché dunque l'azione dell'or-
dinanza non fu limitata alle lettere provenienti da Corfii,
da Malta o da altri possedimenti britannici, adottando
una restrizione analoga a quella che fu presa nell'ordi-
nanza contro Lord George Gordon, citata nella relazione
del comitato della Camera dei Comuni ?
' Non fu comunicato alla Potenza straniera con quali
mezzi o da quale fonte l'informazione era stata ottenuta. '
Si direbbe che se ne vergognavano.
'L'informazione non era di natura tale da compro-
mettere, e non compromise la sicurezza di alcun indivi-
duo. ' Questa affermazione — che jn nessun modo influisce
sulla moralità o immoralità dell'atto — è abbastanza
[1845] KPISTOLAKIO. 141
somewhat bold; aud I sliould like to ask the coiu-
mittee to dra^v up a fonn of useful inforniatiou whicli
shoald iiot eiidanger aiiy oiie. With govefìinients
like onrs^ the most vaglie woiild be precisely the most
dangerous. Biit there is yet more.
The plots which were ' carrying cu upon British
territory ' were the iutentions of the two brothers,
Baìuliera^ sons of the Austriau rear-admiral, to
qiiit Corfii for Italy iipoii any favourable occasion
l'or the national cause. The inforiiiations given by
the British cabinet specially concerned those in-
teiitioiis. The brothers Bandiera^ with seveii of their
coinpauious, icere shot on the 25'''' of July ai Cosenza,
in the kingdom of ISTaples.
I do not think I need, for those who know me,
state bere that not only I did not assist their pro-
jected descent upon Italy, but that I did ali that
audace: e vorrei domandare al Comitato di redigere
una forma di informazione utile che non metta in pe-
ricolo alcun individuo. Con Governi come il nostro, la
pili vaga sarebbe precisamente la pili pericolosa. Mav'è
ancora di più.
I complotti che ' si tramavano su territorio britan-
nico ' erano le intenzioni dei due fratelli Bandiera, tìgli
del contrammiraglio austriaco, di cogliere qualsiasi occa-
sione propizia alla causa nazionale per lasciare Corfù
diretti in Italia. Le informazioni comunicate dal Gabi-
netto britannico riguardavano specialmente quelle inten-
zioni. I fratelli Bandiera, con sette dei loro compagni,
furono fucilati il 25 luglio a Cosenza, nel Regno di Napoli.
Non credo sia necessario, per ehi mi conosce, di affer-
mare qui, che non solamente non aiutai la loro proget-
tata discesa sull'Italia, ma che feci quanto stava in me
142 EPISTOLA KIO. [1845]
was in uie to biiider its realization ; and as to tbose
who opened my correspondence, they must bave seen
tbi8 in tbe first montb of tbeir business. But I
will teli in a few words bow tbe catastropbe was
bi'ougbt about.
Tbe brotbers Bandiera inteuded to set out for
Italy; but it was tbe Estates of tlie Pope, wbere tbe
agitation bad tbe most tbreatening appearance, and
wbere tbey reckoued upon numerous friends, tbat
tbey bad principally in view. Tbe Italian govern-
ments informed of their intentions^ and dreading tbeiu,
tbrougbt it better tbe eboose for tbem tbe place
and tbe bour to lead tbem into a snare, and. to
cause tbeir ruin. Tbe Neapolitan government bad
ebarge of tbis.
Agents were despatcbed from i^aples to Corfu,
witb tbe mission of drawing tbe attention of tbe
Bandiera upon tbat Kingdom ; captains of mercbant
per ostacolarne la esecuzione : e i violatori della mia
corrispondenza debbono essersene accorti nel primo mese
del loro lavoro. Ma in pocbe parole dirò come la cata-
strofe avvenne.
I fratelli Bandiera avevano l'intenzione di partire per
l' Italia : ma avevano principalmente di mira gli Stati
del Papa, dove l'agitazione aveva apparenza più minac-
ciosa e dove facevano assegnamento su numerosi amici.
I Governi italiani, informati delle loro intensioni, e pa-
ventandole, credettero invece meglio di scegliere essi il
posto e l'ora, per condurli in un agguato e per causare
la loro rovina. Al Governo napoletano ne fu affidato l'in-
carico.
Furono inviati agenti da Napoli a Corfii, con la mis-
sione di attirare l'attenzione dei Bandiera su quel Regno;
[1845] EPISTOLARIO. 143
vessels lancled from the Calabria, and fuUy coulìrm-
ed tlieir reports. According to theiii the mouiit-
aius of the Calabria were full of insiirgeiits : iii order
to act, they oiily waiited chiefs ; they were astonish-
ed that none of the exiles arrived among them :
they desired men troni the other Italian provinceSj
that the national will might be better represented
by the insurrection and as the coast was iiot more
closely Nvatched than usuai, the exiles might reach
without danger. across the mountains, the place
where the insurgents maintained themselves. A man
uamed Boccheciampi^ enjoying their entire confìdence,
was bought. He set out with the exiles. He disap-
peared as soon as they landed, and went to Cotrone
to teli the authorities: There they are, moving to-
icards sudi a point ; there you may seize them. At the
mouth of San Giovanni in Fiore, the exiles, twenty
capitani di navi mercantili, sbarcati dalla Calabria, con-
fermarono esatte le relazioni di quegli agenti. Secondo
loro, le montagne della Calabria erano piene di insorti,
i quali, per agire, avevano solamente bisogno di capi; si
meravigliavano che nessuno degli esuli arrivasse fra di loro :
desideravano uomini di altre provincie italiane, affinché
la volontà nazionale fosse meglio rappresentata nell'in-
surrezione, e siccome La costa non era vigilata più stret-
tamente del solito, gli esuli avrebbero potuto senza peri-
colo alcuno raggiungere, attraverso le montagne, il luogo
dove gli insorti si mantenevano. Un uomo, chiamato Boc-
checiampì., clie godeva la loro piena fiducia, si vendè.
Egli salpò con gli esuli. Scomparve appena essi sbarcarono,
e si recò a Cotrone per dire alle autorità: Eccoli là che
muovono verso il tal punto-, là potete catturarli. Alle bocche
di San Giovanni in Fiore gli esuli, in numero di venti.
144 EPISTOLARIO. [1845]
in miiiiber, tbund tliemselves surrounded by a mass
of royal troops. Two fell ; the rest were seized aud
condiicted to Cosenza. Nine of tbein were shot,
aiid died like saints. One of tbem, Attilio Bandiera,
bad written to me, on the 21''* of May, immediately
after setting* foot on Britisb soil at Corfn — ' Trust-
ing in the Icnoioi honesty of the Eìiglish post, yon
can noie write to me in my oicn name. ^
Sttch are the facts. Let any honest Englishnian
put bis band on bis beart, and judge what degree
of indirect participation he wonld lay to the ebarge
of those wbo gave tbe first Information. — I am, sir,
Yoiir most obedient,
Joseph Mazzini.
10<S, High Holborn.
si trovarono circondati da una massa di truppe regie.
Due caddero; gli altri furono catturati e condotti a Co-
senza. Nove di essi furono fucilati e morirono come
santi. Uno, Attilio Bandiera, mi aveva scritto il 21 maggio,
immediatamente dopo di aver posto il piede sul suolo
britannico, a Corfii: ' Fidando sulla nota onestà delle po-
ste inglesi, potete indirizzar qui al mio nome le vostre
lettere. '
Questi sono i fatti. Ogni onesto inglese si ponga la
mano sul cuore e giudichi qual grado di partecipazione
indiretta egli attribuirebbe a carico di coloro che forni-
rono la ])rima informazione.
Io sono, o Signore,
vostro obbedientissimo
Giuseppe Mazzini.
108, High Holborn.
|1845] Ei'iSTOLAitio . 145
MDCCCXIV.
ALLA Madre, :\ Genova.
[Loiulra], 14 febbraio 1845.
Mia cara madre.
Kispoiido alla vostra del 7 febbraio, ricevuta
qiiest^oggi, e alP altra immediatamente anteriore. Voi
non dovete mai essere inquieta finché dura questa
stagione d' alcun ritardo delle mie lettere : v' è neve
l)er tutto, e qui ha nevicato per due giorni: fuori,
i venti impediscono P arrivo o la partenza dei Va-
pori. Inoltre, il 18, martedì venturo, va la discus-
sione in Parlamento suIPaffar delle lettere: e sono
occupatissimo. Ho stampato una lunga lettera su questo
afftire, firmata s^ intende, nel Morning Chronicle, ieri;
e spero ne stamperanno un' altra più lunga lunedì,
il giorno prima della discussione. Forse ve la tra-
smetterò in inglese, e troverete qualcuno che ve la
tradurrà. Duncombe è deciso di parlare tanto cal-
damente sulP affare dei Bandiera, etc. da farsi richia-
mare all'ordine. Il Ministero per allontanare la bur-
rasca, ha fatto spargere e inserire in alcuni Giornali
che il cabinet noir è stato sciolto e gli impiegati
che v'erano addetti licenziati; ed è la verità: ma
a noi non basta, né può bastare; possono chiudere
MDCCCXIV. — Inedita. L' autografo si conserva nella rac-
colta Nathau. Non ha indirizzo, né timbro postale. A tergo di
esso, la mjidre del Mazzini annotò: « 14 febl). 1845, con brano
di petizione. »
Mazzini, Scritti, ecc., voL XXVII (Epistolario, voi. XIV). 10
148 EPISTOLARIO. [18 45]
tatti i bureaux del mondo, finché nn Atto di Parla-
mento non dichiari illegale qnel potere, e non im-
ponga ai Direttori della Posta di resistere a ogni
domanda che veni.sse loro fatta da chicchessia, pos-
sono ricominciar quando vogliono. A ogni modo, il
passo fatto dal Ministero di chiudere dopo che ave-
vano ciarlato tanto de' loro diritti, è un trionfo ot-
tenuto. Vedremo poi. La mia seconda lettera al
Morning Chronicle^ se la inseriscono, è molto ardita,
ma sempre però nei termini: parla della pro\a che
i Ministri hanno dato con quelP atto di aver tutte
le loro tendenze verso l'assolutismo, e delle condi-
zioni d'Italia, e finisce cosi:
« La discussione prossima provocherà essa l' e-
spressione di sentimenti simili a quelli che ho scritti
qui? Io noi so; ma una cosa so: ed è, che io non
incontrerò mai un Membro del Gabinetto o uno dei
Membri del Parlamento che avrà sostenuto col suo
voto V oscena pratica, senza che una voce consolante
non mi mormori segretamente: tu sei povero ed esule:
ma, la Dio mercé, tu non ti sei mai collegato segreta-
mente coli' oppressore potente contro il debole op-
presso: tu non hai mai ciarlato di libertà costitu
zionali per aiutare intanto il servaggio in Europa :
tu non hai mai rotto il suggello d- una lettera api^ar-
tenente a un altro uomo con pensiero di trasmet
terne, Giudescamente, il contenuto all'inimico di
queir uomo. »
Io sto bene. Ho vero piacere che il buon amico
Andrea si rimetta, benché lentamente: ditegli se lo
vedete, tante cose per me. Dite all'amico X[apoleone]
che tutto è in regola, e che gii sono grato. Xon sono
ancora qui giunte le copie del mio opuscolo. So che
in Francia piace assai ; e che nel giornale la Ré/orme,
riSj.) EPISTOLARIO. 147
Louis Blauc ha fatCo tre articoli sull'opuscolo. (^)
Dunconibe iiiMia chiesto di tradurgli qualche i)asso
delle lettere dei Bandiera a me, eli' egli cercherà di
leggere alla Camera. Il libro d'Amari è bello assai : uno
dei migliori libri storici escito in questi ultimi dieci
<) veuti anni ; se potete leggerlo, leggetelo ; avrete
})iacere. {~) — La crisi gesuitica in Isvizzera s'accosta.
Sapete che la Dieta straordinaria deve radunarsi
il 24. Un dei Cantoni più importanti era Zurigo, e
gli anti-gesuitici hanno trionfato: il Cantone voterà
per l'esclusione. Fra i Cantoni Cattolici anche Soletta
e il Ticino, si spera, voteranno pure j)er l'esclusio-
ne. (^) Vedremo. In Altenburgo (Sassonia) v'è stata
una rivoluzione religiosa; parrochi e popolazioni si
sono staccati dal Papato. Forse, quando mi parlaste
d'un prete Eonge, pailavate di questo affare. —
Dite al padre che non tema di viaggi, o imprese
suggeritemi da altri : se un giorno mai ho da fore
siffatte cose, han da nascere nella mia testa, non
nell'altrui. — Addio; madre mia; non posso scri-
vere oltre, perché lio troppo da fare. Un abbraccio
dall'anima ed amate sempre il
figliuol vostro
Giuseppe.
(^) Per gli articoli di Louis Blanc sui Bicordi dei fratelli Ban-
diera, ved. il Protocollo della Giovine Italia, voi. Ili, p. 137.
« Cosa ottima è per me il suo opuscolo e lettera J/orMtu^, » gli
scriveva pure il Lamberti il 4 marzo. Id., voi. Ili, p. 185.
(2) La Storia del Vespro Siciliano, della quale due anni in-
nanzi era stata pubbl. la seconda ediz. a Parigi, pe' tipi del Bau-
dry. Il Mazzini aveva da tempo in grande concetto lo storico
siciliano, da più anni esule in Francia. Ved. la nota alla let-
tera MDXXIII.
(3) Ved. la nota alla lett. MDCCCX.
148 EPISTOLARIO. [1845]
MDCCOXV.
To THE Editor of the " Moiining Chronicle ", London.
Sir
[London], 1845, february 17.
" May I venture, without fear of trespassiug
upon your kindness, to address to you a few reinarks
on a point in the Post-office aifair^ wbich seems
to me to bave been, notwitbstanding* its vital im-
portance to England, almost entirely overlooked
througbout tbe wbole of tbe Parliamentary contro-
versy of List year"?
Tbe point to wbicb I allude is tbe confession de
foi — or ratber, de mauimise foi — unavoidably implied
in tbe sbameful transaction: tbe dealing in consti-
tutional formulas ai home, wbilst tampering with
Signore,
Posso arrischiarmi, senza timore di abnsare deUa
vostra cortesia, di indirizzarvi poche osservazioni sopra
nn punto della questione dell'Ufficio della posta, il quale,
non ostante la sua vitale importanza per l'Inghilterra, mi
sembra quasi del tutto trascurato durante la controversia
parlamentare dell'anno scorso?
Il punto al quale io alludo è la confessione di fede — o
piuttosto di mala fede — inevitabilmente implicata dalla
vergognosa azione; trattare, cioè, con formule costituzio-
nali all' interno^ mentre si patteggia segretamente con
MDCCCXV. — PiibbL nel Morning Chronicle del 18 feb-
braio 1845.
[1845] EPISTOLARIO. 149
absolntism abroad; the trumpeting liere in EDgland
big words aboiit liberty of conscience and Catliolic
superstitions. and wliisperiug ali the while softly to
the Pope informations about such schemes of bis
dissatisfled subjects as might eventually crush to the
dust the old tottering edifìce; two moralities^ as they
cali them, applied to a single one compact national
body as England is or ought to be; two diametri
cally opposite politicai systems, dragging right and
left, God knows how and where, English hononr,
English mind. English soni.
The means bave ))een condemned but a few onlj'
bave tronbled themselves to inquire into the end for
which they were nsed. Ali men proclaimed the prac-
tice tobe inmioral, but none turned their attention
to the theory involved, and of which the act in qnes-
tion was only an application, bold, it is trne, to
1' as.solutisino &\V estero: proclamare a suon di tromba, qui
in Inghilterra, parole grosse intorno alla libertà di coscienza
ed alle superstizioni cattoliche, e bisbigliare frattanto
sommessamente al Papa informazioni intorno a eerti pro-
getti dei suoi sudditi malcontenti, che eventualmente po-
trebbero ridurre in polvere il suo vacillante edificio; due
moralità, come essi le chiamano, applicate a un solo corpo
nazionale compatto, quale V Ingliilterra è o dovrebbe es-
sere; due sistemi politici diametralmente opposti, che
trascinano a destra e a sinistra. Dio solo sa dove e come,
l'onore inglese, la mente inglese, l'anima inglese.
/ mezzi sono stati condannati, ma ben pochi si son
dati la pena di indagare il fine pel quale quei mezzi fu-
rono usati. Ciascuno ha proclamato che la pratica era im-
morale, ma nessuno ha rivolto l'attenzione alla teoria che
v'era connessa, e della quale l'atto in questione non era se
150 EPISTOLARIO, [1845]
sbaiiielessness, but nevertheless strictly logicai. U pon
every side ali voices bave cried out to tbe iiiinister.
' You bave no rigbt to open tbe letters of tbis man
any more tban tbose of otber meu ; you bave not
tbe rigbt to interfere in tbe affairs of otber nations ;
restrict yourself to watcbiug tbat tbe safely of tbe
kingdom be not directly menaced, and do not, by
overstepping tbese limits, violate tbe rigbts of indi-
viduals. ' But I know no one wbo bas risen np to
say, ' You bave rendered yourself doubly culpable
in opening tbe private correspondence of tbis man :
you bave, by so doing, not only violated tbe rigbts
of au individuai wbose conduct towaids us Eiiglisb-
men is irreproacbable, you bave violated tbe law
of nations, tbe law of tbe world, and of God, wbo
governs it. Placed between rigbt and wrong, you
bave cbosen tbe wrong. Between a flagrant iiijus-
non un'applicazione, audace, è vero, fino alla sfrontatezza,
ma non di meno strettamente logica. Da ogni parte s'è
gridato contro al Ministro: « Voi non avete il diritto di
aprire le lettere di quest'uomo, più che non lo abbiate
per quelle degli altri uomini ; non avete il diritto di im-
mischiarvi negli affari di altre nazioni ; limitatevi a vi-
gilare, affinché la sicurezza del Regno non sia diretta-
mente minacciata, e non violate, oltrepassando quei limiti,
i diritti degli individui. » Ma non conosco alcuno che
si sia alzato per dire: « Aprendo la corrispondenza pri-
vata di quest'uomo, voi vi siete resi doppiamente colpe-
voli ; cosi facendo, voi avete non solamente violato i di-
ritti di un individuo, irreprensibile nella sua condotta
verso gli Inglesi, ma avete violato la legge delle Nazioni,
la legge del mondo e quella di Dio che lo governa. Posti fra
il diritto e la forza, avete scelto la forza. Fra un' ingiustizia
[lS4r.j . EPISTOLARIO. 151
ti(*e, sastaiiied by brute force, and the efforts of
those who were endeavouring to put it down, you
ha ve declared yourself for brute force. You have
ranged Enoland on the side of the oppressors
against the oppressed — on the side of the execu
tioner against the victim. You have raised her fsiir
.standard in the service of European despoti sm.
For the national motto, * Rellgious and politicai li-
beKfy for the wliole loorld,^ you have sul)stituted
the motto, ' Liberty for iis^ tyranny for the ivorld
beside '. As if egotism could ever be made the
basis of freedom — as if the trae interest of Engiand
could ever be contrary to the law of God : ' Love of
«Il for ali; amelioratiou and develoijment of ali by ali. '
It is liere, however, as it seems to me, that the
whole point of the questiou lies. It matters little
to US, now that we are well warned, whether they
tlagijiiite, sostenuta dalla forza bruta, e gli sforzi di co-
loro clie cercavano di abbatterla, vi siete dichiarati in
favore della forza bruta. Avete schierato l'Inghilterra
dalla parte degli oppressori contro gli oppressi — dalla parte
«lei carnetlce contro la vitti/iia. Avete inalberato l'ono-
rata sua bandiera a servizio del dispotismo europeo. Al
motto nazionale: « Libertà rtligiosa e politica per il mondo
intero,» avete sostituito quello: « Libertà per noi, tiran-
nide per il rimanente del mondo. » Come se l'egoismo po-
tesse mai essere posto a base della libertà; come se i
veri interessi dell'Inghilterra potessero mai essere con-
trari alla legge di Dio: « Amore di tutti per tutti; mi-
fflioramento e progresso di tutti per opera di tutti. »
Qui tuttavia, a quanto mi sembra, risiede tutto il
nocciolo della questione. Poco importa a noi, ora che siamo
l»ene avvertiti, se essi aprono le nostre lettere, o no : noi
152 «FISTOLA HIO. [1845]
open Olir letters or not : eitber we sliall write no-
thing that can compromise our poor friends, or else
we sliall uot traiismit tbem by the post. Tbat wìiicb
it does coiicern iis more nearly to know is, whetber,
in ber efforts, and in tbe struggle wbicli is prepar-
ino-^ Italy is to count upon one enemy more. It
signifles little to tbe country wbicb tbey represent —
or ratber, wbicb I trust they do not rei)resent-T-
wbetber they bave usurped one illegitimate i)reroga-
tive more or less. If uprigbtness be not in tbeir
heart and in tbeir politicai tendeiicies, tbey would
always possess sufficient power to do ili : but tbat
wbicb it does concern tbis country to know, is to
ascertain wbitber it is being led ; it must be pre-
cisely informed upon tbe principles of tbeir interna
tional policy ; it beboves it to take care tbat govern-
ment does not prostitute its name to diplomatic
chmicclleries, nor consign it to tbe maledictions of
o nulla scriveremo che possa compromettere i nostri poveri
amici, o pure non lo trasmetteremo per la posta. Ciò che ci
riguarda pili da vicino, è di sapere se nei suoi sforzi e nella
lotta che si prepara. l'Italia debba contare un nemico di
più. Per il paese da essi rappresentato o piuttosto, come
io confido, da essi non rappresentato, poco significa se essi
abbiano usurpato una prerogativa illegittima di più o di
meno. Se in cuor loro, e nelle loro tendenze politiche
non alberga la rettitudine, avrebbero sempre potere suf-
ficiente per compire il male: ma sopratutto importa al
paese di sapere e di accertare la via su cui è condotto;
deve essere informato con precisione circa i principii
della loro politica internazionale: gli occorre special-
mente di impedire al Governo la prostituizione del suo
nome nelle cancellerie diplomatiche, e non lo faccia
[1845] KPISTOI.AKIO. 153
tlie lììothers of Italy, or tlie conteiiìpt of the brave
iiien wlio siiffer for well doing'. Tweiity warraiits,
no more tban eio'bt — the righteous yearly inimber
accordili^ to tìie Lords' Couimittee — will not retard
the progress of the cause of Italiaji liberty : biit one
single warrant given by the government of a people
]ìrofessing to be free and Christian, with a design
to protect an unjust cause, aflfixes a lasting stain
iipon the honour of that country, gives to others a
teiiix)tation to imuìorality, and augnients everywhere
tlìat want of faith in virtue and in politicai lionesty
whicb is the princi])al feature of our period.
One man only amongst the members of the ca-
binet has felt this. Setting aside the dead letter
of an act that arose out of a state of things alto-
gether dilfereut from ours, he saw at once tliat the
cause was irredeemably lost, unless it couid not
segno alle maledizioni delle madri d'Italia o al disprezzo
dei valorosi che soffrono per compire il bene. Venti
ordinanze, e non soltanto otto — il numero sacramentale
di ogni anno, secondo la relazione del Comitato dei Lords —
non riusciranno a ritardare il progresso della causa della li-
bertà italiana; ma una sola ordinanza emanata dal Go-
verno di un popolo che si professa libero e Cristiano,
con lo scopo di proteggere una causa ingiusta, getta una
macchia indelebile sull'onore di quel paese, è per gli
altri una tentazione all'immoralità, accresce dovunque
la mancanza di fede nella virtù e nell'onestà politica
che è la caratteristica principale dell' epoca nostra.
Un uomo solo tra i Membri del Gabinetto ha sentito
tutto ciò. Lasciando da parte la lettera morta di una
legge, sorta da uno stato di cose completamente diverso
dal nostro, egli vide a tutta prima che la causa era irri-
154 EPISTOLARIO, [1845]
ground itself apon some general prineiple, and li e
sought for a justification of the espiouage exercised
against me in a definì tion of the mission of Eugland
in Europe. ^ It is, ' said the Duke of Wellington,
in his place, on the 4^'' of July, 1844 — ' it is the
proud distinction of the policy of this country, that
our object and our interest is not only to rem a in
at peace ourselves with the whole world, but to
maintain peace throughout the world, and to prò
mote the independence, the securlty, and the prosper-
itif of every country in the world. '
1 accept for my part this definition as it stands.
I am only astonished that, in the midst of Parlia-
ment, where these words were uttered, no one rose
to answer.
' Security ! Peace ! Inde]>endence ! — My Lord l
That is precisely what the man is seeking for liis
inediabilineute perduta, se non poteva fondarsi su qualche
principio generale, e cercò, come giustificazione dello spio-
naggio esercitato contro di me, una definizione della mis-
sione dell'Inghilterra in Europa. « È — disse il Duca di
Wellington, dal suo seggio, il 4 luglio 1844 — è la fiera
caratteristica della politica di questo paese, che il nostro
scopo ed il nostro interesse siano non solamente di rima-
nere noi medesimi in pace con tutto il mondo, ma di man-
tenere la pace nel mondo intero e di promuovere V indipen-
deìisa, la sicurezza, la prosperità di ogni paese del mondo. »
Per parte mia, accetto questa definizione tal quale è.
Mi meraviglio soltanto che in seno al Parlamento, dove
queste parole furono pronunziate, nessuno si sia alzato
a rispondere :
« Sicurezza I Pace! Indipendenza! — Onorevole Lord! Ciò
è appunto quello che cerca per la sua patria quell' uomo di
[1845] ^^^^^Hl KPI8TOLARIO. 155
country, whose correspondeiice yoiir colleagiies bave
violateci. It is wliat was souglit by those men wlio
were sbot some moiitlis ago in Calabria, possibly
iu coiisequence of this violation. Tliere is no secur-
ity except under laws — under wise laws, voted by
the best men, sanctioned by the love of the people;
and there are no laws in Italy: there is, instead,
the eaprice of eight detested masters, and ofa hand-
ful of men chosen by these masters to second their
caprice. There can be no peace except where there
is harmouy between the governors and the govern-
ed, where the government is tlie intelligence of the
country directing it, and the people the arni of the
country executing its decrees. And do you not
hear the echo of the fusilade of Bologna and of
Cosenza attesting strife^ — a strife, my lord, whicli,
ainidst the tears of the good and tlie blood of the
cui i vofitri Colleghi lianno violato la corrispondenza. È
appunto ciò che cercavano quegli uomini che furono fu-
cilati alcuni mesi or sono in Calabria, probabilmente in
conseguenza di questa violazione. Non esiste sicurezza se
non sotto l'impero della legge, di leggi savie, votate dagli
uomini migliori, sanzionate dall'amore del popolo ; e non
esistono leggi in Italia: esiste invece il capriccio di otto
detestati padroni e di un manipolo di uomini scelti da
«luei padroni per secondare il loro capriccio. Non vi può
essere pace se non dove esiste armonia fra governanti
e governati, dove il Governo è la mente dirigente del
paese, il popolo, il braccio che ne eseguisce i de-
creti. E non udite V eco delle fucilate di Bologna e
di Cosenza che attestano la lotta — una lotta, onore-
volt' Lord. che. fra le lagrime dei buoni e il sangue
156 EPISTOLARIO. [1845]
brave, lias gone on witbout ceasing for fifty years —
between moral force, which protests by the scaffolcl,
and violence wliicli seeks to stifle protestation in
blood f And as to independence. you know \A^ell, my
lord, tliat that word, applied to Italy, is bitter
irony ; yoii well know tbat nearly one-fourtb part
of the whole peninsnla is governed by an army of
80.000 Austrians, and that the princes who govern
the remainder are nothing more than the viceroys
of Austria : and if a cry for liberty, for progress,
or for amelioration arlses from the bosoin of any
of these vice-royalties, the Anstrian army, in spite
of the principles that England and France bave
lìroclaimed ten tiines within the last twenty years,
Comes forward to silence it with its veto. The mis-
sion that your words trace ont to onr country is
very beautiful, my lord ; a mission of protection, of
dei viilorosi. ha proceduto incessante per cinquant'.inni —
tra hi forza morale clie protesta dal patibolo e la vio-
lenza che cerca di soffocare la protesta nel sangue? E
quanto all' indlpeìidensa. voi ben sapete, onorevole Lord,
che questa parola, applicata all'Italia, è un'amara ironia;
voi ben sapete che quasi una quarta parte di tutta la
penisola è governata da un esercito di 80.000 Austriaci,
e che i principi che governano la parte che rimane nul-
l' altro sono che viceré dell'Austria: e se un grido in
favore della libertà, del progresso, o del miglioramento
si sprigiona da qualcuno di quei vicereami, V esercito
austriaco, in onta ai principii che l'Inghilterra e la
Francia hanno proclamato ben dieci volte nel corso del-
l'ultimo ventennio, si avanza per soffocarlo col suo veto.
La missione tracciata dalle vostre parole alla nostra
patria è assai bella, onorevole Lord : missione di prote-
[1845] EPISTOLARIO. 157
paterual beiievolence : a geueralisation, so far as is
possible, of the beuetìts we eujoy ; sucb, in truth^
is the missioii a Christian uation would do well to
exercise. But how can you make it work along with
your sanctiou of espionage? With your protection of
the mrcere duro and of the scaffbld ! Do they de-
sire good or e vii, justice or injustice, those men
wbom it is endeavoured to brand by styling them
revoliitionists ì Therein lies the whole qaestion, and
bave yon taken the trouble to examine it ? They
desire to obtain the same liberty which we enjoy —
let it not be forgotten — through a revolution ; —
liberty of consciencej to give them a religion, of
which, at present, thanks to the despotism under
which they lie, they bave only a parody; liberty of
speech, that the}" may preach righteousness ; liberty
of action, that they may put it into practice : the li-
zione, di benevolenza paterna: una generalizzazione, per
quanto è possibile, dei benelìzii che noi qui godiamo j
tale invero sarebbe la degna missione di un paese cri-
stiano. Ma come potete esercitarla insieme con la vostra
sanzione dello spionaggio ? con la vostra protezione
del carcere duro e del patibolo f Quegli uomini che si
tenta di bollare col titolo di rivoluzionari, desiderano
essi il bene o il male, la giustizia o l'ingiustizia? Qui
risiede tutta la questione: vi siete dati la pena di
esaminarla ? Quei popoli desiderano di ottenere quella
medesima libertà che noi godiamo — non lo dimenti-
chiamo — per mezzo di una rivoluzione; libertà di co-
scienza che dia loro una religione, di cui oggi, grazie
al dispotismo sotto il quale essi giacciono, non posseg-
gono se non la parodia; libertà di parola per poter pre-
dicare la rettitudine; libertà di azione, per poterla ihet-
158 EPISTOLARIO. [184:)!
berty, uiy lord, which ice promised tliem along witli
independence, when you were cominande-in-chief of
the allied arniies, * and when we stood in need of
their aid to overturn Kapoleou. They desire, for a
state of tliings the elements of which are hatred, iiiis-
trust, and fear, to siibstitute a condition under whicb
they would be able to know each other,to love eacli
other, tohelp each other onwards towards one coniinon
aim. They desire to destroy chimeras, to extinouisli
falsehood, to bury oiit of sight corpses that are apeing
life, in order to put in their stead a Reality; so-
mething true, acting, living: a power which shall be
strong enough to guide theui, and to which they
may without shame yield allegiance. They desire to
Live, my lord: to live with ali the faculties of
tere in pratica; la libertà, onorevole Lord, che noi
promettemmo loro con 1' indi[)en(lenza, quando voi era-
vate comandante in capo degli eserciti alleati, e quando
noi avevamo bisogno del loro aiuto per abbattere Napo-
leone. Essi desiderano di sostituire a uno stato di cose,
materiate d'odio, di diffidenza e di timore, una condi-
zione in cui possano conoscersi reciprocamente, recipro-
camente amarsi e aiutarsi verso uno scopo comune. Desi-
derano di distruggere le chimere, di estinguere la menzogna,
di seppellire sotterra i cadaveri che imitano la vita, per
sostituirvi una realtà ; qualche cosa di vero, viva e
fattiva, una rappresentanza che sia abbastanza forte
per guidarli, e alla quale possano senza vergogna sot-
tomettersi con fedeltà. Essi desiderano di vivere, ono-
revole Lord; di vivere con tutte le facoltà del loro es-
Manifesto of G. Bentinek. May 14, 1814.
[1845] EPISTOLARIO. 159
tlieir beiiig : to live as God coinmands; to walk
omvards with the rest of the worid — to bave bre-
thren aud not spies around them — iustruetors, aud
uot masters — a home, and uot a prison. Oan you
imagiue that Englaud is excercising ber inissiou wbeii
slie says to them : ^ The world goes omvards^ hut ye
Hhall he statioìiavìi ; there is no God Joy you, ye have
the JEmpero)' of Austria and the Pope ; ye are of the
race of Gain, of the acciirsed raee ; ye are the pariahs
of Europe ; siiffer in ali yoiir Umhs, hut stir not; Eu-
rope slumhers, and you might disturb her repose. '
Christ; my Lord, also fulfiUed a revolutiouary
uiissioii. He carne to destroy the chimeras and the
idols of the old world; he destroyed the peace of
Paganism. In the face of a religion which sanction-
ed distinction of races^ of castes, of uatures, he
annonnced a religion the fnndamental doctrine of
sere; di vivere come Dio comanda: di marciare innanzi
col resto del mondo — di aver fratelli e non 8p.ie intorno
a loro — istruttori e non padroni — una casa, e non una
prigione. Potete voi immaginare che l'Inghilterra eserciti la
sua missione quando dice loro. ' Il mondo procede in-
nanzi, ma voi rimarrete stazionari', non vi è Dio per voi, voi
avete V imperatore d'Austria e il Papa; voi siete della rossa
di Caino, della rassa maledetta; voi siete i paria deW Europa;
soffrite in tutte le vostre membra, ma non muovetevi ; V Eu-
ropa sonnecchia, e voi potreste disturbarne il riposo ^ '
Anche Cristo, onorevole Lord, ha compito una mis-
sione rivoluzionaria. Egli venne per distruggere le chi-
mere e gli idoli del veccliio mondo: distrusse la pace
del Paganesimo. Di fronte a una religione che sanzio-
nava la distinzione delle razze, delle caste, delie nature,
egli annunziò una religione, la cui dottrina fondamen-
160 EPISTOLARIO. [1845]
wliich was the uuity of the human family, the off-
spriiig' of God, in order that we might arrive at
uuiversal brotherhood. Would yoii, my Lord, had
you been liviug then^ in the name of peace and of the
estahlished governmentSj have declared yourself on the
side of Herod agaiust Jesus.
Will the approachiug discussion cali forth a bet-
ter shade, soinethiug like the feelings.I have rudéiy
and roughly uttered ? I don' t know. But this one
thing I do know: that I shall never meet either a
niember of the cabinet or a parliamentary supporter
of the foni transaction without a secret consolatory
voice whispering to me: ' Thou art poor and pros-
cribed: but, Godbethanked ! thou never hast secretly
leagued thyself with the oppressor in power against
the oppressed weak ; nor talked constitutional li-
berty, supporting ali the while European slavery ;
tale, era Punita della famiglia maaua, discendente di Dio,
affinché noi potessimo arrivare alla fratellanza universale.
Se voi, onorevole Lord, aveste vissuto, in quell'epoca, vi
sareste dichiarato, in nome della pace^ e dei governi sta-
biliti^ dalla parte di Erode contro Gesù ?
La discussione prossima provoclierà essa l' espres-
sione di sentimenti simili a quelli che ho scritto qui '? Io
noi so; ma una cosa so: ed è che io non incontrerò mai
un Membro del Gabinetto o uno dei Membri del Parla-
mento che avrà sostenuto col suo voto l'oscena pratica,
senza che una voce consolatrice non mi mormori segreta-
mente: ' Tu sei povero ed esule; ma la Dio mercé, tu non
ti sei mai collegato segretamente coli' oppressore potente,
contro il debole oppresso: tu non hai mai ciarlato di li-
bertà costituzionali per aiutare intanto il servaggio in
Europa: tu non hai mai rotto il suggello d'una lettera.
[1845] EPISTOLARIO. 161
iior brokeu opeu the seal of a letter belougiug to
anotlier man, for tlie purpose of traiismitting, Ju-
das-like^ its conteiits to tliat maii's eiiemy. '
Yours, luost obediently
Joseph Mazzini.
108, Hi gli Holborn.
appartenante ad im altro nomo, col segreto intento di tra-
smetterne, gindescamente, il contennto al nemico di qifel-
1' uomo. '
Vostro obbedientissimo
Giuseppe Mazzini.
108, High Holborn.
MDCOOXYl.
ALLA Madre, a Genova.
[Londra], 21 febbraio 1845.
Mia cara madre,
Vi scrivo tardi, e vi scriverò brevissimo. Ma
questa settimana è impossibile altrimenti . Io sono
esaurito dall' aliare della Posta. Tutti questi giorni
in' è stato necessario rispondere a dimande di schia-
rimenti da un Membro del Parlamento o dalPal-
MDCCCXVI. — Inedita. L' autografo si conserva nella rac-
colta Natii m. Non ha indirizzo, né timbro postale. A tergo di
esso, la midre del Mazzini annotò: «23 febb. 1845. Dettagli
della Camera sulle lettere. »
Mazzini, Scritti, ecc., voi. XXVII (Epistolario, voi. XIV). 11
162 KPISTOLAHIO. [1845]
tro. Ho dovuto lasciare indietro tutti i miei affari
e sin la mia visita a Olielsea che faccio oggi in-
vece: ragione per la quale vi scrivo breve. lersera
fui al Parlamento: era la seconda seduta intorno
all'affare. Isella prima, furono dette le cose più forti
die dir si possano al Ministro. Dnncombe disse al
Gabinetto che il sangue dei Bandiera e dei loro com-
l)agni stava snlle loro teste, e cbe quando sMnal-
zerebbe a Cosenza un monumento sul luogo ove sono
sepolti, si scriverebbe so^^ra: morti per la loro pa-
tria e per la libertà, traditi dal Ministero inglese di
quel tempo. {*-) Si domandava nna nuova Commissione
pubblica per esaminare le cose meglio che non fu
fatto dalle Commissioni segrete. Ma in questi due
giorni il Ministero lavorò in tutti i modi i)er rac-
cogliere la sua maggiorità; e iersera riesci a far ri-
gettare la proposizione: scrivo prima di sapere il
risultato della votazione, perché lasciai il Parlamento
prima che finisse la seduta; ma le disposizioni della
Camera erano tali da far presagire il risultato eh' io
dico.
22.
Ho deciso di non impostare iersera, e neppure
oggi. Spero che dopo quanto v'ho ripetuto più volte,
il mio silenzio non v'allarmerà. lersera, la Camera,
benché discutessero fino a mezzanotte e mezza, non
potè venire a una decisione: ci vorrà questa sera,
ed è meglio ch'io possa annunziarvi domani il risul-
tato finale. Quando dico risultato finale, intendo quanto
alla questione presente, che è quella d' avere un nuovo
Comitato operante pubblicamente, il quale aggiunga
alle ricerche dei precedenti. Quanto all'altro risultato,
(^) Ved. infatti 1' appendice.
[1845] EPISTOLARIO. . 163
cioè di condurre air abolizione del potere, rimane in-
tatto. Mercoledì deve esservi una grande riunione
I)ubblica per firmare una petizione fra gli elettori
del Signor Duncombe (il Deputato cbe ha presentato
il suo caso) diretta a chiedere l'abolizione. Se que-
sta riunione sarà seguita da altre, l'effetto potrà es-
serne buono, e un po' più tardi, il Signor Duncombe
riaprirà la materia, presentando queste petizioni.
Questa questione è diventata seria. Sir Eobert Peel,
per lavare il Governo della macchia impostagli dal
mio affare, ha dichiarato che i Bandiera non sono
stati tratti nel hiccio dal Governo napoletano, che
sono stati arrestati dalla popolazione e non dalla
truppa, con un mondo d^ altre cose non vere. Ma
siffatte asserzioni hanno fatto grande impressione
nella Camera che naturalmente non può credere che
il Primo Ministro dica menzogne. Ho mandato oggi
una terza lettera al Morìiiiig Ghronicle in confuta-
zione delle sue asserzioni: forse l'inseriranno domani.
A ogni modo, voi dovete pensare che molti Membri
hanno parlato in mia lode, e dichiarato che se il
Ministero avesse lasciato in mie mani la faccenda,
probabilmente i Bandiera non sarebbero partiti; e
dovete pensare che nessuno s'è permesso di profe-
rire una sola parola contro di me. Vivete dunque
di buon animo: io non ho ricevuto da quest'affare
in poi che risultati favorevoli e testimonianze di
stima. — Finita questa faccenda, parlerò delle cento
piccole cose che ci interessano : ma finora non ho né
tempo, né tregua. — Sto bene di salute. Fa molto
freddo; ma bel tempo. — Ho arrestato la stampa
dell'opuscolo inglese sull'Italia, per vedere se il risul-
tato della discussione parlamentaria poteva suggerire
cangiamenti d'espressioni o altro. — Ma nella settimana
164 EPISTOLARIO. [1845]
ventura, m'occuperò attivamente tanto dell'opuscolo
quanto dell'articolo sugli Stati del Papa, che a quel-
l'ora è quasi interamente tradotto. — Domani sera,
23, devo andare in società da un Membro di Parla-
mento, Mr. Hawes, (^) dove ne incontrerò parecchi
altri. Ma dopo questa settimana mi chiudo in casa
per venti giorni, a riscattarmi del tempo perduto. —
Aggiungerò domani mattina poche righe per dirvi
la decisione della Camera che già prevedo.
23.
La decisione della Camera è stata come preve-
deva. Ma il Signor Duncombe ha già annunziato una
nuova mozione per martedì. Fra tutti i Membri, Lord
Kussell, senza avere avuto il menomo contatto, la
menoma informazione da me, ha sostenuto fino al-
l' ultimo il caso mio, e anche iersera ha fatto un
bellissimo discorso. Io non lo conosco affatto, ma gli
sono riconoscente per l'onestà politica di cui ha fatto
prova, e gli scriverò due righe inviandogli una copia
del mio opuscolo sui Bandiera. (') Nevica. Abbrac-
cio voi e il padre; amate sempre il
vostro
Giuseppe.
(i) B. Hawes (1797-1863) dal 1832 deputato alla Camera
dei Comuni per il collegio di Lambeth.
(2) Fin dalla discussione avvenuta nell'anno precedente, Lord
John Russell (1792-1878), sia pure con quella dignitosa eloquenza
che gli era dovuta per la sua eminente posizioi^e alla Camera e per
i suoi precedenti come uomo di Governo, aveva avuto fiere
parole contro sir J. Graham e contro il sistema adottato dal
Gabinetto inglese per T apertura delle lettere del Mazzini. E forse
da quel tempo, riguardando alle infelici vicende degli sforzi
rivoluzionari italiani, si volse con maggior simpatia alla causa
italiana, della quale, specialmente in seguito, insieme col Pal-
merston e col Gladstone, fu uno dei più tenaci sostenitori in
Inghilterra.
[1845] EPISTOJLARIO. 165
MDCCOXVII.
To THE Editor of the " Mokning Chronicle ", London.
[London], 1845 february 21.
Sir,
There was yesterday night a siiddeu chniige
ili the dispositioiis of the house as to the Post-
oftìce qnestion, arising, it seemed, from the exphi-
natioiis tendered the night before by Sir Robert
Peel, in auswer to Mr. Milne's question. These expla-
nations I ha ve carefiilly exainined, and I feel at a
loss how to nnderstand the reasons of the sudden
change.
Sir Robert Peel was asked whether the govern-
meut had, through Lord Seaton (^) or others, warned
Signore,
Vi fu ieri sera un improvviso mutamento nelle opi-
nioni della Camera riguardo alla questione dell'Ufficio
della Posta, derivato, a quanto sembra, dalle spiegazioni
date la sera precedente da Sir Robert Peel, in risposta
all' interrogazione di Mr. Milnes. Ho accuratamente esa-
minate queste spiegazioni, e mi sento in grave imbarazzo
per comprendere le ragioni dell'improvviso cambiamento.
Sir Robert Peel fu interrogato se il Governo, pel tra-
mite di Lord Seaton o di altri, avesse avvisato i Ban-
MDCCCXVII. — Pubbl. nel Morning Chronicle del 22 feb-
braio 1845.
(1) Lord John Seaton (1778-1863), dal 1843 governatore
delle Isole Ionie. Sul suo rapporto riguardante i fratelli Ban-
diera, ved. V appendice al voi. XXVI.
166 EPISTOLARIO. [1845]
the Bandiera? He answered; ' tbey bad iiot '. So
far as that tliere was an aggravation of the case.
But theu there is a inotive given. Ofwhatsort?
^ That they eould net suppose ttventy-two men
would go unariiied to attack an Italian estate. ^
The twentyUco men are a faci ; they do not
constitute a theory. Neither Sir Eobert Peel nor
Lord Aberdeen could gaess hefore thè faci that the
Bandiera would take with theni only ticenty men.
The question is, therefore, whetber they weie appri-
sed or not of the intentions of the Bandiera ?
Take up the ex]3lanations of Sir Eobert Peel.
He says that ' plots were carrying on in the Medi-
terranean English possessions; that these plots were
the subject of Lord Aberdeen's watching and Com-
munications. '
diera. Egli rispose ' che iion lo avevano fatto. ' Fin qui
la risposta non era aggravante.
Ma poi vi fu l'esposizione di un motivo. Di qual genere?
' Che non era da supporre che ventidiie uomini andas-
sero inermi ad assalire uno Stato italiano. '
I veiitidue uomini sono un fatto ; essi non constitui-
scono una teoria. Né Sir Robert Peel, né Lord Aberdeen
potevano indovinare, prhwrt del fatto ^ che i Bandiera avreb-
bero portato seco soltanto ventidue uomini. La questione
si riduce dunque a sapere se essi erano o no a cogni-
zione delle intenzioni dei Bandiera.
Esaminiamo le spiegazioni di Sir Kobert Peel. Secondo
lui, ' i complotti si tramavano nei possedimenti inglesi
del Mediterraneo j e quei complotti formarono argomento
della vigilanza e delle comunicazioni di Lord Aber-
deen. '
1^1845! EPISTOLARIO. 167
Malta aud Corfu are the only Englisli posses-
sions in the Mediterranean where Italiaii Exiles are
to be fouiid. From Malta and Corfu on\j letters
were coming" to me during the operation of the war-
rant. Now, I affimi iii3on my honour, and I ha ve
my proofs at home, that in the two-thirds of those let-
ters, there is nothing biit debating on the landingsche-
iiies of the Bandiera. Hovv, then, could Lord Aber-
deen be ignorant of them ì What did he inspect my let-
ters for ? What was the purport of his Communications 'ì
The entrapping j)ractised, not by the English
goverument, no body dreams of that, but by the
Xeapolitan Government, is formally denied.
The proofs I have given of the entrappinf/ are
these : —
1. The very fact of the expedition of the Ban-
diera on the 12*^' of Jane, when on the 21''* of
Malta e Corfii sono i soli possedimenti inglesi nel
Mediterraneo, dove si trovino esuli italiani. Soltanto da
Malta e da Corfii mi giungevano lettere durante il pe-
riodo in cui l'ordinanza fu in vigore. Orbene, io af-
fermo sul mio onore, e ne ho a casa le prove, che nei
due terzi di quelle lettere non vi è altro che una discus-
sione sui progetti di sbarco dei Bandiera. Come dunque
poteva Lord Aberdeen ignorarli ? Con quale scopo esa-
minò egli le mie lettere'? Quale fu la portata delle sue
comniiicasioni^
Il tranello teso, nou già dal Governo inglese, nessuno
pensa ad una simile ipotesi, ma dal Governo napoletano,
è formalmente smentito.
Le prove che io do dato dal tranello, sono le seguenti:
1.° Il fatto stesso della spedizione dei Bandiera, il
12 giugno, mentre il 21 maggio essi avevano dimesso
168 KPISTOLARIO. [1845]
May they had dismissed ali tbougbts of sudi an at-
tempi; when on tlie 8*^' of June they were only
thinking of foUowing another man (Ricciotti) to some
point of the Eoman estates ; ali this froiiì their letters.
2. The sudden spreading, through straiigers com
ÌDg from the kingdom of Naples to Corfu, of false
news about insurrectionary movemeuts in Calabria
and other ^eapolitan provinces : ali this news beiiig
stated in the last letter of the Bandiera to me as
being the reason of their sudden décision.
3. The presence of a traitor (Boccheciampi)
amongst them, who x^^i'suaded them to go, went
with them, disappeared as soon as landed, and went
to Cotrone to give informations : this man being
denounced, not only by ali private accounts— by
public notoriety — by the fact of bis not being con-
demned with the others for the expedition, but
ogni pensiero per quel tentativo j quando 1' 8 giugno pen-
savano soltanto a seguire un altro uomo (Ricciotti) su
qualche punto degli Stati Romani ; tutto ciò risulta dalle
loro lettere.
2.^ L'improvviso diffondersi, per opera di stranieri
giunti dal Regno di Napoli a Corfù, di false notizie in-
torno a moti insurrezionali in Calabria ed in altre pro-
vinole napoletane ; a quanto affermano i Bandiera, nel-
l' ultima lettera a me diretta, furono queste notizie la
causa della loro improvvisa decisione.
3." La presenza di un traditore (Bocclieciampi) fra
loro, il quale li persuase a partire, andò con essi, scom-
parve appena sbarcato, e si recò a Cotrone per dare in-
formazioni ; provato colpevole non solamente da tutte le
narrazioni private — dalla voce pubblica — ma altresì dal
fatto che egli non fu condannato con gli altri per la spedi-
[18451 KPISTOLAKIO. 169
accused siuiply of haciiig Jcnotvn and noi reveaìed a
plot : but by the last letter written by Nardi, one of
the victinis, twelve houis before his death, froiii the
coìideinned cell^ to a friend at Oorfii, and conveyed
through the Austrian embassy. This letter^ j)ublis-
hed in your columns, is the same npon which Lord
John Eussell grounded his qnestion of yesterday
night. {')
4. The attack niade on the exiles at San Gio-
vanni, vrhere a single soldier is never qnartered, by
the royal troops.
5. The order of Francis I, solemnly conferred
by tlie King of Xaples, with a public decree on the
18^^' of July, to D. Gregorio Balsamo, the Xeai)0-
litàn agent at Corfn. far services rendered on the oc-
zione, fn semplicemente accusato di aver conosciuto e non ri-
velato un complotto', provato colpevole dall'ultima lettera
scritta dal Nardi, una dell^ TÌttime. dodici ore prima della
8ua morte, dalla cella del condannato, ad un amico a Corfu,
e avviata a destinazione per mezzo dell'ambasciata au-
striaca. La lettera, pubblicata nelle vostre colonne, è
quella stessa dalla quale Lord John Russell trasse argo-
mento per la sua interrogazione di ieri sera.
4.** L'assalto contro gli esuli a San Giovanni, dove
non è mai accasermato un solo soldato, eseguito dalle
truppe regie.
5.** L'ordine di Francesco I, conferito solennemente
dal Re di Napoli, con pubblico decreto del 18 luglio, a
D. Gregorio Balsamo, l'agente napoletano a Corfu, per
(^) La lett. di Anacarsi Nardi fu per prima volta pubbl,
nel Times, da cui fu riprodotta in altri periodici iuglesi. Yed.
le lett. MDCCCVIII e MDCCCIX.
170 EPISTOLARIO. [1845]
casioìi. If he was takeu hy surprisey wliat services
coiild he have reudered! (^)
Of these proofs, uot one has been ret'uted, or
eveu alliided to, in the ' satisfactory ' explanations.
The onìy assertion to the coiitiary is this, ^ that the
exiles were pat down by iuhabitants, and conse-
quently not by soldiers. '
Xowj a royal decree has been pnblished in the
officiai Gazette of ^aples, in which, under the date
of the 18"' of July, one hundred and seventy re-
wards are given by the kins^ to oìie hundred and
seventy men, belonging to the ci vie guards, to gen-
darmes, and to the officerà and soldiers of the 2'**^
hattalion of ehasseurs. Is Sir Kobert Peel better in-
forined than the l!^eapolitan governmentl
servigi resi in queW occasione. Se egli fu còlto albi sprov-
veduta, quali servigi aveva potuto rendere?
Di queste prove, neppure una è stata confutata, né
A i si è fatta allusione nelle ' soddisfacenti ' spiegazioni.
La sola asserzione in contrario, è che ' gli esuli fu-
rono debellati dagli abitanti, e per conseguenza non dai
soldati. '
Orbene, un decreto reale è stato pubblicato nella Qassetta
ufficiale di Napoli, in cui, in data del 18 luglio, cento set-
tanta ricompense sono concedute dal re a centosettauta
individui appartenenti alla guardia civica, ai gendarmi e
agli ufficiali e soldati del 2° battaglione dei cacciatori. È
forse Sir Robert Peel meglio informato del Governo na-
poletano ?
(i) Ved. infatti la nota alla lett. MDCCLXXI.
[184:5] EPISTOLARIO. 171
I was forgetting' to state tliat the Bandiera left
Corfii iu one boat armedj and witli a great quantity
of ammunition, as from tbeir last letter to me.
The honourable house was, perhaps, tired with
coniplaints about nine generons and brave-hearted
foreigners, shot at such a distance from Eng-
land; but if a mere miuisterial statement was to be
accepted as entirely satisfactory, and admitting
no discussion at ali. one really does not see the pur-
pose of having entered into the debate in so noble
and earnest a manner! ' Be quick, make what de-
fence you like, it will prove acceptable, ' was a lan-
guage more tìt to be nsed from the beginning.
I am, Sir,
respectfuUy yours,
Joseph Mazzini.
108, High Hoiborn.
Dimenticavo di dichiarare che i Bandiera partirono da
Corfù in una barca armata^ e con grande quantità di
munizioni, come risulta dalla loro ultima lettera a me
diretta.
L'onorevole Camera era probabilmente stanca delle
lagnanze riguardanti nove stranieri generosi , valorosi
di cuore, fucilati a tanta distanza dall'Inghilterra: ma
se una semplice affermazione ministeriale doveva essere
accettata come del tutto soddisfacente, e tale da non
ammettere discussione, non si vede davvero lo scopo di
essere entrati nel dibattito in modo cosi nobile e se-
rio. ' Sbrigatevi, fate quella difesa clie volete, gssa sarà
ritenuta accettabile, ' era un linguaggio più adatto, da
essere usato fin dal principio.
Io sono. Signore,
rispettosamente vostro
Giuseppe Mazzini.
108, High Hoiborn.
172 EPISTOLARIO. [1845]
MDOCOXYIII.
A Giuseppe Lamberti, a Parigi.
[Londr:i], 25 febbraio 1845.
Caro ainicOj
Questa sera Francia, a quanto mi scrive, deve
recarmi un po' di danaro per la moglie ; ma io non
posso diiierire l'invio d'una mia a Pietro, e v'ag-
giungo queste due linee per te. Quello clie mi darà
Francia sarà pochissimo, ne son certo: nondimeno,
meno d' una lira sterlina non può essere. Comincia
dunque per dare alla povera donna 25 franchi dei
30 che Waldm[ann] mi manda ; ed io riterrò al-
trettanto qui; se mi darà di più, te lo scriverò su-
bito. Waldm[ann] è a Parigi ! Desidero sapere da chi,
e aqual uso m'è mandato da lui questo danaro — se i)el
Fondo d'Azione o perché. {*■) — Oggi o domani partono
per quella tal via altre 30 medaglie: dieci in bronzo e
venti bianche. — Bisogna che tu mandi, o per mezzo
particolare o per Diligenza anche, quattro medaglie
in bronzo a Griacomo a Lugano, e quattordici bian-
che. — Ke manderò altre bianche tra non molto per
voi: dovreste far di tutto per trovare un incaricato
MDCCC XVIII. — Pubbl. da D. Giuri ati, Duecento lettere,
ecc., cit., pp. 69-71. Qui si riscontra siili' autografo, posseduto
dal Dr. Daniele Vare. Non ha indirizzo, né timbro postale. Dal
Protocollo della Giovine Italia apparisce che la lett. fu rimessa
col « mezzo Pietro. »
(^) « Waldmanu è sempre qui — rispondeva il Lamberti
il 4 marzo. — Diede i 30 franchi, perché se ne servisse come
voleva. » Protocollo della Giovine Italia, voi. Ili, p. 185.
[1845] EPISTOLARIO., 17S
a Lione : (*) vi sono moltissimi operai italiani che
prenderebbero i)robabilmente qualche medaglia bian-
ca, e molti opuscoli, se li darete loro a un franco. — Se
ti capita occasione privata per Poitiers, manda qual-
che medaglia bianca con nna in bronzo, e alcune
copie dell'opuscolo a Dybowski : farà di venderle. —
Vegliando V occasioni, e profittando di tutti i buchi,
non tu solo, ma parecchi dei nostri, si potrebbe di
certo vender molto dell'una cosa e dell'altra. Qui
dell'opuscolo do le copie a uno scellino e sei ai
Signori, a uno scellino agli operai. Finora non posso
dir nulla, ma spero venderne. — Perché non m' hai
mandato i due numeri della Réforme^ nei quali Blanc
parlava dell'opuscolo, dopo il i>rimo ? — L'aftare
deir apertura delle lettere è conchiuso in Parlamento;
ma comincia l' agitazione al di fuori, e spero dopo
Pasqua, ripresenteremo petizioni in modo più po-
tente che mai. — ISlon dimenticate tu, o Mich[ele]y
di chiedere a Bud[ini] se può inviare oi)uscoli, e
anche medaglie bianche, in Algeri, dove l' Apostolato
avea tanti abbonati. — A proposito di Bud[ini], egli
ha interpretato a suo danno la mia lagnanza del
prezzo di stampa : e mi chiede, a suo scarico, di far
verificare in alcune stamperie di Parigi il conto di
570 franchi che ha dato. Io ho troppa fede in lui
e nell'onestà sua per ammettere questa verificazione.
La mia delusione concerneva generalmente i prezzi di
Francia, e non quelli della sua stamperia. (^) Digli
(^) Nella lett. cit. uella nota precedente, il Lamberti scri-
veva : « A Lyon inviai a Barberis opuscolo e campione me-
daglie. » Ved. infatti il Protocollo della Giovine Italia, voi. III^
p. 181.
(^) Dopo di avere esercitata a Londra 1' arte sua tipogra-
tica (ved. la nota alla lett. MCCCCVI), Giuseppe Budini, nel
174 EPiSTOLAKio. [1845]
dunque, se lo vedi, che bo iucaiicato te o altri, e
che sarà verificato; io poi gli scriverò che va bene. —
A te, fra parentesi, piace l'opuscolo o non piace!
Kon v'è modo mai ch'io sappiala tua opinione sulle
cose mie. — Ricorda a Michele, ti prego, la cosa
che gli ho scritto concernente la polizia, e il deruba-
tore dell'organo. Si sa quasi di certo eh' egli passò
coll'orgaiK) a Boulogne il lo, dirigendosi sulla via
di St.-Omer.
Ohe non ci sia modo mai di vederci, caro Giu-
seppe! ho sperato fare una corsa a Parigi sul prin-
cipio dell'anno; e non vi fu modo. E ohe non vi sia
speranza sia d' infanatichire un ricco, o di arricchire
un di noi, e consecrare la ricchezza a un'azione!
Abbiam noi da morire di bestemmia o di noia su
terreno straniero? Addio: t'abbraccio: ama il
tuo
Giuseppe.
MDCCCXIX.
A Pietro Giai^none, a Parigi.
[Londra, 25 febbraio 1845].
Caro Pietro,
Ebbi la tua: hai ragione; avrei dovuto scriverti
da molto; ma se tu sapessi come ho tutti i miei
1843 s'era trasferito a Parigi, dove aveva aperta una stam-
peria dalla quale escirono, ad es., gli ultimi due numeri del-
l'^^os/oZ^/o Popolare (ved. V Introduzione al voi. XXXIII del-
l'ediz. nazionale), un' ediz. delle Poesie del Mamiani (ved. il
Protocollo della Giovine Italia, voi. II, p. 109). i Bicordi dei
fratelli Bandiera, ecc.
MDCCCXIX. — Inedita. L' autografo si conserva nella rac-
colta Nathan. Non ha indirizzo, né timbro postale.
[1845] KPISTOLAHIO. 175
momenti presi dalla Scuola, dall'Associazione per
la Protezione dei ragazzi italiani, daiPafi'ar delle
Lettere aperte, dalla Società, dalle cose mie, etc, mi
perdoneresti. E d' altra parte, a che rispondere, a che
discutere un fatto e le sue probabilità, quando B[ian-
colil (^) m'intona: « a voi tocca trovare il danaro, » ed io
sono nell'assoluta impossibilità di trovarlo! Ho sulla
lista delle sottoscrizioni fatte quando V agitazione
era più forte, parecchie somme che non furono ri-
scosse mai: e ^jredo riuscirei [)iu o meno ad averle
se si producessero circostanze imponenti in Italia :
ma sulla mia fede, e per un tentativo ardito da
parte nostra, non vi riescirei. Purtroppo, comunque
tutti sappiano il come del tentativo di Corfu, l'im-
pressione rimane profonda, e nessuno crede a pro-
babilità di moto in Italia. Ditemi a ogni modo e
senza trarne il menomo indizio di speranza da
parte mia, la cifra che credereste indispensabile.
L' unico modo per formare un po' di cassa, al
quale s'aggiungerebbero più facilmente le olferte.
parevami quello delle medaglie: ma è speculazione
fallita: e perché noi fosse, sarebbe stata necessaria
un' attività, un' insistenza da parte di tutti gli af-
(^) Come apparisce dalla lett. MDCCCXLI, iu cui il nome è
dato in tutte lettere, era il conte Oreste Biancoli, esule in
Francia dopo il moto rivoluzionario dell'agosto 1843, ed as-
segnato al deposito di Chàteanroux. Ved. su di lui M, Men-
GHiNi, li. Andreini, ecc., cit., pp. 40-41 dell'estratto. Va qui
aggiunto, e si vedrà meglio dalle lett. seguenti, che il Bian-
coli nel moto romagnolo del 1845 si schierò dalla parte di
coloro che invece dell' azione rivoluzionaria immediata inten-
devano di chiedere riforme al Governo Pontificio, e avevano
a tale scopo discusso e approvato il Manife><to delle lìopoìa-
zioni dello Staio Romano ai Principi ed ai Popoli dell' Europa,
che si attribuisce a L. C Fari ni.
176 - EPISTOLARIO. [1845]
fratellati a noi, tanta da produrre una vendita —
di quelle bianche — sommante a mille o duemila
esemplari.
Scrivo a B[iancolil^ come vedi.
Duolmi assai che gì' invii di medaglie da qui,
e d'opuscoli da parte vostra a Malta siano stati
fatti a Nicola, il quale mi scrive sulle mosse per Cor-
sica, credo. Vorrei che tu ne dicessi a Lamb[erti]. (^)
Appena ei sappia dov^ è Xicola, egli dovrebbe scri-
vergliene: le medaglie partirono da qui sull'^^/2;a,
Schooner, Capitano Lowry. Fors' ei potrà riparare.
Anche in assenza sua se ogni cosa potesse andare
nelle mani di L. Tonna e C, librai in Malta, tor-
nerebbe tutt'uno.
Si può sapere il perché — se v^ è perché che
abbia apparenza di ragione — Ricciardi gridi contro
l'opuscolo? A vero dirti, non mi sorprende; e non
m'importa. Forse giudico troppo severamente; ma
non concedo a Kicciardi valore alcuno se non di
buone intenzioni; e queste pure irrimediabilmente
guaste da un^ intemperanza d' amor proprio, d' am-
bizione, d'opinione di sé che può spiegar sola le
immense ciarle funestissime di ch'egli accompagna
(^) Nicola Fabrizi aveva lasciato Malta il 15 febbraio 1845
(ved. la lett. di pari data di Emilio Sceberras al Lamberti,
nel Protocollo della Giovine Italia, voi. Ili, p. 184) per cor-
rere al capezzale del fratello Paolo, caduto gravemente ma-
lato a Tolosa, e di là trasportato a Bastia dall' altro fratello
Luigi. Su queste dolorose vicende corse dai tre patriotti mo-
denesi è lungo ragguaglio nel III voi. del Protocollo della
Giovine Italia, da cui si apprende che per inconsiderate ciarle
del Ciampella e del Bubani, esuli a Tolosa, con i quali s'era
unito un certo Luccliesini, fondatamente sospettato come spia,
era sorta un'incresciosa polemica, tendente a intaccare l'onora-
bilità dei fratelli Fabri'/i.
!lS45] EPISTOLARIO. 177
la menoma velleità cV impresa. Kicordo i 45 mila fran-
chi magnificati per ogni dove, ridotti poi tu sai a
che; e i grandi sacrifizi fatti, poi la casa di cam-
pagna per conchiasione. (/)
Dio ti rimeriti per le cure che dai all'Unione:
tienla in piedi come meglio i^uoi. Manderò segni, etc.
l)el primo viaggiatore che mi càintn.
Ho scritto a Michele pel conto dello stampatore,
e regolerà.
Le medaglie in bronzo mi costano qui venti lire
sterline (500 franchi) il cento: le ])ianchelire 4 (100
franchi) il cento.
Avrai letto o udito dell' aft'ar delle lettere; e
torse avrai meravigliato dell' insistenza che pongo
in siftàtto affare. Come. peraltro indovini, m'importa
assai poco oggi mai che ai)rano le lettere al mio
nome o no. Ma so, pur troppo, che ogni piccolo
trionfo in terra straniera è magnificato in Italia; e
vagheggio V idea che da un Italiano derivi la solenne
abolizione in Inghilterra d' un potere immorale. La
mozione fatta da Duncombe al Parlamento fu riget-
tata : oggi, un'altra mozione sarà presentata e ri-
gettata allo stesso modo : ma questo è nulla :
sé in questa razza di Sassoni v' è ancora un
po' dell'antica insistenza, tra un uìese avremo nn
milione di firme per la i)etizione che domanda si
(Fancelli 1' Atto, e riproporremo più forti che mai.
Non disperar dell* Italia d'oggi: e d' altra ])arte
non t' illudere a si)erar molto. Il i)roblema attuale
è tale quale io l'ho espreSvSo nel mio opuscolo: ele-
menti a fare efficacemente non mancano ; iiìa sono
(*) Di tutto vii) è ampia trattazione nel precedente voi.
dell" epistolario.
Mazzini, Scritti, ecc., voi, XXVII (Epistolario, voi. XIV). 12
178 El'ISTOLAKIO. [1845]
in mano d' uomini tristi e stolidi che non sanno o
non vogliono fare. Per fare in Italia bisogna disfare :
disfare la cospirazione coni' è. Vorrei che il mio
o[)uscolo andasse nelle nmni de' giovani più che al-
trove in Romagna; ma è appunto la parte d'Italia
che m'è più contesa per siffatti invii. Vorrei che
due giovani nostri, di core e d' ingegno potessero
fare una tournée in Romagna, e veder di sottrarre
la gioventù al giogo degrintiuenti. Vorrei che per
mezzo di gente del popolo si stabilisse una catena
di comunicazione dalla frontiera degli Stati Papali
a Livorno, indipendente da tutti altri lavori. Vorrei
molte cose, ma mi mancano viaggiatori e mezzi. ,
Can[uti] e gii altri non faranno mai nulla.
Nicola dovrebbe avere serbato qualche cosa dei
10.000 franchi e dovrebbe, in quel caso, disporne pel
Fondo d' Azione. Dinne a Lamb[ertiJ. È cosa da ve
rificarsi.
Scrivetemi, ripeto, nn calcolo a[)prossimativo della
somma che il progetto richiederebbe. È cosa da non
approvarsi, né rigettarsi assolutamente; ma da non
discutersi finché non v' è probabilità di aver fondi.
Or, la cifra, eh' io non posso calcolare da qui, po-
trebbe suggerirmi speranze, o confermarmi nell'idea
dell'impossibilità. — Amami, e credi air affetto del
tuo
Giuseppe.
Lo sconforto è tale per ogni dove che la Con-
grega Centrale di New York pro})one nulla meno
che l' impianto d' una nuova Società segreta, con
tutta la severità, le punizioni, etc. delle vecchie —
[1845] EPISTOLARIO. 179
l'abolizione del nome di Giovine Italia — la limitazione
del Credo politico alla Libertà, Indipendenza e Unità —
e più altre cose, che tradiscono una suprema ignoranza
dello stato d^ Italia. Essi non sanno che in Italia
gV influenti abborrono oggimai da qualunque società
propriamente detta e ordinata: che v' è assoluta im-
possibilità d^ ordinarne una nuova potente davv ero :
che il nome di Giovine Italia è oramai incancellabile,
e rappresenta la Scuola, la dottrina pili che P Asso-
ciazione segreta : che bisognerebbe farne più sempre
un corpo morale, una bandiera, collocata al di sopra
di tutte sette, e lavori slegati; cosi che ogni ten-
tativo, da qualunque parte venisse, si rannodasse a
quella bandiera, mentre gl'individui influenti in questo
corpo si terrebbero a contatto con tutti i diversi
lavori o individui potenti in Italia, influenzandoli
colla corrispondenza, mentre V Associazione dell' e-
stero dovrebbe influenzare l'interno colla propaganda
degli scritti, medaglie, etc. Queste idee io le spiegherò
ad essi quanto meglio potrò; ma sarebbe bene che
voi, come Congrega per la Francia, scriveste che
avete avuto comunicazione da Londra delle proposte,
ed esponeste le vostre idee in proposito, indirizzando
a Foresti. Vedete se potete farlo con una certa sol-
lecitudine.
Addio: cerca vendere quanto più puoi d'opu-
scoli e di medaglie : d' opuscoli per me che sono
povero più che mai, di medaglie pel Fondo d'Azione.
T' abbraccio.
Fa, ti prego, che l' acchiusa vada a Lamb[erti].
180 EPISTOLARIO. [1845]
MDGCCXX.
A Georges Sand, à Paris.
[Londre.s], 26 février [18i5].
Madame,
Un ami d'un de mes amis se charge de vous
remettre Zoé^ roman plein de défauts, et de bonues
clioses en germe, que Mademoiselle Géraldiiie Jews-
biiry m'a prie de vous faire parvenir avec ma lettre.
Miss Jewsbury appartient à ce petit iioyau de fem-
mes Anglaises qui commencent à vous comprendre
et à vous admirer: noyau qui grossit chaque jour. (^)
Vous savez peut-étre que Spiridion à été traduit en
auglais vers la fin de Fannée passée par un Quaker. (^)
M."*^ Eliza Ashurst a fait paraìtre les Maitrp.s Mosa'i-
stes et l'Orco; et j'espère pouvoir bientòt vous an-
noncer la traduction de votre admirable livre: Lettres
d'un voyageur. (^)
MDCCCXX. — Inedita. L'autografo si conserva nella rac-
colta Nathau. Non ha indirizzo, né timbro postale.
(^) Geraldino Jewabnry (1812-1880) era stata certamente
conosciuta dal Mazzini in casa Carlyle, della quale era assidua
frequentatrice dal 1841. Com'è noto, si condusse poco riguar-
dosamente verso la memoria di Jane Carlyle (ved. specialmente
la traduzione francese delle lieniiniscences di Th. Carlyle ;
Paris, Mercure de France, 1910, p. 92 e segg.). Nel 184.5 Miss G.
Jewsbury aveva pub))!. : Zoe, the history of tivo lives, in 3 voli.
(2) Spiridion era stato translaled from the French nel 1842,
senza nome di traduttore.
(■^) È questa la prima volta che nell' epistolario mazziniano
si fa menzione della famiglia Ashurst, della quale più tardi, in uno
dei suoi proemi all'ediz. daelliana, il Mazzini fece onorevole men-
[1845J EPISTOLAKIO. 181
Voiis devez à l' berne qa'il est avoir re§u les des-
sins qui aecompagnaieiit la Patente. La persouue
qui s'était, il y a quelques mois, cbargée de vous les
remettre, Mr. 0. Biiller, ii'a pas pu vous reucontrer
à Paris; mais il m'a assuré que le rouleau avait
été depose cliez vous. Mr. Buller était aussi poiteur
de la somme de ciuqaante franes, resultat d^ine er-
reur découverte daus les comptes du Bureau des
Pateiites : il n'a pas voulu la laisser avec les dessins ;
et je saisirai la première occasion sùre pour vous la
faire teiiir.
On devrait aussi vous avoir remis, il y a quel-
ques jours, de ma part une broucliure italienne qui
contient la correspondance des frères Bandiera.
Croyez toujours. Madame, à l'admiration sincère
et aux sympatbies fraternelles de
votre dévoué
Jos. Mazzini.
lOSj Hio-b Holborn.
zione. La faniiglia Ashurst, che il Mazzini aveva conosciuto
fino dai primi anni della sua dimora a Londra, si componeva
del padre, il quale prese poi le difese dell'esule nella lunga
discussione per l' apertura delle lettere, della moglie di lui,
che fu per il Mazzini « una seconda madre, » del tìglio Wil-
liam, pur esso fervente mazziniano, e delle figlie Matilde (an-
date sposa ad un Biggs), Carolina (moglie di James Stansfeld)
Emilia, che passò a seconde nozze (1861) col maggiore Carlo
Venturi ed Eliza Ashurst, la quale aveva infatti tradotto in
inglese, e pnbbl. nel 1844, The Mosaic Worlìers, a tale, e The
Orco, a tradition, firmandosi E. A. A.
182 EPISTOLARIO. [1845]
MDCCCXXI.
To THE Editor of the " Morning Ghronicle ", London.
[London], 1845, febrnary 28.
Sir,
In addressing to you a few remarks upon the
explanatious given by Lord Aberdeen on the 27*'',
in answer to a question put by Lord Beaumont, (^)
I feel ali the disadvantages of my position. I
stand here, a foreigner, personally unknown, pros-
cribed, not hy, but from niy native country, in the
suspicious character of an agitator, iusisting on an
accusation against the British government for having
helped, though certainly unintentionally, through a
Signore,
Nel rivolgervi poche osservazioni riguardo alle spie-
gazioni date da Lord Aberdeen il giorno 27, in rispo-
sta ad una interrogazione presentata da Lord Beau-
mont, io sento tutti gli inconvenienti della mia posizione.
Mi trovo qui, straniero, personalmente ignoto, proscritto
dalla mia patria, ma non da essa, nella qualità sospetta
di agitatore, e insisto sopra un'accusa al Governo bri-
tannico, quella di avere aiutato, indubbiamente senza
averne l'intenzione, con una vergognosa violazione di
MDCCCXXI. — Pubbl. nel Morning Chronicìe del 1° mar-
zo 1845.
(*) La discussione avvenuta alla Camera dei Lords il 27 feb-
braio 1845 fu tradotta e pubbl. in appendice al voi. XXVI.
[1845] EPISTOLARIO. 183
sliaìiiefiil violation of private correspoiidences, a fo-
reigii (lespotic government in the foulest transac-
tiou that bas ever takeii place since tlie entrappiug
of Murat by tbe sanie goverumeut — the eutrapping
of tweuty-one noble brave-hearted patriots, and the
subsequeut death of uine of them. The vindicators
of the government are prime ministers, secretaries
of state, men eiijoying a widely spread reputation
of honesty and sincerity, snpported by large i)arlia-
mentary majorities, ready to listen favonrably, who
easily believe in the correctness of their statenjents.
Xevertheless, I feel bound in diity — duty towards
my slain coiiiitrymen — towards justice and truth —
towards myself, whose hononr, certainly not less pre-
cioiis than that of any secretary of state, begins to
be involved in the qiiestion — to keep my ground
tìrinly ; a ground, let it he remembered, which is
corrispondenze private, un Governo dispotico straniero
nell'opera pili nefanda clie sia stata inai compita, dopo
l'agguato al Murat, — cioè il tranello teso a ventuno
nobili patrioti di cuore valoroso, e la susseguente morte
di nove di essi. Difensori del Governo sono primi Mi-
nistri. Segretari di Stato, uomini di una fama larga-
mente diffusa di onestà e di sincerità, sostenuti da grandi
maggioranze parlamentari, pronte a dar loro ascolto be-
nignamente, facili a credere alla correttezza delle loro
affermazioni. Nondimeno, ritengo sia mio stretto dovere
— verso i miei compatrioti massacrati, verso la giustizia
e la verità, verso me stesso — il cui onore, certamente
non meno prezioso di quello di qualunque Segretario
di Stato, comincia ad essere coinvolto nella faccenda —
di mantenere saldamente le mie affermazioni, le quali,
è bene ricordare, debbono riassumersi cosi: Che ventuno
184 EPISTOLARIO. [1845]
siili ply tbis: That the tiventyone Italian exiles have
heen allured to Calabria^ hy (ìarlx, snakcìUce proceed-
ings oj the Austrian and Neapolitan (/orernments,
and that these governments ivere enabìed to do so hy
their attention having heen awakened to the suhject hy
the secret ccmmunications extracted from my corres-
pondence hy the British government. I believe that
Lord Aberdeen did nev^er dream that such evil con-
seqaeiices might possibly arise froni his Communi-
cations : but I believe at tlie same time, and with
eqnal sincerety, that shiuild Lord Aberdeen liave
earnestly, impartially, and by himself have examined
the tacts, instead of implicitly relying" iipon diploma -
tic informations and reports of agents at Xaples,
evidently grouuded upon statements of the Xeapo-
litan government, he would have said to the House
— '■ I feel safe and untouched l)v remorse in mv
esiUi italiani sono stati adescati in Calabria, con proce-
dimenti tenebrosi e insidiosi come quelli del serpente, per
opera dei Governi austriaco e napoletano^ e che questi Go-
verni poterono far ciò. essendo stata la loro attenzione richia-
mata suW argomento da comunicazioni segrete, desunte dalla
mia corrispondenza trasmessa dal Governo inglese. Io ritengo
che Lord Aberdeen non abbia mai lontanamente pensato
alle nefaste conseguenze che potevano derivare dalle sue
comunicazioni; ma ritengo al tempo stesso, e con eguale
sincerità, che se Lord Aberdeen avesse seriamente, im-
parzialmente e da se medesimo esaminati i fatti, invece
di fidarsi implicitamente alle informazioni diplomatiche
e ai rapporti di agenti da Napoli, evidentemente fon-
dati su affermazioni del Governo napoletano, avrebbe
potuto dire alla Camera: ' Io mi sento sicuro e non as-
salito da rimorsi di coscienza, perché non potevo mai
[1845] EPISTOLARIO. 18d
owii couscieiice, for I could iiever suspect tliat sud»
base and treaclieious pioceediiigs conld be adopted
by any establislied government. ' The proof agaiust
tlie use of sudi a power as lias been daimed by
secretaries of state would reuiain unauswéred. aud
lielp you ali to the solution of the probleiu : but
Lord Aberdeeu's character would stand up, in the
eyes of his British countryraen, uuiuipeachable as
before.
Xow to the explanatìon.s.
The warrant for the openiug of luy letters was
not issued by Lord Aberdeen, nor at his (ìtsire. Let
the dedaration be recorded as a corredive to the
defence so often set up. duriiig the last debates in
tlie House of Conimons, for Sir James Martyr Graham.
^ I determined that no agent of any foreign go-
vernment should see a single syllable of the con-
sospettare che mezzi cosi vili e traditorii potessero es-
sere adottati da qualuiiqiie Governo costituito. ' La pro-
va contro r uso di tale potere, quale è stata accam-
pata dal Segretario di Stato, rimarrebbe senza risposta
ed aiuterebbe voi tutti alla soluzione del problema; ma
il carattere di Lord Aberdeen, agli occhi dei suoi con-
cittadini britannici, rimarrebbe inunacolato, impeccabile
come priuia.
Ora vengo alle spiegazioni.
L'ordinanza per l'apertura delle mie lettere non fu
emanata da Lord Aberdeen, né per suo desiderio. Sia ri-
cordata la dichiarazione, come correttivo alla difesa, così
spesso addotta, durante le ultime discussioni nella Ca-
mera dei Comuni, da parte di Sir James Mai-tire Graham.
' Io decisi che nessun agente di alcun Governo stra-
niero dovesse vedere una sola sillaba del contenuto di
186 EPISTOLARIO. [1845]
tents of tliose letters.... I consequently felt myself
eiititled last year to say that no syllable of tliose
letters had been snbuiitted to ihe inspectioìi of niiy
foreign government. '
The see and the inspection are new features in
the case, worth being recorded, together with the
wlthin and the without of the right honourable ba-
llonet. There ivS no inspection to be foiind, if reports
be correct, in the declaration of last year.
' Not a syllable of the correspondeuce bad e\ er
been submitted to any foreign government. ' And this
was iittered in aiiswer to a question by Lord Xor-
manby, who certainly did not dream of inquiring
whether foreign powers had ever been gratitìed with
autographs of my correspondents. But this, as well
as the silence faithfiilly kept about the sources of
the informa tion, and the regard to the personal
quelle lettere...: per conseguenza, mi ritenni in diritto l'anno
scorso di dire che neppure una sillaba di quelle lettere era
stata sottoposta all' ispezione di alcun Governo straniero. '
Il vedere e V ispezione sono adesso aspetti nuovi della
questione, degni di essere notati, insieme col dentro e
fuori dell'onorevole Baronetto. Nessuna ispezione, se i
resoconti sono esatti, figura nella dichiarazione dell' anno
scorso.
' Neppure una sillaba della corrispondenza era stata
mai sottoposta ad alcun Governo straniero. ' E ciò fu
detto in risposta ad una interrogazione di Lord Nor-
manby, il quale certamente non si sognava di chie-
dere se a qualche potenza straniera fosse mai stato fatto
omaggio degli autografi dei miei corrispondenti. Ma questo,
come il silenzio fedelmente mantenuto circa le fonti del-
l'informazione, e il riguardo alla sicurezza personale di
|'1S45] EPISTOIyARIO. 187
safety of ali individuals who inight be comproìnised
by it, is ìiow quite irrelevant matter to me. Letters
ìcere opened; Communications derived t'rom tbeir con-
tenta icere forwarded to forei^n despotic govern-
ments : and exiles, tliougb liable to be entrapped,
liad then no personal fears to entertain from Naples
or Austria. Tliese broad, undeniable, undenied facts
are quite suffieient for my case.
The truly important part of the explauations is
tbls:—
Lord Aberdeen declares, tbat ' be never bad tbe
most distant conception of any attempt being*
about to be made from Corfu upon tbe Italian Sta-
tes, at one time or anotber;' tbat ' it was impos-
sible tbat be could bave sucb a conception, for tbe
wbole of tbe expedition was planned and executed
in a single week : tbat tbe Bandiera's arrived at
tutti gli individui che potevano essere da quel fatto com-
promessi, è ora per me una questione di nessuna im-
portanza. Delle lettere furono aperte j delle comunicazioni
desunte dal loro contenuto furono spedite a Governi stra-
nieri dispotici : ed esuli, benché in condizioni da essere ti-
rati in trappola, non avevano allora alcun timore perso-
nale, né da parte dell'Austria, né da quella di Napoli. Que-
sti fatti, larghi, innegabili ed innegati sono sufficientis-
simi per la mia tesi.
La parte veramente importante delle spiegazioni è la
seguente :
Lord Aberdeen dichiara che ' egli non ebbe mai la più
lontana idea che (pialclie tentativo fosse per farsi da
Corfii contro gli Stati italiani, in un'epoca o in un'al-
tra; ' che ' era impossibile potesse egli avere una tale
idea, quando l' intera spedizione fu progettata ed ese-
guita in una settimana;' che i Bandiera ^arrivarono a
188 EPISTOLARIO. [1845]
Corfu OH the 5*^ of June, and oii the 12^^' of Jiine
tbe expeditioii took i)lace ; ' tbat ' this is decisive,
and proces that it was iuipossible for aiiy informa-
tion to bave been given to aiiy qnarter by tbe Bri-
tisb governmènt. '
Deeisive enougb, indeed, if trite: but, owing-, no
donbt, uot to Lord Aberdeen bimself, bnt to incor-
rectness of the reports on whicb bis explanations
are grounded, it is not trne.
It was and stili is ratber difbcult for me to re-
concile Lord Aberdeen^s ahsolute ignorance of any
intended attenipt to be made from Corfn upon tbe
Italian states with the fact of the opened and ins-
pected letters addressed to me from Corfn contain-
ing little else tban debates on snch schemes; I wonld
quote especially from a letter of the 10*'' of May,
written by Attilio Bandiera, and nnfolding two dif
Corfu il ò giugno, ed il 12 giugno la spedizione ebbe
luogo;' che ' tale argomento è decisivo, e dimostra quanto
era impossibile che qualsiasi informazione fosse stata
data ad alcuna autorità dal Governo britannico. '
Decisivo abbastanza, infatti, se vero; se non che, gra-
zie indubbiamente, non già allo stesso Lord Aberdeen,
ma alla inesattezza delle relazioni sulle quali erano fon-
date le sue spiegazioni, non è vero.
Fu ed è tuttora abbastanza difficile per me di conci-
liare V assoluta ignoranza di Lord Aberdeen di qualsiasi
tentativo progettato che dovesse farsi da Corfu sugli
Stati italiani, col fatto delle lettere aperte ed esaminate.
indirizzateuìi da Corfii, contenenti per lo più discussioni
su quei progetti. Vorrei citare specialmente alcuni passi
di una lettera del 10 maggio, scritta da Attilio Ban-
diera, esponenti due differenti piani di sbarco. L' affer-
[1845] EPISTOLARIO. 189
fereiit laiidiug scbemes to me. Lord Aberdeen's as-
sertion is. liowever, by far too explicit to admit of
a single doubt oii iiiy part.
But as to the assertions derived, as it seems^
frora reports of Lord .Seaton or others. I feel enti-
reìy at liberty to state what follows : —
It is not trne that the Bandieras arrived at Corfu
Oli the 5^^ of Juue. Attilio Baisdiera arrived at
CORFIT ON THE 28TH OF APRIL : EMILIO BANDIERA
LONG BEFORE THAT TIME. Soiiiewhat before the
22"'^ of Aprilj the uiother of the Bandieras was
herself at Oorfii. eiideavoiiring to get back Emilio,
with a promise of pardon from the Viceroy of the
LombardVenetian provinces. On the 22"'\ Emi-
lio wrote to me a long, deep-aftectiiig letter, which
is now printed (the autograph beiiig, of course, in
my possession), aboiit the trial he was then uiider-
going at Corfu. On the 19^'' of May the two bro-
mazione di Lord Aberdeen è tuttavia anche troppo espli-
cita per ammettere un solo dubbio da parte mia.
Tuttavia, riguardo alle affermazioni tratte, da quanto ap-
parisce dai rapporti di Lord Seaton e di altri, io mi ri-
tengo interamente libero di affermare quanto segue:
Non è vero che i Bandiera arrivarono a Corfii il 5 giu-
gno : Attilio Bandiera ariiivò a Corfù il 28 aprile; E-
MiLio Bandiera assai prima di quella data. Un po' pri-
ma del 22 aprile, la madre dei Bandiera si trovava essa
pure a Corfii, cercando di portar via con sé Emilio, con la
promessa di perdono da parte del Viceré delle provincie Lom-
bardo-venete. Il 22, Emilio mi scrisse una lettera, lunga,
commovente, che ora è stampata (l'autografo si trova, natu-
ralmente, in mio possesso), intorno ai dispiaceri provati a
Corfu. Il 19 maggio i due fratelli scrissero da Corfu la
190 ESPITOLAIUO. [1845]
tliei-s wrote at Corfu tlieir tbreateiiing- auswer to
the sumniouings issiied agaiiist them, on the 4^'' of
May, by the Austriaii governmeiit-.this auswer was
printed and puhlished in the Mediterranea n^ a Mal-
tese Gazette, with the date of Corfu, May 19'^', and
both their naines appended to it. From Corfu they
wrote to me again on the 10^'', and on the 21'*^'
of May. Ali these letters are lying here before me
whilst I am writing, and I leave the honest English
reader to judge what, by this long-un- interni pt-
ed sojourn of the Bandiera» at Oorfa, both the hc-
lief of Lord Aberdeen and the mainground of his
explanations are reduced to.
It is, once more, not true that there were no
troops in Calabria. Plenty of troops had tìocked
there from ali points of the kingdom, since the open
insiirrectionary movement that had taken j^lace many
niiuacciosa loro risposta alle intimazioni emanate contro
di loro il 4 maggio dal Governo austriaco; questa rispo-
sta fu stampata e pubblicata nel Mediterraneo, giornale
maltese, con la data di Coì'/u, 19 maggio, ed entrambe
le loro firme vi furono apposte. Da Corfu mi scrissero
di nuovo il 10 e il 21 di maggio. Tutte queste lettere
sono ora dinanzi a me, mentre scrivo, ed io* lascio che
l'onesto lettore inglese giudichi, di fronte a quel lungo,
ininterrotto soggiorno dei Bandiera a Corfu, a cosa si
riducono le convinzioni di Lord Aberdeen, nonché la base
su cui si fondano le sue spiegazioni.
Non è vero, ripeto, che non vi fossero truppe in Ca-
labria ; numerose truppe vi erano convenute da tutti i
punti del regno, dopo che era scoppiato il moto insurre-
zionale a Cosenza, il quale aveva avuto luogo molti mesi
prima della spedizione. Pochi mesi innanzi, un decreto
[1845] EPISTOLAKIO. 191
uioiitlis bet'ore the expedition, at Cosenza. A few
montlis before, a royal decree liad put the two Ca-
labrias under martial ìaiv. The decree must have
found its Nvay, at the time, into your eolunins.
It is once more uot true that tlie exiles weit
attacked and overthrown merely by inhabitauts and
not by troops. Tliey were suddenly attacked at San
Giovanni where, let it be remembered, a single sol-
dier is never to be found, by civic giiards, gendarmès,
and Troops belonging to the 2'"^ Battalion of
Chasseurs. The Proof lies in the Eoyal Decree
of the 18th JulYj containing a List of rewards
to those who liad distinguished themselves during
the action.
The fact of there uot having beeii troops at the
hmding point, means nothing. How could the Nea-
politan government kno\v beforehaud the landing
point, which had to be so suddenly decided, perhaps
reale aveva messo le due Calabrie sotto la legge marziale.
Il decreto deve aver trovato posto, a suo tempo, nelle
vostre colonne.
E non è vero neppure che gli esuli furono assaliti e
sconfìtti semplicemente dagli abitanti, e non dalle truppe.
Essi furono improvvisjimente assaliti a San Giovanni,
dove, è bene ricordarlo, non si trova mai un solo soldato,
dalla guardia civica, da gendarmi, e da truppe appartenenti
al secondo Battaglione dei Cacciatori. La prova sta nel
Decreto Reale del 18 luglio, contenente una lista di ri-
compense assegnate a coloro che si erano segnalati durante
1' azione.
Come poteva il Governo napoletano sapere preventi-
vamente il punto di sbarco, che dovette essere deciso cosi
192 KPISTOLAHIO. [1845]
in tlie very boat in which the Bandieras lefb Corfn,
and which, moreover, could be every moment ehang-
ed by winds and tides! To have a traitor amoiigst
theni, entrusted with the mission of leaving them
as soon as they h<id landed, and of going* to apprize
the authorities of the direction they had taken, was
tlie proper pian to be foUowed, and accordingly it was.
Begging to refer yonr readers to my letter in-
serted in your columns on the 22"'^ of tliis month,
I remain, Sir,
your most obliged,
Joseph Mazzini.
108. High Holborn.
air improvviso, forse nel batteHo stesso in cai i Bandiera
partirono da Corfii, e che, inoltre, poteva essere ad ogni mo-
mento cambiato, per effetto dei venti e delle maree ? Avere
un traditore fra di loro, a cui era affidata la missione di
lasciarli appena fossero sbarcati, e di andare a informare
le autorità della direzione che essi avevano preso, era il
piano pili adatto da seguirsi, e per conseguenza lo fu.
Con la preghiera di rimandare i vostri lettori alla
mia lettera inserita nelle vostre colonne il 22 di questo
mese, io sono, Signore,
vostro devotissimo
Giuseppe Mazzini.
108, High Holborn.
[1845] EPISTOLA H IO. 193
MDOOOXXir.
ALLA ]\Iadiie. a Genova.
[Londra], 1" marzo 1845.
Miti cara madre,
Vi dissi ueir ultima mia che iiou dovevate mai
farvi inquieta pel giorno in cui v'arriverebbero le
mie lettere: spero quindi che né anche il ritardo
di questa mia vi avi'à turbato. Io non ho avuto un
momento libero in tutta la settimana. Y'è stato
continuamente bisogno per me d'occuparmi dell' aifare
delle lettere, che io credeva mi dasse un momento di ri-
poso. Il 27 la sera, alla Camera dei Lords, un Mem-
bro interpellò Lord Aberdeen, Ministro degli Affari
esteri, sull'affare dei Bandiera; Lord Aberdeen rispose
un lungo discorso, commovendosi alla fine, parlando
del Giudizio Universale, e della sua innocenza. Or
qui, come dappertutto altrove, un Ministro che
parla, è tenuto da tutti per un oracolo; sicché tutti
hanno recitato la parte di commossi, e non solo la
Camera, ma anche la Stampa in generale li a dichia-
rato che le spiegazioni date erano pienamente sod-
disfacenti, e che il Governo Inglese non aveva nulla
MDCCCXXII. — Inedita. L'autografo si conserva nella
raccolta Nathau. Non ha indirizzo, né timbro p'ostale. A teroo
di esso, la madre del Mazzini annotò: «primo marzo 1845.
Con seguito della Camera, etc. »
Mazzini, Scritti, ecc., voi. XXVII (Epistolario, voi. XIV) 13
194 EPISTOLAKIO. [1845]
<la rimproverarsi. Intanto, per provare che il Governo
non avea potuto né avvisare i Governi, né salvare
i Bandiera, Lord Aberdeen ha dicbiarato nulla meno
che questo: che i Bandiera erano arrivati in Corfù
il 5 giugno, e che avendo fatto la spedizione il 12,
non v'era tempo perché il Governo Inglese ne av-
visasse, prò' o contro, anima viva. Più solenne bugia
di questa non fu mai detta in Parlamento. Uno dei
Bandiera arrivò infatti in Corfu il 28 aprile: Pal-
tro, un mese prima. 11 22 d'aprile, la madre dei Ban-
diera era a Corfù ])er cercare di riavere Emilio col
perdono del Viceré. Il 19 maggio stam[)arono am-
bedue, flrnumdo, una risposta alla Citazione dell' Au
stria. Insomma, il fatto del loro soggiorno a Corfù
uno o due mesi prima è documentato più d'un fatto
storico. E nondimeno, l'affermazione di Lord Aber
deen è ricevuta con soddisfazione dalla Camera e
dalla Stani jxi. Un'altra grande affermazione di Peel
ripetuta da Lord Aberdeen è che i Bandiera furono
assaliti dagli abitanti e non da soldati, il che di-
struggerebbe l'idea d' un complotto, etc. Io ho citato
il decreto di ricompensa del 18 luglio, in cui il Re
di Napoli nomina militari appartenenti al secondo
battaglione dei cacciatori ; ma non importa, li pre-
stigio del Potere domina in tutti, anche nei più li-
berali. E tal sia di loro. Io mi confermo sempre più
nella convinzione che vivendo sotto un governo fon-
dato sopra menzogne come la monarchia e l'aristo-
crazia, è impossibile più o meno di non diventare
immorali. Dicono ora che devono essere nella set
timaua ventura stampate petizioni per domandare
l'abolizione del potere, e distribuite per tutto a rac
cogliere firme. Vedremo: ma se non raccolgono un
milione di fiume almeno, colle disposizioni della Ca
[1845' KPISTOLAKIO. 195
mera attuale, non faranno nulla. Del resto, riescano
o non riescano, io me ne lavo le mani e dichiaro che
non m'importa. Ho fatto il mio dovere; e se gl'in-
glesi non vogliono fare il loro, peggio per loro. Par-
liamo d^ altro. — È verissimo di quegli articoli nella
Reme des Deux-Mondes:[^) opinano, naturalmente, che
io ho idee le quali non possono riescire; ma quanto a
onestà, ingegno e carattere, mi lodano assai. — Credo
che traducano ora il mio opuscolo sui Bandiera in
inglese, con note, appendici, etc. concernenti P affar
della posta, scritte da un altro italiano, Mariotti. (-) —
È cominciata la stampa del mio opuscolo inglese. —
Io sto bene di salute: ma ho la testa non so dove
per tutti questi affari sili quali tutti mi parlano e
lìii domandano schiarimenti, etc. Basta; decisamente,
io lunedi comincio a non rispondere più ad anima
viva, e mi rimetto in quiete. — Allora parleremo
di cento piccole cose. — Non so come andranno a
finire le cose della Svizzera imbrogliatissime. Sup-
pongo che anche là i radicali si lasceranno metter
paura dalla Diplomazia. Tra i birbanti e i vili, non
si sa da che parte voltarsi. — Intanto, vivete quieti,
amatemi tutti e due, e credete alP amore costante del
vostro
Giuseppe.
(0 I tliie art. di Giuseppe Ferrari. Su di essi veil. la nota
alla letf. MDCCCXII.
(^) Questa traduzione in^ilese, della quale s'era preso in-
carico il Gallenga, non fu mai eseguita.
196 EPISTOLAKIO. [1845]
MDCCOXXIII.
A Giuseppe Lamberti, a Parigi.
[Londra], 7 marzo 1845.
Caro Giuseppe,
Ebbi la tua del 4, colP acchiusa — e anteriormente
le tue linee nella lettera di Micli[ele]. Francia m^ ha
dato 25 franchi né più né meno. — Io non so se potrò
spedire P acconto, che mi chiede ]V[ich[ eie] il 12 per-
ché arrivi prima del 15 ; ma son certo di spedirlo
nel mese. Per un acconto, suppongo che la metà
basti. — Mich[ele] mi dice aver voi ricavato dall'opu-
scolo un 100 franchi; rimangono dunque per raggiun-
gere la metà dei 575, franchi 187: di questi tu hai
5 franchi di resto sui 30 di ^Yaldm[ann] : uniscili a un
po' di danaro per le medaglie : e prega Pietro^ se mai
non facessi in tempo per mandare di compir la somma
(metà) col danaro di Euiz. Ei sponderò senza fallo,
poco dopo. Tu i^eraltro dandomi via via il risul-
tato della vendita medaglie, si eh' io possa rifon-
dere qui il danaro, vedi se puoi dirmi esattamente
quante di bronzo e quante bianche hai venduto.
Michjele] mi dice che riceverà tra poco il danaro
delle 12 spedite sai dove. Quando gli arriva, lo dia
pure allo stampatore, avvisandomi esattamente di
quanto è, sicché io anche per questo rifonda qui. —
MDCCCXXIII. —Pubbl. da D. Giuriati, Duecento lettere,
ecc., cit., p. 71-74. Qui si riscontra sull'autografo, posseduto
dal Dr. Daniele Vare. Non ha indirizzo, né timbro postale.
Nel Protocollo delia Giovine Italia è però avvertito che la lett.
fu avviata per « posta. »
[1845] EPISTOLAHIO. 197
Spero, coinecbé non me ne diciate nulla, che avrete
ricevuto la mia, diretta, mi ijare, a Michele, nella
quale io gP indicava un invio d'opuscoli da farsi a
Marsiglia (per Geno va) coli' indirizzo, e con una linea
mia per la persona che deve mandare. — L'avete fatto I
— Quanto all' opuscolo, non dimenticate Algeri, dove
avevamo 30 abbonati sbìV Apostolato. Le spese son tali
e tante come vedi che tremo di perdervi, mentre
avrei avuto vero bisogno di guadagnarvi un 250
franchi. A proposito dell' opuscolo, parmi che a ra-
gione di due franchi, ne abbiate venduto assai po-
chi: 100 franchi sommano a una cinquantina di co-
pie. Guai se la Francia non dasse altro ! (^) Qui
gli operai nostri ne prendono ciascuno una copia
a uno scellino: e da voi dovrebbero far lo stesso
a un franco. Secondo me, specialmente dopo gli
articoli comparsi, il meglio era d' aggiunger l' altra
spesacela di due o tre annonces in giornali coli' in-
dicazione d' un luogo dove si trovi 1' oi)uscolo. Cre-
dete a me : vi sono molti in Parigi e nelle i)rovincie,
che sanno l'italiano e s' interessano e scriverebbero
per una copia, mentre nessuno di noi può sospet-
tarne nemmeno V esistenza. Io ho fatto cosi qui : e
ne vedrò il risultato. A ogni modo cercate vendere
quanto più potete. Non parlo a te, bada, parlo per-
ché tu ne dica agli altri. — L' aliar delle lettere qui
fu decisoj come sai, contro noi. Ma non fa nulla.
(^*) Il 20 marzo 1845 il Lamberti rispondeva: « Budini fu
completamente pagata da Pietro, cui darò io fondi medaglie
e 5 franchi Waldmann. Micliele mandò a Marsiglia il pacco
per Genova e sue linee, come accennava. Ad Algeri, New York
e Marsiglia furon mandati opuscoli. — • Non dovrebbe esser
sorpreso della poca vendita opuscolo qui. — L'apatia e dispe-
razione le conosce. » Protocollo della Giovine Italia, yoI. Ili, p. 191.
198 EPISTOLARIO. [1845]
Martedì venturo, comincia di nuovo per opera d' iin
altro deputato, Shiel. (^) Poi, dopo Pasqua, vi sarà pro-
posizione di legge per abolire il potere. Neil- inter-
vallo, s'organizzano dimostrazioni pubbliche, peti-
zioni, etc. Tant'è; mi sou messo in testa d'andare
fino agli ultimi termini per ottenere un risultato da
questa mia petizione. — Temo assai che non mi rie-
scirà d'inserire articoli su Blanc; due Riviste l'hanno
già esaminato-, anzi tre: quella in cui poteva scrivere
quel eh' io voleva, la Brltish and Foreign. è cessata. '
Farò il possibile ad ogni modo : ma s' ei desiderava
ch'io scrivessi, avrebbe dovuto mandarmi il libro assai
prima. (^) — Ebbi la Ré/orme da 3Iichele ; ma a proposito
di giornali, perché mandarmeli all'indirizzo Toynbee?
Giornali, stampe, etc. possono mandarsi al mio nome
e indirizzo: lettere non importanti, mn contenenti cose
d'opuscolo, medaglie od altro, all'indirizzo: S. Ha-
milton, 108, High Holborn. Or meno che mai mi
verrebbero qui aperte o ritardate le lettere. — Xon
ho veduto l'articolo del GharivarL (^) — Nicola im-
pazzisce; ma non so dargli torto: del resto^ biso-
gna fargli intendere come noi pochi non dubitiamo
mai di quanto egli ci aiìermerà senza documenti, o
altro: che quanto ai pili, povero lui se tant'auni di
(1) R. L. Shiel, deputato alla Camera dei Comuni per Dungai -
von, aveva pure partecipato alla discussione dell' anno ijinanzi
sull'apertura delle lettere del Mazzini, riprovando l'operato di Sir
J. Graham. V ed. V appendice al voi. XXVI dell' ediz. nazionale.
(*) Nel 1844, pe' tipi del Paguerre, s'era pubbl. la quarta
ediz. dei primi due voli., e l'anno dopo la seconda edizione
dei successivi, àeW Hisioire de dix ans di L. Blanc. sulla
quale ved. la nota alla lett. MCCCCXLVIII.
(^) Nel celebre giornale umoristico francese e^ra stato pubbl.
(3 marzo 1845) un articolo sui Ricordi dei fratelli Bandiera.
Ved. il Protocollo della Giovine Italia, voi. Ili, p. 189.
P18451 EPISTOLARIO. 199
carriera politica non gli hanno insegnato ancora a
curar nulla la cosi detta opinion pubblica. — Porrò
i oO franchi di Waldm[ann] nel Fondo per l'Azione
che si compone di 1050 frrnchi! — V^è egli modo,
per mezzo di francesi, d' avere un autografo, una
tìrma. qualche cosa di Banton, di Lepelletier, e di
Charlotte Corday ? Vedi un po' se ti viene la palla
al balzo di non dimenticarlo : ti sarei gratissimo : dinne
anche a Pietro e a Mich[ele]. — SMo poi potessi tro-
vare un autografo italiano di Napoleone, non ne avrei
gratitudine, nni danaro e anche molto. Ma questo
mi pare impossibile. (^) — Studia anche se tu trovassi
modo di far avere una copia dell'opuscolo alla ma-
dre dei Bandiera: se non costasse troppo, io glie lo
avrei già mandato per la Posta. — Ruffini Giov[anni]
ha avuto la pena di morte commutata in esilio: è
un primo passo al ritorno? (^) — Pietro t'avrà detto
il mio desiderio che qualcuno scrivesse, come Co-
mitato, una lettera a New York in un certo senso.
Se tu non vuoi entrarvi, scrivano essi in due. Pre-
sidente e Segretario; o prendano un terzo con sé.
— Non fosse che per le stampe, etc., giova che la
Giovine Italia, organizzazione, stia in piedi fuori. —
Addio; t'abbraccio; ama sempre il
tuo
Giuseppe.
Thappaz ha egli trovato occui)azione ? Si con-
serva buono ? (^) . •
(1) Come apparisce dalP importaute corrispoudeuza episto-
lare con la famiglia Ashurst, ora in possesso di Mrs. Kiobards,
ma che potrà più tardi essere pubbl. iielF ediz. nazionale, que-
sti antogralì erano chiesti per incarico di Miss Eliza Ashurst.
(2) Ved. la nota alla lett. MDCCCXXVIII.
(^) Sul Thappaz, liberato dal forte di Fenestrelle, ved. il
Protocollo della Giovine Italia, voi. II, p. 103. Il Lamberti aveva
200 EPISTOLARIO. [1845]
MDOGOXXIV.
ALLA Madre, a Genova.
[Ijoudra]. 8 marzo 1845.
Miti cara madre;
L^ nomo propone e Dio dispone. Credeva potermi
chiudere in casa, e lavorare a bell'agio fin da lu-
nedì. Ma niente. L'aifare delle lettere ricomincia
più minaccioso di prima. Slieil, uno dei deputati
Irlandesi; e Puomo forse il \n(i eloquente di tutta
la Camera, ha annunziato una nuova mozione con-
cernente esclusivamente le lettere straniere, per mar
tedi. E consiste in domandare: «che la Camera
deplori che siano state aperte lettere a stranieri e il loro
contenuto comunicato a' governi stranieri.» Ricusando
la mozione, la Oauìera viene a dichiarare che non
deplora niente affatto, e a confessare la propria im-
moralità. E questo è quello che Sheil vuole. (^) Dopo
Pasqua i)oi è annunziata già da Duncomhe la pre-
sentazione d' un bill ossia progetto di legge per
annunciato il 4 febbraio 1845 al Mazzini : « Si aspetta Tliap-
paz domani : scrive da Lyon a Moja. » Id., voi. Ili, p. 173.
E il 20 del mese successivo aggiungeva : « Thappaz è qui im-
piegato : mi par freddo. » Id., voi. Ili, p. 191.
MDCCCXXIV. — Inedita. L'autografo si conserva nella
raccolta Nathan. Non ha indirizzo, né timbro postale. A tergo
di esso, la madre del Mazzini annotò: «8 marzo 1845. »
(^) È da avvertire che la mozione di Mr. Sheil fu invece
presentata alla Camera dei Comuni nella seduta del 1.° aprile
1845. Ved. V appendice.
[1845] KPisT()i,Aiao. 201
l'abolizione del potere. Di più, pare che gP Inglesi
ricomincino a svegliarsi: credo che stiano facendo
un Comitato di trenta persone per redigere la i)e-
tizione che deve farsi firmare per appoggiar Dnn-
combe. Il mio opuscolo inglese che tra. parentesi
mi diventa lungo assai fra le mani, è già sotto
stampa, bench'io non P abbia finito ancora; ma questo
era V unico modo per obbligarmi a finirlo. Lo pub-
blicherò dopo Pasqua, quando comincerà la discus-
sione sul progetto di legge; stanij^o per mio conto:
ma una volta l'edizione in mie mani, vedrò di ven-
derla a un pubblicatore. {*■) Lunedi, comparirà un' altra
mia lettera sul Morning Ghroniele, sulle spiegazioni
(^) Come si avrà occasione di vedere in seguito, anche la
pubblicazione del volumetto Italy, Austria and the Pope fu
tutt' altro che un buon aifare per il Mazzini. È utile di tra-
scrivere qui una lett., che P8 marzo 1845 il profugo polacco
Stanislao Worcell indirizzava su questo argomento a P. A. Tay-
lor. Se ne dà la traduzione italiana sull'originale, inglese del
quale la Commissione ha potuto aver copia per la grande
cortesia di Mr. G. M. Trevelyan.
« Mio caro Signore,
Non ho posto tempo in mezzo per far sapere a Mazzini
il vostro desiderio di conoscerlo ; e siccome l'ho trovato proprio
nel momento in cui stava leggendo la vostra Relazione, la mia
proposta è riuscita né più né meno che la soddisfazione di un
suo desiderio. Perciò dipende soltanto da voi di determinare
il moniento più opportuno per la presentazione.
Non temiate di trovare in lui un proselite di Gali, o di
Mesmer, Egli non è né P uno né l'altro, e più volte ha di-
scusso con me su questo argomento.
Ma veniamo a quello, che il piacere di essere j)resentato
alla vostra famiglia, il vostro incendio, le ostriche e la con-
versazione avevano completamente allontanato dalla mia me-
moria.
202 EPis;i'OLARio. [1845]
date da Lord Aberdeen. lu questa settimana v' è
stato pur da fare per quella tal Società di protezione
per gli organisti. Abbiamo nelle mani, datoci dalle
autorità, un ragazzo di Chiavari, figlio d' un certo
RaffOj usciere, i^adre, mi dicono, di numerosa fami-
glia: questo fanciullo fu raccolto coperto d'ulceri
nei piedi, e malato: abbiamo deciso di iHmandarlo a
suo i>adre, ma non abbiamo ancora deciso il come.
Se potessi trovare una famiglia cbe partisse per
Genova^ glie lo consegnerei; ma questa non è sta
gione in cui partano Inglesi per V Italia. Vedremo
se può trovarsi un bastimento lìiercautile cbe lo
prenda per poco. — Fra tutte queste cose e \i\ Let-
tura, cbe faccio ogni domenica alla Scuola, è un aftar
Per coprire le spese di stampa e di pubblicità occorre-
ranno non meno di 360 copie (delle quali 210 sono già collo-
cate). Ne rimangono dunque soltanto 140 da darsi in ven-
dita all' editore Charles Fox. Mi sembra un numero alquanto
esiguo, per dargli quel guadagno al quale egli ha diritto
per la cortesia con cui mi ha permesso di usare il suo no-
me. Mi vergognerei di parlare con lui personalmente di ciò.
e quindi debbo chiedere di nuovo il vostro amichevole inter-
vento, e chiederei, caro Signore, se avreste alcuna difficoltà
a dirgli la verità intera, e a spedirgli il pacco delle copie.
Io però jjotrei procurargli un aifare piti lucroso, se egli si
occupasse di pubblicazioni i)olitiche di un genere serio e
interessante. Vi sono le Lettere sullo Stato d'Italia di Mazzini
con un'appendice sulla questione dell' apertura delle lettere', il
tutto è dedicato a Sir James Grahaiu, e forma un volume in
S'^ grande di 180 a 200 pagine, che in circa una quindicina
sarà compito, e non mancherà se non chi assuma l'edizione,
perché si abbia, nelle presenti circostanze, e dato il nome del-
l'autore, un'ampia diffusione. Ma il tipografo deve essere jja-
gato entro tre mesi, quindi la necessità di trovare un edi-
tore che acquisti V intiera edizione a condizioni tali da libe-
rare l'autore da ogni responsabilità pecuniaria. Mazzini pensa
[1845J EPISTOLARIO. 203
serio. — Coutimia il freddo: ba nevicato tre o quattro
giorni, ma poco. — lo di salute sto bene. — Vedo
dei Raffini o meglio dire di Giovanni, perché V altro,
ch^ io sappia, non fa mai condannato a morte. Crèdo
anch' io che sia il primo passo ad un altro favore.
Lasciamo pure, che ognuno operi secomlo la propria
coscienza. {*■) Io ho dedicato quel libriccino sui Ban-
diera a Jacopo Ruffini. Spero che un giorno vedrete
dedica e libriccino: e se mai un angiolo ne facesse
piovere un giorno una copia in mano vostra, desidero
che sia fatta leggere, per mezzo d' un amico che
avvicini sua madre, a lei. Ho piacere eh' essa veda,
come sento e peaso anch'oggi. — Va bene della Società
Scientifica e della Statua, e dei cammini di ferro; ma
di rivolgersi a Ridgway o a Baillière. Stnrge gli ha fatto
proposte vautaggiose, ma senza esito, poiché Mazzini è stato
messo in guardia di non entrare con lui in aifari di denaro
(questa deve rimanere una confidenza privata) : ma non avrebbe
alcuna difiBcoltà di combinare con Charles Fox, quando non
fosse vincolato da precedenti impegni. — Oltre al vantaggio
che presenterebbe quest' affare per il vostro amico, voi rende-
reste un vero e grande servigio a Mazzini, se lo liberaste
dall' obbligo gravoso di trattare di ciò con Fox, poiché la
mancanza di abilità nel condurre qualsiasi trattativa di in-
dole pecuniaria è una delle sue più notevoli caratteristiche.
Forse io sto oltrepassando i contini della delicatezza, ma si
tratta delP interesse di un amico quale Mazzini, e delP inte-
resse di una buona causa, e voi perciò mi scuserete.
Vostro sincero e affezionato amico
Stanislaus Worcell.
11. Little Drummond Str.
Somers Town. »
(1) Ved. a questo proposito la nota alla lett. MDCCCXXVIII.
204 KPISTOI.AKIO. [1845]
ci vuol altro. (^) — Eingrazio il padre per le cose det-
temi sull'Idrocefalo. — Anch'io so dell'articolo della
Presse' come pure del linguaggio tenuto contro il
Governo inglese a proposito di questo affare dai
giornali di Germania : in Germania hanno anzi fatto
una canzonetta che cantano sopra Sir J. Graham. —
È egli vero che il padre non legge altro che la
Gazzetta di Genova ì e perché o da Gravier o in
altro modo non vede più qualche foglio francese ì
Sentiremo presto delle cose di Svizzera: sapete che
la maggiorità della Dieta ha deciso per l'espulsione.
Or tutto dipende da quello che farà Lucerna, e gli
altri Cantoni gesuitici. — Avrete udito dei torbidi di
(^) Per il Congresso degli Scienziati Italiani, e per il mo-
numento a Cristoforo C!olombo in Genova, ved. le note alla
lett. MDCCCXI. È poi saputo da tutti che proprio nell' anno in
cui il Mazzini scriveva questa lett., si discutevano in Italia i va-
sti problemi per la costruzione di linee ferroviarie nei varii Stati :
problemi di importanza non solamente industriale e commer-
ciale, ma pure politica, poiché l'Austria riguardava con so-
spetto e in tutti i modi tentava di attraversare 1' ardente de-
siderio degli Italiani di non rimanere ultimi in Europa nella
attuazione di quella sollecita via di comunicazione. E ne sia
prova il progetto di una linea ferroviaria da Milano a Vene-
zia, sorto lino dal 1836 e realizzatosi ventun anni appresso,
dopo di essere passato per mille difficoltà. Grande diffusione
avevano avuto il libro di Ilarione Petitti di Roveto, intitolato
Delle strade ferrate italiane e del migliore ordinamento di esse
(Capolago, 1845) e, l'anno seguente, la Raccolta di atti officiali
e di diversi scritti puòhlicati in Italia, in Francia ed in Germania
intorno alle presenti vertenze fra V Austria ed il Piemonte, prece-
duta di alcune Memorie intorno alle Strade Ferrate ed alle pre-
senti condizioni politiche dell' Italia e del V Austria, edita a Losanna
dal Bonamici. Ved. a questo proposito R. Bonghi, La vita e i
tempi di Valentino Pasini; Firenze, Barbèra, 1867, pp. 86-130
e R. CiASCA, L'origine del « Programma per V opinione nazionale
italiana» del 1847-48; Roma, Soc. Edit. D. Alighieri, 1916.
[18451 EPISTOLARIO. 205
Ravenna. {*■) — Sono stato sabbato passato in una gran
società: che cosa stolida: presentazioni, e conversa-
zioni di un minuto con ogni persona, senza che, in
conseguenza, ]>o.ssa esservi un solo discorso interes-
sante, o un solo sentimento di simpatia risvegliato.
Dopo un' ora, sono scappato inosservato, senza dir
parola ad anima viva. — Addio; madre mia, un ab-
braccio al padre e alla sorella ; ricordatemi agli amici,
e credete sempre semi)re all'amore del
vostro
Giuseppe.
MDOCOXXV.
To THE Editor of the " Morning Chroxicle ", London.
[London], 1845, march 11.
Sir,
I am taxed in the Moniing Herald of this day
with a want of ingenuity and honesty, for not hav-
Signore,
Nel Morning Herald di oggi mi si accusa. di mancanza
di franchezza e di onestà per non aver citato il passo
(^) La notizia gli era venuta dal Lamberti, il (juale lo
informava il 4 marzo 1845 : « Arresti a Ravenna, fra cui conte
Capi e Della Valle, farmacista. » Protocollo della Giovine Italia,
voi. Ili, p. 185. Anche nel Journal des Débats del 26 febbraio
1845 si leggeva la seguente corrispondenza da Bologna: « Les
nonvelles de la Romagne nous font un sombre tableau de ce
pays. Les désordres continuent à Ravenne ; les arrestations or-
données par la commission militaire augmentent; des nombren-
ses patrouilles parcourent les rues jour et mit, les réuuious de
plus de trois personnes sont défendues, tout le monde est obligé
de rentrer après la brune ; en un mot, la ville est pour ainsi
dire en état de siège. »
MDCCCXXV. — Pubbl. nel Morning Chronicle del 12 mar-
zo 1845.
206 EPlSTOLAiaO. [1845]
ing quoted the passage of tbe explanatìons , in
wLich Lord Aberdeen stated tliat tlie Bandieras ar-
rived at Corfu on Febraary 7, proceeded to Malta,
returned, and went to Greece. Accordine to some
unknown uiethod of logie, exclusively belonging to
the Morning Herald ^ the passage would iniply that
Lord Aberdeen did not conceal the fa(;t of a prior
sojournof the Bandieras at Corfu, and that he was, cou-
sequently, correct in stating tliat their second sojourn
of neven days was to be dated from the 5*^' of June.
There is of course neither honesty, nor ingennity,
nor cleverness, in the remarks of the Morning Herald.
On the 7*'' of February, the Bandieras were stili
officers in the Austrian navy; the fact, therefore,
correct or net, of their having at that time touched
Malta or Corfu was entirely nnconnected with the
schemes of their exile.
delle spiegazioni^ in cui Lord Aberdeen affermava che i
Bandiera arrivarono a Corfii il 7 febbraio, proseguirono
per Malta, tornarono indietro e andarono in Grrecia. Se-
condo qualche sconosciuto metodo di logica, 'di esclusiva
proprietà del Morning Herald, il passo implicherebbe clie
Lord Aberdeen non nascose il fatto di un soggiorno fatto
Ijrecedentemente dai Bandiera a Corfii e che, jt>er conseguenza^
fu esatta l'affermazione che il loro secondo soggiorno di sette
giorni doveva essere computato a partire dal 5 giugno.
Evidentemente, non vi è né onestà, né franchezza, né
abilità nelle osservazioni del Morning Herald.
Il 7 febbraio, i Bandiera erano ancora ufficiali nella
Marina austriaca ; perciò, la circostanza, esatta o no, del
loro approdo in quell'epoca a Malta oa Corfii, non aveva
alcun nesso con i progetti maturati nel loro esilio.
[1845] EPISTOLARIO. 207
Wbat I stated in my letter of the 28'^' of Fe-
bmaiy, tlirongh facts and dates, wbicb neitber bo-
nonrable secretaries of state nor Morning Heralds
will be able to refute, is tbis : —
Tbat tbe main ground of Lord Aberdeen's expla-
nations was tbe statement of tbe Bandieras baving
arrived at Oorfii, the first time after their flight from
the Austrian navy, on tbe 5^^ of Jane :
Tbat Attilio Bandiera reacbeti Oorfu on tbe 28'^'
of Aprii, and Emilio long before in March:
Tbat since tbat time their sojoiirn at Oorfii ims
ìuiiìiterriipted till the day of the expedition.
\
I am, Sir, your most obliged,
Joseph Mazzini.
108, High Holborn.
L'affermazione, nella mia lettera del 28 febbraio, col
suffragio di fatti e di date, che né gli onorevoli Se-
gretari di Stato, né il Morning Herald potranno confu-
tare, è questa :
Che la base principale delle spiegazioni di Lord
Aberdeen fu l'affermazione che i Bandiera fossero arri-
vati a Corfii, 'per la prima volta dopo la loro fuga dalla
marina austriaca^ il 5 giugno;
Che Attilio Bandiera giunse a Corfu il 28 aprile, ed
Emilio assai prima, nel marzo;
Che dopo quelle date, il loro soggiorno a Corfii fu
ininterrotto^ fino al momento della spedizione.
Io sono, Signore,
vostro devotissimo
Giuseppe Mazzini.
108, Higli Holborn.
208 EPISTOLARIO. [1845]
MDCCCXXVI.
To THE Editor of the " Morning Chronicle ", London.
[London], 1845, iiiMrch 13.
Sir,
Before avowiug that ' his lordsliip is in error, '
the Movìiing Herald is wishiDg to kiiow ' when the
Baudieras reaìly did desert. ^ A plain answer to a
eivil question cannot be refused, except, of course,
by Honourable Secretaries of State.
I ain happy to be able to draw luy answer from
an officiai statement, the Aiistrian edict of citation,
published at Venice on May 4, against the two bro-
thers. Attillo Bandiera left the Bellona at Smyrna,
on the 28^' of Fehruary. Emilio Bandiera left Trieste
Signore,
Prima di confessare che « l'onorevole Lord è in er-
rore, » il Morning Herald desidera di sapere « quando i Ban-
diera realmente disertarono. » Una risposta chiara^ a <nna
domanda onesta, non può essere rifiutata, se non, natural-
mente, da onorevoli- Segretari di Stato.
Sono felice di ricavare la mia da una fonte ufficiale,
l'editto austriaco di citazione, pubblicato a Venezia il
4: maggio contro i due fratelli. Attilio Bandiera lasciò il
Bellona a Smirne, il 28 febbraio. Emilio Bandiera, parti da
MDCCCXXVI. — Piibbl. nel Moniing Chronicle del 17 mar-
zo 1845.
[1845] KPISTOl.AHIO. 209
on the 24*^ of the sanie month. They were, coiise-
quently, on the 7^'', stili officers of the Austriau navy.
AgaiUj the Monilng Iferaldy doabts the acciiracy
of my statement, that the sojouin of the Bandieras
at Oorfa was, froui March and Aprii respectively,
umuterrupted ; his only ground, however, for impe-
niteucy, resting simply on the very sanie w ords of
Lord Seaton abont thelr arrivai at Corfu in Jiine,
against wliich my former proofs were levelled.
Tliese proofs were — a letter of the 28'^' March
from Attilio Bandiera; another of Aprii 22, from the
sanie — the joint answer of the two brothers to the
Austrian edict of citation of May 19 : their letters
to the Maltese jì fedi terranea n of the sanie Month, 21''*;
a letter of May 10, from Emilio Bandiera; another
of the 21^* from the same, ali tliese and otliers, now
l)ublislied (the autographsbeingin my possession) from
Trieste il 24 dello stesso mese. Essi perciò il giorno 7 erano
tuttora ufficiali della jnarina austriaca.
Di più, il Morning Herald pone in dubbio l'esattezza
della mia affermazione, che cioè il soggiorno dei Ban-
diera a Corfù sia stato, dal maggio e dall'aprile rispet-
tivamente, ininterrotto: se non che, la sola base per la sua im-
penitenza consiste semplicemente nelle parole stesse di
Lord Seaton circa il loro arrivo a Corfu in giugno^ contro
le quali si appuntarono le mie precedenti prove.
Queste prove erano : una lettera del 28 marzo, di At-
tilio Bandiera ; un' altra del 22 aprile dello stesso ; la rispo-
sta contemporanea dei fratelli all' editto austriaco di ci-
tazione in data 19 maggio: le loro lettere al Mediterraneo
(li Malta, del 21 del medesimo mese ; una lettera del 10 mag-
gio, di Emilio Bandiera; un' altra, pure di lui, in data del 21,
tutte queste e altre, ora pubblicate (gli autografi sono in mio
Mazzini, Scritti, ecc., voi. XXVII (Epistolario, voi. XIV). 14
210 KIMSTOLARIO. [184r>]
Oorfii. Would iiot an examination of tliese proofs
[bave] beeii more à propos tlian a mere rei>etiti()ii of
tlie affirmation agaiiist wliich they bear ?
Wliat the Morning Herald is able to do. witli
the aid of the Secretary of State, remaiiis uiiknowii :
biit that, withoiit such au aid, he caniiot do mach,
seems uow snfftciently averred.
Yoiir most obliged,
Joseph Mazzini.
108, High Holboin.
possesso), provenienti da Corfu. Non sarebbe stato pili a
proposito un esame di queste prove, che non una pura
€ semplice ripetizione dell'affermazione che esse servono
a confutare ?
Che cosa il Morning Herald sia in grado di fare, con
l'aiuto del Segretario di Stato, mi rimane ignoto: ma che
senza tale aiuto esso non possa far molto, sembra ora mai
abbastanza accertato.
Vostro devotissimo
Giuseppe Mazzini.
108, High Holborn.
MDOOOXXYll.
ALLA Madre, a Genova.
[Londra], sabbato 14 marzo 1845.
Mia cara madre,
Kispondo alla vostra ultima, dei non so quanti
l)erché non 1" ho in questo momento soft' occhio, ma
MDCCCXXVII. — Inedita. L' autografo si conserva nella
raccolta Nathan. Non ha indirizzo, né timbro postale. A tergo
-di esso, la madre del Mazzini annotò : « 14 marzo 1845. »
^^^^
845] KPiSTOi.Aiuo. 211
quella in cai mi dicevate che si dicevano prepara-
tivi pel presunto arrivo d'Agostino nell'estate: a
])roposito di che. ne ho scritto ad Agostino^ ma non
ho avuto finora risposta. Mi sorprende assai tutto
questo, perché so che nel tempo addietro, tra i due,
il più affezionato alla vita dell' estero, il più ripu-
gnante air idea di ripatriamento era Agostino. {*■) Del
resto, vedremo. Prima di tutto, vi dirò che sto bene
di salute, ma che fa un freddo straordinario che
dicono più forte di quanto s' è mai avuto dal 1815
in poi. L'altr'ieri nevicava: quest'oggi fa sereno,
ma freddo ad un modo. — L'affar delle lettere continua
in buon ordine; martedì doveva aver luogo la di-
scussione sulla mozione del Signor Sheil : ma per altre
mozioni che stavano prima, non ebbe luogo, ed avrà
invece luogo martedì venturo. Intanto, pare che la
mia lettera al MornlìKi ChronicJe sulle spiegazioni
date da Lord Aberdeen abbia colpito nel vivo. Esci
un articolo nel giornale influenzato da lui, il Morn-
ing Herald^ dove m' accusavano un po' villana-
mente d'avere citato malamente Lord Aberdeen, etc.
Risposi il giorno dopo con una corta letterina nel
Morniììf) Chronicle^ risentendomi dei modi villani, e
trattando il giornale sullo stesso tono. Ieri il gior-
nale rispondeva, ma pieno di gentilezza. Intanto,
nel Timefi d' ieri, comparve un articolo violento in-
torno al mio libretto, « Ricordi dei fratelli Bandiera
etc. : » nel quale dichiara che io voglio rovesciare
tutti i governi esistenti, che credo — ed è vero —
tutti i governi tanto costituzionali quanto dispotici
(i) Ved. infatti la nota alla lett. MCCCCLXVIII ; e che
Aijostiiio Ruffini durasse tuttora iii quejcjli stessi sentimenti, è
dimostrato nella nota alla lett. seguente.
212 EPISTOLARIO. [1845]
fondati sopra una menzogna, e non so quante altre
cose : lanisce peraltro con dichiarare che io ho entu-
siasmo sincero e talenti oltre il comune. A cose
siffatte, io non rispondo mai: io starnilo le mie opinioni,
il Times ha diritto di stampar le sue. Non discendo mai
a polemiche con giornali per conto mio. Oggi intanto, il
Morning Cìironiele ha preso spontaneamente le mie di-
fese, e detto che l'articolo del Times aveva anche più
bassezza del procedere di Sir J. Graham. (^) Cosa risul-
terà da tutto questo pasticcio non so ; ma sono inclinato
a credere che finiranno per essere obbligati a fare
una legge che abolisca il potere. Vedremo. Il risul-
tato personale quanto a me sarà che avrò piti forti
nenaici e più forti amici di prima. Voilà tout. Non
abbiate, vi ripeto, inquietudine alcuna sul mio av-
venire qui; nello stato attuale di legislazione, nes-
suno può far cosa alcuna contro di me. — Voi dovete
aver ricevuto in una mia, qualche cosa in inglese
scritto da me nel Morning Chronicìe ; la presenza
d'Elia dovrebV essere propizia, perché egli è in caso
di tradurvi ogni cosa. Stringetegli la mano cordial-
mente per me, e desiderategli ogni felicità nel suo
nuovo stato; benché io consideri quel passo come
fatale al cittadino, nei tempi nostri: non che lo sia
in realtà, perché, quando s'intenderanno bene gli
affetti, esser marito e padre aggiungerà stimoli al-
l'amor del paese; ma oggi pur troppo non è cosi,
e il sentimento egoista di felicità che vive nel cuore
dei migliori combatte e vince il sentimento di do-
vere religioso che dovrebbe dominare tntti gli af-
(^) Sull'art, del Times qui cit., ved. il Protocollo delli
Giovine Italia, voi. Ili, p. 228.
[1845] EPISTOLARIO. 213
fetti. (\) — A questuerà avrete veduto le note diplomati-
che date alla Svizzera: e gli ordini dati alle forze Au-
striache di tenersi pronte per marciare alla frontiera.
E cederanno, perché gli uomini d'oggi son tutti
stolidi e vili. A me il vedere due o tre potenze or-
dinare brutalmente ai popoli di non moversi, alF I-
talia di non liberarsi, alla Svizzera di non cangiar
le sue leggi quando le piace, e via cosi, dà un de-
siderio così forte di lotta, che è un vero tormento. (')
Hanno bel dire Lamennais, Leroux, la Sand ed altri
apostoli della nostra fede, che non è se non colla
parola, colla predicazione pacifica che dobbiamo con-
quistare il mondo: io mi sento nato per la Chiesa
militante: il sangue mi bolle quando vedo i popoli
sottomettersi, senza coscienza dei loro diritti e dei
loro doveri alP ingiusto, alla Forza. Se gli Svizzeri
conoscessero la loro forza! se sapessero che per di-
fendersi a casa son troppo pochi, ma che se voles-
sero intendere il modo di portar la guerra in casa
d' altri, sarebbero onnipotenti ! — Ho ricevuto un
biglietto di Agostino, il quale è scontentissimo, e
non sa che fare. Per rientrare, esigono che egli scriva
all'Ambasciatore Sardo di qui, etc, etc. Oh che roba! —
Ho qui pronto il mio articolo sugli Stati del Papa
ed oggi vado a vedere se posso collocarlo nella North
British Eevieiv. La stampa del mio opuscolo inglese
va innanzi lentamente. — Guardatevi dal freddo, se è
(*) G. Elia Beuza. già nel suo quarantaduesimo anno d'età,
era in procinto di ammogliarsi. Ved. in proposito il Protocollo
della Giovine Italia, voi. Ili, p. 193, e la lett. MDCCCXXXII.
(*) Nel Journal des Débafs del 26 febbraio 1845 leggevasi
infjitti: « Le bruit conrt à Milan que 20.000 hommes de troupes
antrichiennes étaient en marche pour venir renforcer l'armée
d'Italie, afìn d'aiigmenter les gariiisons des villes principales
214 EPISTOLAUIO. [1845]
intenso come qui, abbracciate il padre, e la sorella,
e credete all' amore costante del
_ vostro
Giuseppe.
MDOOOXXYIII.
A FRANgoiSE GÉRAKD, à Granges.
[Londres], 15 mars 1845.
Ma bonne sceur,
J'ai réellement la téte perdile aii milieu d'une
foule d'occupations, et d^embarras que me suscite
cette affaire de Pouverture des lettreS; qui est tou-
jours devant le Parlement. Entre ceci et autre cliose,
je n'ai pas le temps de respirer. Le dimanclie, le seni
jour que j'ai un peu libre, il me faut taire un di-
scours d^une lieure à mon Ecole Italienne sur la
Morale, sur PHistoire; ou sur Dieu sait quoi.J^
suis barasse, anéanti a la fin de la journée. Mais
tout ceci ne veut rien dire: j'aurais dù écrire : etje
m'avoue coupable, mais non de co3ur. Maintenant,
reprenons notre correspondance, car i)eu importe que
nous ayons beaucoup d'affection Pun pour Pautre, si
noiis ne la manifestons pas. Je suis assez bien en
de la Lombardie et former un cordon militaire sur la froutière
suisse. » Per le note delle Potenze, ved. la nota alla lett. seguente.
MDCCCXXVIII. — Inedita. Ne esiste una copia presso
la R. Commissione, probabilmente fatta eseguire dalla com-
Ijianta Jessie W. Mario sulP originale che ora è irreperibile. La
lett., unica superstite di un carteggio che sarebbe stato pre-
zioso per più rispetti, è mutila in fondo. Su Francesca Ge-
rard, fanciulla svizzera, che il Mazzini predilesse durante la
sua dimora a Grencheu, in quello stabilimento di bagni del quale
era proprietaria la famiglia di lei, ved. le lett. del 1836 alla madre.
[1845] EPiSTOi.Aino. 215
sauté: nuilgré un tVoid diiibolique et dont on ne se
rappelle pus avoir vii Pégal depuis viugt tms. J'ai
snivi uvee beaucoup d'attention les aft'aires de la
Suisse, et je les siiis encore avec anxiété, bien que
je u'eu attend rien de bon. Vous n'ètes pas maltres
chez voun.Yoiis expiez le crime commis en 1836 contre
les proscrits. Dii moment que vous avez traili vos
t'rèreSj ceux qui représentaieut vos principes républi-
cains, vous avez implicitement déclaré que vous ne
coimaissiez ni liberto, ni indépendance. Je me rap-
pelle tbrt bien de vous avoir dit, en quittant la
Suisse, qu'une première concession vous mènerait
loin. Maintenant, je vous le répète, vous n'étes pas
maìtres chez vous. Mr. Guizot, Lord Aberdeen, etc.
.so ut vos maiti-es. (^) Vous ne i)ouvez par vous armer :
ils ne le veulent pas. Vous ne pouvez pas trouver
votre lien federai mauvais; ils le trouvent bon, et
cela suffit. Le Piémont vous nienace. L'Autriclie or-
doune a ses troupes de se tenir prétes à marcher.
Vous avez peur, et vous ferez tout ce qu'ils vou-
(*) Il Mazzini accennava alle note assai gravi che giun-
gevano alla Svizzera da parte dei Governi esteri per l' at-
teggiamento assunto specialmentie in occasione della lotta con-
tro i Gesuiti; al quale proposito, il Times del 28 febbraio 1845
osservava « essere impossibile che le grandi Potenze permet-
tessero ai Cantoni di assalirsi a vicenda, di violar tutte le
leggi, di perseguitare il clero, di rovesciare qnalunque sistema
di Governo, di alimentare una guerra civile. » In quella del-
l'11 febbraio 1845, pubbl. nel Journal des Déhats del 1° mar-
zo, subito dopo che il Vorort aveva ritenuto opportuno di
divulgarla, il Ministro degli Affari esteri inglese, Lord Aber-
deen, minacciava un intervento estero negli affari della Sviz-
zera ; e nello stesso senso si era espresso il Guizot, Ministro
degli Affari esteri di Francia, nell'altra del 3 marzo, pubbl.
essa pure nel Journal des Déhats del 13 dello stesso mese.
216 EPISTOLARIO. [1845]
dront. La Siiisse est un noni; ce n'est pas une Xn-
tiou. Si vous aviez des Suisses en Suisse, ils déclii-
reraient les notes des Ambassadeurs : ils diraient :
nous avons assez d'iiumiliations^ nous n'en voulons
l)lns. Puis ils diraient: « C'est bien: i)uisque le mot
non-intervention est effacé de la loi européenne. nous
interviendrons à notre tour. A^ous intervenez partout
cantre les libertés: nous interviendrons pour. » Sila
menace ne sutììsait j)as, ces lionimes vraiinent Suis
ses se prépareraient à -la réaliser : ils publieraient un
appel aux peuples; ils lan§eraient aussitòt qii'nu
liomme arme dépasserait vos frontières, 2.000 cara-
biniers en Val telline et sur le (Jomasqne, Bergama-
sque, et Bressan en Lombardie, avee les j)roscrits
italiens à la téte; ils lanceraient les corps francs sur
le Piémont; ils feraient autre cliose encore: puis, ils
se retireraient devant Pinvasion sur les montagnes :
et tandis qu'ils s'y tiendraient, Pinsurrection se ré-
pandrait chez nous et ailleurs. Mais^ aiijourd'hui les
patriotes sont excellents pour faire des discours: in
capables d'agir, incapables de vaincre ou de tomber
pour ce qu'ils proclament. Les Puissances le savent
fort bien; c'est pourquoi elles vous envoient leurs
notes. Mon Dieu, mon Dieu, si je poiiv^ais trouver
des liommes et non des faiseurs de discours! Comme
je volerais cbez vous avec joie, me dévouer à votre
drapeau qui serair celui de l'Humanité toute eiitière !
Mais il ne faut pas réver à cela: parlons de nous.
Vous savez que Mr. [Ghiglìone] est à Génes de-
puis longtemps. Je ne suis pas éloigné de croire que
les [Ruffini] en fassent de méme. Leur mère a pé-
ti tionné, et presque obtenu. (*) Depuis que Mr. [Ghi-
(*) Nel carteggio dei fratelli Ruffini con la madre, pnbbl. dal
Cagnacci, esiste una grande lacuna per l'a.l845, poiché sono inse-
[1845Ì EPISTOLARIO. 217
giione] est eii Italie, je u'ai pas reyu une seule ligne
de lui. — Je reste seni à peii près, mais toujoiirs le
méine: affaiblé de corps, jeune d'ànie d'une manière
étrange; et je m'en siiis aper^ii pendant ces derniè-
res nouvelles de Siiisse. — Yous avez dù entendre
parler dans vos journaux des frères Bandiera^ et
autres qui ont péri l'anuée dernière dans le Eoyaume
de Xaples ; j'ai publié un petit livre italien sur eux,
que j'ai dédié à Jacques Raffini, celui qui se sui-
cida dans les prisons^ et que je donnerais beaucoup
pour pouvoir vous taire lire. Mais il est en italien. —
Tous avez fait une nouvelle perte; bien plus faible
que les autres: mais chaque perte fait sentir les an
ciennes, cornine si elles rehaissaient de leurs cendres :
je connais cela, et ne puis vous rien dire qui valile.
Joseph.
rite appena due lett., una di Agostino, l'altra di Giovanni, e manca
quindi qualunque traccia delle lunghe, dolorose pratiche fatte da
Eleonora Ruffini per ottenere la grazia dei figli. Recentemente, il
prof. A. Lazzeri diede a luce alcune Le/ iere* inedite di E. Buffini
a G. E. Benza (in Rassegna Slorica del Risorgimento Italiano,
a. Ili [1916], pp. 572-661), dalle quali apparisce che la sven-
turata madie, fin dall'anno innanzi, aveva inoltrata supplica
in favore dei figli: ma pur qui le notizie s'arrestano assai per
tempo, poiché dall' agosto del 1844 la corrispondeuza balza
d' un tratto all' aprile del 1848. Sembra tuttavia probabile
che le istanze della madre ottenessero ben scarsi risultati,
poiché per Giovanni la condanna di morte fu commutata iu
quella dell'esilio; in quanto poi ad Agostino, mai condan-
nato per i moti del 1833, e andato in volontario esilio, come
osservava il Mazzini (lett. MDCCCXXIII), egli, per ottenere
il ritorno in jiatria, avrebbe dovuto scendere a un atto di
umiltà, al quale si negò. E a questo proposito è da leggere la
lettera, assai commovente, alla madre, del 12 marzo 1845, nella
quale giustificava la decisione presa. Fu pubbl. da B. E. Mai-
neri, Ingannia; Roma, tip. del Senato, 1884, pp. 346-348.
218 EPISTOLARIO. [1845]
MDOCCXXIX.
A Giuseppe Lamberti, a Parigi.
[Londra], 19 mar/,o 1845.
(.'aro aulico^
Mi giov^o d' un' occasione sicura per mandarti
dodici medaglie bianche, e alcune lettere polacche.
Spero che Michele avrà ricevuto l' altre medaglie,
secondo invio per Southampton, dalle quali dovevi
cavarne alcune da mandarsi a Ciani. T'ho scritto
tempo fa una furia di cose finanziarie concernenti
il tipografo, le medaglie, il danaro da darsi in an-
ticipazione. Aspetto ragguaglio su tutto, e conti pre-
cisi per sapere che cosa devo rimborsare qui alla
Cassa medaglie, che cosa è stato pagato, cos' è che
devo ancora, etc.
Io da te, l'ultimo cenno di vita fu l'invio del
Charivari. — Qui, dopo le mie mentite date a Lord
Aberdeen, è sorta una guerra violenta dai giornali
del ^Ministero contro di me, andando fino a minacce
di cacciarmi via: ciò di che rido. Intanto, la settimana
ventura, circolerà una Petizione Generale al Parla-
mento, che sarà sparsa dappertutto a raccogliere
firme, e che ne otterrà, spero, un numero prodigioso :
chiede una Legge sulla materia e credo che riescirò
ad ottenerla. Ma ciò che ho in vista alla lontana è
MDCCCXXIX. — Pubbl. da D. Giuriati, Duecento lettere,
ecc., cit., pp. 74-76. Qui si. riscontra sull'autografo, posseduto
dal Dr. Daniele Vare. Non ha indirizzo, né timbro postale.
Dal Protocollo della Giovine Italia apparisce che la lett. giunse
con « mezzo incognito, » e fu affidata alla « piccola posta, »
cioè fu impostata a Parigi.
[1845] KPISTOLARIO. 219
un'altra cosa più assai importante per noi: lo sta-
bilimento d' un' Associazione pubblica Inglese diretta
ad aiutare la causa nazionale Italiana. (^) Questo è il
vero scopo di tutto il mio chiasso qui, e spero rie-
scirvi. Quest' atfar delle lettere mi dà quel ch'io cer-
cava da tanto tempo, ma senza volerlo mendicare,
un nome pubblico qui, un'influenza sopra molte per-
sone, che metterò a profìtto. — Se arrivasse mai un
Finzi a Parigi, fratello di quello che fu qui l' anno
scorso, e se Io vedi, fa di dirgli tutto quello che
Partesotti disse di Finzi e Romaroli, nella sua cor-
rispondenza: si che siano informati appuntino. (^ —
Mi sono sempre dimenticato dirti che dovreste dare
una copia dei Ricordi SiìV Atelier: dacch'essi danno
sempre il loro giornale. — Xicola, come saprai, è a
Livorno : non molestato : forse a quest' ora ripartito,
sarà in Francia alla volta di Corsica. (^)
Ora, non ho tempo di scrivere a Pietro: ma, sia
che tu voglia agire con lui, o solamente trasniettergli,
eccoti le mie idee su quello che si dovrebbe fare oggi:
segno il dovrebbe, perché scrivo a scarico di mia co-
scienza, e non perché si possa fare ciò che si dovrebbe.
1° Mantenere quanto più si può la Giovine Italia
al di fuori organizzata: mantenere quanto più si può
(^) È questo il primo accenuo che si fa a quella Società
degli Amici d' Italia, che sorse a Londr;i per gli sforzi del Maz-
zini. Ved. in appresso.
(2) Ved. il Protocollo della Giovine Italia, voi. I, pp. 338 e 341.
(2) Sul duplice scopo di questo viaggio ved. la nota alla
lett. MDCCCXIX. « Aspetto lettere di Corsica da Nicola, per
sapere se devo mandare opuscolo e medaglie colà, » scriveva
il Lamberti al Mazzini il 31 marzo 1845; e aggiungeva: « Temo
che vada a Tolosa a far duelli e romori. » Protocollo della
Giovine Italia, voi. IH, p. 199.
220 EPISTOLARIO. [1845]
la contribuzione mensile fra tatti i lìiembri: anche
il pochissimo che può raccogliersi, può esser pre-
zioso : può servire a mandare un viaggiatore, occor-
rendo. Comunica intanto a Pietro, che me le ha
chieste, le parole per gii operai : Cosenza — Bolo-
gna — La-haro. L' interrogante pronunziando : La,
innalza V indice della destra al cielo : V interrogato
rispondendo : ha^ abbassa V indice della destra al
suolo : V interrogante dicendo : ro, stende la destra
all' altro il quale V impalma.
2" Predicare quanto più si può a chi parteggia
con noi all'estero e all'interno, la formazione del
Fondo Nazionale per l'Azione, fuori per quei di fuori,
dentro, se vogliono cosi, per quei di dentro.
3° Cercar tutti i modi d'organizzare in Italia,
specialmente da Livorno agli Stati del Papa, una
catena d' individui separati dalla cospirazione, e
uomini del popolo segnatamente, pei quali si possano
trasmettere vscritti nostri da diffondersi in quelle due
parti d' Italia.
4° Pensare se vi fosse modo di trovare un uomo,
nostro, intelligente, attivo, che potesse, a tempo in-
certo, ma non lontano, fare un viaggio in Isvizzera
I)er noi: aiutato, se occorre, da noi: niegiio se a spese
sue. Io manco in Isvizzera, parlo della Svizzera
francese e tedesca, d' un agente fidato e accorto ; e
nondimeno, v^ è qualche cosa d' importante da fare.
Addio; amami e scrivimi.
Tuo amico
Giuseppe.
[1845] EPISTOLARIO. 221
MDCCGXXX.
ALLA Madre, a Genova.
[Londra], 21 marzo 1845.
Mia cara madre,
Alla vostra dell' 8. Il freddo è non cessato, ma
diminuito di molto: fa bel tempo, e un po' di sole. La
discussione sulle lettere non sarà conchiusa in un
modo o nell'altro se non dopo Pasqua, quando Dun-
combe avrà presentato una misura legislativa per
l' avv^enire. Intanto, i giornali ministeriali sembrano
essere stati punti al vivo dalla mia risposta alle
spiegazioni di Lord Aberdeen, eh' è stata general-
mente approvata: vi sono stati articoli violenti con-
tro me, e contro i Bandiera morti ; articoli che hanno
fatto loro piò. torto che altro. Io ad articoli siffatti
non rispondo mai. Martedì, è convocata una riunione
d'Inglesi per redigere una petizione e farla poi gi-
rare x^er ogni dove a raccoglier firme. Dall'esito di
questa riunione e dal numero delle tìrme che poi rac-
coglieranno, dipende molto. Vedremo. Io sono impa-
ziente di veder la fine di questa faccenda, non per
ragioni d'inquietudine o d'altro, ma x3erché mi fa
perdere molto tempo ; e ho bisogno di rimettermi in
pace, e di lavorare. — Ho letto qua e là alcuni pezzi
del Jiiif errant di Sue : tutto il libro è diretto con-
tro i Gesuiti; e per questo ha fatto e fa furore
MDCCCXXX. — Inedita. L'autografo si conserva nella
raccolta Nathan. Non ha indirizzo, né timbro postale. A tergo
di esso, la madre del Mazzini annotò: « 21 marzo 1845. »
222 EPISTOLAKK). [1845]
non solamente in Francia^ ma qni e dapj)ertutto. I
Reverendi Padri hanno abbastanza ingegno e per-
severanza; ma hanno passabilmente da fare per sn-
lìerare la ripugnanza geuerale o i)oco meno alla loro
influenza. Xon fosse che la vendita senza pari del ro-
manzo di Sue, è un indizio sufficiente a rivelare que-
sta ripugnanza. (^) — Gli affari Svizzeri non hanno au;
cora soluzione. L' avrebbero già se non fossero le note
della Diplomazia che spav^entano qne^ buoni, ma de-
boli montanari. — Continuo a correggere le prove
delP opuscolo inglese, ma non escirà che durante i
dibattimenti sul bill proposto da Duncouibe, i quali
cominceranno P8 aprile. — Tengo memoria di quello
che mi dite su quel pò ver' uomo, e subito dopo Pasqua
me ne occuperò. — Credo che Lord Ashley (^) ce ne fili
un fuso quanto alla Società protettrice dei garzoni de-
gli organi : egli ha votato contro di me continuamente
nel!' affar delle lettere, perché Tory dichiarato : e pro-
babilmente, il mio nome nella Società gli fa paura. Qui
ormai io sono, come Colombo diceva di sé : «potrei
fabbricar conventi ed erigere chiese, crederebbero
chMo fabbrico ricettacoli di ladri e assassini. » Di me
non credono questo, ed anzi devo dire che si rende
generalmente giustizia alle mie intenzioni ; ed anche
il Times V altro giorno in un articolo violento contro
il nostro partito, conchiudeva dicendo eh' io aveva
(*) Dopo di essere stato pubbl. come appendice al Coiisfi-
iuiionnel, per cui l'autore aveva già ricavato centociuquauta-
mila lire, il romanzo del Sue aveva avuto rapidissime edizioni,
poiché le Juif Errant era uscito a luce nei giorni in cui la
lotta contro i Gesuiti era nel periodo pili acuto in Francia.
Yed. J. BuiiNiCHON, La Compagnie de Jesus en France e Histoire
d'un siede (1814-1914) ; Paris, Beauchesne, 19U-16, voi. II, p. 500.
C) Su Lord Ashley ved. la nota alla lett. MDCCXIY.
[1845] EPISTOLAKIO. 223
onesto entusiasmo, e talenti superiori al coniuue : ma
è entrata l'altra idea che se anche edificassi chiese
e conventi, si crederebbe che io v' ho sotto un motivo
politico. Vedremo dopo Pas'qua, s^ egli non si decide,
di trovare un altro Presidente. Bisogna che la cosa
vada. Ora che mi trovo avere amici in Parlamento,
non dispero un giorno di far proporre una legge. —
Ho i)iacere che l'amico Andrea stia meglio, e spero
che nella prima vostra mi direte che sta bene del
tutto. — L'articolo della Revue des Deux-Mondes è
scritto sopra una Revue ministeriale nelle opinioni po-
litiche: la direzione era tempo fa nemicissima mia, ed
è molto che abbiano lasciato inserire quegli elogi
che il Ferrari ha fatto di me. (^) Le osservazioni del-
l'auiico sono onorevoli per me, ma quanto all'arti-
colo, non bisogna dimenticare quello che dico. —
È uscita qui oggi, in occasione del Venerdì Santo.
una Circolare agli Italiani data dal Prete della Cap-
pella Sarda, eh' è ora un certo Melia, promettendo
mari e monti, aiuti agli Italiani, scuole, e che so io.
purché non si lascino sedurre da altri Italiani, ch'essi
non nominano, ma voglion dir noi. Eh quanto zelo!
Intanto, guardate bel tratto! Contiene due o tre ri-
ghe in difesa dei padroni dei poveri ragazzi ita-
liani : e questo perché due o tre padroni dei più
birbi sono andati due o tre settimane addietro a
dare qualche lire sterlina alla Scuola della Cappella.
Oh vedete dov'è caduto il Cattolicesimo dei preti.
Pare dunque che abbiano intenzione di ricominciare
la guerra, e sarà peggio per loro. — Cerco sempre un
benedetto bastimento che porti via quel ragazzetto
di cui v'ho parlato: ben inteso che s' anche io lo
(0 Xell'art. cit. nella lett. MDCCCXII.
224 EPISTOLARIO. [1845]
trovo, il bastimento verrà a Genova, ed io manderò
il . rao^azzetto a voi, perché lo vediate, e poi lo aiu-
tiate di direzione perché arrivi a Chiavari dov' è suo
padre. Ma di questo vi dirò a suo tempo. Addio,
madre mia; un abbraccio al padre, e abbiatevi tutto
il mio affetto: amate voi pure il
figliuol vostro
Giuseppe.
MDCCCXXXI.
A Giuseppe Lamberti, a Parigi.
[LoiKlra], 25 marzo 1845.
Caro amico.
Ebbi la tua del 22 coli' acchiusa per Stolz[man].
Forse, avrò questa sera, se il viaggiatore è giunto,
il libro, etc. da Cesarini. T'ho scritto nell'inter-
vallo; e di più mandato dodici medaglie bianche.
Quando mi scriverai la prima volta, avrai i)azienza
e mi dirai esattamente, quanto avrà avuto o sarà
per avere Pietro dalla vendita fra voi dell' opuscolo —
quanto dalle medaglie, — , si ch'io possa da un lato
sapere cos'è che devo versar qui, dall'altro cos'è
che devo mandargli. Mich[ele] mi diceva tempo fa
che aspettava il pagamento delle dodici medaglie spe-
dite da lui; regolerai anche con lui, e me ne dirai. —
Xon ho veduto né Gazzetta d^Augshurgo né altro ; ma
MDCCCXXXI. — Piibbl. da D. Giuriati, Duecento lettere,
ecc., cit., pp. 76-78. Qui si riscontra sull'autografo, conservato
dal dr. Daniele Vare. Non lia indirizzo, né timbro postale. Nel
Protocollo della Giovine Italia è avvertito che la lett. giunse
per « posta. »
1-S45] KiM.sroLAiuo. 225
qualuii([He cosa al)l)i;i detto, non avrei risposto. Cosa
importa a noi quel elie dice la Gazzetta d'Augsbargoì
Se nondimeno ti ricordi qualche punto buono da
sapersi, me ne dirai, quando scrivi. (^) Suppongo il
N<(tio)iaì parlasse della lettera che scrissi in confu-
tazione delle spiegazioni date da Lord Aberdeen, ma
non IMio veduto. (-) Xon temere che faccia male P in-
sistenza nìia qui: ho il mio termometro, non nel
Parlamento, ma nelle lettere che ricevo da persone
indipendenti e colle quali non aveva prima la menoma
conoscenza. (^) Lavoro a far che esca da questo affare
una propaganda inglese per la causa nostra, e spero
vi riescirò. — Fai benissimo ])er Euiz. (^) — Oan[util
(i) Nella Ictt. qui cit., che era però del 20, e non già del
22 marzo, il Lamberti avvertiva il Mazzini : « Avrà già visti
articoli Gazette Augshonrg e Francfort sulP opuscolo suo e Ric-
ciardi e sui fondi rivoluzionari italiani aspettati di Spagna.»
Protocollo della Giovine Italia, voi. III^ p. 191.
(2) Sempre nella stessa lett., il Lamberti scriveva: « 1 giornali,
e specialmente il National, han parlato d' una lettera sua in-
serita colà nel Morning Chronicle. » Id., voi. Ili, p. 193. Era
precisamente quella che è segnata al n. MDCCCXXV.
(*) «Vidi riportato qui dai giornali P affar delle lettere
aperte, ricomparso là — badi che l'insistenza non nuoca al-
l' interesse e simpatia pubblica, » (Id., voi. Ili, p. 191) rac-
comandava nella lett. già cit. il Lamberti, il quale forse nutriva
X>ure qualche timore per la libertà personale del sno amico.
(^) Ferdinando Rniz, sul quale ved. la nota alia lett.
MCCLXXXIX, era stato fra gli esuli quello che aveva maggior-
mente contribnito a rinsanguare le iiiìanze. sempre precarie, della
cassa della Gioriwe Italia. Come apparisce dallo lett. precedenti,
(ved., ad es., le lett. MDCCII, MDCCX e MDCCXI), per rag-
giungere la somma di diecimila lire, inviata l'anno innanzi
a N. Fabrizi. ne aveva s]>orsate egli solo duemila. Onde il
Lamberti, nella lett. ora cit., aveva scritto al Mazzini : « A Ruiz,
SI j)nutuale e generoso, darò medaglia e opuscolo gratis. Mi
pare che n'abbia diritto. » In., voi. Ili, p. 93.
MA7.zixr, Scritti, ecc., voi. XXVII (Epistolario, vol.XIV). 15
226 EPISTOLARIO. [1845]
deve sapere d'antico che io e limicola aiutereiiio sempre
qualunque moto, di dove die venga, purché si presenti
con bandiera nazionale', se con bandiera provinciale,
non solo non lo aiuteremo, ma lo malediremo, |)ronti
peraltro sempre a fare tutto quello cbe i)o tesse can-
giargli natura. Del resto, se gl'individui che hanno
rapporti col paese, li celano a me^ anzi seguono a
far doppia parte, influenzando all'interno piuttosto
contro di noi — e ne ho prove — per poi dirci, quando
credono in un moto: « aiutatelo, » meglio è non pen-
sino a noi né prima né dopo, e lascino che ognuno
vada per la i)ropria via. Io ho detto l'animo mio
in queir opuscolo e devono prenderlo come una let-
tera indirizzata a ciascuno dei cospiratori interni ed
esterni. Sono stanco di cospirare nel buio, e con gente
in maschera. So che se quanti i)arlano di patria e
d'azione, si riunissero, invece di far chiesuole, tutti
in uno, con buona fede e vero amore alla causa, a
tenere un solo linguaggio e proporre le stesse mi-
sure, noi faremmo molto i)iu bene che non facciamo.
Ma so che questo non è da sperarsi pur troppo : cosa
tanto più deplorabile, quanto più noi dell'estero
uniti e rappresentanti una unità, potremmo oggi più
che mai render servigi eminenti alla causa nazionale,
connettendola con eventi che si vanno prei>arando
altrove. Farò io quanto posso su quella via; ma se il
concerto fosse unanime tra quei che hanno relazioni
ed ingegno, farei più efficacemente. (^) — Vorrei cbe tu
(i) Fino dal marzo circolava dunque insistente tra gli esuli la
voce che la Romagna, la ()uale fremeva di sdegno per le
atroci persecuzioni di Ravenna, avrebbe potuto insorgere da
un momento all'altro; colà, a ogni modo, si andava prepariuido
il moto insurrezionale che scoppiò qualche mese dopo. E a
questo proposito il Lamberti aveva scritto al Mazzini, nella
[1845] EPISTOLARIO. 227
facessi prima della sua partenza giungere a Mario
raceliinso biglietto, xlddio, ama sempre il
tuo
Giuseppe.
MDCOOXXXIJ.
ALLA Madre, a Genova.
[Londra], 28 marzo 1845.
Mia cara madre,
Rispondo a un tempo a due vostre lettere, quella
giuntami oggi del 21, colP ulivo di i)ace, e l'altra ante-
riore, giuntami sabbato scorso. Fa caldo, ma vento.
Oggi devo andare a pranzo a otto miglia da Londra:
ecco gl'inviti inglesi: a i>ranzo alle sei a otto miglia
dalla città: quindi a dieci ore il tè; a mezzanotte ri-
torno. Quando si vive a tanta distanza dalla città, non
dovrebbe esser permesso d^ invitare, se non mandando
carrozza agli invitati. Pure, non ho i^otuto ricusare:
chi invita è un Membro del Dipartimento Commer-
ciale, e invitandomi ora ha inteso darmi una prova
di simpatia: di più, la famiglia ha aiutato la Scuola.
Ho dunque accettato, e pazienza.
L' opuscolo mi va d' un lento da non idearsi. La
mia traduttrice a Manchester s' è innamorata e non
Jett. i)iu volte cit. : » Canuti pensa Romagna farà, e crede ei
debba con Nicola secondar per quanto può. » Id., voi. Ili,
p. 193. Però, già da tempo era ritenuto insanabile il dissidio
che divideva il partito, al quale il Canuti apparteneva, da
quello capeggiato dal Mazzini. Ved. infatti le lett. seguenti.
MDCCCXXXII. — Inedita. L'autografo si conserva nella
raccolta Natlian. Non ha indirizzo, né timbro postale. A tergo
di esso, la madre del Mazzini annotò : « 28 marzo 1845. »
228 EPISTOLAKIO. [1845]
traduce più. Ho scritto ieri perché mi rimandi quello
che ha, e prenderò un altro traduttore qui in Lon-
dra. Xon sono stampati finora che due fogli, cioè
32 pagine. ]S^ondimeno, a Dio piacendo, presto o tardi
sarà finito. — Voi siete inquieti per l'affar delle
lettere, ed io v'assicuro sulPonor mio che non avete
la menoma ragione per esserlo. I Ministri non nii
vogliono bene, ma non m'amavano neanche prima.
Gli altri ijii vogliono bene più di prima. A conti
fatti, ho perduto nulla e guadagnato qualche cosa
nell'opinione. — Io del resto non prendo adesso
alcuna parte attiva nella cosa : è in mano di
Sheil, e di Duncombe: e salvo qualche visita a que-
st'ultimo, non fo e non farò altro. Il mio scopo ora
non è più l' agitazione per le lettere ; decidano quel
che vogliono, non m'importa: il mio scopo è di far
escire da quest' aliar delle lettere delle simpatie
"^^ manifestate per la causa nazionale italiana. Se finora
non v'erano, dipende da che non sanno nulla: v' è
una ignoranza quasi assoluta delle cose nostre : i più
giudicano da Inglesi; non sanno che noi non ab-
biamo libertà alcuna, e credono che si possa gua-
dagnar terreno colle vie pacifiche, come fanno essi:
disapprovano quindi ogni tentativo d' insurrezione.
Si tratta di far loro conoscere il vero del nostro
stato; ma per questo, per essere ascoltati e creduti,
bisogna occupare una posizione nell'opinione pub-
blica; ed è questo che ho guadagnato. Sta ora a me il
servirmene. — Vedo della Miss inglese, e deir oggetto
perduto : pazienza, ma non importa. Vedo dei mobili
arrivati a Marsiglia; vorrei sentire che fossero arri-
vati da Marsiglia. — Il ragazzo italiano partirà, spero,
un di questi giorni ; ma cosa vi viene in testa che i
Consoli vogliano occuparsene, dar danaro, etc. ? I Con-
[1845] EPISTOLA lUO. 229
soli non darebbero un soldo x)er la salute delP anima,
non che del corpo. — Comunque, io non lo manderò
a voi; ma s' anche lo avessi mandato, non vi avrebbe
portato disturbo alcuno. L' unica cosa da dirgli sa-
rebbe quella di andare sulla tal piazza e prendere la-
tal carrozza per Chiavari : e questa è cosa che qua-
lunque persona può fare, l'amico X[apoleone] o il
primo venuto. — Xulla di nuovo che importi. Le cose
della Svizzera incerte. — Qui non s'occupano che del
nuovo Presidente Americano e del Texas. (*) — Come
va che ci sono tanti ladri da voii Anche qui crescono
i delitti in un modo strano. Condannano a morte, e
non giova ; ed è naturale. La pena di morte è la pia
empia inutilità che gli uomini abbiano potuto inven-
tare. Grli uomini sono oggi senza freno, i>erché senza
credenza. Del resto, dalla notte esce il giorno : dal
male il bene. 11 mondo cosi non può stare. La
vecchia Società inerisce, perché il suo principio di
vita è viziato; ma una nuova Società sorgerà infal-
libilmente un di o l' altro. Xoi forse non la vedremo,
e poco imi^orta. Quel che importa è lavorare su quella
via, e compire i nostri doveri, nasca quel che sa na-
scere. Pereat munduSj fiat Justitia. Xon cangio pili.
So che la Gazzetta d' Augni) urgo e il Giornale di Franc-
ia) Da qualche auuo il Texas bramava di rendersi indi-
pendente dal Messico, e di essere annesso alla Confedera-
zione degli Stati Uniti. Su questa questione fu imperniata
la campagna per V elezione presidenziale del 1844. Prima an-
cora di abbandonare l'alta carica, il Tyler, presidente uscente,
tirmò una « risoluzione » che era stata votata dal Congresso,
la quale aveva per oggetto V annessione del Texas agli Stati
Uniti e la sua libera annessione come Stato dell' Unione. Ciò
accadeva il 1° marzo 1845. Quattro giorni dopo, era eletto, in se-
guito ad aspra lotta, il nuovo presidente James Knox Folk, fa-
vorevole all' annessione. E scoppiava la guerra col Messico.
230 KPiSTOLAKio. [1845]
fori hanno parlato del mio opuscolo sui Bandiera;
ma non ho letto quei giornali. — Il Duca di Lucca
ch^ era, come sapete, accusato di tendenze protestanti,
s'è fatto ora smanioso pel cattolicesimo gesuitico:
ha licenziato tutti i suoi ciambellani; ha chiamato
i gesuiti; ordinato a tutti i servitori di Corte d'an-
dare alla messa il Venerdì, oltre la Domenica : se
non vanno una volta, pagano un'ammenda; la se
conda volta sono cacciati. Già queste cose dovete sa-
perle da per voi senz' aspettare i miei ragguagli da
Londra. (^) — Sto bene di salute. Ho fatto la Pasqua
cogli Israeliti, cioè con Michelangiolo e la sua fa-
miglia. — Non so più nulla d'Agostino: mi dicono
che anche Giovanni non sia molto contento della
prospettiva. Ditemi se Elia rimane dov'era, o se si
stabilisce a Genova. Abbracciate Antonietta per me;
stringete la mano all'Andrea, e credetemi voi e il
padre, vostro con tutta l' anima
Giuseppe.
Come sta la zia Antonietta e Chausson ! È qual-
che tempo eh' io voleva chiedervene.
(^) Le tendenze religiose di Carlo Lodovico Borbone erano
notissime, e non solamente in Toscana. Oberato da fortissimi
debiti, sempre in cerca di quattrini, che poteva procurarsi ri-
correndo a mille espedienti, egli da qualche mese aveva li-
cenziato i suoi ministri, e aveva accordato una completa fi-
ducia all'ex palafreniere Tommaso Ward, da lui fatto suo
cenlìdente. Ved. C. Sardi, Lucca e il suo ducato dal 1814 al
1859; Firenze, tipogr. della, Rassegna Nazionale, 1911, p. 171 esgg.
È ovvio ricordare qui le strofe dell' Incoronazione del Giusti ;
poco pili tardi, in Cosi la penso, Cronaca mensile, Filippo De Boni
bollava a sangue (fase, di febbraio e marzo 1847) quel tiran-
nello italiano, che poi, all' avvicinarsi dei tempi nuovi, fu uno
de' primi a lasciare il trono.
[184^^ EPISTOLARIO. 231
MDCOOXXXIII.
To THE Editor of the '' Morning Chronicle, " London.
[London], 1845, aprii 2.
Sir,
I bave uot in the least beeu astouished at the
line of defence adopted last night by Sir James
Graham. It tìts him niarvenously. It is entirely
cousistent with ali that is known of him. The com-
plement of his previous conduct towards me — the
crowning of a system which begins at spyinij and
ends in caìumniatlìig. He who (^an ha ve seals forged,
is welcome to read forged documents in his defence.
Whether the unmanly, ungenerous, ungentle-
manly attack of Sir James Graham against my po-
liticai life can make any impression on the miuds
of honest English people I do not know; bnt I feel
too proud and too safe, both with in my own con-
science and in the opinion of the few whose esteem
is dear to me, to allow iiiyself to be dragged down
by blind reaction iiito the spy's and police agent's
mnd which an English secretary of State has not
been ashamed to stir. up. The only object of my
writing now is to publicly forward my thanks to
Mr. Dimcoinbe for the clear and straightforward
manner in which he answered the Cvharge. The num-
ber of the Westminster Reciew to which he alluded
MnCCCXXXIIL — Pubbl. nel Morning Vhronicle del 3 a-
piile 1845. Di questa lett. non si dà qui la traduzione, per-
elié è inelusa iu quella alla madre, pubbl. al n. seguente.
232 KPiSTOLAiuo. [1845]
is the No. (82) for Septeinber, 1844. (^) The article
on tlie Post-office nifair has beeii reprinted in n i)0
pillar forni. To the two French verdi cts of 1838
(^) Nel Morning Chronicle, subito dopo la lett. del Mazeini, era
riportato un brano dell' art. della Westminster Review al quale qui
HI accenna, e per cui ved. la nota alla lett, MDCCLXVII. Se
ne rii>orta la traduzione, poiché è uu utile corauiento della
protesta mazziniana: « Abbiamo già osservato che l'Inghilterra
non ha alcun obbligo morale di proteggere un delinquente
fuggiasco ; ma chi ha commesso un delitto in un paese, non
dovrebbe essere punito dalle leggi di un altro. Dovunque un
uomo sia condannato, egli deve innitnzi tutto essere processato
secondo giustizia. Supponiaujo il caso di uno straniero che
arrivi in Inghilterra, il qnale dovesse essere giusto di trat-
tare come un delinquente ; uno .il quale non si possa sotto
alcun rapporto affidare alcun che. neppure penne, inchiostro
e carta, e al quale debbano rifiutarsi i privilegi della posta
a un penny. Prima che una sentenza di bando potasse essere
pronunciata da un tribunale inglese, non sarebbe giusto che
fosse udito quell' uomo a sua propria discolpa? No, dicono i
due Comitati ; sia segreto il tribunale, la testimonianza se-
greta, la sentenza stessa segreta, e sia questa segretamente
eseguita. In altre parole, si stabilisca l' inquisizione di Spagna
a Downing Street. I due Comitati si mostrarono semj)re disposti
e a condividere le responsabilità di un simile tribunale. Quali
furono le imputazioni che il lettore supporrà possono essere
state messe in circolazione nelle alte sfere contro il carattere
del Mazzini, e portate privatamente all'orecchio dei Comitati
per giustitìcare contro un uomo simile precauzioni straordinarie?
Né pili né meno che 1' accusa di avere istigato 1' assassinio di
due suoi compatriotti nell' anno 1832 ! Questa calunnia infame
può aver prodotto ben poca impressione sulla mente dei depu-
tati; ma noi sappiamo che entrambi i Comitati erano a
conoscenza dell' accusa, e che rifiutarono di oftrire al Mazzini
e ai suoi amici un'occasione di ribatterla, fondandosi, imma-
giniamo, suir afl^ermazione che i fatti sconfinavano dal campo
dell'inchiesta. Eppure, non fu ritenuto esorbitante alcun fatto
che tendesse a scagionare da ingiuriose affermazioni.il carat-
tere di Sir James Graham e quello di Lord Aberdeen.
[1845] KPISTOLAHIO. 233
and 1841. recorded tliere, and iniplicitly proviug
tliat tlie docuuient w<(s forged, I will only add tliat
l was ordered out of France by a niinisterial order
« L' origine di questa calunnia fornisce un nuovo argo-
mento contro la convenienza di un sistema di spionaggio, sotto
qualsiasi forma. Non si trattiene un furfante da commettere
bri<'C0uate. Le spie, quando non possono scoprire un complotto,
ne creeranno uno per svelarlo, e procureranno di inventare quel
genere di testimonianza che sanno cbe è desiderato.
« Il 31 maggio 1833 due spie del Duca di Modena, Lazza-
reschi ed Emiliani, inviate per inframmettersi con gli esuli
politici e carpire i loro segreti, furono uccise in rissa a Rliodez
(Aveyron) sulla i)nbblica via, in pieno giorno, da un italiano
chiamato Gavioli. Il fatto, quantunque non premeditato, come
risultò dal verdetto della giuria, provocò molto odio contro
tutti gli esuli italiani, e per danneggiarli ancor più, un ne-
mico segreto ne trasse partito per collegarlo 'col nome del
Mazzini. La settimana seguente (8 giugno), nella parte non uf-
ficiale del Moniieur, apparve (senza esser preceduta da qual-
siasi commento o spiegazione) un documento falsificato in
forma di un decreto emanato da un tribunale rivoluzionario
segreto, pronunciante sentenza di morte contro Emiliani e altri,
e firmato dal Mazzini come presidente e dal La Cecilia come
segretario. Siccome allora il Mazzini si trovava nascosto a Mar-
siglia, ciò fu considerato dai suoi amici come un'astuzia della
polizia francese, per indurie tutti gli onesti cittadini francesi
a concorrere alla scoperta del suo rifugio. Lo stile pessimo
e la sintassi difettosa, le espressioni per metà francesi e i nu-
merosi errori di grammatica del preteso documento provarono
che esso non doveva essere stato scritto da un italiano cólto,
e tanto meno da un uomo di alta rei)utazione letteraria qual
era il Mazzini, che, del resto, denunziò immediatamente il falso
nelle colonne della Gazette des Trihiinaux. Il susseguente processo
del Gavioli, svoltosi, il 30 novembre 1833, dinanzi alla Corte
d' Assise di Aveyron, dimostrò al pubblico che tale tribu-
nalf segreto non esisteva. Il documento non fu prodotto,
e la giuria, convinta che il Gavioli non avesse complici e che il
delitto commesso non fosse da considerare come assassinio in-
tenzionale, emise un verdetto di omicidio senza premedita-
234 EPISTOLARIO. [1845]
long before the assassination of the two Modenese
spies took place, and that I freely crossed Trance
in 1837, on my way to England, having been sup-
plied with a passport, bearing my name, by the
Duke of Montebello, then ambassador of France in
Switzerland. Sir James Graham knew ali this, and
did not blush when uttering his defamation !
I am, Sir, your most obliged,
Joseph Mazzini.
108, High Holborn.
zione. Il Gavioli fu condannato ai lavori forzati; inoltre, per
dimostrare come il Governo francese fosse completamente in-
formato dei fatti, possiamo ijggiungere ohe l'italiano La Cecilia,
il cui nome fu accoppiato con quello del Mazzini nel documento
falsificato, viveva allora palesemente in Francia (dove presen-
temente si trovo), aiutato dalle sovvenzioni dell;» Camera Fran-
cese per gli esuli, e non fu né arrestato, né una sola volta in-
terrogato sull'argomento.
« Nel 1840 la calunnia fu ripetuta dal Gisquet, ex pre-
fetto di polizia, nelle sue Memorie, più tardi tradotte in inglese.
« In seguito a ciò, il Mazzini intentò contro di lui un pro-
cesso per diffamazione. La causa si svolse dinanzi al Tribu-
nale Correzionale di Parigi nell' aprile del 1841 ; ma, grazie
al carattere impudente, se pur ingegnoso, della difesa, fu
emesso un verdetto favorevole all'accusato.
« Il Gisquet si difese, asserendo che al mondo esisteva
pili di uu Mazzini e che il Mazzini jiccusatore, essendo uomo,
come tutti ammettevano, della più iilta integrità morale, non
poteva essere quel Mazzini a cui si riferiva il paragrafo tolto
dal Moniteur.
« Si sarebbe potuto supporre che la faccenda a questo
punto fosse finita ; ma il racconto calunnioso doveva servire
ancora alla causa dell'assolutismo, e cosi fu di nuovo messo
in circolazione in Inghilterra per danneggiare il Mazzini presso
il Governo inglese; come in seguito, fu ripetuto dagli amici
del Governo per giustificare lo spionaggio segreto di Lord
Aberdeen ! »
[1845] EPisToi,ARio - 235
MDOOOXXXIV.
ALLA MADRE, il Genova.
[Londra], 4 aprile 1845.
Mia cara madre,
Credevo oggi di ricevere una vostra, e forse po-
trebb' essere eh' io decidessi di aspettar fin domani a
impostare, per risponder subito alla vostra, se capita.
Comunque, comincio intanto per parlarvi del solito
affare delle lettere, dacché non v' è modo che finisca.
Da birbo consumato com' egli è, e ridotto, credo, alla
disperazione, il Graham ha finalmente, in occasione
della mozione di Sheil, dato fuoco alle polveri, e
messo fuori il grand' affare di Rhodez e della sen-
tenza di morte. In un suo discorso, dopo avere par-
lato di tutti i rapporti fatti da Agenti all'estero
soi)ra di me, dell' affar di Savoia e di tutto, ha letto
la famosa sentenza. Fortunatamente, Duncombe era
prevenuto d'ogni cosa, saltò su, e fece uno de' suoi
più bei discorsi, dichiarando che una più nera ca-
lunnia non era mai stata pronunziata dentro le mura
del Parlamento, citò le date della sentenza e con-
futò linea per linea il discorso. L'effetto della ca-
lunnia fu cosi debole, che nella votazione, il Go-
MDCCCXXXIV. — Inedita. L'autografo si conserva nella
raccolta Nathan. Non ha indirizzo, né timbro postale. A tergo
di esso, la madre del Mazzini annotò: «4 aprile 1845. Con
prima lettera al Alondng. »
236 EPISTOLA KÌO. [1845]
verno avrebbe avuto la minorità, se i membri stessi
del Governo non avessero votato i)er sé. Il giorno
dopo, io scrissi al Morning ChronicJe la lettera che
vi traduco. « Io non sono punto meravigliato della linea
di condotta adottata da Sir James Graham. È la linea
che gli conviene meglio d'ogni altra. Armonizza con
tutto quello che si sa della sua vita. È il compi-
mento della sua precedente condotta verso di me :
è V incoronamento d' un sistema che comincia dallo
spionaggio, e va a finire alla calunnia. L' uomo che
è capace di falsijieare suggelli di lettere può benis-
simo leggere per sua ditesa documenti falsificati.
« Se il codardo, inurbano, tristissimo attacco fatto
da Sir J. Graham contro la mia vita politica i)0ssa
fare la menoma impressione sulle menti degli Inglesi
onesti, io non so: ma io mi sento troppo fiero, troppo si-
curo nella mia coscienza e nelF opinione dei pochi la
cui stima mi è veramente cara, per lasciarmi trascinare
da una reazione cieca a discendere giù nel fango di
spionaggio e d'agenti di polizia che un Ministro di
Stato Inglese non s'è vergognato di rimescolare. Lo
scopo di queste mie righe è unicamente quello di
porgere i miei pubblici ringraziamenti al Signor Dun-
combe, per la virile maniera colla quale egli ha re-
spinto l'accusa. L'articolo della Westminster Revieiv,
al quale egli ha fatto allusione, è il n. di settembre
scorso, e l' articolo sulP affar delle lettere fu ristam-
pato in una forma popolare. Alle due sentenze, ivi
citate, che decisero il preteso documento esser falso,
io non ho altro da aggiungere se non che fui cac-
ciato per ordine ministeriale dalla Francia molto
prima che l'assassinio succedesse; e cbe io traversai
la Francia, nel 1837, recandomi in Inghilterra, libe-
ramente, con un passaporto al mio nome, datomi dal
[1845] KPISTOLARIO. 237
Duca di Montebello. allora Ambasciatore di Francia
in Svizzera. C) Il signor Graham sapeva tutto questo,
e pure non ha arrossito, mentre proferiva la sua dif-
famazione! »
In questo momento Duncombe mi manda a chia-
mare, ed io non posso aggiungere una sola linea.
Y'è stato iersera un altro dibattimento in propo-
sito, e il Dott. Bowring ha fatto un grandissimo
elogio di me; ma ve ne parlerò martedì, giorno in
cui penso riscrivervi. Sto bene ; non temete di cosa
alcuna, ed amate il
5 aprile, sabbato.
vostro
Giuseppe.
MDCCCXXXV.
To Mr. Thomas Duncombe Esq., London.
[London], 1845, aviil 7.
. Sir.
I am urged by persons whose opinion is valuable,
to petition to the hononrable House of Oommons
Signore,
Alcune persone, l' opinione delle quali ha peso, mi
spingerebbero a presentare una petizione all'onorevole
MDCCCXXXV. — PubbL nel Morning Chronicle del 10 a-
prile 1845.
(1) Ved. infatti le lett. DCCCLI e DCCCLVIII.
238 EPISTOLARIO. [1845]
for immediate redress a^ainst, or investigation into,
the cliarges brought forward against my cbaracter
by Sir James Graham, in the speech li e delivered
in the House on the V^ of Aprii, amounting to a
participation, by means of a sentence pronounced in
a secret tribunal at Marseilles, in a doublé murder,
committed years ago in Fraiice, upon two of my
countrymen.
I am sorry I cannot, for the following reasons,
comply with their request :
The man who dares to bring forward in a house
of honourable gentlemen, assembled ibr the purpose
of fulfllling the highest mission appointed by God
to man — legislating for a free nation — such a grave
aceusation as tliat, against a man absent and un-
protected — from a place the inviolability of which
protects him from ali personal consequences — with-
out being able to make out his charge except by
Camera dei Comuni per un' immediata riparazione- e per
un'investigazione delle accuse mosse contro la mia onora-
bilità da Sir James Graham, nel discorso pronunziato alla
Camera il 1° aprile: accuse, secondo le quali io avrei par-
tecipato, per mezzo di una sentenza emanata da un tribu-
nale segreto in Marsiglia, a un doppio assassinio commesso
anni fa in Francia in persona di due miei connazionali.
Mi duole di non potervi aderire per le seguenti ragioni:
L'uomo che osa portare innanzi in una riunione di
onorevoli persone, raccolte per adempiere alla pili alta
missione fidata da Dio all'uomo, quella di far leggi
per una libera nazione, una cosi grave accusa con-
tro un uomo assente e non protetto — da un luogo la
cui inviolibilità lo protegge da tutte conseguenze perso-
nali — senza potere appoggiare V accusa con altro che con
[1845] EPISTOLARIO. 239
a copy of a forged documenta picked uj) in a corner
ot* a foreign newspaper; without being able to give
a single answer to tlie legai proofs hurled in bis
face of the falsebood of tbe ebarge, is, in my bunible
opinion, a man conpling cowardice witb calunmj^,
and disgracing bimself in tbe eyes of ali men pos-
sessed witb bonest and generous feelings.
1 cannotgrant to caUmmiators tbe privilege of ba-
ving innocent men stooping to jnstify tbemselves. I
bave ever in my life treated tbem witb unmeasurable
contemi)t : and I do not intend to deviate on tbe
present occasion from tbis my line of conduct.
Tbe pretended document bas been long since
proved to be a forgery: —
1. By tbe internai evidence arising out of tbe
nìany contradictions, absurdities, faults of grammar or
language, witb whicb tbe document itself is swarming.
unii copia (li documeiito rintracciata in una gazzetta
straniera — senza potere rispondere una sola parola alle
prove gittategli in faccia della falsità dell'accusa — riu-
nisce, secondo la mia umile opinione, la viltà alla ca-
lunnia, e si disonora davanti a tatti gli uomini dotati
di sentimenti onesti e generosi.
10 non posso concedere ai calunniatori il privilegio
di costringere gii onesti uomini a giustificarsi. In tutta
la mia vita, li ho trattati sempre con un disprezzo
senza misura; e non intendo, in questa occasione, di de-
viare da questa linea di condotta adottata.
11 preteso documento è da lungo tempo provato falso
dalle seguenti cose:
1. Dalla prova implicita che sorge dalle molte con-
traddizioni, assurdità, errori di grammatica e di lingua,
di die il documento stesso brulica.
240 EPiSToLAiuo. [1845]
2. By tLe originai, or sonietliiiig assuniiiig to
be the originai, having never appeared anywhere.
3. By tlie soleinn verdict given in the case, on
the 30*"'' of Novembre, 1833, by the ' Cour Suj)rèuie
de PAveyron ^, as niay be seen in the nuuiber of
Deceniber 8, of the Gazeite des Trihnnaux^ by wliich
the jury, ' after two hours of deliberation, declares
Gavioli guilty of homieide sans préméditation against
the person of Emiliani, guilty of homieide likewise
saìis préméditation against the person of Lazzareschi,
in both cases with extenuating circunistances. '
4. By the fact of La Cecilia, whose name figu-
res as a secretary, along with mine, at the end of
the sentence, and who was then residing at Mar-
seilles, having never been arrested nor interrogated;
bnt having, on the contrary, from that to the actual
time, enjoyed in France the grant of the French
20vernment.
2. Dal fatto che l'originale, o qualche cosa che voglia
essere l'originale, non è mai comparso in alcun luogo.
3. Dal solenne verdetto emanato in questa causa il
30 novembre 1833, dalla Corte Suprema dell' Aveyron, come
può vedersi nel numero dell' 8 dicembre nella Gazette des
Trihuneaux, col quale la giuria, dopo due ore di discus-
sione, dichiarava il Gavioli colpevole di omicidio senza pre-
meditasione contro la persona dell'Emiliani, colpevole di
omicidio, parimenti senza premeditazione^ contro la per-
sona del Lazzareschi, nell'un caso e nell' altro con le cir-
costanze attenuanti.
4. Dal fatto che il La Cecilia, il cui nome apparisce
come segretario, insieme col mio, in calce alla sentenza,
e che allora risiedeva a Marsiglia, non è stato mai ar-
restato o interrogato; che anzi, da allora fino ad oggi,
ha goduto in Francia il sussidio del Governo francese*
[1845] KPiSTOLAino. 241
5. By the fact of my liaving beeu, in ÌS'37, on
my way to Enolaiid. granted a passport by the
Duke ot" Montebello, theii ambassador tbr France in
Switzeiland, aud liaving freely and leisurely crossed
France with that, on my siniple word of lionour —
the word of honour of a niurderer! — that I woiild
not infringe the ministerial order of Augusta 1832
(a time far i)re\ious to the murder), by fixing my
abode in France.
6. By the verdiet of the Tribunal Correctionnel
of Paris. Aprii 23. 1841. deciding upon my pìainte
(Il (lìffamatìoìi against M. Gisquet for liaving repro-
diiced the forged document in liis memoirs, and
implicitly declaring that I had nothing to do with
the alleged sentence.
These proofs bave been quoted or indicated be-
fore the honourable House. They bave met with no
5. Dal fatto clie nel 1837, per recarmi in Inghil-
terra, mi fu rilasciato un passaporto dal Duca di Mon-
tebello, allora ambasciatore di Francia in Svizzera, e clie
io liberamente e a mio agio traversai la Francia, alla
condizione, sulla mia semplice parola d'onore — la pa-
rola d'onore di un assassino! — che non avrei violato
l'ordinanza ministeriale dell'ai;;osto 1832 (epoca di molto
anteriore all'assassinio), fissando la mia dimora in Francia.
6. Dal verdetto del Tribnnale Correzionale di Parigi,
in data 23 aprile 1841, che decise sulla mia querela per
(Ulfdmasione contro il Sig. Gisquet, per aver riprodotto
nelle sue Memorie il documento falsificato, e che impli-
citamente dichiara che io nulla avevo che vedere con la
sentenza.
Queste prove sono state citate o indicate dinanzi al-
l'onorevole Camera. Esse non hanno avuto alcuna con-
Mazzixi, Scritti, ecc., voi. XXVII (Epistolario, voi. XIV). 16
242 KPISTOLAFUO. [li<45]
refutation. The consequeiice as to tlie duties de-
volvine upon the House seems to me to be clear.
Eveu before these proofs, the House wouhl bave
acted, I feel bound to say, more consistently with
the principles and feelings of the great nation which
it is its duty to represeut, in answering the denuii-
ciations of Sir J. Oraham with some words like
these : — We don't allow any man bere to calum-
niate. Thè absent, the tbreigner; are bere protected.
The man who sets his foot on Enghmd's free soil
iSj whenever he does not infringe lier laws^ sacred.
England's laws and England's honour watch over
him, to pioteet him botli fiom the tyrant's caprice
fettering his limbs, and from the Secretary of State's
shinder aiming at his immoital soni. Honour enjoys
here a far liigher privilege than ali those eonferred
futazioue. La conseguenza circa i doveri die incombono
alla Camera mi sembra chiara.
Anche prima di queste prove, il Parlamento, mi trovo
forzato a dirlo, avrebbe operato più assai conformemente
ai principii e ai sentimenti della grande nazione eh' è
incaricato di rappresentare, rispondendo alle denunzie
del Ministro cosi: "Noi non concediamo qui ad alcun
uomo di calunniare. Noi proteggiamo l'assente e lo stra-
niero. L'uomo che pone piede sul libero suolo d'Ingìiil-
terra, finché non infrange le sue leggi, è sacro. Le leggi
e l'onore d'Inghilterra vegliano sopra di lui per pro-
teggerlo egualmente dal capriccio del tiranno che inca-
tena le sue membra, e dalle villane accuse del Segretario
di Stato che tendono alla sua aniuia immortale. L' onore
gode qui un privilegio di gran lunga pili alto di tutti
quelli conferiti dal potere transitorio: la verità, la giù-
[1845] Kl'ISTOLARlC). 243
by traiisient power : trutli, j astice, aiid fair play are
the elemeuts we li vìe in. Prove or retract.
By not adoptiug tbis coiirse the house has i)0iiit-
ed oiit clearly to me, as a line of conduct, that
I uever more shoiild i)etitioii or applj- to it for redress.
Biit if to yoii. who have nobly acted throughout
ali this disgraceful aitair, my most solemn, most
exi)licit. uiiequivocal declaratiou. that 1 never had
auytliiiig to do, throughout ali my lite, with death-
warrants. Rhodez-murders, or other vShamefiil affairs,
cali l)e of aii}^ use, have it. To you, and in your
own words, I do declare ' that a more foul calumny
icas never uttered ivithin the ivalls of Parliament. ^
I am, Sir, ever gratefullj' yours,
Joseph ^NIazziisi.
108, High Holborn.
stizia, la lealtà formano l'elemento in cui viviamo. Pro-
vate o ritrattate!
Col suo non adottare questo linguaggio, il Parlamento
ha insegnato chiaramente a me eh' io non debba mai più
petizionare o ricorrere a lui per giustizia.
Ma se a voi, che avete onorevolmente agito in tutto
questo affare, la mia più solenne, più esplicita dichiara-
zione, che io non ebbi mai da far cosa alcuna con tri-
bunali segreti, e sentenze di morte, può giovare meno-
mamente, abbiatela. A voi, e usando le vostre stesse pa-
role, io dichiaro : che mai una pki vergogìiosa calunnia è
sfata pronunziata tra le mura del Parlamento.
Io sono, Signore,
sempre vostro obbligatissimo
Giuseppe Mazzini.
108, Migli Holborn.
244 EPISTOLA !U<), [1845]
MDCCCXXXVI.
ALLA Madre, a Genova.
[Londra], 11 aprile 1845.
Mia cara madre.
Xou ho potuto scrivervi prima, come v^ aveva
promesso. Or eccovi la fine della storia dell' affar
delle lettere. Dietro quella tal lettera mia che vi rico-
piai, il Colonnello Xapie.r (^) ed altri interpellarono
Sir J. Grraham il giorno dopo in Parlamento, se avesse
letto quella mia negativa e che cosa- dicesse. Il
Di'. Bowring disse che il suo dovere gli comandava di
levarsi, e render testimonianza a mio favore: disse
che mi conosceva da molti anni, (^) e fece un brillante
elogio di me, affermando che un ])ensiero di colpa
non poteva entrare in un'anima pura come la mia.
Fini per insistere con Sir J. Graham perché ritrat-
tasse ciò che aveva detto. Sir J. Graham ricusò, ma in
linguaggio più titubante di quello usato la prima
volta: disse che non era certo né del si, né del no,
ma che nella sua testa, dubbi pendevano ancora
sulla mia partecipazione in quel fatto; che peraltro,
MDCCCXXXVI. — Inedita. L'autografo si conserva nella
raccolta Xathan. Non ha indirizzo, né timbro postale.
(1) Sir Charles Napier (1786-1860), valoroso e cólto uffi-
ciale, deputato di Marylebone del 1841. Il resoconto della se-
duta del 4 aprile 1845 alla Camera dei Comuni, nella quale Sir
C. Napier interrogò Sir J. Graham intorno all' accusa lanciata
al Mazzini, è tradotto e pubbl. in appendice al presente voi.
(^) Il dr. John Bowring. col quale il Mazzini era in rela-
zione fino dal 1835 (ved. la lett. MDCLXXXIV), aveva preso
le difese dell'esule calunniato nelle sedute del 4 e dell' 8 aprile.
Ved. la traduzione dei due resoconti nella cit. appendice.
[1845] EPISTOLARIO. 245
stava dietro a iiiforuiarsi, e die avrebbe detto alla
Camera il risultato delle sue informazioni. Io ebbi
intanto insistenze da tutte parti perché petizionassi
alla Camera, onde eleggere una Commissione a in-
vestigare il fatto. Ebbi offerte d'Inglesi di petizio-
nare con me. Duncombe da i)arte sua voleva che io
scrivessi una lettera, nella quale commettessi offesa
verso la Camera, onde fossero obbligati a chiamarmi
davanti la Camera. In questo partito v'era però la
probabilità d'essere richiesto di chiedere scusa alla Ca-
mera stessa, locché io avrei naturalmente ricusato fin
che il Ministro non avesse chiesto scusa a me : e s' egli
si fosse ostinato, io avrei, per violazione dei privilegi
della Camera, [dovuto] andare in prigione. Duncombe
mi i:)rometteva che due giorni dopo, egli avrebbe o
ottenuto la ritrattazione del Ministro, oppure l' a-
vrebbe insultato e si sarebbe fatto condurre in pri-
gione con me per violazione di privilegio. Questo
partito, io P avrei adottato subito, se non fosse stato
per voi. La i^rigione per violazione di x^rivilegio è
nulla qui, e m'avrebbe fatto onore cogli Inglesi;
ma la difficoltà stava in convincer voi che non era
nulla: voi, udendomi in prigione, avreste creduto
ch'io fossi un uonu> lìerduto: sicché, ricusai. Scrissi
nondimeno una seconda lettera al Blorning Ghronicle,
indirizzata al Signor Duncombe, più forte della prima,
della quale ora che non v' è più pericolo di cosa
alcuna, vi trascrivo i passi più forti. « Sono richiesto
da molte parti di far petizione alla Camera, perché
s'investighi l'accusa, etc. Mi duole non potervi ade-
rire per le seguenti ragioni. — L' uomo che osa por-
tare innanzi in una riunione di onorevoli persone,
raccolte per adempiere alla i>iù alta missione fidata
da Dio all' uomo, quella di far leggi per una libera
246 EPISTOLARIO. [1845]
nazione, una cosi grave accusa contro un uomo as-
sente e non protetto — da un luogo la cui inviolabilità
lo protegge da tutte conseguenze personali — senza
potere appoggiare V accusa con altro che con una copia
di documento rintracciata in una gazzetta straniera
— senza, potere rispondere una sola parola alle prove
gettategli in faccia della falsità dell' accusa — riu-
nisce, secondo la mia umile opinione, la viltà alla ca-
lunnia, e si disonora davanti a tutti gli uomini do-
tati di sentimenti onesti e generosi. Io non posso
concedere ai calunniatori il privilegio di costringere
gli onesti uomini a giustificarsi. In tutta la mia vita,
io li ho trattati sempre con un disprezzo senza mi-
vSura; e non intendo, in questa occasione, di deviare
da quésta linea di condotta adottata.
« Il preteso documento è da lungo tempo pro-
vato falso dalle seguenti cose (qui cito le sentenze
e tutto il resto : poi finisco) :
« Anche prima di queste prove, il Parlamento,
mi trovo forzato a dirlo, avrebbe operato più assai
conformemente ai principii e ai sentimenti della
grande nazione eh' è incaricato di rappresentare, ri-
spondendo alle denunzie del ^Ministro cosi : « N^oi
« non concediamo qui ad alcun uoiuo di calunniare.
« Xoi proteggiamo V assente e lo straniero. L' uomo
« che pone piede sul libero suolo d'Inghilterra, fiu-
« che non infrange le sue leggi, è sacro. Le leggi
« e l' onore d'Inghilterra vegliano sopra di lui per pro-
« teggerlo egualmente dal capriccio del tiranno che
« incatena le sue membra^ e dalle villane accuse
« del Segretario di Stato che tendono alla sua anima
« immortale. La verità, la giustizia, la lealtà for-
« mano l'elemento in cui viviamo. Provate o ritrat-
« tate !
ISI.")! EPISTOLARIO. 247
« Col SUO non adottare questo liugua^gio, il Par-
laiDento lia insegnato ehiaraiiiente a me ch'io non
(ìel)l)aniai più petizione reo ricorrere a lui per giustizia.
« Ma se a voi, die avete onorevolmente agito iu
rutto questo affare, la mia più solenne, più esplicita
dicbiarazione. che io non ebbi mai da far cosa al-
cuna con tribunali segreti, e sentenze di morte, può
giovare menomamente^ abbiatela. A voi, e usando
le vostre stesse parole, io dichiaro : che inai una più
rergof/nosa calunnia è stata pronunziata tra le mura
(hi Parlamento. Vostro, etc. »
Dopo questa lettera, che non ha prodotto alcun
tristo risultato i)er me, ho tìnito, e non m'occupo più
affatto di questo affare. Intanto, vivete certi che que-
st'ultimo tratto ha disonorato Sir Graham; nessuno
ha creduto; e per darvene una prova tra molte.
Lady Byron, die protegge la Scuola, ma eh' io non
aveva veduta mai, m^ha scritto ieri un biglietto di-
cendomi ch'era per un giorno in città e che si ter-
rebbe onorata d'una mia visita: fui oggi a veder hi.
Piove, ma non fa gran freddo: sto sempre attorno
a quell'opuscolo inglese che va lentamente innanzi. —
Sapeva già della lettera che avreste. Ho veduto due
nostri compatrioti, ma non quel tale della lettera. (^) —
Sono dolentissimo ])er le faccende della Svizzera. —
Q-) Se è giusta l'ipotesi avanzata a sciogliere l'abbrevia-
zione di uoine che si rinviene nella lett. del Lamberti al Maz-
zini in data 20 marzo 1845 (ved. Protocollo della Giovine Italia,
voi. Ili, p. 193), uno dei duo Genovesi andato a Londra sarebbe
stato un « Duc[hesne], zio di Gio[ vanni Rnffini]. » Giova rammen-
tare che quando nel 1833 e nel 1834 era così difficile per i fratelli
Rnffini di corrispoiidere dalla Svizzera con la madre loro, il mag-
giore di essi, tra i molti nomi presi a prestito, aveva assunto
anche quello di Francesco Duchesne. Ved., ades., G. Faldella,
Lettere inedite della Giovine Italia (in II Bisorgimento Italiano,
Jiiv., cit., p. 82).
248 KPISTOLARIO. [1845]
Il Direttore della Polizia Austriaca, Torresani, viene
a Parigi, non si sa perché. (^) Del resto, nulla di
nuovo. V'abbraccio tutti e due, e voi amatemi sem-
dre e credete all' amore .del
vostro
Giuseppe.
.MDCOOXXXVII.
A Giuseppe Lamberti, n Parigi.
[Londm], sal»l»ato 12 aprile 1845.
Caro amico,
rio ricevuto tutte le tue, colle acchiuse Land[i] e
Bell[uzzi] (~) e per mezzo di Mario, etc, — quelle per
Stolz[man|, e VAutriclie, e ogni cosa insomma. Ho
la testa piena per tutte le noie che mi danno non
(^) Auche questa notizia gli era stata trasmessa dal Lam-
berti. Ved. Protocollo della Giovine Italia, voi. Ili, p. 199. Il
barone Carlo Giusto Torresani (1780-1852), trentino, era assai
noto agli esuli italiani, essendo stato, fino dal 1821, il crea-
tore dei processi politici nel Lombardo- Veneto e P anno ap-
presso chiamato alle funzioni di Direttore Generale della
Polizia di Milano. Nel 1848, in i)iene Cinque Giornate, fuggi
travestito da gendarme, e visse a Bolzano, a Innsbruck. a
Riva di Trento, dove si spense. Ved. su di ini A. Sandonà,
Contributo alla Storia dei Processi del Ventuno e dello Spielberg,
ecc., cit., i)p. 37-38. La sua gita in Francia, . nell' anno in
cui si facevano sempre pili minacciosi i moti italiani contro i
Governi reazionari, non doveva essere certamente di diporto.
MDCCCXXXVII. — Pubbl. da D. Giuriati, Duecento lettere,
€cc., cit., pjì. 78-79. Qui si riscontra sull' autografo, posse-
duto dal Dr. Daniele Vare. Non ha indirizzo, né timbro po-
stale, ma nel Protocollo della Giovine Italia è avvertito che la
lett. giunse per « posta. »
(2) Sili Belluzzi è da ved. la nota alla lett. C. E per la
lett. di lui al Landi, il Protocollo della Giovine Italia, voi. Ili,
pp. 203 e 212.
[1845 ì KPisTor.AKio. 249
i ueiiiici, uui gli amici miei per avere spiegazioni, etc.
suir affar di Eliodez tornato in fanii)0, come sai
qni. J)opo la lettera clic mi dissero riportata dal
National, jx'rcliMo non vedo giornali francesi, ne
Ilo pnbl)li(*ato un' altra nel 7lfor«i?t|/ Cìironicle d'aNanli
ieri, tanto forte, quanto al Ministro, die a\rcl>l)ero
dovnto chiamarmi alla barre della Camera, per rot-
tura di privilegio; non l' liaii fatto, e basta cosi: non.
iscrivo più mia linea e non m'occupo più di questo
affare, clie lia fatto più torto al .Alinistro che non a
me. — Vorrei clie tu chiedessi a Michele e a IMetro.
che forse conoscono di siffatte pensioni, un piacere
individiude per me. Una fanciulla inglese, poveni.
ma l)n()nissima. vorrebbe venire a Paiigi, per tre
mesi, e collocarsi in una pensione a solo fine di per-
fezionarsi nel francese: vorrebbe una pensione eco-
nomica e decente; e vorrei che le si potesse trovare.
Penso che a Parigi come qui si trovi di tutto, da
spender molto e da spender [)oco : braìnerei dunque
ch'essi se ne occupassero, e me ne dassero conto
quanto più presto possono, dacché essa non aspetta
che le informazioni mie per i)artire. Se potete tro-
varmela, darmi indirizzo, e dirmi anche a qual luogo
più vicino potrebbe scendere fiuesta fanciulla, perché
qualcuno di voi potesse trovarvisi e avviarla, vi sarò
grato: vedete di farmi questo piacere.
Vorrei che tu mi dicessi con che danaro Pietro
ha pagato il tii)ogTafo: in altii termini, quaPè quello
che appartiene a lui o ad altri e che devo per con-
seguenza mandar subito, e quale quello che tolto
alla cassa nostra, può patir dilazione. — Vorrei anche
a])purare questo affare delle 12 medaglie di Michele,
cioè se gli furono o se gli saranno pagate: ma forse
glie ne scriverò io stesso.
250 EPISTOLARIO. [1845]
Cosa mai mi scrivi nel ])iglietto portato da Ilo
l[audi] se Gioy[aiiiii] è venuto ancora a vedermi i
M'hai fiitto trasalire: intendi Giov[anniJ lliififtiiii] o
chi ? io non bo vednto anima viva. (*)
Lov[atelli] viene a Parigi o si ferma a Mars|i-
glia] ? Sai l'arrivo suo da lui, o si cela a noi! (•)
Di' a Pietro ch'ebbi la sua^ e che lunedì gli scrì-
verò all'indirizzo che mi diede. — Sai altro di Xi-
coUi I In nome di Dio digli che invece di copiar
lettere e documenti, dica: suU'onor mio, mi risulta
questo: e tatti gli crediamo. E s'ei ti manda copie
per essermi ricopiate, noi fare, e dimmi tu pure cosa
ne risulta: mi basterà. Addio: credimi in fretta
tuo
GlUSKPPE.
(^) Il 21 a})rile 1845 il Lamberti spiegava : « Di Giovaii-
nini, e iiou Giovanni Ruffini, che teme d'andarlo a vedere. »
Protocollo della Giovine Italia, voi. Ili, p.^209. Trattavasi forse
del conte Francesco Giovannini, sul qnale ved. Id., voi. Ili,
pag. 183. .
(2) Il Lovatelli e il Rasponi, negli ultimi giorni dell'anno
precedente, avevano tentato di raggiungere la Toscana, da dove il
primo sperava di rimediare agli « affari suoi in disordine. »
(Ved. la nota alla lett. MDCCCIII). Tuttavia il viaggio dei
due esuli romagnoli « dovea essere un mistero. » Il Lamberti
informava poco piti taidi il Mazzini che il Lovatelli non a-
vrebbe potuto rimanere a Firenze (Protocollo della Giovine Ita-
lia, voi. Ili, p. 187), e né. anche a Lucca (Id., voi. III, p, 175),
e infatti il 31 marzo 1845 dava notizia del suo arrivo a
Marsiglia; e ripeteva: «Panni se ne faccia mistero. » (Id.,
A'^ol. Ili, p. 199). Forse il Lovatelli s'era abboccato in To-
scana col Farini, egli pure in quei giorni scacciato da Fi-
renze e riparato a Lucca; e la ragione di tener celato questo
viaggio è da ricercare nel fatto che si stava preparando il
moto romagnolo, che scoppiò nel settembre, dal quale si voleva
escludere l'elemento mazziniano. Ved. infatti la lett. seguente.
[1845] KPISTOI.AIJK). 251
MDCCCXXXVIir.
A GiusPiPPE Lambeuti, ;i Parigi.
[Londra], 16 aprile [1845].
Caro Giuseppe,
Ho ricevuto la tua del 0 colV Atelier. — Son co-
stretto a, scriverti oggi, senz^ aspettare occasione,
perché mi bisogna iiiandar l'acchiusa a Pietro, a
cui ne mandai una ieri per la posta: di più, bisogna
ch^ io raccomandi a lui, per non noiar te^ il fratello
di Gonzales, fuggito dalla coscrizione austriaca, e pel
quale bisogna trovar a Parigi un passaporto d'ope-
raio o d' altri, sì che venga qui : passaporto che, ben
inteso, si rimanderebbe. Vedo la lettera di Xicola :
sta bene delle copie e delle medaglie ; ma gli facesti
parola delP invio eh' io gli feci a IVIalta, quando egli
ai)punto partiva, al nome suo di 35 medaglie, 15 da
cinque scellini e 20 da uno e sei? io so d'averne
parlato a te, o a Mich[ele] con commissione che te
ne parlasse. Forse egli avrebbe potuto dare istru-
zioni a Malta, perché quell'invio non andasse per-
duto. Se gli riscrivi^ parlagliene : raccomandagli pure
di vendere quante copie più può dell'opuscolo, senza,
pregiudizio di quelle ch'ei può cacciare in Italia, e
MDCCCXXXVIII. — Piibbl., ad eccezione del poscritto,
da D. GiURiATi, Duecento lettere, ecc., cit., pp. 80-82, Auche
la parte piibbl. si riscontra sull' antografo, posseduto dal Dr.
Daniele Vare, Non ha indirizzo, né timbro postale. Nel Pro-
tocollo della Giovine Italia è avvertito che la lett. giunse per
« posta. »
252 KPiSTOLAiuo. [18451
eh' io do naturalmente aneli e gratis. A eaeeiarne qiial-
ebe eoi)ia in Sjjagna, x>ensaste mai f
La battaglia delle lettere non è finita : quanto
alla eosa in sé, un bill sarà diseusso nella Camera
dei Lords. — Quanto a me, se il Ministro sta zitto,
tra cinque o sei giorni lo forò interpellare alla Ca-
mera. Intanto, qui fanno il possibile per diffamarmi,
il Ministero da un Iato, i eattoliei dall'altro. Xella
Rirista di marzo di Dublino, v'è un lungo articolo
pieno dMnfamie contro di me. I segretari dell'Am-
basciata Austriaca ciarlano di non so che colpi che mi si
preparano. Tutto questo significa nulla. Che cosa credi
tu possa essere il risultato dell' inchiesta a Parigi? (^)
Qui, come vedrete dal Morning Chronicle della
settimana ventura, una riunione d' Italiani ha decre-
tato un ricordo e un indirizzo a Duncombe: sarà
presentato, credo, sabbato.
Passa i 20 franchi di Bettini a Pietro pel conto
Budini opuscolo. Mi risponderai poi sull'origine della
somma pagata, perch'io sappia, se posso aspettare
un po'.
Manderò per occasione il pugnale a Celeste.
Di Bianc[olil; a dir vero, parecchi de' suoi compa-
trioti non dicono molto bene. Del resto, io non cono-
scendolo, non ho fatto contro progetto alcuno. So pe-
raltro che intendevano valersi in parte d' elementi
nostri: e in quel caso, a dir vero, non vi sarebbe
stato alcun male a far conoscere a me qualche cosa
intorno al progetto. Xon credo possano far nulla.
Deploro altamente l' isolamento in che pretendono
tenermi e tenerci come fossimo merce appestata. E
persisto in credere, che s' essi tutti — quei che hai
(^) Ved., a proposito di questa inchiesta, la lett. seguente.
[1845] EPISTOLARIO. 253
nominato, e Can[iiti] e Lo\[atelli| e chi altri è in-
tìnente — avessero segnata con me una Circolare ra-
gionata dichiarante che siam tutti uniti, che possiamo
aiutar validamente un' impresa, che vogliamo aiutarla,
ma che il primo indispensabile passo è la formazione
(Fun Fondo jS^azionale sia per mobilizzare elementi,
sia per altro: — se avessero a un tenijx) invitato, ec-
citato tutti air unione, e all' azione, e a cacciar dalla
direzione quanti non vogliono né V una cosa né l' al-
tra : — se finalmente si fossero tutti raccolti con noi
a trovare pochi mezzi, e scegliere tre viaggiatori (uno
oi)eraio intelligente per agire su quella classe) da
mandarsi con quella Circolare in giro iier gli Stati
del Papa, Toscana, etc, a veder di raccogliere il
molto dai x^ochi, i tre franchi o cinque franchi da
tutti gli operai, etc. — avrebbero fatto assai meglio
di tutto quello che hanno fatto o faranno. S' essi
hanno intiuenza da sperar di produrre un moto, de-
vono averne per persuadere a una condizione in-
dispensabile. Il fatto poi dell'unione d'uomini noti
tutti, e stimati un da una frazione, l' altro da un' al-
tra, purché fosse fatto conoscer davvero non ai
pochissimi individui eminenti, ma a' subalterni, fa-
rebbe un bene incalcolabile. La credenza politici! —
dacché io diedi quella Circolare firmata, nella quale io
mi ristringeva all' Unità^ e alla negazione di ciò che è,
senza dichiarare le forme volute, e contro la quale nes-
suno trovò obbiezioni — non dovrebbe fare ostacolo.
y è dunque altro ostacolo : v' è decisione presa di
tagliarci fuori, non si sa perché, e senz' articolar
sillaba con franchezza. Xé me ne la^uo, purché fac-
ciano ; ma non faranno mai. Intanto^ ripeto, io non
obbligo nessuno ad esser con me, ma non posso ob-
bligarmi ad essere con chi tien la visiera sul viso.
254 KPiSToi>AUio. [1845]
Se credi, di' inire tutto questo a Can[uti] e a ^Vlel-
I[araì e a chi vuoi. T' abbraccio^ addio.
Tuo
Giuseppe.
Fa d' una cosa : io credeva poter scrivere a Pie-
tro; e il tempo mi s'è ristretto per una visita che
un tale m'ha fatto; e non 'm'avanza temi)o: pure,
ho promesso a Gonza les di scrivere oggi pel fra-
tello suo che si presenterà a Pietro. — Scrivi dunque
un biglietto a Pietro per quest'oggetto; e digli che
gli scriverò tra poco, per occasione. Comunicagli
pure la lettera mia, quando tu non ami comunicarla
prima a Can[uti]. Amami.
Cesarini ti saluta, ti ringrazia, e t'esorta a con-
tinuare a mandargli gente.
La Oazzetta italiana s' è arrestata al primo nu-
mero, o va innanzi ? (*)
MDCCOXXXIX.
ALLA Madre, a Genova.
[Loiulrji], 19 aprile 1845.
Cara madre,
Eispondo alla vostra del 5 aprile. E prima di tutto,
sto bene di salute. Ma non ho un momento di ri-
(^) Il primo uiimero della Gazzetta Italiana, che la princi-
pessa di Belgioioso aveva fondato a Parigi, sostenendone in
gran parte le spese di pubblicazione, era uscito il 15 mag-
gio 1845. Il periodico usci regolarmente tre volte alla setti-
mana tino al 14 ottobre 1845, quando si trasformò nell' Jm-
sonio. Di esso saranno date ampie notizie in seguito.
MDCCCXXXIX. — Inedita. L' autografo si conserva nella
raccolta Natban. Kon ha indirizzo, né timbro postale. A tergo
di esso, la madre del Mazzini annotò : « 19 aprile 1845. »
[1845: . Kl'iyTOLAKK). 255
poso, non per 1' aftar delle lettere, ma per le conse-
guenze naturali di questo affare. GV Inglesi amici
miei credono loro dovere di provarmi che non sono
cangiati per le calnnnie di Sir J. Graham, e mi
ammazzano di visite e di complimenti. Anche ieri
ho dovuto andare a pranzo da nn negoziante che
non aveva mai veduto e che m' ha mandato a invi-
tare a pranzo : ricusare, sarebbe stato un rispondere
scortesemente a nn atto gentile, e quindi accettai. Do-
mani bisogna ch'io vada a pranzo fuori nuovamente.
Quel ragazzo italiano protetto mio s" è tìnaluiente
imbarcato: siccome è sopra un bastimento mercan-
tile, arriverà a Genova forse tra venti o venticinqne
giorni. À qnalcheduno bisognava pnr ch'io lo indi-
rizzassi, perché, sebbene ei sia disposto ad andare
da Genova a Chiavari a piedi, nondimeno un franco
o due di moneta italiana per potersi comprar del
pane in viaggio, bisogna che li abbia. Poi, avendomi
egli veduto sino all' ultimo momento, aveva piacere
eh' egli potesse veder qnalcheduno de' miei e dar
mie notizie. L' ho dunque indirizzato alla sorella con
due righe mie. E vi dico questo, perché possiate in-
tendervi con essa, se per caso voleste vederlo. Gli
ho dato poi una lettera per suo padre, spiegandogli
il. come del ritorno del figlio. Basta: ho la coscienza
d'aver fatto una buona azione. — Del mio affare,
non s'è più detto parola in tutta questa settimana.
11 Parlamento è stato assorto in discussioni caldis-
vsime soi)ra una certa misura concernente un Semi-
nario d'Irlanda. (^) Intanto, guardate buona fede del
(^) Nei primi mesi del 1845 alla Camera dei Comnui s'era
infatti cominciato a discutere con grande passione il bill pre-
sentato da Sir Robei't Peel per nna dotazione da accordarsi al
25(i EPISTOLARIO., [1845]
.Alinistro. So positivamente ch'egli Iia scritto all'Am-
basciatore Inglese a Parigi^ incaricandolo di racco-
gliere dal Prefetto di Polizia e dal Ministro Fran-
(iese quanti più documenti poteva contro di me. Se
aspetta documenti die provino l'uccisione di Kliodez
a mio carico, aspetterà per un pezzo. Io non ho più
scritto, né scriverò più sillaba nei giornali su questo
affare, ma nella settimana ventura, farò interpellare
il Ministro da qualche Membro di Parlamento, sul
risultato delle sue ricerche. Vedremo che cosa rispon-
derà. (^) 11 partito cattolico calunnia anch'esso da
parte sua. E nella Ri cista di Dublino^ irlandese, e
cattolica furibonda, è uscito un lungo articolo contro
di me, pieno di cose da far paura ai ragazzi: dipin-
gendomi nello stesso tempo come l'uomo pio. potente,
pel male, di tutta Italia, capo di quanto è successo
da (luindici anni a questa parte. Finisce poi per
tradurre in intero le quattro ultime pagine del mio
collegio cattolico di Maynooth, in Irlauda. In breve tempo, la
questione assunse un aspetto politico; furono indetti comizi
in Inghilterra prò' e contro quella proposta, e la stampa ])e-
riodica non solamente inglese, ma di tutta Europa, si occupò
a lungo di questa questione, della quale il Mazzini tornò a tener
parola nell'altra lett. alla madre, segnata al n. MDCCCLIV.
(i) «Veggo nel National — gli scriveva il Lamberti il 9 aprile
1845, — l' affar suo col Ministro inglese. Questi scrisse qui
ambasciatore, onde aver conto di lui da Ministro francese e
polizia.» Protocollo deliri Glorine Italia, voi. Ili, p. 207. S'i-
gnora in qual juodo il periodico francese potesse venire a
conoscenza di una indagine che è da supporre si fosse svolta
per le vie diplomatiche. È certo tuttavia che quando Sir J. Gra-
ham, il 7 maggio 1845, fece la sua ritrattazione alla Camera
dei Comuni per le accuse che antecedentemente aveva lanciato
al Mazzini, ammise di avere assunte informazioni, rivolgendosi
al Ministro degli Affari esteri, e per conseguenza all'ambascia-
tore inglese. Ved. V appendice al presente volume.
[1845] EPISTOLA lìio. 257
libretto sui Bandiera, ciò che distrugge tutto il suo
articolo, perclié qualunque di buonafede leggerà quelle
pagine vi sentirà il calore di convinzione delPuonio
onesto: e questo mi basta. L^ articolo dev^ essere
scritto da qualche prete italiano, perché tira in
campo la scuola, Baldacconi, fa elogio dell'Austria.
La Rivista di Buhlino è qui altamente disprezzata,
e quelP aver nemici i preti cattolici, mi farà in In-
ghilterra più assai bene che male. È stata fatta qui
in Londra una riunione d' Italiani, e v'è stato de-
cretato di mandare una Deputazione con un ricordo
e un indirizzo a Duncombe per la hobil condotta
tenuta da lui in tutto questo aftare, e per avere ri-
spinto le calunnie avventate contro di me. Il ricordo
consiste in un esemplare doppio della medaglia dei
nostri martiri, in argento, incastrata in un ovale di
velluto nero con cornice adattata e con una iscrizione
italiana in lettere d' argento. Credo sarà presentato
giovedì. Vi darò allora l'iscrizione, P indirizzo e la
risposta che Duncombe farà, che del resto andrà
sui giornali. — Vedo la commissione, e sarà eseguita
nella settimana ventura, con esattezza, e senza spesa.
Se vedete lo scrittore, diteglielo pure. Mi duole
assai che quel lavoro sia dedicato al re, ma non per
questo, voglio defraudarlo di questo piccolo servigio
che è in mia mano di rendere. (^) — Continuo sempre
a correggere il mio opuscolo inglese, e ne sono con-
tento, certo che sarà accolto favorevolmente dai più,
e giovevole assai alla causa italiana. È pieno zeppo
di fatti, cifre, quadri d'imposte, etc, e aprirà gli
occhi al i)uì)blico sulle vere condizioni d' Italia. —
(^) Lo « scrittore » <iiii cit. era lo storico M. G. Canale,
sulF opera del quale è da ved. la nota alla lett. MDCCV.
Mazzini, Scritti, ecc., voi. XXVII (Epistolario, voi. XIV). 17
258 EPISTOLAHIO. [1845]
Gli amici torneraDDO, ma, credetelo bene, contro loro
voglia e infelicissimi. Insisto in quel che vHio detto,
e vi sono gratissimo della vostra promessa. — Xon
bo veduto, e credo non vedrò qnel chirurgo: ha
troppa Inaura. — Fa ì)el tempo e non freddo. —
Addio, madre mia^ un abbraccio al padre e credetemi
ambedue vostro uelF anima
Giuseppe.
MDCCOXL.
A Giuseppe Lamberti, a Parigi.
[Londra j, 19 aprile 1845.
Caro amico,
Vedi, ti p¥ego, se puoi mandare 1* unita a Xicola, per
la posta s' intende : io non so se tu abbia indirizzo per lui:
ma io non ho che il suo nome, e però te la mando.
Troverai pure unite lettere polacche. Quella al russo
Bakounine, (^) vorrei tu la suggellassi, e poi che [)er
mezzo di qualcheduno tu la facessi ricapitare a mano.
MDCCCXL. — Pubbl. da D. Giukiati, Duecento lettere,
ecc., cit., p. 82. Qui si riscontra sulP autografo, j>08seduto dal
Dr. Daniele Vare. Non ha indirizzo, né timbro postale.
(i) Michele Bakounine (1814-1876), figlio di un ricco pro-
prietario del governatorato di Tver. compiti gli studi alla
scuola dei Cadetti di Pietroburgo, aveva frequentato i corsi
di filosoHa all'Università di Berlino (1841), e quindi era an-
dato a Parigi, stringendosi in amicizia con G. Sand. col Pron-
dhon, e col gruppo degli esuli polacchi colà rifugiati. In quegli
:anni il Governo russo gli aveva imposto di tornare in patria ;
e poiché il Bakounine vi s'era rifiutato, gli aveva confiscato i
l)eni. Pare che fin dal 1845 il Mazzini fosse in relazione con lui.
È però noto che fra i dne esuli non fu mai affinità d' idee,
«uzi, negli anni successivi, vi fu aperto contrasto. Dal Froto-
•collo della Giovine Italia, voi. Ili, p. 215, apparisce che la
lett. da rimettere al Bakounine era di Karl Stolzman.
[1845] EPISTOLARIO. 259
Non so se da Parigi abbiate occasioni sicure di
tempo in tempo per Ciani. ^NFa io ti manderò presto
una lettera, cbe vorrei andasse sicura, ancbe natu-
ralmente con ritardo.
Cosa diavolo mi scrive Nicola di esigenze di Ric-
ciardi quanto ai 10.000 francbi? Per la decima volta,
eran tutti snoif e che diritto ha egli di seccar
P anima, egli solo, a un uomo migliore, stavo quasi
per dire, più onesto di luif (^)
Pur troppo, temo nuovi pasticci in Italia, e dico
pasticci, perché individuali, senza concerto, e piano.
Vedremo. Amami: in fretta
tuo
Giuseppe.
MDCCCXLI.
A Pietro Giannone, a Parigi.,
[Londra], 21 aprile 1845.
Caro Pietro,
Non ho che pochi minuti : so che il progetto di
cui mi parlavi è in parte sfumato, mercé le difti-
(^) Può dirsi che per il modo con cui s' era comportato il
Ricciardi prima e dopo V eccidio dei Bandiei a, il Mazzini
aveva smesso qualunque relazione epistolare con il bizzarro
esule napolitano : e come s' è visto altrove, V Epicedio che il
Kicciardi aveva composto in onore dei martiri di Cosenza
aveva ^aggravato il dissidio. Tuttavia il Lamberti, con quel
suo umore angelico, tentava anche questa volta di rattem-
prare la collera dell' amico, al quale il 25 aprile 1845 scrive-
va : «Non so cosa scrivesse V Epicedio [cioè il Ricciardi] a
Nicola: ma questi fa elefanti di moscerini, e se dura, impazza
ei pure. » Protocollo della Giovine Italia, voi. Ili, p. 213.
MDCCCXLI. — Inedita. L'autografo si conserva nella
raccolta Nathan. A tergo di esso, di pugno del Mazzini, sta l'indi-
rizzo : «Pietro. » Sullo stesso lato, il Giannone scrisse 1" altro
indirizzo: « Mons. Philippe B'ischbach, Kue Montorgueil, 28. »
260 EPISTOLARIO. [1845]
denze suscitate dal Bianc[oli]; e so che ne ac-
cusano in parte noi. Comunque, devo dirti che, se
connesso o no con quel progetto non saprei dirlo,
ma un altro progetto d'azione esiste alP interno, con
un uomo alla testa eh' io stimo assai, ma dettato
piuttosto da un affetto pari a quello che ispirava i
Bandiera, che non da calcolo di cospirazione : for-
s' anche v'ha parte un senso interno di non aver
compiti tutti i doveri assunti nell' anno scorso. (^) E
se ha luogo, sarà, a meno di circostanze non calco-
labili, una échauffourée j)iu eh' altro. Ho voluto par-
lartene in ogni modo, perché può servirvi il saperne,
e influire sul modo di contenervi. Se tra poco mi
verrà fatto essere pid chiaramente informato, riscriverò.
Non credo, generalmente parlando, a moti impo-
nenti per ora. Ond' è eh' io continuo a tentare per
quante vie mi son date di persuadere all' interno la
formazione di quel Fondo Nazionale che proposi
tempo addietro, che non incontra, teoricamente, ob-
biezione alcuna, ma trova la solita inerzia nella pra-
tica. E dovrebb' essere la parola d^ ordine da urlarsi da
tutti noi nell'orecchio d'ogni Italiano che ci vien
tra' piedi. Questa cosa, e le comunicazioni delle
quali tu mi dicevi occuparsi Budini con te, sono le
mie due raccomandazioni per ora. Addio in fretta.
Tuo
Giuseppe.
(^) È certamente da ammettere che il Mazzini voglia qui
accennare a Livio Zarabeccari; ved. infatti lalett. MDCCCXLV.
In quanto al conte Oreste Biancoli, esule in Francia per i moti
del 1843, ved. la nota alla lett. MDCCCXIX. In quei giorni
si era avviato in Italia, insieme col Righi-Lambertini, per con-
certare i preparativi del moto romagnolo. Ved. il Protocollo
della Giovine Italia, voi. UT, p. 219,
[1845] EPI.STOLAKIO. 261
MDCCCXLII.
A Giuseppe Lamberti, a Parigi.
[Loudra], 21 aprile 1845.
Caio Giuseppe,
Eccoti la lettera per Ciani di che t' ho detto ;
giovati della prima occasione sicura per Lugano e
mandagliela.
Ti reca questa un ingegnere Prussiano, che fu
amico dei Bandiera, e buono nelle cose nostre: per-
duto perciò P impiego, ch'aveva sul Golowrathj viene
a cercare occupazione in Francia. Desidero ch^ei
rimanga in contatto coi nostri, e però lo indirizzo
anche a Pietro, con una lettera. Addio : amami. Mi
duole non aver risposta per la fanciulla Inglese che
cerca pensione. Credi alP amicizia del
tuo
Giuseppe.
MDCCCXLIII.
A Pietro Giannone, a Parigi.
[Londrn, 21 ax^rile 1845].
Caro Pietro,
Ti reca questa il Signor Pllippo Fischbach, prus-
siano, eh' era ingegnere sul vapore Austriaco il Colo-
MDCCCXLII. — Inedita. L' autografo si conserva nella
raccolta Nathau. Non ha indirizzo, né timbro postale. Nel
Protocollo della Giovine Italiaè avvertito che la lett. fu rimessa col
« mezzo Filippo Fischbach, ingegnere meccanico sui vapori, amico
dei Bandiera. »
MDCCCXLIIL — Inedita. L'autografo si conserva nella
raccolta Nathan. Non ha indirizzo, né timbro postale.
262 EPISTOLA Kio. [1845]
wrath e ne fu cacciato per essere amico nostro, e
sospetto d' avere servito i progetti dei Bandiera. Gli
chiesero rivelazioni che non volle fare. (^) Si reca ora
a Parigi, dove ha conoscenti, per vedere d' impiegarsi
su' cammini di ferro o nella marina. Qui era impos-
sibile, perch' ei non conosce sillaba d' inglese. Lo in-
dirizzo a te, perché, se tu puoi appoggiarlo nel suo
tentativo, lo faccia per amor nostro e suo, e perché
desidero eh' ei rimanga a contatto con noi, disposto
com'egli è a giovare la.... (-)
MDCCCXLIY.
A Giuseppe Lamberti, a Parigi. >
[Londra], 24 aprile 1845.
Caro Giuseppe,
Ho ricevuto ieri la tua del 21, poi la sera, il ])acco
stampati polacchi e lettera. Tu avrai forse a que-
st'ora veduto il Prussiano per cui t'inviai una let-
tera, della quale, giunta che ti sia, mi darai avviso. (^)
(1) Come apparirà dalle lett. seguenti, il Fischbacli era
invece un volgare mistificatore.
(*) Nell'autografo la lett. resta cosi in tronco.
MDCCCXLIV. — Pubbl., ad eccezione del poscritto, da
D. GiURiATi, Duecento lettere, ecc., cit., pp. 83-85. Qui si ri-
scontra sull'autografo, posseduto dal Dr. Daniele Vare. Non
ha indirizzo, né timbro postale. Nel Protocollo della Gioviìte
Italia è avvertito che la lett. giunse per « posta. »
(3) Glie ne diede infatti notizia il 29 aprile 1845 : « A Giacomo
ho fatto spedir sicuramente sua, mezzo Ticinesi miei. » Proto-
collo della Gioviìie Italia, voi. Ili, p. 217.
[1845] KPISTOLARIO. 263
Quanto al Priissiano, buon giovine v da aiutarsi nel-
V intento suo, io lo raeeoniandai a Pietro per esser
fedele alle tue intenzioni; ma se per caso hai cono-
scenze che possano giovare a trovargli impiego, aiuta
tu pure. — Ho scritto oggi alla fanciulla inglese le
due proposte : sceglierà, e avvertirò. — Dell' Arri-
goni, ch'io, a dirti il vero, aveva perfettamente di-
menticato, m' informerò subito : i)OSSO intanto dirti che
lo credo qui, ma invisibile a tutti e in qualche luogo
di provincia. {*■) — Avrai presto l'arnese chiesto da
Celeste. — Le interpellazioni Xa])ier e Bowring furono
])osteriori alla mia lettera. Dopo quella ne scrissi
un' altra più lunga sul Morning Chronicle del 10, e
pia forte, per vedere se con certe frasi antiparlamen-
tari v'era modo di farsi chiamare alla barre j ma non
vi fu modo. Fra uno o due giorni Graham verrà inter-
pelhito di bel nuovo a sapere il risultato delle sue
indagini. — Il Gio[vanni|ni non s'è veduto. — Se
parte la fanciulla inglese, darò alcune medaglie. —
Che ipotesi si fanno al viaggio di Torresani? — Par-
tirà presto la lettera per Bargnani, (^) che del resto,
(;redo si disponesse a venir qui. — È stato x>i*esentato
oggi un indirizzo a Duncombe da una Deputazione ;
con un ricordo: cioè un ovale nero contenente due
medaglie (diritto e rovescio) delle nostre, battute in
0) Siili' Arrigoni ved. la lett. MDCCCLVII.
(*) Non già il conte Gaetano Bargnani, il quale, come av-
vertiva il Lamberti {Protocollo della Giovine Italia, voi. Ili,
p. 193), trovavasi in quei giorni a Parigi, ma Alessandro Bar-
gnani. d' Iseo, processato per le cospirazioni del 1833, quindi
deportato in America (1835) insì<'me con Gabriele Rosa, col
Borsieri, col Castiglia, ecc. Come si vedrà in appresso, tornava
in Europa per diffondervi la società americana detta la Christian
AUianct.
264 KPisTOLAiao. [1845]
argentone un'iscrizione in lettere d'argento, italiana,
che dice :
« A ToniDìaso Sliugsby Dunconibe, Membro del
Parlamento Britannico, per avere in esso Parlamento
onorato di belle parole la santa memoria de' loro fra-
telli morti nel 1844 per la Fede Italiana in Cosenza,
mantenuto virilmente i diritti degli esuli violati per
malo intento nella loro i)rivata corrispondenza dal
Gabinetto Inglese, e respinto le calunnie avventate
a scusa dell'atto nefando contro un loro concitta-
dino, molti Italiani riuniti a convegno il di 11 aprile
1845 decretarono, segno di lode e d'animo ricono
scente, questo tenue, ma caro ricordo. — Londra. »
L'indirizzo andrà probabilmente domani su' fogli,
colla risposta di Duncombe. Fu redatto da Mariotti
e l' iscrizione da me, ma rimanendomi, naturalmente,
ignoto in tutta la faccenda.
Appena avrò la ricevuta Tomm[asini] la spedirò.
Dà, ti prego, l' unito biglietto a Pietro. Risalu-
tami caramente Giovanni. E senti bene: isolatamente,
a modo tuo, senza solidarietà con atti altrui collet
tivi, non dimenticare le cose nostre, e segnatamente
ciò di che vi richiedeva tempo addietro, per ordi
nare separatamente da ogni altra faccenda politica,
i mezzi di diffondere scritti, in Toscana e Eomagna. —
Carlo Xotari è sempre a Livorno! ha mai contatto con
te ? — Mi gira per la testa eh' ei sarebbe pure un buon
mezzo per ricevere e avviare indii)endente e celato
a tutti, nostri e non nostri. C) Addio: t'abbraccio.
Tuo
Giuseppe.
(*) « Xotari è 8( reditato per interessi, a quanto tutti mi
dicono — rispondeva il Lamberti il 29 aprile 1845, — e nuoce-
[1845] Ki'isTOi.AKio. 265
Se giunge il danaro a Micli[ele] per le medaglie,
datelo a Pietro, in conto del mio debito: cosi se vi
giungesse qualche danaro di opuscoli, dategli ogni
cosa, e tenetemi a giorno. (')
MDCCCXLV.
A Pietro Giannoné, u Parigi.
[I.oudra], 24 aprile 184 5.
Caio Pietro,
Ebbi ieri quasi ad un tempo la tua 17, e l'altra
del 21. Vedo il conto: aggiusteremo fra non molto:
intanto, bada : Michele deve, mi dicono, ricevere
pagamento di V2 medaglie spedite: credo tutte da
cinque scellini : se gli giunge, confermagli ciò che ei
deve già sapere, che dia cioè a te il danaro, e me ne
avviserai. — Vidi iersera un primo esemplare della
medaglia battuto in argento, ma uon finito. È bella,
ma come avverti, mi spiacque la figura dell' Italia. —
Credo con te che la corsa di B|iancoliJ si ridurrà a
nulla: benché io abbia a temere un progetto avven
tato, inefiìcace, di Marianna, formato contemi^ora
rebbe. » Protocollo delia Gioviue Italia, voi. Ili, p. 217. Il Maz-
zini Io aveva conosciuto assai per tempo ; e lo aveva riveduto
a Londra nel 1838. Ved. la nota alla lett. MLIX.
(^) Subito dopo questo poscritto è la seguente nota, di
pugno del Lamberti: « 3 a morte; 1 a 18 anni; v^arii galera
in vita. — Gaz[zetfa] Aug8[hurgo]. — 9 rifugiati venuti da
Corfii. — Gazzetta di Col[oma], che cominciano a vedersi bande. »
Come apparisce dalla nota alla lett. MDCCCXLIX, la prima parte
del poscritto si riferisce alle condanne avute in Ravenna per
i disordini, dei quali è cenno nella lett. MDCCCXXV.
MDCCCXLV, — Inedita. L'autografo si conserva nella
raccolta Xathan. A tergo di esso, di pugno del Mazzini, sta
l'indirizzo; « Pietro. »
266 KPiSTOi.AUio. [1845]
neamente : questo cenno io ti prego di tenerlo as-
solutanieute per te. Spero fra poco veder più chiaro.
A ogni modo, giova il non rimetter d^ attività coi
nostri, e cogliere tutte le occasioni per vantaggiarci.
Credereste possibile, dove occorresse, trovare un
viaggiatore in Toscana e Stati del Papa, nostro si-
curo, non sospetto, e svegliato assai ! So eh' è quasi
una iinj)ossibilità : nondimeno, siccome non urge, pen-
sateci un po^
Ho scritto alla fanciulla inglese le proposte, onde
scelga: intanto, ti ringrazio anche di questo.
Chiedi a Lamb[ertiJ alcuni ragguagli che gli do
intorno a un dono offerto dai nostri di qui a Dun-
combe: domani forse, o dopodimani, indirizzo, ri-
sposta, etc. saranno sul Morning Chronicle.
Pagherò a Tomm[asiniJ, ma non credo Giulianini
sia qui. {*■) — Manderò ricevuta.
Credo buono il giovine Beninc[asaJ. Lo vidi iersera
all' Unione in cui s' elesse la Deputazione a Dun-
combe. Se nulla accade, nel luglio cercherò si celebri
qui con un Meeting pubblico l'Anniversario dei Mar-
tiri di Cosenza, e vedrò se posso ordinare le cose
a modo di' esca da quel Meeting la fondazione d'una
Società inglese per la Nazionalità Italiana.
Tedi perdio di convincere a noi Murat[ori| e
P[ietra]m[ellara] ch'io stimo assai, e che pur do-
vrebbero accorgersi a quest'ora che tutti questi
(^) Luigi Giulianini, di Cesena, condannato alla « galera
in perpetuo e alla stretta custodia » cou la sentenza del
card. Rivarola, in cui era accusato di complicità nell'omicidio
del cav. Angelo Bandi. Ved. P. Ucckllini, Memorie, ediz.
cit., p. 153. Liberato dalla rivoluzione del 1831, era andato
in esilio a Londra insieme col suo concittadino Tommnsini,
cosi spesso cit. nell' epistolario mazziniano.
[1845] EPI8TOLAHIO. 267
giochi di cospirazione diplomatica non conducono a
cosa alcuna. Addio: t'abbraccio in fretta: ma
tuo sempre
Giuseppe.
MDCOCXLVI.
ALLA Madre, a Genova.
[Londra], sabbato 25 aprile 1845.
Mia cara madre,
Kispondo alla vostra del 12. Sperava oggi man-
darvi le prime iscrizioni copiate per l'autore della
Storia di Genova ; ma un fascio di prove da correg-
gere di quel mio opuscolo Inglese, che ormai s' ac-
costa alla fine, me lo impedisce ; e le avrete la set-
timana ventura: insieme, spero, con qualche linea
I)er l'amica vostra e nostra. Quest'opuscolo, come
tutte le cose che vanno per le lunghe, comincia a
noiarmi, e a pesarmi addosso come un cauchemari
e non mi parrà vero d' esserne libero. Farà chiasso
prò' e contro; e a suo tempo ve ne dirò. — Parmi di
avervi detto nell' ultima mia che da una numerosa
riunione d' Italiani era stato deciso si dasse un
souvenir al Signor Duncombe per la parte generosa
fatta durante tutto questo affare delle lettere. Fu
infatti presentato da una Deputazione di tre o di
quattro giovedì. Il ricordo consisteva in due medaglie
battute in memoria dei nostri martiri, in argento,
MDCCCXLVI. — Inedita. L'autografo si conserva nella
raccolta Nathan. Non ha indirizzo, né timbro postale. A tergo
di esso, la madre del Mazzini annotò: « 25 aprile 1845. Con dono
a Duncombe e p]pigrafe. »
268 EPISTOLARIO. [1845]
incastrate in nn ovale nero con cornice, e nna in-
scrizione in lettere (V argento. L' iscrizione dice cosi:
« A Tommaso Slingsby Duncombe, Membro del Par-
lamento Britannico, per avere in esso Parlamento,
onorato di belle parole la santa memoria dei loro
fratelli morti nel 1844 per la Fede Italiana in Co-
senza; mantennto virilmente i diritti degli esuli violati
j)er malo intento nella loro privata corri si>ondenza
dal Gabinetto Inglese; e respinto le calunnie av-
ventate, a scusa dell'atto nefando, contro un loro con-
cittadino, molti Italiani, riuniti a convegno il di
11 aprile 1845, decretano, segno di lode e d'animo
riconoscente, questo tenue, ma caro ricordo. — Lon-
dra. » LMndirizzo inglese j)0i non Fbo; ma so che
sarà inserito nel Morning Chronicle, lunedi, con una
risposta di Duncombe, che mi dicono bellissima. —
Uno di questi giorni poi. verrà interpellato di nuovo
il Ministro perché dica alla Camera il risultato delle
sue ricerche intorno a me. — Forse a quest'ora
avrete ricevuto la Miss. Badate che la lettera è
appunto per V amico partito in occasione del ma-
trimonio. (*) — I^on posso a meno di fare un'osser-
vazione al padre su quello che mi dice relativamente
al Graham; ed è ch'egli, notando l'immoralità della
sua difesa, conchiude ch'io devo veder da questo
la necessità d' abbandonar le mie convinzioni. Il
padre finisce tutte le sue osservazioni con questo
consiglio, come i Salmi finiscono in Gloria Patri, e
le prediche colla raccomandazione dell' elemosina.
Ma il vedere sempre più chiara V immoraìità dei
Ministri attuali dovrebbe piuttosto confermarmi nelle
(i) G. Elia Beiiza, andato iu quei giorni a Marsiglia per
celebrarvi il matrimonio. Ved. la nota alla lett. MDCCCXXVII.
[1845] EPISTOLARIO. 269
uìie coiiviuzioni, contrarie a tutto ciò che esiste ora,
e a favore d' un sistema che sia meno seducente
air immoralità. Fuor di scherzo, le mie convinzioni
non possono oggimai più mutarsi e morranno con
me : il padre, buono e amico mio vero com^ egli è,
non dovrebbe desiderare ch'io le cangiassi. Se anche
egli non i)uò intendere da lontano come queste con-
vinzioni si connettano in me con una credenza re-
ligiosa che non m' è lecito abbandonare, egli, non
foss' altro per un legittimo amor i)roprio umano,
dovrebbe desiderare che io, invece di fare come
tanti altri, rimanessi fermo sino alla fine: e stia
certo che appunto per questa mia costanza, i miei
nemici diranno a voce quel che vorranno, ma mi ri-
spetteranno e nel fondo del core mi stimeranno. Del
resto, di che cosa ha paura per me ? Non siamo più
al tempo dei roghi; e un angolo della terra, in cui
si può mangiar pane e bere acqua, e dire la verità
si trova sempre. Guai a me, se facessi come gli
altri! Perderei quel poco di pace interna eh' è il
solo bene che mi avanza nel mio esilio. — Il tempo è
guasto, piovoso: ma caldo, e mi sono finalmente
staccato dal fuoco. — Nella settimana ventura, spero
potrò dire, a conforto mio, d' aver fi^nito la mia parte
nelP opuscolo. E mentre lo stampatore finirà la sua,
io comincerò subito qualche altro lavoro, inglese o
italiano, da cui poter cavare qualcosa per me : per<;hó
quanto all' oi)uscolo, io di certo mi rifarò di tutte
le spese, ma non potrò guadagnarvi. — Non v' è cosa
alcuna di nuovo, che importi. Sto bene di salute, ed
anche dei denti. Addio: vorrei pure poter andare a pas-
sare due o tre mesi in campagna nella Jjella stagione,
ma già, tra la Scuola, i lavori, e tutte le seccature,
non potrò riescirvi. Una stretta di mano d' amico
270 EPISTOLARIO. [1845]
air Andrea che a quest' ora avrete veduto, e im
abbraccio al padre clie spero riavuto dal suo scalda-
lìieiito. A voi tutta V anima del
vostro
Giuseppe.
MDCCCXLYII.
A Pietro Giannone, a Parigi.
[Londra], 28 aprile 1845.
Caro Pietro,
Ti raccomando i due latori di queste linee :
buoni, eccellenti patrioti, i quali forse avranno bi-
sogno che li aiutiate, potendo, in un loro progetto,
per mezzo degli operai amici nostri. Del resto, si^ie-
gheranno essi. Se potete, ripeto, fraternaniente aiu-
tarli, fatelo : e ti sarò grato davvero. Addio: in fretta
tuo
Giuseppe.
Fa sapere a Lamb[erti] che ho ricevuto la sua
del 25, e ogni cosa.
MDCCCXLVIII.
Alla madre, a Genova.
[Londra], 3 maurgio 1845.
Mia cara madre.
Kispondo alla vostra del 19 aprile. Non posso
oggi mandare iscrizioni o altro; ma le manderò nei
MDCCCXLVII. — Inedita. L' autografo si conserva nella
raccolta Nathan. Non ha indirizzo, né timbro postale.
MDCCCXLVIII. — Inedita. L'autografo si conserva nella
raccolta Nathan. Non ha indirizzo, né timbro postale. A tergo
di esso, la madre del Mazzini annotò: « 3 maggio 1845. »
[1845j EPISTOLARIO. 271
primi giorni della settimana senz'aspettare la fine.
Certe vacanze date al Museo V hanno tenuto chiuso
questi ultimi giorni, ed io non voglio darvi inquie-
tudini col ritardare oltre la mia lettera. Già delie
lettere non v'è altro, perché nessun Membro ha fi-
nora interpellato' il Graham sul risultato delle sue
ricerche: certo, lo faranno un di questi giorni, ma
siccome a me non importa gran fatto, non me n'oc-
cupo. M'occupo bensì di veder finito questo mio
opuscolo che necessariamente ha da escire in questo
mese, e che m' importa, più assai d'ogni altra cosn.
Ho avuto questi ultimi giorni un po' di male alla
gola, ma oggi sto meglio, e spero che potrò domani
dare la mia Lettura alla Scuola. Il tempo è muta-
bile, piovoso, non freddo. Tutto quello ch'io vengo
a sapere, mi conferma più semiire che nelP aifare
perdono, i due non hanno alcun torto, e che hanno
fatto quant' era in loro per far sentire gl'incon-
venienti del passo. Inoltre, gran parte del torto sta
anche negli amici che circondano la loro madre; e mi
duole oltremodo che tra i persuadenti petizioni, etc.
vi sia anche il profeta. (/) Com' egli non intenda
meglio i propri doveri, e non senta quanto il petizio-
nare in essa e in essi imi)orti ritrattazione d' oi)i-
nioni santificate dal sangue d' un figlio e d'un fra-
tello, mi pare un sogno. Che V assenza di credenza
sia in poveri uomini o donne ignoranti, sta bene;
ma trovarla in uomini d' ingegno elevato, che hanno
professato principii, non come i>rodotto di sangue
caldo, ma come conseguenza di dottrine maturamente
(^) G. Elia Beiiza era stato infatti incaricato dalla madre
dei liufifini di stendere la petizione di grazia. Ved. A. Lazzeki,
Lettere inedite di E. Ruffini a G. E. Benza (Eiv., cit., p. 649).
272 EPISTOLARIO. [1845]
pensate intorno a' proprii doveri, è spettacolo tristo.
Se una porta s'aprisse, un' amnistia generale e senza
bisogno di petizioni schiudesse il varco agli esuli,
io direi agli esuli: profittiamone e andiamo ad ab-
bracciare i nostri parenti. Ma il petizionare in gente
pensante equivale al dire: scasatemi; fu una ragaz-
zata, ma sento che aveva torto. — E il dire, ho
torto, quando avete in core la coscienza d' aver ra-
gione, è una menzogna deliberata, è un piegare il
ginocchio davanti il vitello d' oro, è un prostituire
1' anima immortale e i capegli canuti della vecchiaia
a un momento di soddisfazione terrestre, amareg-
giata dal rimorso e dall'avvilimento. La madre crede
in una vita futura, il profeta professa di credere in
una vita futura: non sanno duuque che madre e fi-
gli s' incontreranno più lieti altrove, se avranno no-
bilmente sofferto per la verità? Vorrei che leggeste
queste linee all' amico N"[apoleone] e gli diceste che
tutti coloro i quali hanno spinto o appoggiato i
passi che fa la madre, hanno reso un gran cattivo
servizio a lei e ai figli: non dico al paese^ perché
al paese non importa gran fatto un esempio più o
meno d' inconseguenza ; tanti ve ne sono stati in
questi ultimi tempi. — Ho detto queste cose, perché
sentiva di doverle dire. — Dovreste aver avuto
quel libretto mio, se calcolo bene : ma poiché non
me ne accennate, vuol dir che non è. Credo che vi
sia sempre chi s' occupi di pubblicarlo in inglese ;
ma tra i)Oco ve ne dirò : come pure d' un altro pro-
getto mio per hi causa italiana qui, che vo rumi-
nando, ma del quale è inutile parlare finché non son
certo di realizzarlo in parte : progetto, s' intende, tutto
legale e inglese. — Vo' dirvi un bel tratto ed è che
quell'Enrico M[ayer] che una volta vedeste, udendo
' 184oj KPisioi.Aiao. L'73
dalla Toscana l'attar di lihodez miovaiiieiité in campo,
ha scritto una lunga lettera inglese al signor l)uu-
(*onil)e discutendo V accusa e protestando a favor mio
in nome di molti suoi concittadini, autorizzando me a
far V uso che mi sembrasse utile della sua lettera. (^)
Ben inteso che a me l)asta la bella prova d'amicizia,
e che non intendo farne il menomo uso, sottometten-
dolo a un rischio. Del resto, non ne ho V)isogno,
perché, come ho detto, nessuno ci ha creduto, e a
me si moltii^licano pur tro])i)o le gentilezze: dico
])ur troppo, perché anche questa sera, iualgrado il
mio piccolo mal di gola, mi conviene andare a pranzo
fuori. — Il libro d' Amari che l'amica vi ha, procurato,
è un bel libro, e vi piacerà. — Tra non molto, sup-
]>ongo, v'arriverà il ragazzo, cioè ad Antonietta: ed
or che vi penso, temo eh' ei non possa trovarla, per-
ché credo aver messo sul bigliettino Piazza Palazzo
senz' altra indicazione, echi sa se potrà trovar fuori
la casa. — Avrete probabilmente veduto a quest'ora la
Signora Inglese. — Dicono qui che il vostro Ee sia
arrabbiato coi Gesuiti: ma su che si fondi la ciarla,
noi so. Arriva qui a momenti il Oav. Torresani,
Direttore della Polizia Lombarda : non si sa il per-
ché. — Addio, madre mia: suppongo avrò la vostra
(/) Enrico Mayer non si contentò di scrivere al Diincombe;
ed infatti, due anni dopo, nei suoi Cenni comparativi sulla Po-
lizia Inglese e Toscana (Firenze, tip. Galileiana, 1847) egli insorse
pubblicamente contro l'atto compito dal Ministero inglese, af-
fermando che le lettere erano state aperte « per un mandato
speciale del Ministero, in forza di reclamazioni dal barone di
Neumann, allora rappresentante dell' Austria presso la corte di
8aint James, e lo furono per motivi di politica estera, sui
«inali riposa un velo d'ignominia e di sangue. » Ved. A. Li-
NAKER, E. Mayér, ecc., cit., voi. II, pp. 206-208.
Mazzini, Scritti, ecc.. voi. XXVII (Epistolario, voi. XIV). 18
274 EPISTOLARIO. [1845]
lettera lunedi. — Abbracciate il i)adre, e credete al
vivo perenne aftetto del
vostro
Giuseppe.
MDCCOXLIX.
ALLA Madrk. a Genova.
[Lomlru], 9 hkioìtìo 1845.
Mia cara madre,
Kispondo alla vostra del 20 aprile, giuntami in
tutta regola lunedi. Prima di tutto, cosa che già
forse saprete dai fogli, lio la gran nuova che vi farà
l)iacere assai, delUi ritrattazione di 8ir J. Graham
intorno Pattare di Rhodez: ritrattazione fatta evi-
<lentemente di mala voglia, e da birb(>; ma infine è
fatta, ed è un trionfo. Duncombe, e Bouverie, (^)
ciré figlio di Lord Kadnor, andarono da lui la set-
timana scorsa [)er chiedergli se intendeva si o no
ritrattarsi. Rispose di no, e eh' era meglio non i)ar-
larne, i)erchó non aveva nulla di soddisfacente a dire
])er me. Ciò nondimeno, essi decisero d' interpel-
larlo pubblicamente e gli scrissero un biglietto av-
visandolo: il 7 il signor Bouverie saltò su in Parla-
mentOj e lo richiese di disdirsi. Allora egli dichiarò
i'.he s' anche non fosse stato richiesto; la stessa sera
avrebbe dichiarato alla Camera il risultato delle sue
MDCCCXLI^. — Inedita. L'autografo si conseirii uolla
raccolta Nathan. Non lia indirizzo, né timbro postale. A teroo
di osso, la madre del Mazzini anuotò: «9 ma<»u:io. Colla rit-
tra razione [sic], »
(i) E. P. Bouverie (1818-1889). era dal 1844 deputato di
Kihiiarnock :illa Caiuera dei Comuni.
(1845] KPiSToKAUio, L'ir»
iiiclnesto: <*lie le prime ricerche da lui fatte avevano
portato risultati iniittosto sfavorevoli : ma che a-
veiido interpellato il i)residente della Corte che giu-
<licò Gaviolij e il procuratore generale clie aveva in-
vestigato queir atì'arCj ambigli avevano risposto nel
modo il più assoluto ed esi)licito, che io non jiveva
il tar cosa alcuna in ([uelF affare, e che neppure
uii'oml)ra d'indizio s'era scoperto a mio carico:
rh'egli dunque si sentiva obbligato n ritrattare pub-
blicamente V accusa data, e farmi riparazione. Ag-
giunse che quando ei fece 1' accusa, non sapeva
nulla che io avessi intentato un processo a Gisquet,
^ (;lie se l'avesse saputo, non avrebbe parlato come
iiveva : che non aveva fatto ritrattazione i^rima, per-
ché le lettere di quei Signori «non gli erano giunte
che il giorno innanzi. (^) — La Camera apj)laudi alla di-
scolpa. Il giorno dopo, ossia ieri, il Times, ])enché
mio nendco giurato, rimproverò acremente il Mini-
stro, dicendo che il suo torto riiiumeva lo stesso, e
<;h' era suo dovere d" istituire 1' inchiesta sul mio
conto prima di far l'accusa e non dopo. Non lio ve-
duto altri giornali. A me questa ritrattazione non
importa né ])unto né i>oco; ma mi fa piacere per
voi. e per alcuni amici miei di qui. Quanto a me
4unque è afl'are tìnito, parlamentarmente almeno.
Non mi resta che a trattar la causa del paese, e
-questo lo comincerò coli' opuscolo che certamente
uscirà in questo mese : e cercherò seguitarlo in al-
tro modo couìe vi spiegherò poi. L'insieme di que-
sto jift'are ha realmente fatto bene all' Italia; ha
(/) Ved. weW appendice al presento voi. la traduzione del
lesoconto della discussione, riguardante la ritrattazione di
*Sir J. Graham, avvenuta alla Camera dei Comuni il 7 maggio 1845.
276 EPISTOLARIO. [184 5}
svegliato l'attenzione sulle cose nostre: e tra le donne
specialmente.
Tengo alle iscrizioni chiestemi dallo Storico : ne
incliiudo tre: ma bisogna gii diciate da parte mia :
che s'egli unisce le due cartine segnate 1 e 2 negli
angoli, per modo che V 1 e il 2 si segnano e ri-
manga in mezzo il vuoto che ha nell'originale l'im-
magine di San Giorgio, egli avrà esatta davanti agli.
occhi l'iscrizione 17 intera: — che dovunque egli
trova linee e segni inesplicabili, ei deve intendere ta-
lora di lettere guaste, rose dal tempo, talora, a quanto
pjire, di sem])lici screpolature nella pietra: — tinal-
mente che nell'iscrizione 21, la terza delle quattro
lettere isolate immediatamente superiori alla prima
linea dell' iscrizione, benché guasta nell" originale.
e malfatta inoltre da me, può intendersi prohahU-
meate per un lì: e che quelle lettere isolate sono
nell' originale intersecate di stemmi. ^la io non ho
mai saputo linea di disegno, né posso assumermi
di ricopiarglieli. Or una o due che rimangono ne
sono complicatissime : sicché ei deve dirmi se gli
basta ch'io gli mandi tutto ciò eh' è scritto: e al-
lora farò da me con piacere : dove no. sarebbe ne-
cessario un artista; e potrei probabilmente trovar-
glielo, ma pagandolo. Del resto, né la parte dise-
gnata, né quasi direi la parte scritta presenta
documenti che importino assai, se non ad accertare
la presenza dei Genovesi. Le iscrizioni sono pochis-
sime : tre forse oltre queste: l'altre del liì)ro non.
hanno che fare con noi.
liingraziate ^[apoleone] delle sue parole. Ho
piacere assai che Andrea sia contento di tutto cjiie
sto affar delle lettere. Nulla di nuovo che importi :
se non che ho ricevuto oggi appunto lettera da
[1845^ Ki'i.sTOLAiao. 277
Moli te\ ideo. La città è aiK^oru assediata, ma, quando
non siieeedano cose strane, come tradimenti in
terni, sarà libera i)resto. La nostni Legione It^jlian^»
e (laribaldi fanno prodigi : gV Italiani sono amati
e stimati dalla popolazione, come salvatori della
città. La cansa nazionale Italiana v'è amata come
pnò esserlo da noi. Vorrei clie poteste vedere i
giornali delia città. 11 modo in cui (piegli uomini,
bottegai il giorno prima, si battono è tale da tare
arrossire i nostri italiani delP interno che hanno
oi>inioni patriottiche, e che nondimeno stanno (juieti,
l)erché dicono: slam tro])po deboli: non potremo resi-
stere agli Austriaci, e via cosi. C) In Ravenna hanno
tucilato due: altri venti condannati a galera, i)rigione.
etc. : ottanta in i)rigioné, non avendo ancora processo
tinito: tutto questo in una sola città. Cosi gP Italiani
jìreferiscono lasciarsi si^annare e persegnitare in detta-
(^) Nelle lett. [>reee(lenrà alla madre, e pili iiiieora nell'Jjix)-
.stolato Fopolair {vìm\. hi nota alla lett. MDXXVII), il Mazzini
aveva pili volte avuto oceasioiie di dare notizie delle valorosi'
imprese di guerra compite nell'America meridionale da G. Gari-
baldi e dalla Legione Italiuìia. e vi s'era soffermato con speciale
attenzioue, iutravvedendo nel duce glorioso nno dei pirì for-
midal)ili sostenitori della rivoluzioue italiana (ved. infatti la
lett. MDOXCI). Stretta d'assedio tino dal 1843 <lair esercito
di don Juan Manuel Ortiz de Itosas, il «feroce» <littatore di
Buenos Aires, e lacerata da lotte intestiue. Montovìduo resi-
steva coraggiosamente ai disagi di ima guerra condotta con inau-
dita ferocia, e alla sua difesa contribuivano efficacemente corpi
di A'olontari francesi, inglesi e italiani, questi ultimi formati
a legione comandata da Garibaldi, a cui il Governo di Mon-
te video aveva nel 1844 affidato il comando della flotta. Di
queste azioni garibaldine il Mazzini Fanno appresso fu il
primo a recar pubblica testimonianza, come si vedrà in ap-
])iesso, difendendo 1' eroe da stolte accuse. E a lui segni su-
bito Filippo De Boni, recensendo in Cosi la penna, cit., voi. I,
278 EPISTOLA K IO. |1845|
glio, auziclié teiitnie con un gran colpo, la loro sa-
lute. (') Il Vescovo (li Ferrara li a dato nn editto, si_i>ni-
tìcando ai medici e cliirnri>lii di al)bandonare, sotto
minacce di pene, i malati che il terzo giorno della ma-
lattia, non si fossero confessati. Parlando di decreti
siffatti a nn Inglese clie stimo assai, m' intesi rispon-,
dere che una ])opolazione, che softVe cose siffatte, de-
v'essere immorale quanto i ])adroni suoi, e non merita
pp. 365-384, lo scritto <lel Mazzini. Va pure aggiunto <'he, con-
trariamente a (luauto ebbe a scrivere poco dopo, il Journal des l)é-
hats scrisse parole di vivo elogio per Garibaldi, nel n. del 20diceni'
bre 1845. E fn il priiìio accenno che si ebl)c dell'eroe nei periodici
francesi. Per pili nmpie notizie sono poi da ved. le Memorie di G. Ga-
ribaldi (ediz. Nathan, cit.,p. Ili e segg.); Ricordi dell'assedio
di Moutevideo (1843-1851) del generale B. Mitre, versione dallo spa-
gnuolo di P. Marabottini Marabotti; Firenze, Sncc, Le M(»n-
nier, 1882; M. Micnghixi, Francesco Anzani (nella Kivist(( di L'o-
rna del Inglio 1907) e E. Brambilla, Bicordo dtlV inaugurazione del
monumento eretto in Alzate a F. Anzani. ecc., cit., p. 11 e sgg.
(^) La Commissione militare che aveva emanate le gravi
condanne di Ravenna era presieduta da cinell' odiatissinio e
feroce tenente colonnello Stanislao Freddi, il «luale aveva pure
istruito i i)rocessi di Bologna dell' anno precedente. Trattavasi
a Ravenna di accuse fondate sn indizi assai vaghi, per punire gli
autori dell' nccisione del brigadiere dei carabinieri Sparapani
e del fuciliere svizzero Adolf, e dojio una Terribile inqnisi-
troria, a cui non si era vergognato di partecipare lo stesso car-
dinale legato Francesco Saverio Massimo, dopo procedimenti
contro i qnali insorse poi Massimo d' Azeglio con gli Ultimi casi
di Romagna, qnella Commissione militare pronnnciava il 31
marzo 1845 sentenza di morte, eseguita il 19 del mese suc-
cessivo, contro Giacomo Biagioli e Francesco Casadio. ainbedue
di Ravenna; e successi vamen te (10 settembre 1845), emaiiava
sentenza di quindici, di sette, di cinque anni contro altre pea-
sone accusate di appartenere a « Società o Lega per offendere e
resistere alla forza pubblica e opprinnre per innalzare il ves-
sillo del popolare dispotismo. » Ved. per tutto ciò A. Van-
Nucci, op. cit., voi. Ili, pp. 238-241.
[1845Ì KIMSTOLARIO. L'79.
lil)ortA. (^)iH'st* lii«>lese aveva ra^-ioiie; ed io provo ora-
mai pei miei compatrioti un misto d'amore e di di-
sprezzo che a certe ore mi fa veramente infelice. Mn
lasciamo andare questo discorso. (^) — Fa di nuovo,
freddo e pessimo tempo. Abbiamo riacceso il fuoco.
— Ciò non impedisce die io non stia nrc^lio <lel
mio mal di <i()la. ])omenica feci la min lettura alla
Scuola su Cola di lUen/i con udienzu numerosissima,
e domeni(;a ventura la conidiiuTlerò. Addio, madre
mia. Kn ;ibbrac€Ìo al padre clic anch' egli sarà
contento della ritrattazione di Sir -lames. Anìatemi
sempre, e credetemi vostro uelP anima
(tIUSEPPE.
(*) Lm notizia era comparsa nella. Gazzetta (V Au<jHhur(jo, e
fu riprodotta ne) Journal des Déhats del 12-13 maggio 1845
nel modo clie segue: « L'archévéque de Ferrare a adressé la
iiotiHoation siiivante aii corps medicai de sa diocèse : Nous
rappolons à Messienrs Ics médecins et ehirnrgiens de nptre
ville et (le iiotre diocèse qne, conforniément aux coustitiitions
apostoliques, ila sont tenns d'avertir. dès lenr première visite,
tous ceux dout la maladie présente ou ]»onrra. présenter un
caractère dangereux de l'ohligation qu'ils ont de se confesser,
alili (jiie l'ame étant gnérie. on puisne songer avec plus de
succès à la guérison du corps. Si le malade à la seconde vi-
site du médecin ne s'est pas confesse^ celni-oi lui rétirera son
conseil, en le menagant de Fabandonner, s'il ne se confesse;
si enfili le troisième jour le inalade ne lui montre un certificat
de confession, le médecin cesserà ses visites et ne les reprendra
(jue lorsque le certificat eu question lui sera presente. Les mé-
decins et chirurgiens (jui ne se soumettraient pas à ces pre-
scriptions, attireront sur eux les réprimandes et les pénitences
prescrites par les saints canons et les constitutions apostoli(jues
et se rcndront eu outre passibles d'autres punitions qu'il nous
])1aira de lenr infliger. »
.280 EPISTOLARIO. [1845)
MDCCGL.
A Giuseppe Lamberti, a Parigi.
[Londra]. 9 maggio 1845.
Caro amico,
Due linee in fretta per dirti die lio ricevuto le
tue linee del 6, colle unite. Alla lettera di La-
[fond| risponderò «iovedi x^ei' altra occasione, della
quale or ora ti parlerò. (V) Avrai veduto, con piacere,
birba e gesuitica com' è, la ritrattazione che tre
giorni sono, Graham fece in Parlamento snlP affare di
Rhodez. Ho ricevuto anteriormente, ben inteso, ciò
che mandasti pel fratello di (4[onzales]. Abbi \n\-
zienza pel Prussiano: merita davvero aiuto : inoltre,
io a dir vero non l'aveva indirizzato a te se non
l)erclié tu gli indicassi V ora in cui poteva trovar
Pietro. Nondimeno, sta certo ch'io non t' invierò
altri. Coir occasione di giovedì t' invio il pugnale per
Celeste col prezzo e ogni cosa: la ricevuta di Tom-
m[asini] pel danaro, etc. A chi ti reca questa, al-
MDCCGL. — Piib]>l. da D. Giukiati, Duecento lettere, ecc.,
cit., pp. 86-87. Qui si rfseoiitra sulP autografo, j)0S8eduto dal
Dr. Daniele Vare. Non ha indirizzo, né timbro postale. Nel
Protocollo (Iella Giorine Italia è annotato che la lett. giniise
col « mezzo Vanoni Felice, Ticinese. »
(^) 8u Giambattista Lafond, ved. la nota alla lett. MDX.
In quella qui cit.. il Lamberti aveva scritto al Mazzini :
« Son costretto ad inviargli lettera di Lafond, che avendo
forse segnato con altro nome, vuol che gli dica il vero suo.
Mi prega di inviar sicura a lui la risposta di Pippo, se questi
me la manda. » Protocollo della Giovine Italia, voi. III, p. 219.
L' « altro nome » del Lafond era quello di Auguste La Barthe.
[1>>45] Krisix)LAia<). '2ì<\
lievo della nostra Scuola e non altro, vorrei che tu
indicassi unicamente, se la Scuola italiana è in piedi,
e ammette allievi gratuitamente. 1* indirizzo dov* è.
si clic se mai vuol continuare, continui di temj)© in
tempo a istruirsi. Mario e la Gr[risi] son benissimo as-
sieme. (*) Scriverò anche coli' occasione a Can[uti]. Lo-
v|atelli] è egli a Parigi, o rimasto a Marsiglia ? Possi-
bile che negli Stati del Papa vogliano tarsi scannare
in dettaglio, senza tentar nulla di meglio? Sento insi-
stente, tormentoso, il bisogno d" entrare io stesso in
azione, prima d'invecchiare del tutto; ma s* io v'en-
trassi come i Bandiera, non farei male a me, farei
male alla cangia. (*he crederebbero disperata : e per
entrarvi in altro modo si richiedono mezzi, che cerco e
non ti'ovo. (^) Fu giungere, ti lu'ego^ ma senza eh' ei sap-
pia che gli vien da me. perché ho giurato di non aver
[^) Nelln leti, su ricordata, il Lamberti aveva cliiesto al
Mazzini : « Se Mario sia disgustato realiueute colla Grisi, come
qui ne corse voce. » Protocollo delia Gioviate Italia, voi. Ili,
p. 221. E questa notizia va messa in relazione con l'altra, di
pochi giorni innanzi, della morte del grande cantante, avve-
nuta in duello a Londra Id., voi. III. p. 213). Mario di Candia
viveva notoriamente insieme con Giulia Grisi (1811-1869). con
la (juale più tarili contiasse regolare matrimonio.
C^) Pochi giorni dopo (21 maggio) il Lamberti ris})ondeva:
«Non posso approvar la sua smania d'azione. — Chi dirige
e imi* giovar al paese colla testa e guidando un partito, non
«leve esporsi come un soldato comune. È colpa in chi fa ciò :
colpa inescusabile, né v' è gloria star alle schioppettate. —
Il coraggio virilt; è più stimabile. — Ha poi egli piantata
una bandiera che nessuna forza può far cadere; sarà seguita
quando le circostanze verranno : non ne dubiti : la lasci in-
tanto sventolare sulla eminenza insuperabile da cui domina,
e si riposi come il gladiatore stanco. — Quei che vorranno
riuscir a qualcosa, all' opportunità vi si raccoglieran intorno;
sia ragionevole. » Ii>.. voi. Ili, p. 227.
282 KPiSTOLAUio. [1845]
più con lui il menoiiio contatto, il libretto che ti
reca clii reca la lettera a Ricciardi. (^) Lo l»o promesso.
L'occasione di che parlo è quella fanciulla in-
glese, che ha scelto la pensione proposta da Pietro.
^on so ancora come partirà: ma ne scriverò ai>-
])ena lo saprò, si che (pialcheduno vada a incon-
trarla. Ho preso la responsabilità con sua madre/ e
bisogna che la lu'oteggiate contro i pericoli che qui
sognano esistenti a ogni passo in Parigi. Addio:
t* abbraccio: ama il
tuo
(tIUSEPPE.
1
(i) L'opuscolo dello Janer. pel quale re«l. ];i uota alla lett.
MDrCCLII.
APPENDICE.
APPEXDIOK
C'AMKKA DEI COMUNI, — Seduta del 18 febbraio 1845. (*)
Mr. T. DuNCOMBE — alla
(;liinsnra della passata Sessio-
ne, mi ritenni in dovere di av-
vertire che, al principiar di que-
sta, avrei subito richiamata
l'attenzione della Camera sulla
relazione, poco soddisfacente
ed evasiva, del Comitato in-
caricato di indagare intorno a
certi abusi occorsi all' Urtìcio
delle Poste. Mi duole che sia
giunto il momento di dover
mantenere hi mia promessa,
ma mi conforta il pensiero che
la colpa none mia. La relazione
fu i)resentata cosi tardi, che mi
fu impossibile di parlarne alla
Camera prima della proroga,
e non dipende da me, se sono
costretto a parlare ora ; se la
relazione fosse stata completa
e soddisfacente come era nei
l)oteri conferiti al Comitato —
ed io spero di dimostrarlo —
non 8arel)be stato necessario
di disturbare ora la Camera.
Mi sembra supertìuo di ricor-
<lare agli onorevoli Colleghi
quelcheaccaddequandola que-
stiono fu sollevata, né ripetere
che io presentai la petizione
di una persona chiamata Maz-
zini, un gentiluomo italiano,
il quale protestava perché le
sue lettere fossero state aperte.
Detta petizione fu considerata
quasi con indiiferenza dal Se-
gretario di Stato, il quale si
rifiutò di dare qualsiasi spiega-
zione sull'argomento in parola,
pur dichiarando di avere aperto
le lettere di uno degli indivi-
dui a cui si riferiva la petizione
stessa. Però egli si rifiutò di
dire a quale degli individui
appartenessero le lettere da
lui aperte, e quando P ordine
era stato dato. Presentai in
seguito un' altra petizione del
capitano Stolzman, un distinto
ufficiale al servizio della Po-
lonia, ma, ancora, una volta,
Pon. Baronetto si rihutò di
dare qualsiasi spiegazione. Pro-
posi allora di rimettere la pe-
tizione stessa ad un Comitato
(1) Dagli Hansard's Parliamentary Debates. voi. LXXVII. coli. 658-745.
286
APPENDICE.
d'iuchiesta, e la mozione ebbe
164 voti favorevoli, e 208 coii-
tiarii — 44 voti di minoranza —
l'iuflueuza del Governo essen-
do stata esercitata per soffo-
care qualsiasi incliiesta. TI 2
luglio proposi la nomina di
un Comitato d'inchiesta i)er
indagare intorno all'azione di
una parte dell'Ufficio delle Po-
ste, chiamato generalmente
utticio segreto, e intorno ai do-
veri delle persone ivi addette
— per poi riferire alla Camera
il suo parere. La Camera deve
ricordare che vi fu un emen-
damento da parte del Governo,
cioè che il Comitato eletto per
prendere in considerazione l'ar-
gomento della mia mozione,
dovesse essere un Comitato
segreto. Mi opposi allora alla
costituzione di detto Comitato
e anche al suo carattere di
segretezza ; mi opposi al siste-
ma adottato dall'on. Baronetto
a procedere egli stesso alla no-
mina, senza eccezione alcuna,
dei Membri di tale Comitato.
Fu negato a me, che pure avevo
presentato queste accuse, di
prendervi parte. Sono in grado
di spiegare alla Camera e al
juibblico il motivo di questa mia
esclusione. Non fu scelta nessu-
naiiersonafraquellecheio avrei
ritenuto oj^portuno di nomina-
re, nelle quali avevo la massima
fiducia, e con le quali avrei
]»otuto mettermi in couuiniea-
zione. Mi opposi a quel ca-
rattere di segretezza, sapendo
che questi Comitati segreti
non soddisfano mai il pubbli-
co; tuttavia, avevo la convin-
zione che, quando il Comitato
stesso avesse assolto 1' opera
sua esaurientemente e corag-
giosamente, la relazione sua
sarebbe stata tale da indurre
la Camera a cancellare imme-
diatamente la legge dalle di-
sposizioni legislative del Paese.
Lon. Segretario di Stato, pur
nominando il Comitato, disse
di riservarsi il diritto di ap-
pellarsi alla Camera, garan-
tendosi cosi, in ogni caso,
un doppio appello. Anch' io
mi riserbai il diritto di inter-
pellare la Camera e di riaprire
la questione, qualora la rela-
zione non fos.se soddisfacente.
Ai)punto di ({uesto diritto mi
giovo adesso, per chiedere
un' ulteriore inchiesta, ed in-
dico a voi le ragioni sulle qua-
li fondo il diritto ad un' al-
tra e pili esauriente inchiesta.
Credo, se dimostro dapprima
che il Comitato non ha. seguito
le istruzioni della Camera; che
nella relazione presentata vi
sono grandi inesattezze; che v'è
mistificazione, làdove potevano
esistere 8emi)lici ed oneste pro-
ve; che esiste sotterfugio invece
di franchezza e di sincerità ;
che vi sono omissioni della
massima importanza, e che la
relazione tace intorno a certi
particolari, in cui, per 1' onore
Al'PKNDlCK.
dell' lìiirliil terra stessa e j)er
il (Jovenio, si sarebbe dovuta
dire la verità pura e semplice:
st- io dimostrerò tutto ciò, sarò
ben sorpreso se la Camera ne-
ijlierà la iieeessità di un' a-
perta. profou<iaiiicliiesta. coiue
esige la questione. Quali erano
le mie iuiputJizioni in (jaesta
accusa contro il {ìctvcrno e
contro il sistema f C^uan<lo mi
pre.sentai al Gomititi», fui pre-
gato di ripetere le in»put;izio-
iii al Parlamento. Ecco le impu-
tazioni ricaA'ate dagli appunti
fatti dinanzi al Comitato. Di-
oliiaraidi aver rivelato alla Ca-
mera l'esistenza di un ufticio
segreto all' Uttìcio delle Poste,
dove si perpetrano frodi e con-
trattazioni — dove la santità
della corrispondenza privata
è violata: che in qnell' ufficio
si aprono e risigillano lettere,
spedite poi a destinazione, sen-
za che il destinatario possa
avere il menomo sospetto della
violazione del segreto della sua
corrispondenza. Dichiaiai i-
noltre che. secondo me. il Se-
gretario di .Stato per l'Interno
aveva ecceduto dal suo potere
e ne aveva fatto un uso invero
]ioco scrupoloso; che erano state
aperte pili lettere da quando
egli è in carica, che non ne
fossero state aperte da nessuno
dei suoi predecessori nello stes-
so spazio di tempo. In terzo
luogo, dichiarai che le lettere di
certi esuli nel nostro Paese, i
<iuali si tìdavano nell'ospitalità
che l'Inghilterra era stata sem-
pre pronta ad offrir loro, erano
state aperte dietro istigazione
e desiderio di Potenze este-
re, e che il contenuto delle
lettere era stato comunicato alle
Potenze stesse: nel fatto clie
r Inghilterra era diventata
la spia di desjìoti stranieri e
complice di arresti, di bandi
e di esecuzioni di morte sulla
forca. In quarto luogo, dichia-
rai che la corrispondenza degli
ambasciatori stranieri era sog-
getta alla sorveglianza, all'esa-
me dei Ministri di Sua Maestà.
In quinto luogo, dichiarai che,
nel 1842. nu Comitato fu man-
dato nei distretti manifatturie-
ri, al line «li aprire lettere per
ragioni politiche. Dichiarai che
la mia stessa corrispondenza
era stata violata : che le mie
lettere, come Membro di que-
sta Camera, erano state trat-
tenute ed aperte. Ecco 1' atto
d' accusa che sono stato chia-
mato a pronunciare dinanzi al
Comitato : ecco le imputazioni
fatte da me, prin»a alla Ca-
mera, e che io ripetei. Il Co-
mitato ne prese nota e avrebbe
dovuto onestamente, aperta-
mente, lealmente dirci se tali
accuse erano vere o false. Ora,
come sono state affrontate tali
imputazionit Come le troviamo
spi egate nel la relazione? Chiun-
que r ha letta, ha constatato
che nessuna delle mie dichia-
288
APPENDICE
razioni è stara contiadetta. Se
le nosfre istruzioni fossero
state queste: « Signori, andate
in quella sala, non spiegate
nulla e niistiticate ogni cosa,
difendete questo sistema e con-
futate le asserzioni che sono
state fatte, » io direi (eccet-
tuato l'ultimo punto) che il Co-
mitato avrebbe compito scru-
polosamente il suo dovere. Il
compito del Comitato era di
esaminare lo stato della legge
ed il modo col quale questo
sistenm di sequestro tempora-
neo delle lettere era stato e-
sercitato. Dissi, a suo tempo,
che non ritenevo la delibera-
zione votata suttìcienteniente
comprensiva, che noi dovevamo
sapere in quali circostanze cia-
scuna ordinanza era stata ema-
nata. Come ha cominciato il suo
lavoro il Comitato? Ci dice per
prima cosa, che pei- quanto si
riferisce allo stato della leg-
ge, era la stessa nel 1844.
come nel 1711, quando fu
approvato ì' Atto della Regina
Anna. Ma ci dice forse quale
era questa legge al tempo della
Regina Annaf No: ci lascia
a (juesto punto. Continua poi,
dichiarando che invece d' una
discussione dal juinto di vista
puramente legale, esso si pro-
pone di daici la storia dell'eser-
cizio di detta legge. Ora. non
esiste pia una sola parola intor-
no allo stato della legge. Qui,
affermo che esso non ha obbedi-
to alle vostre istruzioni. Prefe-
risce di ris;ilij-eal tempo di K-
doardo II. Vi è un notevole
studio di storia antica nella re-
lazione: due terzi di essa sono
composti di rapporti, di atti
pul)l>lici dei tempi antichi. Si
comincia con Sir lirian Ttike.
e vi sono ordinanze emanate
da varie persone in tempi re-
moti. Cosa ci serve a n<»if Noi
volevamo alcune delle ordinan-
ze emanate nei distretti ma-
nifatturieri : ma il Comirato
non ci ha dato nemmeno una
co[>ia di quelli che desidera-
vamo. Continua, dichiarando
che vi sono stati dei processi
imbastiti contro certi indivi-
dui per reati scoiìerti median-
te il sequestro e la censura
delle loro lettere: Atterbury,
Vescovo di Rochester, Dr. Hen-
sey, ed altri, per finire con
Mr. Home Tooke : ma ha man-
cato di provare che le lettere
di costoro furono trattenute
per ordine del Ministro. Cre-
do invece che appunto nel pro-
cesso del Vescovo di Rochester
sia stata fatta un" obbiezi<»ne
all'ordinanza; l'avvocato, esa-
minaiulo un testimonio, chiese
se egli aveva ottenuto la lettera
in questione in seguito ad un
mandato speciale, e apparve
chiaro come non esistesse nes-
sun mandato. Riassumendo, o-
gnuno dei casi in cui le let-
tere erano state presentate ad
un tribunale, ha dimostrato o
APPEXniCK.
289
<'he non esisteva nessun man-
giato o ohe non v'era una re-
golare ordinanza per il se-
«luestro (lei docnmenti. facoltà
che approvo e che ogni Go-
verno dovrebbe avere. Se si
sequestrano docunienti dierro
regolare ordine, «inalnnqne
individuo sospettato sa ciò
che accade ; ma risigillare
lettere, commettere contratta-
zioni e rispedire queste let-
tere, è, ripeto, un vergogno-
so, iniquo sistema, indegno
di qualsiasi Ministro. La re-
lazione continua dicendoci che
nel 1735, a tempo di 8ir Robert
Walpole. fu eletto un Comitato
per indagare intorno alla pro-
cedura da lui adottata, e un al-
tro nel 1742, per esaminare i
dieci anni precedenti l'ammini-
strazione di Sir Robert Wal-
pole. Al Comitato del 1742,
dice la relazione, non fu per-
messo d'indagare nei segreti
del Governo. Tuttavia, la rela-
zione, stesa nel 1742, dice che
non si mancò di scrutare, d'in-
dagare piuttosto rudemente nei
segreti del Governo di Walpole
per mezzo del Comitato segreto.
Suppongo sia questa la frase per
caratterizzare un Comitato di
questa Camera ahe faccia one-
stamente ed imparzialmente
il proprio dovere. « Piuttosto
rudemente»; è una lode che
n©n sarà mai tributata al Co-
mitato attuale! Prima di aver
tinito. temo di essere accusato
di aver messo a nudo rude-
mente tutto il sistema del Go-
verno, per quanto si riferisce
a questo argomento. A noi
non importa sapere se il Co-
mitato del 1742 svelò rude-
mente i segreti del Governo
di Sir Rob<'rr Walpole: ma.
esaminato il precedente, in che
cosa è consistita questa rude
brutalità? Indica semplicemen-
te la esistenza di questo uthcio
segreto, fondato allora, e con-
tro il quale io sto discutendo.
Si considera profondamente,
sconveniente che quel Comi-
tato abbia rivelata la cosa al
pubblico. Ed ora, proseguia-
mo. Il Comitato è stato estre-
mamente accurato, minuto per
quanto è accaduto due o tro-
cent'anni fa; e invero, la re-
lazione cosi diventa una delle
])iu grossolane lustre concepi-
bili. Ma se ciò che • accadde
tanto tempo fa è cosi interes-
sante, come lo sarebbe stato
maggiormente la storia sem-
pre pili vicina ai giorni nostri !
Se essi ci possono dire tante
sul passato, quando è ben pili
difficile di avere informazioni
esatte, a maggiore ragione
possono dirci tutto ciò che
vogliamo sapere ; se non che,
avvicinandoci gradatamente al
diciannovesimo secolo, vedia-
mo svanire questo ardore di
ricerca, per sostituirvi una^
calcolata riserva. Dunque, ho
convinto la Camera che i»
Mazzini, Scritti, ecc., voi. XXYII (Epistolario, voi. XIV).
19
290
APPENDICE.
Ogni modo, in quanto all' es-
senza, al costrutto della legge,
il Comitato non ha fatto rela-
zione di sorta. Inoltre, in un'al-
tra pagina, esso ha detto, per
ciò che riguarda la materia
eh' ebhe incarico di esamina-
re, che non volle rintracciare
1' ordinanza, dal momento del
suo recapito all' Ufficio delle
Poste tino a quello della sua e-
secuzione. Cosi si evita di spie-
gare la legge, ])er atìermare in
<luantoal modo inopportuno di
seguire l'ordine, dal tempo del
suo recapito lino alla sua esecu-
iiione. Eppure, questa era una
della mie ben definite lagnan-
ze, questo era uno dei punti sui
quali il pubblico esigeva infor-
mazioni, ed esso non sarà soddi-
sfatto, tinche non le avrà avu-
te. Perché non si è seguito il
mandato dal suo recapito lino
alla sua esecuzione ? La ragio-
ne è questa : che sarebbero e-
niersi particolari su quell'uf-
ficio segreto. Invece, non s'è
detto una parola su di esso. Se
il Comitato si fosse addentrato
nella questione, avrebbe dovuto
rivelare tutte le iniquità di
queir ufficio; ma lo ha evitato,
dicendo di non ritener neces-
sario di fare 1' inchiesta. Io
sostengo j)<^icic> che esso non
ha eseguite le istruzioni della
Camera. E qui posso cogliere
l'occasione per dire di aver
veduto nei documenti un pa-
ragrafo il (juale dichiara che
quell' ufficio segreto è stato
soppresso. Suppongo perciò
che lo stesso sia stato chiuso ;
ma, come dicono gli avvocati,
ritengo non si tratti se non
di un mutamento di forma.
C'osa importa a noi se questa
consuetudine si perpetui piut-
tosto in questo che in quel
luogo, iinché essa è in vigiire*
A me non importa, e non im-
porta al pubblico, se questa
iniquità ha luogo al Ministero
dell'Interno o a S, Martin's-le-
Grand ! Ecco perché il pub-
blico non deve essere ingan-
nato, supponendo da questo
paragrafo che il sistema sia
stato soppresso : esso fu creato
con un Atto di Parlamento e
solamente con questo stesso
mezzo può annullarsi. Ho dun-
que dichiarato che il Comitato
non ha seguito le istruzioni
ricevute, sia per l'indagine
intorno alla forma della legge,
sia intorno al modo col quale
le lettere sono state aperte.
Ho inoltre dichiarato che l'on.
Baronetto ha abusato dei suoi
poteri e fatto di essi 1' uso
meno scrupoloso, e che souo
state aperte piti lettere durante
l'attuale Amministrazione che
non durante qualsiasi altra,per
lo stesso periodo di tempo. Ora,
anche senza ulteriori spiega-
zioni, mi pare evidente ohe
il Comitato, senza volerlo, ab-
bia alzato il velo e che l'accusa
fatta da ine sia provata. Molti
APPENDICE.
291
•^ono jrli artifizi per sviare dal
vero, ma è stato dichiarato che
la media generale dei mandati
emessi durante il secolo attuale
non supera di molto quella di
8 all' anno, e questo numero
t'ompreiiderebbe in una media
annuale le lettere ili cirea \6
persone: che negli ultimi 44
Anni sono stati emanati 372
mandati che hanno colpito 724
individui. In una ])arte sus-
seguente della relazione, si
dichiara che di questi 372. due
terzi sono ciò che il Comi-
Tato si comi)iace di chiamare
genericamente « mandati cri-
minali.» cioè mandati ]>er as-
sicurare alla giustizia assassini
e ladri, banchieri fraudolenti
e persone ch<^ frodano l'erario.
Una parte di questi mandati
sono chijuuati incerti ; ed è
statxj spiegato che la niassima
parte di questi, se non tutti,
«ono mandati criminali, ben
distinti dai mandati politici:
^lunque. dne terzi di 372 fa
248 mandati criminali. E poi-
<;hé è da ritenere che i man-
dati criminali sono geneial-
mente diretti contro un indi-
viduo sospettato di qualche
offesa, essi non contengono il
nome di parecchi individui ;
perciò, questi 248 mandati
<!riminali verrebbero a colpire
248 individui, lasciandone 124
}>er colpire 476 persone per
delitti politici. Appare da ciò
chiaramente come questa fa-
coltà sia mati tenuta per scopi
politici, pili che per la con-
statazione (ìi certi delitti, con-
tro i <}uali sarel)be stata pre-
cipuamente rivolta. Ebbene.
Signori, in tre anni, dall' e-
state 1841. ((uando 1' attuale
(ioviMUo enti'ò in carica, tino
all'estate 1844. <|nando il Comi-
tato fece la sua relazione, sono
stati emessi i seguenti mandati:
nell'anno 1841 vi furono 18
di ({uesti mandati e, ì'iferen-
done la metà al suo predeces-
sore, ne attribuisco 9 all' on.
Collega, ora Segretario di Stato
per l'Interno. Nel 1842 ve ne
furono 20 ; nel 1843 ve ne fu-
rono X: e nel 1844. solo in
una metà d'anno. v<' no fu-
rono 7. totale 44 mandati nel
breve spazio di tre anni. Ora.
dando un'occhiata a tutta la
lista procedente, in nessun pe-
riodo di tre anni, per nessuna
amministrazione, troverete che
sono stati emessi 44 ordini. Il
pili gran numero, caso abba-
stanza strano, fu per l'entrata
in carica di Lord Sidmouth,
]»eriodo segnato dal maggior
uso di questa pratica di aprir
lettere, e risulta che nel 1812
furono emanati 28 ordini, nel
1813 otto, o nel 1814 tre.
Perciò, l'on. Baronetto supera
Ijord Sidmouth di cinque. Eb-
bene, dico io, mostratemi qual-
che periodo citato dal Comi-
tato, nel quale un Segretario
di Stato abbia enu'sso un
292
APPP^NDICK
numero di mandati maggiore
di quelli dell' on. Baronetto I
Questo era proprio il caso mio.
Era proprio questa la mia aft'er-
mazione, e grazie al Comitato,
me ne sono state fornite ht pro-
ve. Dissi pure di un altro uso
poco scrupoloso fatto di questa
facoltà, quello di averlo eserci-
tato contro a stranieri, e lo pro-
vai con le j>etizioni del signor
Mazzini e del capitano Stolz-
man, che presentai e che furono
la causa prima di questa in-
chiesta. Non credo possiate mo-
strarmi nessun esempio da con-
trapporre a un caso simile, in
circostanze simili. Inquanto al
signor Mazzini, la cui petizione
giunse prima, mi lagnai che
il Governo avesse aperto le
sue lettere dietro istigazione
di una Potenza estera e che
avesse comunicato le informa-
zioni ricavate dalle lettere stes-
se a qualche Potenza estera. Il
Comitato ha riconosciuto che
l'ordinanza fu emessa il l" mar-
zo e annullata il 3 giugno delle
scorso anno, per il sequestro del-
le lettere indirizzate al signor
Mazzini. La corrispondenza in-
tercettata era trasmessa al Se-
gretario di Stato per l'Interno,
letta da lui, e poi mandata al
Segretario di Stato per gli
Affari esteri. Ecco come stanno
le cose: notate bene ora: af-
fermo che un grave errore esiste
nella relazion*^, errore fatale
alla sua validità! Il Comitato
dice che l'ordine fu dato il
1° marzo ed annullato il 3 giu-
gno. Kicordorete, spero, che,
quando presentai la petizione,
Pon. Baronetto disse che il
signor Mazzini non aveva nes-
sun diritto a riparazione, poi-
ché l'ordine era stato ritirat<i.
L' on. Collega che mi sta die-
tro, chiese quando aveva ri-
tirato l'ordine. Siguori. le let-
tere del signor Mazzini furono
trattenuto ed aperte il giorno
prima che io presentassi la
sua petizione, e questo acca-
deva il 14 giugno. Le lettere del
signor Mazzini furono aperte
dal Natale del 1843 lino al 13
giugno. Il sistema durava da
sei mesi, come sarò in grado
di provare, so mi volete con-
cedere il Coujitato che invoco.
Ritengo che l'ordinanza sia sta-
ta emessa per l'occasione. Non
credo che in principio esistesse
una regolare ordinanza; credo
che tutto sia stato eseguito
senza discernimento. Ohe un
mandato sia stato sottoposto al
Comitato, non vie dubbio. Nes-
suno pone in dubbio l'onore di
questi Signori. Detto mandato
porta la data dal 1° marzo al
3 giugno, un periodo di tre
mesi: nia, sfortunatamente per
loro, sono contradetti dal Co-
mitato dei Lords. il quale dice :
« È vero che le lettere del
signor Mazzini furono per
quattro mesi trattenute ed a-
perte. » Duiniue uno dice tre.
APPENDICE.
i- r;ilti(j quuttit» Illesi. \'i pare
< osa da nulla il sequestro delle
lettere di una persona per un
lueKe? Non giustitica la neces-
sità di un'altra incliiesta ? Ma
dirò di pili — dirò che si tratta
di circa cinque o sei mesi.
Non mi curo dell' ordinanza
presentata al Comitato ; posso
prorare clic quelle lettere fu-
rono aj)erte prima del tempo
in cui, secondo la relazione, il
mandato sarebbe stato conces-
so, e anche posteriormente al
tempo in cui s' atìerma che esso
fu annullato : sostengo perciò
che esiste un grosso errore nella
relazione. Non accuso il Co-
mitato di errore intenzionale;
esso è stato ingannato, e tutto
ciò richiede un' ulteriore si)ie-
gazione ed inchiesta. Quando
ultiumniente sottoposi la que-
stione alla considerazione della
Camera, dichiarai che il con-
teinito della corrispondenza
del signor Mazzini era stato co-
municato a Potenze estere e
che le lettere di lui erano state
aperte dietro istigazione delle
Potenze stesse. Ripeto la di-
chiarazione, una parte della
quale è stata ammessa dal Co-
mitato. La relazione dice:
« Da autorevoli fonti era stato
reso uoto al Governo britannico die
«ungiure, delle quali il signor Maz-
zini era il centro, si stavano tramando
in territorio iiij^lese, per i»reparai-e
una insurrezione in Italia: e che se
tale insurrezione avesse assunto un
u>p«"tto formidabile, i)er speciali ra-
jiioui politiche, la
rebbe statua turba ti(
29 o
europea .sa-
Perché questa mistificazio-
ne ? Quali sono le vostre «au-
torevoli fonti? » Quando noi
udiauìo parlare di « autoreroli
fonti. » nel nostro Paese, si
pensa generalmente al Sovra-
no, e queste « autorevoli fon-
ti » sono senza dubbio i Sovrani
di altri regni, ciò che corrabora
il caso mio. La relazione non po-
teva dire speci licameiite che
certi Ambasciatori avevano
chiesto all' on. Baronetto, di e-
mettere le ordinanze; ma ci
lascia indoviuarechi siano que-
ste « autorevoli fonti. » Conti-
nua dicendo che « il signor
Mazzinierail centro dell' insur-
rezione organizzata su terri-
torio britannico. » Nessuna
dichiarazione esiste più falsa
di questa. -Si doveva autoriz-
zare il signor Mazzini a par-
lare dinanzi il Comitato, ed
egli avrebbe data una ben
diversa versione della cosa.
La relazione continua:
« Il Goveino liritanuico, conside-
rando tino a (inai punto i suoi inte-
ressi esigessero il manteninieutu della
pace attuale, emanò, per convinzione
propiia. e non per suggestione di
nessuna Potenza estera, 1' ordine di
trattenere e di apiire le lettere del
signor Mazzini. »
K detto che non fu per sug-
gestione di nessuna Potenza
estera; ed allora, che' ne e
delle «autorevoli fonti? » Sup-
294
APPENDICE
pongo che vi sia qualche sot-
terfugio intorno a chi avesse
suggerito : ma i Signori del Co-
mi tat-o avranno detto, senza
dubbio : « forse ne verrete a
capo. » La relazione continua:
«L'iuforinazioiie dedottala quelle
lettere e, secondo il Goveruo britau-
uico, utile a .s\ eutare tale atteiitatd,
fa comunicata ad una Potenza estera:
ina r informazione co.si coninuicata
uou era di natura tale da conìpro-
mettere. e non compromise, la sicu-
rezza di nessun individue» sojjjretto a
(juella Potenza estera. »
Voglio pure leggere un pa-
ragrafo della relazione del
Comitato dei Lords a questo
proposito : esso dice :
« Certe parti delle informazioni cosi
ottenute fui-ono comunicate a un Go-
verno estero, solo in <|uanto detta
comunicazione parve giustificata; ma
senza i nomi e i particolari che a-
vrebbeio jwtuto esporre a grave pe-
ricolo qual<-lie individuo residente nel
paese estero al <juale era tra.sraessa
r informazione. »
Ora, vorrei sapere cosa dice
il Segretario di Stato per gli
Affari esteri intorno a queste
citazioni, poiché trovo che in
una discussione su questo argo-
mento, avvenuta alla Camera
dei Lords. Lord Normanby
chiese se l'informazione era
stato comunicata a Potenza
estera ; ed il Duca di Wel-
lington rispose negativamente;
ma Lord Aberdeen si alzò e
disse di poter forse rispondere
a questa domanda in modo più
soddisfacente, e aggiunse che
nemmeno una parola era stata
coinunicara aiinaisiasi Potenza
estera. Ebbene, ora i Comitati
della Camera dei Lords e della
Camera dei Comuni debbono
accomodar la cosa col Segreta-
rio di Stato ])ev gli Ail'ari e-
steri. Qualcuno mentisce gra-
ven)ente. manon spetta a me di
dirlo. Credo a entrambi i Co-
mitati; ma sostengo che la con-
traddizituie del Segretario di
Stato )>ergli Affari esteri esige
una spiegazione, non solo per il
nostro Paese, ma anche per i
sovrani e le nazioni estere. La
relazione della Camera dei
Comuni dice che questa in-
formazione, che entrambi i
Comitati asseriscono es.ser sta-
ta data a Potenze estere, e-
vitava di « compromettere la
sicurezza di qualsiasi individuo
soggetto a dette Potenze e-
stere : » e proprio poco prima
è detto che «tale informazione,
come atta a sventare questa
attentato, fu comunicata ad
una Potenza estera. » Ora,
che modo era questo di sven-
tare qualsiasi attentato f Era
forse degno dell'Inghilterra f
Era questo il sistema da adot-
tare per « frustrare » ((uesto
attentato, sapendo che era
compromessa la vita di otto
sfortunati individui f Avete
asserito che il siglior Mazzini
era il centro di questa insur-
rezione e che stava traman-
dola qui. Ora, se gli aveste
APPENDICE.
295
]»erniesso di o(nii])ariie dinanzi
al Comitato, avreste trovato
clic nella sua corrispondenza,
come posso provarlo io, vi era-
no, è vero, dichiarazioni conte-
nute nelle lettere a Ini dirette,
provenienti da qnegli infelici
nomini d'Italia, allora residenti
a (.'orlVi, (^Iie desideravano di
invadere i dominii di Bua
Santità ed aiielie una parte
del territorio ria])oletauo; ma
il sitjnor Mazzini, nelle sue let-
tere a <jnej»li individui, diceva e
taceva del suo mefjl io per dissua-
derli. Diceva tratta isi di un'im-
presa temeraria, destinata al-
l' insuccesso, e li scongiurava
di desistere. P^ssi risposero
dicendo : « Desisteremo, se-
jru iremo il vostro consiglio: »
ma, disgraziatamente, il veleno
era già trasmesso al Governo
napoletano. Il Governo britan-
nico gli aveva comunicato lo
scopo della prima parte della
corrispondenza, ed era troppo
tardi per revocare la sua co-
municazione. Il Governo au-
striaco mandò spie tra quei di-
sgraziati. Quelle spie fornirono
ad essi imbarcazioni, dicendo
che in Calabria i contadini
erano pronti a sollevarsi, e non
mancavano che i capi. Quegli
uomini furono perduti, ingan-
nati, e malgrado le assicurazio-
ni espresse al signor Mazzini
nelle loro lettere, lasciarono
Corfii per la Calabria. Giunti
là, invece di contadini pronti
a riceverli, furono condotti
alla montagna, dove trovarono
forze mandata dal Governo
napolet.nio, dietro istigazione
e (Consiglio del Governo ì>ri-
taunico, per ([uanto io sappia,
e dove furono catturati; alcuni
perirono nella lotta'; ma nove di
essi furono presi, ti-adotti di-
nanzi un tribunale militare, e
poco tempo dopo giustiziati.
Ecco r estratto di una lettera
scritta poco (ìo]>o la loro m«)rte.
J^isogna ricordare che si trat-
tava di nomini di ottima fa-
miglia, di spiriti eletti, ma
senza guida. Vi erano fra di
loro i due Bandiera, figli del
contrammiraglio di questo no-
me. Ecco il racconto della loro
morte, scritto al signor Maz-
zini :
« I fratelli Jiaiidiera e i loro sette
(•(>iu])aoni morirono cahui ed intre-
pidi, attenuando la loro fede, come
coloro che muoiono per la ginstizia e
la verità. Uno die lia assistito ai
loro ultimi momenti a Cosenza, il
25 lu^io, parla di loro come di stinti,
ri<-ordando i màrtiri dei primi tempi
del Cristianesimo. La mattina del
giorno fatale finono trovati dormendo.
S' abbigliarono con somma cura, e
per quanta) potavano con eleganza,
come se s' ajtpareccliia.ssero a un
atto solenne religioso. ITn prete
venne per confessarli ; ma essi lo re-
spinsero dolcemente, dicendogli die
essi avendo praticato la fede del Van-
gelo e cercato di propagarla anche a
prezzo del loro mngue fra i redenti
da Cristo, speravano d'esser raccoman-
dati a Dio meglio dalle proprie opere
che dalle sue parole, e lo esortavano
296
APPENDICE.
a serbarle per predicare ai loro oppressi
fratelli in Gesìl la religioìie della Li-
bertà e dell'Eguaglianza. S'avviarono
con volto «ereuo e ragionando tra loio
seii/a ostentazione al luogo dell' ese-
cuzione. Giunti, e apprestate 1" armi
dei soldati, iiregarono che si rispar-
ìnimtse la testa, fatta aimìnagine di
Dio. Gridarono: Viva l'Italia! Questo
fu il loro ultimo grido sulla terra.
Dio e i loro fratelli lo ricorderanno, »
Un altro imìividuo scrive
pure a (ptesto proposito :
« Se liusciamo. mi scris.sero nelle
loro ultima lettera dell' 11 giugno,
affrettatevi a raggiungerci I Se t^oc-
combiamo, dite ai nostii concittadini
che imitino l' esempio, poiché la vita
ci venne data per utilmente e nobil-
mente impiegarla e la causa per la
(juale avremo combattuto e saremo
morti è la più puia. la più santa, che
mai abbia scaldato i p«'tti degli uomi-
ni : es.sa è quella della Libertà, dell' ^-
guagUanza, t\Aì' Uinanità, dell' /jaft-
peìxdenza e dell 'Oìifà Italiana.
Questi sono gli uomini con-
tro i quali si è alleato il no-
stro Governo coli' Austria e col
Redi Napoli! Tre furono giusti-
ziati, e questo, senza dubbio,
avvenne dietro le informazioni
fornite dal Governo agli Stati
stranieri. Perché, dopo di av^er
ottenuto queste informazioni
per mezzo del «sequestro delle
lettere, non avete avvertito
quegli infelici, dicendo loro :
« Il vostro piano è stato sco-
perto, e voi dovete cessare di
complottare in territorio bii-
tannico ; andate ini*outro a
un pericolo, che finirà npr
trascinarvi alla rovina I » Se
aveste agito cosi, essi vi a-
vrebbero ascolt-ato, invece di
farvi lo strumento della loro
morte. Quegli uomini sono
stati appunto le vittime del
sistema : ed io ritengo che
il loro sangue debba ijesare
più sulla coscienza dei Mi-
nistri di Sua Maestà, clié
su quella di coloro che com-
l>irono il loro dovere, fiicendo
adattare il grilletto dei mo-
schetti che li uccisero. Se un
monumento dovesse essere e-
retto in memoria di coloro
che caddero a Cosenza, come
spero sarà fatto, la lapide
commemorativa dovrebbe ri-
cordare che essi caddero per
la causa della giustizia e della
verità, vittime della bassezza e
dell'inganno di un Ministro bri-
tannico. E questa, ricordatelo,
sarebbe la pura verità, una delle
conseguenze di questo odioso
sistema. Ma. fosse questo il solo
caso esistente riguardo a stra-
nieri. Ho presentato ieri sera la
petizione di due distinti esuli
polacchi, uno, il signor Stani-
slao Worcell, membro della
Dieta polacca, 1' altro, il capi-
tano Stolzmau : petizione ri-
guardante il sequestro delle
loro lettere all'IT rticio delle Po-
ste. Quest'ultimo ha constatato
in un modo od in un altro, come
già fece il Mazzini, che le suo
lettere sono state aperte, e
anch' egli, l'anno scorso, re-
clamò una riparazione ed una
APPENDICE.
297
iiirliiesta; lua iioii e stato mai
chiamato dinanzi al Comitato,
e nessuna informazione è stata
data alla Camera dall' ou. Ba-
ronetto intorno al sequestro
delle lettere del capitano Stolz-
man, Suppongo però che le
mfonnazioui ottenute per mez-
zo di (queste lettere siano state
comunicate al Governo russo,
benché il risultato non sia stato
COSI fatale a lui come nel caso
degli esuli italiani. Comunque,
questo modo di procedere è in-
degiu) del Governo britannico.
La relazione del Comitato
continua dichiarando che :
•< Un'ordiuftiiza di aprire e di trat-
teiit-rf tutte le lettere indirizzate al
signor Worcell ed al signor Stolznjau
fu emesso il 17 ai»rile 1844 ed annullato
il 1^0 jriugno. »
Ho la prova del contrario.
Non ho fatto nessuna atferma-
zione a questo proposito che
io non sia in grado di pro-
vare. La relazione dice ancora :
« rnOidinanza di aiuire e di trat-
tenere tutte le lettere indiiizzate al
signor Grodicki, a Parigi, e ad un altro
signore straniero, fu emesso il 3 giù
gno 1844 ed annullato il 13 dello stes-
so mese. »
Ora. il signor Stolzman
comparve innanzi al jìubblico
r anno scorso, avendo egli
I>reseutata una petizione ; ma
nessuno senti parlare del signor
Worcell, finché questo nome non
comparve nella relazione del
Comitato. Il signor Worcell ha
presentato ieri una petizione
alla Camera, per aver l'occasio-
ne, per mezzo di un' inchiesta
condotta da un Comitato non
segreto, di smentire le false
accuse e di rivendicare 1' ono-
rabilità del suo carattere di-
nanzi alla Camera e al Paese.
Ho ragione inoltre di credere
ohe il signor Worcell non abbia
avuto sentore dell' apertura
delle sue lettere, lino a quando
non comparve la relazione ;
s'aggiunga che il signor Gro-
dicki non fu nominato l'anno
scorso. Perché dunque, di-
versamente dall'altro, fu sol-
levato sugli scudi della pub-
blica rinomanza, quando è
diohiaiato nella relazione che
questo ordine si fondava su
ragioni connesse con la sicu-
rezza e salvezza personale di
un Sovrano estero, allora in
Inghilterra? Questo non signi-
tica altro che questi signori
erano animati dal desiderio di
assassinare questo Sovrano e-
stero, che noi tutti sappiamo
essere V Imperatore di Russia ;
ma perché non dirlo f perché
vi erano due Sovrani stranieri
nel nostro Paese a quel tempo ;
il Re di Sassonia e l'Impera-
tore di Russia. Tuttavia, il Co-
mitato, al solito, non ha voluto
esser chiaro, esplicito su que-
sto punto, e sembra ansioso
di lasciare in dubbio ai po-
steri quale dei due, il Re di Sas-
298
Al'PKNDlCK
Sonia <) 1' Imperatore di llus-
sia, si volesse assassinare.
La relazione continua cosi:
« Le ultime due (udiiianze sono in
relaziono con la sicurezza peisonale
«li un Sovrano estero, affidata alla
protrazione dell' In;y;liilterra. Appare
evidente al vostro Comitato che in
casi cosi .speciali, aìiclie il minimo
sospetto di pericolo giustitìc-herebhe
un Ministio a prendere misure di
pre<'auzi<»ne assolutamente straoidi-
naiie. Non risulta al Comitato che
si siatrovato, indie lettere sequestrate,
nulla elle j>otos.se incriminare i due
signori, da esso nominati con rilut-
tanza. »
E chi li a chiesto al Comi-
tato i nomi, e qnale era la ne-
cessità (li accusarli, di insi-
nuare sospetti intorno al loro
proposito (li commettere un co-
si orribile ed abominevole de-
litto come V assassinio ? 8e si
credette necessaria tale ac-
cusa nella relazione, si a-
vrel>1»e dovuto anche per-
mettere a questi Signoii di
coujparire dinanzi al Comitato,
e di ascoltare cosa potevano
rispondere contro questa accu-
sa. Ho saputo per caso clie il
signor Woreell appartiene ad
una distinta, nobile fami<;lia
polacca, che è stato lìiembro
della Dieta di Polonia, e da
tutto quanto ho potuto sapere,
egli apparisce incapace, come
qualsiasi Membro di questa
Camera, di avere avuto l' in-
tenzione di commettere un si-
mile delitto; era dunque ammis-
siì)ile che questo «•(•ntiliionu^
potesse essere calunniato dal
Comitato con accuse come quel-
le insinuate contro la sua ripu-
tazione? Ciò è ingiustissimo:
e la Camera lealmente dovreb-
be autorizzare la nomina di
un altro Comitato, affinché
questa persona potesse giusti-
ticare la sua condotta e tute-
lare il suo onore. Se la Camera
autorizzasse la nomina di un
altro Comitato, sono sicuro
che ne risulterebbe che tutte
queste accuse emanavano da
spie recatesi (jui all'epoca della
visita dell' Imperatore di Rus-
sia ; e che queste intenzioni
di commettere un delitto a-
troce. furono inventate ]>er cat-
tivarsi i favori del F Amba se la-
ta russa. Il risultato fu che
V Ami 'asciato re russo o qual-
cuno dei suoi im])iegati andò
dal Segretario di Stato per
1' Interno a comuìiicargli le
insinuazioni udite : e come
conseguenza di questo passo,
fu emanato 1' ordine di aprire
le lettere di quei signori. Que-
ste spie, desiderando di tornare
nel paese natio, vollero in-
graziarsi r Ambasciata russa,^
alle spese di quegli uomini
dabbene ; e le loro asserzioni,
riferentesi a questa sozza ca-
lunnia, furono credute, non so-
lamente in quell'ambiente, ma,
evidentemente, in parte anche
dal nostro Governo. E il Comi-
tato avverte di ìioT) aver udito
APPKNDICK.
299
a dire che si sia trovato alcnu
che di criminale nella corri-
spondenza di qnei signori.
In conclnsione. le spie sono
tornate al loro paese, per
una, concessa aniuistia e quei
Signori sono rimasti qni, con
una disonorevole macchia sulla
loro riputazione, per opera del
Governo del nostro Paese. Que-
sta è una parte verjjjoijnosa del
rapporto, e non può esservi
«riustiticazione per il Comi-
tato d' averlo steso. Non
eredo che il Governo si ren-
desse conto di ciò che face-
va, comunicando il contenuto
delle lettere che svelavano i
rapporti tra gli esuli residenti
qui e le loro famiglie in Po-
lonia. Quando il Ministro ebhe
aperto e letto il contenuto
delle lettere degli esuli po-
lacchi e delle loro famiglie,
probabilmente avrà dichiarato
al Governo russo, dietro listi-
gazionc del quale aveva agito,
di non aver trovato nulla in
quelle lettere di natura politica
o criminosa, madie esse si rife-
rivano esclnsivamento a que-
stioni ed affari di famiglia. Ma
si rese conto forse di tutta
la portata della opera sua,
sia pure con questa semplice in-
formazione data al Governo
russo! È noto che in Polonia
sono stati emessi varii ukase
che proibiscono a tutti i resi-
denti in Polonia di avere qual-
siasi rapporto con gli esuli di
• piel Paese: so (iiialcuno cor-
rispondeva, non importa su
quale argomento, con un e-
sule Polacco, per* la prima
volta era passibile di pri-
gione e di frusta. Era anche
dichiarato colpevole di alto tra-
dimento chiunque, in Polonia,
corrispondesse con determinate
persone residenti in Inghil-
terra, i nomi delle quali erano
indicati. Quelli di Worcell e di
Stolzman sono nella lista di co-
loro coi (juali il corrispondere
era dichiarato un tradimento.
In forza di questo ukase, la
moglie d^l generale Sovinski
è stata imprigionata, sotto il
sospetto di corrispondere con
alire signore polacche in esi-
lio. La signora Vinnitcha, mo-
glie del colonnello Vinnitcha,
fu pure arrestata, per avere
scritto a suo nuirito in esilio,
e la signora Valde fu impri-
gionata e ricevette cinquanta
frustate per esser stata in
corrispondenza con un esule,
p] queste punizioni, ricorda-
telo, sono i!iflitte dietro or-
dine di un sovrano, della cui
venuta qui, la Camera dei
Comuni d' Inghilterra si ral-
legrò con Sua Maestà, ccmsi-
deraudo il viaggio dell' Impe-
ratore di Rui^sia, intrapreso
con grande sacrificio di pri-
vate comodità, come una prova
dell' amicizia di Sua Maestà
Imperiale. Non suppongo il Go-
verno edotto del danno inflitto
300
APPENDICE.
a i>ersone i-esidenti in Polonia,
informando l'Ambasciata rtissa
che il contenuto delle lettere
ricevute dagli esuli polacchi
si riferiva solamente ad atìtari
di famiglia; poiché, una mo-
glie che corrispondeva col
proprio marito, esule nel no-
stro Paese, era soggetta alla
più brutale delle punizioni,
alla punizione corporale. An-
che essendo madre, essa non solo
era sottoposta ad una punizione
cosi vergognosa, ma le eran
sottratti i tìgli. Ripeto perciò
che un Governo dovrebbe es-
sere molto prndente a co-
municare a Potenze estere
qualsiasi informazione otte-
nuta dalla corrispondenza pri-
vata di persone residenti nel
nostro Paese, anche quando
queste lettere si riferissero sol-
tanto ad affari privati. Ed ora
passo ad un'altra parte della
questione, a ciò che è stato
dichiarato essere una pratica
usuale, cioè l'ax)ertura della
corrispondenza indirizzata o
proveniente da ambasciatori e-
steri, inviata per mezzo del-
l' Ufficio delle Poste. Ripeto
che è stata una consuetudine
quella di aprire le lettere
indirizzata agli Ambasciatori
qui residenti, prima di con-
segnarle. Mi immagino di ve-
dere il conte di Aberdeen che
accoglie un Ambasciatore estero
alla sua tavola o nel suo gabi-
netto, e gli chiede quali notizie
abbia ricevuto dalla sua Cor-
te, recitando la farsa solenne
dopo di aver letto le lettere
di quell'Ambasciatore. L'anno
scorso dichiarai che telegrammi
e lettere di Ambasciatori este-
ri, trasmessi per mezzo del-
l'Ufficio delle Poste, erano sta-
ti aperti e copiati, prima dr es-
sere recapitati qiii e spediti
fuor del Paese. Quando lo dissi,
qualcuno ne dubitò, e aggiunse
che era immaginazione da
parte mia. Ma che cosa trovo
nella relazione? Trovo questa
dichiarazione :
« IVr ciò che .><i lifeiisce al Di-
partimento degli Affari Esteri, uel-
r Ufficio delle Poste, il segi-eto della
corriapondeuzji privata, coni' è stato
verificato dal Comitato, è inviolato.
Alcuni ordini, die portano rispetti-
vamente le firme di Mr. Charles Ja
me.s Fox, Segretario di Stato per gli
Affari est^'ii nel 1782, e del suo suc-
cessore. Marchese di Carmartheu.
sono stati sottoposti al Comitato, il
quale, data la loro natura, in rela-
zione con altre informazioni, ha ri-
tenuto che la corrispondenza dijdo-
matica iuc»)rra, tanto in questo pae-
se quanto negli altri grandi Stati
d' Europa, quasi lo stesso rischio di
ispezione. Circa il tempo in cui duraro-
no simili mandati e quando furono an-
nullati, il Comitato non ha ulteriori
infonnazioni, e non ha ritenuto suo
dovere di riferire altro intorno a que-
sta parte della questione. »
E perché non riferire an-
cora intorno a quest' uso ?
perché, facendolo, il Comitato
avrebbe semplicemente aifito
in conformità delle istruzioni
APPKNDICK.
SOI
ricevine «lalla Camera. Il Co-
mitato dice:
« Siamo soddisfatti che «-vi presente
.simili mandati o usi non esistano, e
che 1« corrispondenza pnbblicii o pri-
vata, trasnies-sa regolarmente per
mezzo della Posta, goda un' assoluta
8icni"ezzii, soggetta solamente alla
contingenza di un ordine del Segre-
tario di Stato, rivolto jwr ragioni
81)et'iali contro una data lettera o
lettere. »
Non è (letto però per quanto
tempo durò questa pratica; si
dice che certi mandati furono
mostrati, i quali portavano le
firme di Mr. Fox e del Mar-
cbese di Carmarthen, nella qua-
lità di Segretari di Stato per
gli Affari esteri; e ci lasciano
da indovinare, per quanto ri-
guarda quest' uso, se la pratica
continuò vent'anni o venti ore
prima della compilazione della
relazione. Ma che cosa è stato
dichiarato dal Comitato se-
greto della Camera dei Lords
a questo proposito ?
« È stata constatata T e-sistenza,
per un lungo periodo di tempo e sotto
varie amministrazioni successive, di
una pratica consuetudinariaper laqua-
lelacorrispondenzadiplomaticadeiMi-
niRtri esteri. pa.s.sando per la Direzione
generale delle Poste, era spedita ad
im ufficio speciale, prima di essere
aTviata al suo destino. Il Direttore
Generale, avendo notato come non vi
fosse sufficiente autorità per 1" eser-
cizio di questa pratica, l' aveva in-
teramente cessata dal giugno. »
Censurare il Direttore Ge-
nerale delle Poste per irrego-
larità di una procedura, qua.si
non fossero spesso nies.se in pra-
tica, mi sembra molto strano.
In quanto poi all' asserzione
« adesso non esistono pili tali
ordini o pratiche, » non è se
non una lustra per confondere
ordinanze speciali con quelle
generali ormai dismesse. Ed
ora, dopo le dichiarazioni fatte
in questa relazione, che pense-
ranno le Nazioni Estere del si-
stema esistente nel nostre Paese
per P apertura delle lettere
dei loro Aml)a sciatori f In
quanto ai sentimenti di questi
ultimi su tale riguardo, spero
chela Camera si darà la pena di
ìiotare ciò che accadde alcuni
anni or sono alla Camera dei
Lords. Nella relazione del Co-
mitato della Camera dei Lords
è dichiarato che questa pratica
continuò fino a poco tempo fa:
vediamo oraun po' cosa accadde
nel 1641, quando l'Ambascia-
tore veneziano si lamentò alla
Camera dei Lords che le sue
lettere erano state intercettate
ed aperte. Leggo la segnente
dichiarazione nel Giornale dei
Lorda del 1041, venerdì 12
novembre :
[E qui Mr. Duucombe legge
il riassunto dell' episodio e le
sentite lagnanze dell' Amba-
sciatore per questa violazione
ripetuta, e altra volta smen-
tita inutilmente. Il giornale
dei Lords continua la sua di-
chiarazione : « La Camera ri-
302
APPENDICE.
tiene opportuno ed approva
che sia data soddisfazione di
ciò alla Serenissima Repubblica
e al suo attuale Aniltasciatore.
La Camera nomina il Conte di
Bristoll, il conte di Hollaud, il
Visconte Say e Tcal, I^ord Digby
e Lord Newnham, i)er redigere
nel modo più adatto una ri sposta
per l'Ambasciatore veneziano.
La risposta è , letta ed appro-
vata, come pure il )nodo di
recapito. » Mr. Duucombe fa
notare come V ambasciatore
veneziano non accettò le scuse
nel modo con cui furono pre-
.sentate; fu ordinato allora che
un Ambasciatore fosse mandato
a Venezia, portatore di scuse
scritte, e fu pure ordinato se-
veranjente che le lettele del-
l'Ambasciatore non fossero più
aperte. E prosegue:] Cosa dire-
ste ora 86 gli Ambasciatori di
tutte le nazioni reclamassero
scuse per T apertura delle loro
lettere? Io posso solo ripetere
che è un ignobile sistema, asso-
lutamente vergognoso per l'o-
nore dell'Inghilterra, e che sono
lieto di constatare che esso non
esiste pili, per quanto solamente
dal giugno scorso. Ed ora vengo
a argoujenti i)iu immediati.
Dissi l'anno passato che un
Comitato era stato nominato
per recarsi nei distretti mani-
fatturieri allo scopo di aprire
lettere, come pure di vedere
a chi scrivevano certe persone
sospette. Tutto ciò fu allora
recisamente negato: ma udite
che cosa trovo a pagina 18 della
relazione :
« Durante le agitazioni dell' ago-
sto 1842 nei distretti tnanifattiirieri
e minerari, fu mandato da Londra
un nfficiale postale con 1" ordine e con
r autoiità del Segretario di Stato di
ajniie le lettere di sei persone clie si
nominavano e che avevano jireso paite
notevole nei disordini di quel tempo.
Xella stessa settimana, lo stes-^o im-
piegato, munito di altri due ordini,
t'v mandato altrove ad aprire le let-
tere «li altri dieci individui pure no-
miiuiti; e «luiudici giorni dopo erano
aj)ert4! le lett^^re di lui' altra persona:
diciii^sett* persone in tutto. La mag-
gior parte di questi iudividni, le lettere
dei quali furono aperte in questa oc-
casione, erano accusati, .altri accusati
e condannati dinanzi al Comitato «pe-
ciale, nominato per processare le per-
sone coinvolte in quei torbidi. Ad
eccezitme di uno, questi ordini furono
emessi tra il 18 ed il 26 agosto 1842,
e annullati il 14 ottobre.
Di questa eccezione non è
detto altro : forse è tuttora
in vigore. La relazione con-
tinua :
« Quasi nello «tesso tempo, due
iuìpiegati furono inviati in due città
di provincia, con l'ordine del Ministro
di aj)rire e di esamin.ire le lettere in-
dirizzate ad nn individuo in ognuna
delle due città: ma in uno di questi
casi non vi furono lettere da aprire.
Un impiegato tornò al suo lavoro
consueto dopo una settimsuta, 1' altro
dopo un'assenza di cinque settimane. >>
Poteva esservi dubbio che da
queste misure avesse origine la
voce di un Comitato spedito nei
distretti manifatttirieri? ìil di-
APPENDICK.
303
<l)iaiatoiielliirelazioiie che que-
sito Comitato nou esisteva; ma
ne non è zuppa è pan bagnato,
visto che un impiegato fu man-
dato nei (liHtietri manifatturieri
ad aprire lettere .sospette. Dissi
che il Segretario di Stato per
V Interno nou aveva agito nel
modo consueto, ma fui smen-
tito. Vorrei chiedere al Co-
mitato se può negare clie que-
sto passo di inviare un impie-
gato in giro pel Paese con lo
scopo di aprire le lettere, non
giustiticava il mio linguaggio.
Ki tengo che la procedura del-
l'on. Ministro fosse assoluta-
mente illegale, perché consta
che questo impiegato aveva
l'ordine di aprire lettere, non
solo, ma di esaminare (luelle
Avellute di fuori; con l'ordine
inoltre di aprire lo lettere scrit-
te con una data calligraiia. Ma
come distinguere la calligratìa
di un individuo da ipiella di un
altro! Quanti errori non dove-
vano accadere, quante lettere
avrà aperte, non comprese nelle
lettera dell'ordinanza? Credo
c)je se si facesse un" inchiesta
intorno a «inesta pratica, il
modo di procedere dell' on.
Baronetto risulterebbe asso-
lutamente nuovo ed intera-
jnente illegale. La relazione
continua :
« X<'ir autiunu) ik-l 184:). durant'C
U- Horainoii»e che ebbero luogo uel
(jallfH iiieridionale, due impiegati im»-
t^iitiì t'iirono iiiaiKiati iu quei (iirttretti,
cou ini ortliue del Miui.stro, il primo ad
l'saniiuare le lettere di uua persoua
iu uua data città, il «eeoudo ad esauii-
uare quelle di uu' altra persona iu
un' altra città ; iu seguito, cou uu
altro mandato, questo secondo im-
piegato aud»'t iu uua teraa città ad e-
samiuare le lettere di uua terza per-
sona. Iu tutti e tre i casi, i nomi delle
per8t)ue la cui corrispondenza doveva
essere sorvegliata, erano esplicita-
mente indicati nel mandato. Uno di
([uesti mandati fu iu vigore diciotto
giorni, r altio sette. Sono probabil-
mente questi tatti che liauuo dato
oi-igiue alla voc»5 di un Comitato o di
Comitati inviati nei distretti mani-
fatturieri, coir autorizzazione gene-
rica di aprire e di Ì8i»ezionare le let-
tere. »
È, ripeto, un procedimento
pericoloso, quello di lasciare
il Segretario di Stato libero
di agire in questo modo, aver
facoltà di mandare un impie-
gato ad aprire le lettere di
qualsiasi imlividuo a sua di-
screzione. Insisto perché a
questo proposito siano date
ulteriori e pili soddisfacenti
informazioni. In un'altra parte
della relazione si dichiara :
« E stato detto che iu alcune oc-
casioni sacchi interi di corrÌ8i>ondeuza
sono stati spediti al Ministero del-
rinteruo per esame. La Commissione
è convinta clie nulla di simile è acca-
duto. »
Io non ho mai detto cosi ;
ma so che sacchi interi sono
stati aperti all' Ufficio delle
Poste, allo scopo di scegliere
determinate lettere. Infatti, è
ammesso nella relazione del
304
APPENDICE.
Comitato die i siteclii di corri-
spoiideiizji da Dublino. Bri-
glitoii 0(1 altre località siano
8tati sottratti dall' invio ordi-
nario alla Direzione Generale
delle Poste e portati in sua
stanza intei'na ])er essere e-
saniinati. Non ho mai derto
che i sac(dii siano usciti dal-
l' Ufficio delle Poste : e poiché
il Comitato ha voluto rispon-
dere ad un' accusa inesistente,
devo dire che s;ire])he stato nie-
lli io se avesse risposto cliiara-
nuMite all' iin])utazione fatta da
me. 11 l'apporto <-()niinu:i cosi:
« SolniuenTe lettere separate o
gruppi di lettere furono spediti dal-
l'Ufficio delle l'oste al Mniistero del-
l'Interno, e quelle solamente' dietro
ordine del Segretario di vStato dì trat-
tenere una lettera o lettere dirette a
una certa persona e scritte con una
eerta calligrafia, e di mandare al Se-
gretario di Stato una copia del tini-
bi o postale o dell' indirizzo o del
contenuto o del riassunto del conte-
JlUtO O le lettere stes-;e. »
Vi prego di notare le va-
ghe generalità di tutto (juaiito
ho letto or ora: che copie o e-
stratti devono essere fatti di
lettere scritte con una data
calligrafia. Cosi^ col pretesto
di aprire lettere scritte in de-
terminata calligrafìa, costoro
potevano aprire qualsiasi let-
tera. Poteva la legge contem-
plare l'apertura di lettere iu
una determinata calligrafia.
<|nando nessuno poteva since-
rarsi della ]>ersonalità calligra-
tìca senza aprirle? Nei prece-
denti è occorso mai un simile
caso? 11 Comitato ha ])ro-
dotto copie di ordini emessi
a questo scoj)© dal Duca di
Newcastle e da altri Segretari
di Stato circa nn secolo fa :
ma io vorri^i avere mia co}»ia
di uno degli ordini emessi dal-
l'ou. Baronetto. Ed ora. ec-
comi all'ultima accusa dame
fatta. Dichiarai di avere ra-
gione di creder.' che le nìie
lettere siano state trattenute
ed a.])crri'. Su questo punto, il
Comitato ha conservato il più
assoluto silenzio. Dichiarai,
in primo luogo, che dopo la
divisione delle lettere © la con-
segna al portalettere, erano a
quest' ultimo chieste quelle
di una o di altra strada. Spe-
cificai le lettere dirette « the
Albany » e dissi sapere che le
lettere dirette a quel lu(»go
furono richieste. Alla mia af-
fermazione di aver ragione di
credere all'apertura delle mie
lettere, molti colleghi osserva-
rono: « Non possiamo supporre
che le vostre lettere siano state
aperte. Il Governo non può esse-
re stato cosi basso, vile e gretto,
da emettere Tordi ne di aprire le
vostre lettere o quelle di qual-
siasi altro Membro del Parla-
mento.» Per quanto il Comitato
nella sua relazione taccia a que-
sto proposito, io so, e lo prove-
rò a quel Comitato che si dorrà
eleggere, che le mie lettere
APPENDICE.
805
sono state nperte giornalmente
per ordine dell' on. Baronetto.
Confesso di sentirmi avvilito,
come Membro della Camera dei
Comnnijperqnesto sospetto che
spinge ad aprire le mie lettere.
Non concepisco un più grave
insnlto personale, un più gra-
ve insulto per il corpo eletto-
rale che rappresento, quello di
nn collegio esteso, popoloso ed
illuminato, poiché io non sono
il rappresentante di nn borgo
campestre qualunque. Ripeto,
che io non posso concepire un
più grave insulto, poiché non è
solamente un insulto alla mia
personalità, ma al collegio che
ho l'onore di rappresentare;
dirò, inoltre, che sé la mia cor-
rispondenza non è libera, non
sono un degno rappresentante
del popolo e in nome del col-
legio, da me rappresentato,
chiedo all' on. Baronetto di
giustificare, se può, il seque-
stro delle mie lettere. Non
so quale storia si sia potuta
inventare in relazione con i
Comitati segreti della Camera
dei Comuni e di quella dei
Lords ; ma ho diritto per nie
stesso, per questa Camera, per
il mio Collegio, ho diritto, ri-
peto, alla giustificazione del-
l'on. Collega sulle ragioni che
lo hanno spinto ad ordinare il
sequestro delle mie lettere. In
un' altra occasione chiesi al-
l'on. Collega se le mie lettere
rispose vagamente che il senti-
mento del pubblico dovere gli
impediva di rispondere alla
mia domanda. Confesso che
in quel momento dubitavo ;
ma Fon. Baronetto disse al-
lora che avevo fatto una do-
manda alla quale io sapevo
bene che egli non mi poteva
rispondere. Quale era la posi-
zione della f[ue8tione riguardo
ai Rappresentanti della Na-
zione? Chiesi all' on. Baronetto
se aveva aperto le lettere di
un Membro di questa Ca-
mera e constato ora che il
Ministro, mentre era colpe-
vole di bassezza e dì viltà,
aprendo le mie lettere, non
ebbe il coraggio di confessarlo.
(alV ordine).
Il Presidente — L' ou.
Collega ha rivolto a un altro
Membro di questa Camera
espressioni che, sono certo,
dopo opportuna riflessione, egli
vorrà spiegare e mitigare.
Mr. T. DuNCOMBE. — Ho u-
sato queste espressioni, rife-
rendomi all'on. Collega nella
sua veste ministeriale; solo in
questo senso, perciò, prendo
nota dell' osservazione, ma le
confermo. Il Comitato nulla
ha riferito a questo propo-
sito, benché io 1' abbia invi-
tato a farlo, e la mia accusa
sia stata chiara ed esplicita.
La sola deduzione che io posso
trame è questa, che non si è
voluto rendermi giustizia, nem-
erano state o no aperte, edegl
Mazzini, Scrìtti, ecc., voi. XXVII (Epistolario, voi. XIV).
306
APPENDICK.
meno alla stregua di (iiiei gen-
tilnomiui polacchi, sui quali
almeno si è detto ehe nulla di
incriminabile è risultato dalle
loro lettere : nemmeno questo
piccolo atto di giustizia. A
quei signori polacchi è stato
detto cosi, ma il Comitato
sapeva bene che, dicendo la
stessa cosa sul conto mio, a-
vreì)be censurato direttamente
1' on. Baronetto. Ecco la dif-
ficoltà nella quale si è trovato
.il Comitato, ed io sono stato
sagrificato per proteggere l'on.
Baronetto, Questa è un'altra ra-
gione per esigere nn' inchiesta,
ed io la chiedo in nome della
mia dignità personale, per la
soddisfazione dei miei elettori.
Neil' nltima parte della rela-
zione, il Comitato considera se
questa facoltà debita <» no es-
sere abolita: ora, se qualun-
que Collega che legga la con-
clusione è capace di dedurne un
chiaro siguiticato, egli è dav-
vero nn nomo di rara perspi-
cacia. Troviamo riferito che in
Irlanda il numero degli ordini
emessi fu piccolo ; ed io, ri-
ferendomi alla discnssione della
Camera dei Comuni, constato
che l' esame degli ordini per
il sequestro di lettere in detto
paese fn deferita al Comitato,
in aggiunta all'incarico origi-
nale. Constato pure che l'on.
Baronetto ha citato un passag-
gio riferentesi all'Irlanda, pili
con l'intenzione di compromet-
tere il suo predecessore, che con
quella di difendere se stesso.
Pare che poche lettere siano
state aperte in Irlanda ; e
quando V anno scorso la que-
stione fn trattata alla Camera
dei Lords, Lord Normanby
(ciò che gli fa molto onore)
disse di essere « specialmente
ansioso che 1' Utììcio Postale
Irlandese fosse sottoposto ad
esame, poiché nelle ultime ore
erano state messe in circolazio-
ne le jjiu assurde dichiarazioni
intorno all'esercizio di questa
facoltàda partesua(di lordNor-
manby), quando era in carica
in Irlanda; che alni importava
di dire chiaramente ed insisten-
temente, in* risposta alle insi-
nuazioni fatte, che tanto qnau-
d'erain carica in Irlanda, quan-
to quand'era in carica in Inghil-
terra, in nessun caso, era stata
esercitata da lui questa facoltà.
per qualsiasi scopo politico.
Nelle pochissime occasioni in
cui era stata usata, si trattava
di casi di basso «Ribbouismo, »
nei quali non vi erano altri
mezzi per inquisire. » È raro
che io abbia 1' occasione di con-
venire con il Morning Herald,
comunemente noto come or-
gano governativo ; ma per
giustizia, io devo leggere alla
Camera un ottimo articolo ap-
parso in quel giornale, sulla
questione ora in discussione :
« Esistono colpo delle quali è di-
sonorevole perfino di essere sosjtettati,
APPKXDICK.
301
«• a i Ili vivo. sullo il jit^so di simili im-
imtiizioui è doveroso di dare occasione
di sineutirle. Auimati da «questo seiiti-
uiento, riteuiaiiio necessario di pren-
4lere di nuovo nota di un'accusa clie «"'
stata fatta ultiniauieute, in forma
chiara ed esplicita, contro Lord ilel-
honrne ed il suo Gabinetto, riferita nel-
r7/?ra<(i circa un mese fa. L'accusa è
<iuesta : Sua Eccellenza ed i suoi Col-
lejrlii Avhiirs avevauo l'abitudine di
ai»rire le lettere di Mr. O' Conuell,
all'Ufficio i)ostale. L'accusa, ci di-
spiace di dirlo, è fondata su tale
autoiità, elle non po.ssiamo affretta-
tamente lesiùngerla o spiezzarla; nello
stesso tempo, ci rincresce di ammet-
tere la i>ossibiIità di un" accu.sa, la
quale, se vera, costituirebbe un mar-
chio indelebile di infamia e di diso-
noie per il Cìabinetto dei Avhigs. »
Vi prego (li notare queste
paiole :
- Un marchio indelebile di infa-
mia e di di.sonore. »
Questo è liuguaggio del
Moniing Hmild, del vostro or-
gano ; r articolo continua
(COSI :
« Aprire 1»- lettere ad un Membro
del Parlamento, ad un uomo al qiiale
tanto persone hanno affidato i loro in-
teressi, è un delitto e un'offesa contro
la Costituzione: è unamisiu-a cosi vio-
lenta ed estrema, che solo un caso e-
stremo di pericolo o di sospetto po-
trebbe in qualche modo giustificare. »
Questo, ripeto, è il lin-
guaggio del vostro organo, il
quale dichiara che aprire una
lettera a un Membro del Par-
lamento è un delitto che mac-
chia d'infamia e di disonore
il Governo che vi ricorre.
Le mie lettere sono state
aperte ; perciò, da questo
fatto, e dal sentimento che
anima il vostro oigano, potete
trarre la <leduzione che volete.
Ma non si tratta solamente
degli epiteti coi qualiil Morn-
inij Herald detinisct? la misura :
si tratta veramente di un delitto
di natura assai grave. Se le
lettere di altri non dovevano
essere aperte, se non dietro un
ordine del Segretario di Stato,
ne deriva che non solo è un' of-
fesa, ma un'infrazione di pri-
vilegio, quando si tratta delle
lettere di Membri di questa
Cameia, aperte senza V auto-
rizzazione di tale ordine. Sui
verbali della Camera è riprodot-
ta una deliberazione, la quale
considera come gravissima in-
frazione delle franchigie nostre,
1' apertura di nna lettera di
qualsiasi Membro della Camera
o di una lettera a lui indiriz-
zata, se non in seguito a spe-
cifica ordinanza del Segretario
di Stato. Mancassero altre ba-
si, la esistenza di una simile de-
liberazione giustilìca la mia do-
manda all'on. Baronetto, cioè
se le mie lettere sono o no state
aperte dietro suo ordine. Se
nessun mandato è stato emes-
so, allora vi sono altri indi-
vidui colpevoli d' infrazione
per le nostre inviolabili fian-
chigie, e io chiedo che siano tra-
dotti dinanzi alla Camera, in-
quisiti e giudicati. Concluderò
le mie osservazioni col bra-
308
APPENDICE.
no finale della relazione del
Comitato. Era convenuto che
il Comitato esprimesse la sua
opinione sull'opportunità di
continnare o di abolire questo
sistema di spionaggio. Ma è sta-
to fatto ciò? Niente aft'atto! Vi
hanno speso una pagina inte-
ra, e sfido chiunque a compren-
derne il significato. Risulta da
essa che vi sono stati nove Mem-
bri del Comitato i quali hanno
espresso nove opinioni diverse,
l>oiché suppongo che ciascuna
di esse rappresenti rispettiva-
mente V opinione di un Mem-
bro del Comitato. Le conclu-
sioni alle quali i Membri sono
giunti individualmente, sono
davvero straordinarie, per
<luanto sia difficile di dire
(]uali relazioni esistano fra di
loro. Il Comitato after ma :
« Ih quanto all' utilità di tali
ordinanze per la scoperta di co-
spirazioni sediziose o di altri at-
tentati alla sicurezza pubblica o di
notizie scambiate fra i compromessi
in questi avveniujeuti, non sarebbe
ragionevole di negare che, in certi
casi, una simile consuetudine può
aver aiutato in vari modi il potere
esecutivo. »
[Qui Mr. Duncombe legge
le diverse opinioni dei nove
Membri intorno alla maggiore
o minore utilità di questa fa-
coltà, e giunge cosi all'ultimo
paragrafo della relazione ri-
guardante questo argomenroj:
« Date queste circoetanze, il Par-
lamentai considererà se sia il caso di
stabilire norme legislative o se preteri-
sca di conservare questa facoltà nella
forma attuale, affidata al SegretArio
di Stato, da servirsene sotto la stia
diretta responsabilità, in quei casi
d'urgenza, quando, secondo il suo giu-
dizio, r esercizio sarebbe sanzionata
dall' illuminata opinione pubblicn e
la tutela di importanti ]>ubblici in-
teressi lo giustificasse.
Credo di aver detto aì)-
bastanza per convincere circa
1' opportunità dell' assoluta
abolizione di questa facol-
tà. Ritengo non occorra al-
tra inchiesta per giungere a
tale conclusione, eccetto per
verificare uno o due punti,
come, per esempio, il sequestro
delle lettere indirizzate all'Al-
bauy, di cui ho già parlato. Ho
dichiarato che api)arisce evi-
dente la difi'erenza d' opinione
fra i vari Membri del Comi-
tato, ma ohe non vi devoiu^
essere state discrepanze, co-
me risulta da ciò che ho
testé letto. Dato questo stato
di coàe, è difficile di dedurre
quale sìa, secondo loro, il ri-
sultato dell' inchiesta. È stato
detto nella conclusione che è
lasciato al Parlamento di de-
cidere se convengano disposi-
zioni legislative o di mante-
nere lo siatu quo, sotto la diretta
responsabilità, ed il criterio del
Segretario di Stato. Ma dovrete
ricordare, prima di optare per
la seconda alternativa, ohe
quando un Ministro, sia pure
il Segretario di Stato per 1" In-
APPKNDICK.
309
teru«), è chiamato a reu-
dtT conto della sua autorità
per l'esercizio di questa fa-
coltà, eorli dice di averlo fatto
sulla propria responsabilità e
senza nessun altra autorizza-
zione. E voi volete che 1' o-
-pinione pubblica approvi, ac-
cetti, una facoltà esercitata in
questo modo ? Secondo me.
dovremmo avere un Comitato
per stabilire se è V opinione di
questa Camera ch<- una tale fa-
coltà si debl)a continuare. Fuori
di qui, non vi può essere nessun
dubbio suir opinione generale
inronio alla questione. È ne-
cessario, ripeto, di costituire un
Comitato che riferisca, in spe-
ciale modo, su questo sogojetto,
ed è tanto più necessario, in
<|uanto alla Camera dei Lords
il Primo Lord dell' Ammira-
•iliato dichiarò, il 25 giugno,
che questa facoltà è esistita
in tutti i. tempi e deve sempre
esistere in qualsiasi Paese che
abbia un Governo. Tale è
r opinione di Lord Haddingt-
<m. Primo Lord dell' Anmii-
ragliato. f^gli dichiara di es-
sere sua convinzione, che non
si possa avere Governo senza
V esercizio di questa odiosa
facoltà, che non potrebbe e-
sistere un Governo in Inghil-
terra senza aver modo di
commettere inganni e frodi a
discrezione. Io sostengo che
nessun Governo onesto ha bi-
sogno di questa facoltà, che
la sicurezza dell' Inghilterra
non dipende dall'uso dimezzi
cosi iniqui; e mantengo ancora
che l'onore dell' Inghilterra o
rouore d'ogni Inglese ne esige
l'intera, l'immediata abolizio-
ne. Ed è con queste convin-
zioni, che, dopo di avere forse
un po' abusato dell' indulgenza
della Camera, propongo :
« Che uu Comitato pubblico sia
utmiiuato per investigare intorno al
modo col «|uale le lettere sono state
trattenute, aperte e risigillate all' of-
ficio centrale delle Post^o in qualsiasi
Ufficio postale provinciale ; come pure,
per accertare in quali circostanze è
stato concesso dal Segretario di Stato
«(ualuiique niamlato in proposito, dal
1° gennaio 1840 fino ad oggi; detto
Comitato dovrà presentare la sua re-
lazione alla Camera insieme con la
sua opinione, se è conveniente clie
<inesta pratica sia o no continuata. »
Sir J. Graham — dice :
Ho lo svantaggio, o Signori,
di prendere la parola dopo
1' eloquente discorso dell' on.
Collega e di rivolgermi alla
Ciuuora sull' argomento da lui
trattato. Per quanto nella mia
coscienza e nel mio sentimento
io abbia viva la convinzione
di non aver fatto nulla, nel-
l'adempimento del mio dovere,
di cui debba vergognarsi un
pubblico funzionario ed un gen-
tiluomo, pure il soggetto ora in
discussione è uno di quelli pei
quali io sento che nello spirito
del pubblico inglese esiste un
forte pregiudizio istintivo con-
tro chi è chiamato al disimpegno
310
APPENDICK.
di funzioni COSI occupate. Mi
rendo piii'e conto che rai rivolgo
a nn consesso di gentiluomini,
nel petto dei quali deve alber-
gare un sentimento che. nella
loro natura generosa, li spinge a
considerare con ripugnanza l'e-
secuzione di un dovere, che non
ho potuto evitare come publ>li-
co funzionario. Sento perciò, o
Signori, lo svantaggio della
mia posizione attuale, e l'on.
Collega se n'è largamente ser-
vito! Da ciò astraendo, ten-
terò tuttavia di discutere,
spassionatamente e rispet-
tosamente, i vari punti a
cui ha alluso l'on. Collega,
e lo seguirò, per quanto me
lo permetterà la memoria,
lungo il suo discorso. Nego
recisamente che fin da prin-
cipio il Governo si sia ado-
perato per evitare l' inchiesta
sul!' argomento in questione ;
anzi, quando la questione fu
per la prima volta discussa,
dichiarai ciò che ritenevo al-
lora, e che ritengo oggidì,
contrario al pubblico interesse,
non conforme al mio dovere:
cioè che qui, in questa As-
semblea, discutessi intorno al
modo preciso col quale io, nell'e-
sercizio dei doveri della mia
carica, per la quale ho prestato
giuramento al mio Sovrano,
me ne fossi disimpegnato; ma
al medesimo tempo dichiarai
francamente che se la Ca-
mera desiderava un' inchiesta
e se il mio Sovrano intendeva
di sciogliermi dal segreto im-
posto da giuramento, <io ero
pronto a dare le più ampie
informazioni intorno a qua-
lun(iue circostanza relativa ai
casi che l'on. Collega ha e-
sposti alla Camera. Feci questa*
leale dichiarazione alla Came-
ra; ed essa, dopo lunga discus-
sione, nella sua saggezza deli-
berò di eleggere un Comitato
segreto, quale opportuno tribu-
nale dinanzi al quale prosegni -
re l'inchiesta. L'on. Collega,
verso la fine del suo di-
scorso, ha creduto conveniente,
con allusioni e con analisi
dell' ultima parte della rela-
zione, di mettere in ridicolo
i lavori del Comitato. Ritengo
perciò opportuno di ricordare
alla Camera ed al Paese il
modo con cui fu costitiiito
questo Comitato. Non credo
che sia possibile di trovare
nove gentiluomini più degni
della fiducia del Parlamento
e del Paese di quelli che fu-
rono eletti a formarlo. La
Camera mi scuserà se, cbqx)
il discorso udito or ora, af-
fermo, che la questione non
era del tutto estranea a ra-
gioni di partito. Infatti, non
solo esisteva molto spirito di
parte per il modo con cni era
stata impostata la questione
dinanzi alla Camera, ma sarò
forse giusti Hcato,' dicendo che
vi era anche una discreta dose
APPENDICE.
311
di ostilità pei-Honale nello spi-
rito elle ha aitiuiata o diretta
ladiacussione. Eppure, in nome
del Governo, non ho esitato un
istante nella nomina del Comi-
tato, nel consentire che la mag-
gioranza dei Membri fosse co-
stitnita da avversari politici.
Per confermare qnesta mia
asserzione, chiedo di leggere
i nomi dei novi onorevoli che
fnrono scelti in qnelP occa-
sione. Essi erano: Lord Sandon,
Mr. Wilson Patten, Mr. Thomas
Baring. Sir William Heathcote,
Sir Charles Lemou,Mr.Waibar-
toii, Mr. Strntt, l'OConor Don
e Mr. Ord. 11 Comitato, cosi co-
stituito, dopo di essere stato de-
liberatamente confermato dalla
Camera, iniziò l'esame della
questione, la ([naie è ora por-
tata in discussione, per la
seconda volta, dall' on. Col-
lega. Signori, dichiarai già
che, qualora un Comitato fosse
stato nominato, tutte le cir-
costanze a me note sarebbero
state interamente e lealmente
esposte. ^li par di vedere in
questo momento la maggio-
ranza del Comitato presente
alla Camera, e do la, mia pa-
rola d' onore, da questo mio
posto nel Parlamento, che
ogni minimo particolare, senza
eccezione, senza riserva, a mia
conoscenza, fu sottoposto al
Comitato ; non strappato, ma
volontariamente offerto. Non vi
furono difficoltà a procurare le
prove che potevo fornire, e
spontaneamente diedi al Comi-
tato tutte le informazioni che
possedevo in proposito. Nessuna
parte della (luestione trattata
oggi dall' on. Collega fu tra-
scurata dal Comitato; ripeto
che io non ho celato nulla ;
e se qualche mio atto in re-
lazione a questa accusa poteva
essere censurato, questo atto
è stato lealmente sottoposto
al giudizio del Comitato, e am-
piamente discusso; e se, in
([ueste circostanze, io sono
stato liberato dalla taccia di
bassezza e di viltà da un Co-
mitato composto dei gentiluo-
mini testé ricordati, ho
almeno avuto il coraggio di ri-
velare ad essi interamente tutta
la mia condotta. Con molta
leggerezza si fanno qui accuse
di mancanza di coraggio, di
«bassezza» e di «viltà», in
A'este ufficiale o no; e se la Ca-
mera lo ritiene consono alla sua
dignità di permettere simile
linguaggio. perme«ono relati-
vamente indifferenti. La mia
condotta, come ho notato al-
tra volta, è stata sottoposta al
giudizio di nove persone già
indicate; l'on. (.ollega, con una
presunta jjerfetta conoscenza
dei fatti, ottenuta non so come,
insiste nell'accusarnii di con-
dotta disonorevole, di bassezza
e di viltà; ma io sono stato as-
solto, come gentiluomo e come
Ministro della Corona, dai no-
312
APPENDICE.
ve Membri su iioiuinati, e non
mi cnvo affatto dell' opinione
dell' on. Collega in proposito.
[8ir J. Graham continua ani-
matamente la sua difesa e
quella del Comitato d'inchie-
sta e del suo operato, citando
brani della relazione e valen-
dosi anelie dell'azione spie-
gata dal Comitato d'inchiesta
nominato dalla Camera dei
Lords. e della relazione che
gli è pure favorevole. Dopo
di avere confutato varie ac-
cuse, continua dicendo] :
Una delle imputazioni del-
l'on. Collega si riferisce al
caso del signor Mazzini; ed
egli ha ritenuto conforme al
suo pubblico dovere di dichia-
rare la sua convinzione, che
il mandato che autorizzava il
sequestro delle lettere del
Mazzini, sottoposto all'esame
dei Comitati di entrambi irami
del Parlamento, era creato
per l'occasione. Questa severa
interpretazione (la qu;ile non
so se 1' oi>. Collega sia di-
sposto a dare a tutte le mie
azioni) è stata da lui fondata
su certi termini usati nella
relazione dei Lords, che, se-
condo Ini, non corrispondevano
alla data del mandato, quale
sareb])e stato sottoposto ai
due Comitati. La relazione
dichiara:
« È vero che le lettere del si-
gnor Mazzini fnrouo trattenute ed
apeite per quattro mesi circa, per or-
dine del Segretario di Stato per l'In-
terno. >>
Dal documento sottoposto
al Comitato della Camera dei
Comuni, apparisce che l'ordine
fa enianato il 1*^ marzo e ri-
tirato il 3 giugno, e se l'on.
Collega insiste sulla precisa
formula usata nella relazioìle
dei Lords, vi sareì^be un'appa-
rente discrepanza. Ma io po8s<)
affermare solennemente che
r ordine fu emesso il 1<^ marzo
e ritirato il 3 giugno, e che
il testo originale del mandato,
se non erro, poiché non ho
qui i dati precisi, fu sottopo-
sto tanto al Comitato della
Camera dei Lords quanto a
quello di questa Camera. Ora,
o Signori, quantunque questa
facoltà sia stata esercitata,
secondo la Costituzione, per
un lungo periodo di tempo,
sia stata data ai vari Segre-
tari di Stato che si sono suc-
ceduti dal Kegno della Regina
Anna, e sia stata continuata
con vari statuti che hanno
mutato, modificato o riunito
le leggi relative all' Ufficio
delle Poste, tino ad oggi,
io vorrei richiamare l'atten-
zione della Camera su quella
parte della relazione del Comi-
tato, che indica i nuovi freni
introdotti nell'esercizio di que-
sta facoltà. Fin dall'anno 1822
i mandati originali furono te-
nuti a giustificazione nell' Ar-
chivio neir Uttìcio delle Poste;
APPENDICE.
MS
ma 111 uel 1806, tiuando il de-
funto Lord Spencer era Segre-
tario di Stato per l'Interno, che
fu applicata una restrizione,
imponente il freno più restrit-
tivo all'emissione di questi
mandati. In virtù di quel di-
sposto, non è possibile che il
Segretario di Stato dell' In-
terno possa emettere un' ordi-
nanza senza che altri lo sappia-
no. Il Segretario di Stato non
può asisolutamente emettere un
mandato senza che entrambi i
Sottosegretari ne siano infor-
mati. Un impiegato di fiducia,
che deve redigere questi man-
dati è necessariamente consa-
pevole della loro emissione.
\ì sono perciò tre persone,
oltre il Segretario di Stato,
al corrente di tutta la proce-
dura. Questo è per quanto ri-
guarda la fabl>rica/ione di un
mandato nel caso del signor
Mazzini e l'imputazione di data
falsa. Se le mie affermazioni non
godono fiducia, è almeno evi-
dentemente impossibile di am-
mettere che io abbia commesso
un atto cosi vile senza la con-
sapevolezza di entrambi i Sot-
tosegretari di Stato e dell'im-
piegato, che è un gentiluomo
nel vero senso della parola,
incapace di falsità e di bas-
sezza, come qualsiasi degli
on. Colleghi ai quali mi ri-
volgo. Ed ora passo all'accusa
che l'on. preopinante ha rite-
nuto conveniente di lanciare
contro il mio nobile Collega.
Signori : egli ha ritenuto op-
portuno d'intaccare 1' onore o
la lealtà del mio nobile amico,
il Conte di Aberdeen, proba-
bilmente nella convinzione di
adempiere ad un pubblico do-
vere e la sua accusa è stata
concepita con innegabile fran-
chezza, sebbene nel modo
più rude ed offensivo; ma
quando ne ho sentiti i mo-
tivi, la sua accusa mi è ap-
parsa del tutto destituita di
base. Io alludo al fatto che, se-
condo Mr. Duncombe, la di-
chiarazione fatta da Lord A-
berdeen, dal suo posto alla
Camera dei Lords, non sia in
armonia con la relazione dei
Comitati delle due Camere per
ciò che riguarda la questione
più importante, cioè se quella
parte di corrispondenza del
signor Mazzini, che fu inter-
cettata, sia stata comunicata
ad un Governo estero. Lord
Aberdeen, in Parlamente, ha
negato solennemente che que-
sta comunicazione sia avve-
nuta. La relazione della Ca-
mera dei Comuni riferisce in
proposito :
«Quelle iufonna/.ioui, risultanti da
quelle lettere, sembvaudo al Govenio
Britauuico atte a sventare questo at-
tentato, furono couuiuicate ad una Po-
tenza estera; però, le informazioni date
non erano di natura tale da compro-
mettere, e non compromisero la vita di
nessun individuo soggetto a quella
Potenza estera, e non fu neppure co-
314
APPENDICE.
mnnicato C(»ii quali iDezzi o da quale
fonte erano state ottenute dette in-
formazioni . »
E la dicliiarazione del Co-
luitato della Camera dei Lords
sullo stesso argomento èia se-
«lueute :
« Alcune parti delle informazioni
l'Osi ottenute furono comunicatt^ ad
un Governo estero, solo in (luanto
questa conuuiicazione apparve «riusti-
fìcata, ma senza nomi e particolari
che avrebbero potuto esporre a rap-
presaglie qualche individuo allora re-
sidente nel paese estero, al <iuale si
trasmetteva Y informazione. »
Tale è V opinione di Lord
Cofctenhara su tutta la que-
stione interamente svolta. [A
questo punto Mr. Duncombe
fa un' osservazione che non
è udita], Mr. Duncombe dice
d' ignorare tutto questo. Ma
nega egli forse l' accuratezza
di questa relazione ? Egli
stesso ha citato la relazione
dei Lords, ed io reclamo il
diritto di farlo egualmente,
quando V onore di un nobile
personaggio, di un Pari del
Parlamento, è intaccato; dopo
che la sua lealtà ed il suo o-
nore sono stati riabilitati dal-
la decisione di un Comitato
di Pari, la cui maggioranza
era costituita dai suoi oppo-
sitori politici. Ma passiamo
oltre. Non posso credere che la
Camera voglia ritenere che vi
sia una qualsiasi ragione per
supporre che il mio nobile a-
mico, il Segretario di Stato
per gli Aftari Esteri, abbia
deliberatamente fatto al Par-
lamento una dichiarazione con-
traria alla verità, tanto pili
che questa dichiarazione do-
veva essere provata dai Co-
mitati dei due rami del Par-
lamento. Mi sia ora concesso
di e8i)rimere una mia opinio-
ne, profondamente radicata
per quanto riguarda questa
odiosa, invidiosa, detestabile
facoltà affidata al Segretario
di Stato. Per scopi domestici,
intimi, generalmente non è
usata, e l'esercizio di essa si
presta a molte gravi obbie-
zioni. Si può difendere solo
sul terreno della necessità, in
quanto si riferisce alle nostre
relazioni internazionali, ma al-
lora la difesa assume un altro
aspetto. La Camera dcA^e ri-
cordare, ed io faccio inten-
zionalmente questa dichiara-
zione, che il nostro è il solo
Paese d' Europa dove, qua-
lunque sia il pericolo che possa
derivare dalla presenza di uno
straniero, per il pubblico in-
teresse, il Governo esecutivo
non ha nessun potere, accor-
datogli dalla legge, per evi-
tare tale pericolo, espellendo
l'individuo il quale abbia in
quel modo abusato della no-
stra ospitalità. I fatti del caso
al quale si riferiva 1' on. rap-
Ijresentante di Finsbury sono
ampiamente riportati alla pa-
gina 14 della relazione del Co-
APPENDICE.
315
niitato della Cimerà dei Comu-
ni. Il Governo del nostro Paese
aveva certamente ritenuto, co-
me ritiene ancora, che si
fosse allora organizzata una
cospirazione con V intenzio-
ne di sbarcare sulle coste
dell'Italia, per eccitarvi moti
interni, sollevazioni : che il
pericolo non era immaoriiuxrio,
ma reale, e la cospirazione
formidabile ; che se il pro-
getto fosse ri uscito felicemente,
la pace d'Italia 8arel)be stata
Turbata, e, d;ite queste circo-
stanze, la pace d' Europa a-
vrebbe avuto la stessa sorte,
al ponto che, scoppiando un
conflitto, 1' Inghilterra non
avrebbe potuto assistervi quale
spettatrice impassibile. Parve
però a me che un vitale inte-
resse pul)blic() fosse in giuoco.
Ma è stato alfermato che, avuto
sentore di uno sbarco sulle
coste della Calal>ria. il Gover-
no esecutivo di quelle con-
trade abbia fatto un uso igno-
bile dell'informazione ottenu-
ta, tendendo un tranello ai
cospiratori, i quali, si dice, era-
no in corrispondenza col Mazzi-
ni nel nostro Paese. Ora, io nego
completamente la dichiarazio-
ne snlla quale è fondata (piesta
supposizione. L'on. rappresen-
tante di Finsbury, facendo que-
sta dichiarazione, asserì con
nna brutalità ancora maggiore
di quella che caratterizza le al-
tre parti del suo discorso, che il
sangjie versato in quella triste
circostanza deve macchiare in-
delebilmente i capi del Governo
del nostro Paese. Io nego, nel
modo più solenne, che qual-
siavsi tranello sia stato teso
agli individui in questione.
Prima di tutto, uno sbarco
sulle coste della Calabria non
era previsto. I cospiratori in
parola prepararono i loro piani
a Corfii, e salparono di lag-
giù. Non è vero che il punto
del loro sbarco fosse ritenuto
la costa della Calabria. Nes-
suna informazione in proposito
fu data dal Governo inglese a
quello napoletano. In quanto
alle truppe prejìarate da que-
st' ultimo per accogliere coloro
che, si dice, furono attirati
in un tranello, è falso che vi
fossero: essi 8l)arcarono senza
incontrare truppa di sorta.
Furono ostacolati non da trup-
pa, ma da milizia urbana, corpo
simile ai nostri posse comitatus.
corpo male armato, e non fu se
non dopo un certo spazio di
teiìipo, quando la truppa fu spe-
dita j)er mare, che gì' insorti,
improvvisamente sbarcati sulla
costa, vennero in contatto con
le forze del Governo napole-
tano. Bisogna anche osservare
che, se non sono stato male
informato, solamente uno de-
gli individui cosi sbarcati era
Napoletano ; tutti gli altri ve-
nivano dair Italia settentrio-
nale e non avevano nessun
316
APPENDICE.
rapporto con Napoli. Posso
dichiarare cou fiduciosa cer-
tezza che qualunque informa-
zione ricevuta per mezzo della
l)08ta era trasmessa, non letta,
al Segretario di Stato per gli
Affari Esteri, e confermo so-
lennemente V asserzione del
nobile Lord, ohe egli non tra-
smise mai a nessun Ministro
estero alcun documento origi-
nale o copia di documenti,
ma semplicemente il riassunto
dell'informazione avuta, sop-
primendo i nomi. Noi abbiamo
confessato francamente ciò che
fu fatto; noi lo facemmo con
un desiderio, forse erroneo,
ma certamente onesto, di evi-
taro qualche pericolo pub-
blico. Noi crederaujo che la
pace di Europa fosse com-
promessa dalla progettata in-
surrezione in Italia ; e rite-
nemmo doveroso di sventa-
re quel piano per difendere,
non solo la pace europea, ma
quella del nostro Paese che
ad essa è connessa. 11 mio
nobile amico, Lord Aberdeen,
cercò di ottener ciò. comuni-
cando tale informazione ad
una Potenza estera, aftinché
il moto insurrezionale fosse
arrestato a tempo. Dalle affer-
mazioni del mio nobile Amico,
sono convinto ch'egli non ab-
bia comunicato a quella Po-
tenza nulla che potesse com-
promettere coloro ohe, disgra-
ziatamente, hanno pagato con
la vita il loro sfortunato sforzo
per sollevare un' insurrezione
in Italia; sono convinto che
egli non ha dato nessuna in-
formazione che potesse com-
promettere e danneggiare que-
gli individui. [Qui Sir J.' Gra-
ham riassume il caso del Po-
lacco Sig. Grodicki, menzionato
da Mr. Duncombe, motivando
il mandato di sequestro della
corrispondenza e assumendo
qualsiasi responsabilità. Spiega
inoltre l' equivoco nel quale
è caduto Mr. Duncombe, a
proposito di mandati emessi
per trattenere lettere scritte
con determinate calligrafie,
affermando che la cosa è ine-
sistente. Egli giunge cosi alla
fine del suo discorso dicendo,
a proposito dell' esercizio di
questa facoltà, che è stata data
dallo Statuto al Segretario di
Stato fin dal regno della Re-
gina Anna]. Non potete esigere
ulteriori informazioni su que-
sto soggetto, poiché tutto ciò
che un" inchiesta poteva con-
statare, è stato sottoposto al
vostro giudizio. Dopo di che,
la questione pratica si pone
in questi termini: volete re-
vocare i poteri statariamente
concessi dal Regno della Jlegina
Anna? Informazioni supple-
mentari sono oziose ; quanto
possono darvi inchieste l'avete
dinanzi. Se in complesso è
parere vostro che questo po-
tere non sia necessario per la
APPENDICE.
317
pubblio;» tutela, allora la
via maestra è quella di to-
ijliere la facoltà, revocando lo
Statuto, o se considerate neces-
saria altra garanzia per l'eser-
cizio, aggiungere i dovuti freni.
Invece, se credete che nell'inte-
resse del Paese tale facoltà deb-
baessere mantenuta, io dichiaro
che è impossibile, a qualsiasi
Membro di questa Camera, di
occupare la carica ohe ora ho
l' onore di coprire^ di esercitare
fedelmente, coraggiosamente,
onestamente o vantaggiosa-
mente per il pubblico bene la
facoltà affidata dal Sovrano at-
traverso la iìducia della Ca-
mera (poiché, se la fiducia
viene a mancare, nessun So-
vrano può trattenere un Se-
gretario di Stato, nemmeno per
un sol giorno), se dev^e essere
chiamato a dichiarare pubbli-
camente in Parlamento le ra-
gioni e le circostanze ohe lo
hanno spinto ad esercitare i
più delicati, segreti poteri che
I>088auo essere affidati a qual-
siasi individuo.
Mr, Sheil — le mie parole
saranno brevi e, spero, molto
temperate. L' on. Baronetto
ha ammesso chiaramente che
le lettere indirizzate al signor
Mazzini furono aperte e che
la sostanza delle informazioni
ricavate da quelle lettere fu
comunicata ad una Potenza
estera. « La sostanza delle in-
formazioni » è detto nella re-
lazione ; e la dichiarazione dA
l'on. Baronetto lo confermano
ampiamente. L'on. Baronetto
giustifica questo modo di proce-
dere ; ma non è questo il mo-
mento di considerare se il modo
di procedere è giusto o no,
poiché non sta^ qui la questione
sollevata dallamozione attuale.
Il mio on. amico, Mr. Dun-
combe, avrà 1' occasione di pro-
porre detta questione, sotto-
ponendo il caso alla Camera
e al Paese in un' altra occa-
sione più opportuna. Il fatto
vero, evidente, è questo : le
lettere del signor Mazzini fu-
rono aperte, né sf negagli siano
state regolarmente trasmesse
dopo la loro apertura, ignaro
del sequestro avvenuto. L'on.
Baronetto dice che non è stato
teso alcun tranello; ma sarebbe
stato molto meglio di avver-
tire il signor Mazzini che le
sue lettere erano aperte. La
trappola, se posso usare que-
sto termine, non adottata dal-
l'on. Baronetto, ma dall' Uf-
ticio delle Poste, fu continua:
e la sostanza delle informa-
zioni ottenute dalle lettere del
signor Mazzini fu comunicata
ad una potenza straniera. Il
Comitato dichiara che « i fatti
nei limiti loro concessi nel
rivelarle, stanno come segue. »
Appare evidente la esistenza'
di fatti che il Comitato non
si ritiene autorizzato a rive-
lare. Non intendo dire che il
318
APPENDICE.
Comitato segreto uoniiiiato in
circostanze cosi speciali non
sia ginstitìcato nel serbare
silenzio ; ma è chiaro che
tutti i fatti da esso constatati
non ci sono rivelati. È degno
di nota il seguente brano della
relazione :
« Il Comitato ritiene coiiveuiente
di far uoto clie i tre mandati sud-
detti sono gli unici emanati dall" at-
tuale Governo per V apertura di let-
tere di stranieri. »
Su ciò non aveva incarico di
riferire ; ma il Comit;»to di-
chiara spontaneamente che
questi isono i soli tre casi nei
quali r attuale Governo ha
applicato questa facoltà verso
stranieri. Per quanto riguar-
da le lettere di stranieri, a-
perte da altri Governi, io
non ho nulla da dire, e passo
oltre, a quanto mi sembra più
importante. Il Comitato cita
nomi di persone defunte, per
le lettere delle quali furono
enumati mandati, e continua
dichiarando che non farà nomi
di individui tuttora viventi,
salvo qualche eccezione. La
relazione cosi continua:
« Il Comitato si sarebbe astenuto
dal fornire particolari concernenti
qualsiasi mandato e dal nominare
qualsiasi individuo le cui lettere sono
state aperte, se non ci fossero circo-
stanze speciali e fatti, concernenti in-
dividui nominati, pei quali si è appun-
to nominato un Comitato d'inchiesta.»
E qui sono indicati i nomi di
due Polacchi, e del signor Maz-
zini. Ora, io desidero di saperi-
perché tace a proposito delle
lettere indirizzate all' on. rap-
presentante di Finsbury, se il
Comitato ha aderito pratica-
mente alla regola che si è
imposta da sé. I nomi dei due
Polacchi sono citati, quello
del signor Mazzini pure : ' fu-
rono questi i soli nomi speci-
tìcati alla Camera dei Comuni ?
L'on. rappresentante di Fin-
sbury, cioè di una grande
sezione di questa metropoli,
ha dichiarato alla Camera dei
Comuni che i snoi privilegi
come Membro del Parlamento
sono stati violati e che le sne
lettere sono state aperte. Era
questa nna specifica e precisa
dichiarazione, egnale a quella
riferentesi al signor Mazzini,
del quale fu fatto il nome, per-
ché non se n' è detto nulla. La
dichiarazione fu ripetuta dinan-
zi al Comitato, dal quale Mr.
Duncombe fu escluso. Egli otfri
di provare la sua accusa e di
occuparsi del sno caso: ma il
Gomitatosi rifiutò, se non erro,
di udirlo. Date queste circo-
stanze, mi jiare sia una legitti-
ma curiosità quella di sapere
quale giustificazione alleghe-
rà il Comitato per avere
omesso qualsiasi accenno a
proposito di Mr. Duncombe.
Come stanno le cose? Quan-
do F on. Segretario di Stato
per 1' Interno fn prima in-
terrogato, egli rifiutò di da-
APPENDICK,
319
re una lispontu, rriuc»Man-
dosi dietro le sue prerogative
ufficiali. Quando però sorse la
voce pubblici, l'on. Baronetto,
capo del Governo, accortosi
del sentiiueuto j-euerale, mutò
sistema: ci assicurò che sarebbe
stito nominato il Comitato;
ed il Comitato, tatto notevole,
fu ntuninato; ma su di un
fatto della massima importan-
za, 1' apertura delle lettere
di un Membro del Parla-
mento, tacque. L' imputazio-
ne era stata fatta ed ora io
chiedo: ditemi voi che avete
risposto per quanto riguarda
il signor Mazzini, ditemi voi,
che avete parlato dei Polacchi,
ditemi se avete aperto le let-
tere di Mr. Duucombe !
Visconte 8andon — prega
l'oratore di voler ripetere la
domanda che egli non ha u-
dita, perché stava parlando
col Collega dietro a lui.
Mr. Shkil — Li mia do-
manda era rivolta al Segre-
tario di Stato. Ripeto tuttavia
1" interrogazione.
Visconte Sandon — dice :
una volta che, interpellato il
Segretario di Stato, non ritenne
conforme al suo dovere di ri-
spondere a questa domanda,
egli deve adottare uguale linea
di condotta; ma avendo avuto
la disgrazia, è proprio il caso di
chiamarla cosi, di presiedere il
Comitato in questione, è co-
stretto a fare alcune osserva-
zioni. [Egli difende il modo
di procedere seguito dai Mem-
bri del Comit.ito ; fa notare
la loro situazione, difficile e
talvolta imbarazzante ; e con-
tinua dicendo che se si dovesse
rispondere a queir Onorevole,
il <iuale chiede se le sue let-
tere sono o no state aperte,
tutti gli Onorevoli, uno dopo
l'altro, avrebbero potuto im-
postare la stessa questione e
reclamare le indagini del
Comitato. In quanto alle in-
formazioni sottoposte al Co-
mitato, egli ritiene che siano
stato le pili ampie, le pili
complete, le più franche pos-
sibili. Le autorità, alte e
basse, hanno dato ogni in-
formazione sulle varie parti
dell'argomento e convalidate
le loro asserzioni per mezzo di
documenti]. In fatto di infor-
mazioni, non si poteva fornirne
di più. Il nostro Paese ha
sempre dimostrato una certa
simpatia per gli oppressi, ha
sempre offerto un rifugio agli
esuli politici di ogni genere e
le circostanze connesse con l'e-
pisodio del signor Mazzini e
con l'insurrezione che ha avuto
luogo, hanno aumentato ancor
più questa simpatia. Egli può
dire francamente, riferendosi
appunto a questa parte della
questione, che il Comitato ha
avuto i migliori mezzi pos-
sibili per constatare che le
informazioni date ad una Po-
320
APPENDICE.
I
tenza estera non hanno por-
tato alle disastrose conseguen-
ze attribuite a questo fatto,
e che ogni precauzione fu
presa affinché nessuno fosse
compromesso. In quanto alia
cosidetta contraddizione tra la
dichiarazione di Lord Aber-
deen e la relazione del Comi-'
tato, in verità, egli non ne
scorge nessuna. V era ogni
ragione dì credere che le co-
spirazioni allora nate, costi-
tuissero un grave iberico lo,
non solo per V Italia, ma per
tutta l'Europa, e conseguen-
temente furono prese precau-
zioni, le quali, pur avendo lo
scopo di sventare le cospira-
zioni stesse, non compromet-
tevano la vita di nessun indi-
viduo, poiché non furono
trasmessi né nomi, né dati ad
identificare individui alla di-
pendenza di quel paese estero.
Lord Aberdeen aveva affermato
elle nessuna parte delle lettere
del signor Mazzini era stata co-
municata, e questa è la ve-
rità. L'ou. Collega ha fatto
un quadro commovente del
pericolo corso, secondo lui,
da un numero di Polacchi in
seguito a simili informazioni,
(late ad un'altra Potenza e-
stera ; ma egli può, senza
abuso di fiducia, rassicurare
<|uegli individui, informandoli
che nessuna coraunicazioiie,
né coi nomi dei loro corrispon-
denti, né col contenuto delle
loro lettere, è stata fatta a
nessuna Potenza estera. L'on.
rappresentante di Finsbury
si è servito ampiamente del
suo spirito umoristico, par-
lando della relazione del Co-
mitato e riferendosi special-
mente, non senza qualche
ragione, all' nltiraa parte della
relazione. Senza dubbio, quella
pagina fu composta di una
dichiarazione dei vari punti
di vista, dai quali poteva es-
sere giudicata la questione e
delle varie ragioni sulle quali
si fondano tali opinioni. Fu
metodo adottato deliberata-
mente, ritenendo più oppor-
tuno di fornire alla Camera i
pili ampi mezzi per formarsi
un' opinione su di una ((ue-
stione di politica generale,
piuttosto che di imporre una so-
la loro propria opinione. [L'o-
ratore conclude proclamando
r accuratezza, l'esattezza scru-
polosa delle ricerche fatte dal
Comitato, r attendibilità asso-
luta delle testimonianze, la
rettitudine delle intenzioni.
Il Comitato ha espresso la
sua opinione per quanto ri-
guarda il passato, dopo una
inchiesta accurata e coìupleta.
Se la Camera non era sod-
disfatta, poteva nominare un
nuovo Comitato per riesami-
nare tutti i testimoni; nia se
gli esami dovessero essere pub-
blici, non avvantaggerebbero,
a suo avviso, il bene pubblico.
APPENDICK.
321
Ma in quanto alla facoltà con-
cessa al Secretario di Stato di
emettere tali mandati, ciò co-
stituisce un' altra questione,
sulla quale egli si riserva la
sua opinione personale, e su
di essa il Comitato non ne ha
espressa nessuna. Egli spera
che siano offerti alla Camera
sufficienti materiali in proposi-
to, per giungere ad una deci-
sione delfini tiva].
Sir J. Gkaham — dice :
la Camera vorrà forse per-
mettermi di riprendere breve-
mente la parola, poiché mi
dorrebbe di trattare con poco
riguardo la questioue posta
dalPon, Collega. Avrei risposto
prima, ma ho ritenuto più
opportuno di aspettare che il
mio nobile Amico, rappresen-
tante di Liverpool, avesse par-
lato, poiché egli ha occupato
la carica di Presidente del
Comitato Segreto. La Camera
ricorderà che durante l'ultima
sessione, quando questo argo-
mento fu presentato per la
prima volta al Parlamento, io
dissi di non ritenere conforme
al mio dovere il rispondere
alla domanda rivoltami in re-
lazione ai mandati che erano
stati emessi; ma ricorderà che
io dissi di essere pronto ad
accettare un tribunale nomi-
nato dalla Camera per inve-
stigare, ed aggiunsi che se
Sua Maestà mi avesse auto-
rizzato, io avrei dato a quel
tribunale tutte le informazioni
che posseggo in proposito. La
Camera volle un Comitato se-
greto, e come dissi prima, esso
fu quasi interamente costituito
di miei oppositori politici; ma,
ripeto, hon vi fu parte alcu-
na, per minuscola che fosse,
della facoltà che esercito, e
della quale sono responsa-
bile, da me sottratta all' e-
sarae accurato e particolareg-
giato del Comitato. Ora, io
devo tenere la stessa linea di
condotta e non posso perciò,
conformemente al mio dovere,
rispondere alla domanda che
mi è stata fatta. La relazione
del Comitato non riferisce il no-
me dell' on. Collega. Nel caso
del signor Mazzini e degli altri
esuli Polacchi, la Camera vedrà
che vi era questa differenza: ossi
furono mentovati nella rela-
zione e perciò, senza transi-
gere al mio sentimento di do-
vere, io mi ritenni perfetta-
mente libero di discutere la
questione del mandato emesso
contro di loro. Se il Comitato
avesse voluto sottoporre al
Parlamento e al Paese qual-
siasi . altra ordinanza, ripeto
che con uguale fermezza sarei
stato pronto a giustificarne V e-
missione, come ho fatto nel
caso dei signori Mazzini e Gro-
dicki.
Mr. HuMK — dice che
nulla, secondo la sua opinione,
poteva essere piti onesto, più
Mazzihi, Scritti, ecc., voi. XXVII (Epistolario, voi. XIV).
21
322
APPENDICE.
imparziale della dichiarazione
dell' on. Baronetto, e riti«'ne
che non si possa hiasiiuare
Fon. Collega di rifiutare la
risposta ad una domanda fat-
tagli, quando l'on, rappresen-
tante di Kendal (Mr. War-
bukton) ha ammesso clie l'on.
Baronetto abbia dato al Co-
mitato segreto le più ampie
informazioni. Con esse, il Co-
mitato, uniformandosi al pro-
prio discernimento, ha deciso
quale parte dovesse rendersi
nota ; e poiché ha ritenuto
doveroso di non pubblicarle
interamente, cosa deve fare la
Camera ? Quando il Comitato
fu nominato, egli dichiarò che
per il rivo interesse pubblico
si sarebbe potuto nominare un
Comitato segreto, ma che il
pubblico non ne sarebbe ri-
masto soddisfatto. Egli ora
ripete la sua osservazione. Ad
ogni moda, il Comitato se-
greto essendo stato nominato,
l'on. Baronetto non dovrebbe
dire che non fu lui, ma la
Camera a farlo, poiché 1' on.
Baronetto fu il pi imo a pro-
porre un Comitato segreto.
L'on. Baronetto deve scusarlo
se ha la convinzione che egli
abbia potuto legger*^ la rela-
zione del Comitato senza accor-
gersi della totale mancanza di
dati sui quali qualsiasi indivi-
duo possa formarsi un'opinione.
È assolutamente impossibile.
Infatti, il Nobile Lord. Presi-
dente del Comitato, ha am-
messo che sia redatta in modo
che nessuna ox)inione [)OSsa fon-
darsi sudi essa. Ma facile o dif-
ficile di ritrarne una opinione,
quitle è il dovere della Camera
in questa faccenda! È questa la
dojnanda che egli rivolge al-
l'on. Baronetto. Egli impegna
l'essere suo, che nessuno alla
Camera, qualunque sia il
j)artito al quale appartiene,
avuto sentore di questi pro-
cedimenti del Governo, potreb-
be sanzionarli. Egli (Mr. Hu-
mk) fin da principio espresse
la convinzione che l' apertura
delle lettere fosse dettata da
motivi di pubblica sicurezza,
ma non mai poteva credere,
sino a quando lo ammise l'on.
Segretario di Stato per l'In-
terno, che questo Paese dovesse
divenire ufficio di polizia per
Potenze estere, 'l'ali le sue
espressioni allora; e se furono
alquanto rudi, esprimevano
il suo rincrescimento di do-
ver constatare che il primo
Ministro del primo Paese del
mondo si abbassa cosi, dimen-
ticando la dignità della sua
carica e l'onore del Paese,
prestandosi a simili jjrocedi-
menti. Gli sia concesso di dire
all'on. Baronetto che questa
non è solamente la sua opi-
nione, ma un' impressione ge-
nerale, e che nell'occasioni
avute di udire l'opinione po-
polare, anche lassù all'estremo
APPKNDICK.
323
limite (Iella Scozia, egli ha con-
statato che mai nessun' altra
(]uestione come questa aveva
impressionato l'opinione pub-
blica cosi profondamente. Egli
non ha trovato alcuno che lo
difenda, ma tutti condannano
l'on. Baronetto. Conoscendo
l' impressione prodotta nel Pae-
se dopo la poderosa espo-
sizione del suo on. Amico,
rappresentante di Finsbury^
e r accjisa da Ini fatta alla
Camera per la violazione della
sua corrispondenza, egli chiede
all'on. Baronetto, capo del
Governo, se oserebbe negarlo.
Qui non è questione di partiti,
è questione nella quale sono
profondamente implicati l'ono-
re dei Membri della Camera e
quello del Paese. Si esige la
verità, ed egli ricorda all' on.
Baronetto che di qualsiasi ap-
poggio si faccia forte, non
basta, per soffocare la volontà,
di giungere alla conoscenza
della verità. Dopo quanto è
stato rivelato, è assolutamente
impossibile che la cosa rimanga
al punto in cui si trova. Egli in-
vita gli on. Colleghi ad appel-
larsi alle loro coscienze. Non
giungerà adire che la facoltà
data ai Ministri duecent'anni
fa sia stata sempre esercitata
impropriamente, poiché vi fu-
rono tempi nei quali forse è
stata esercitata correttamente
e a vantaggio del Paese ; ma in
qjiesti ultimi tempi essa è stata
indubbiamente usata con effetti
disastrosi per individui venuti
nel nostro Paese, come in un
rifugio sicuro, e fidenti nella
protezione della Camera. Per-
ché è stato «nominato un Co-
mitato f Giova o no l'esercizio
della facoltà sinora esercitata f
[L' oratore accenna alla sua
incredulità, quando Mr. Dun-
oombe fece le sue prime dichia-
razioni, sebbene da lui assicu-
rato di aver attinto da altri
la conoscenza dei fatti, sem-
plicemente perché non poteva
credere all'uso di simili pro-
cedimenti atti a screditare qual-
siasi Governo. E rivolge pre-
ghiera all'on. Baronetto, perché
accetti e determini che ogni
prova, ogni testimonanza sia
sottoposta alla Camera. Ogni
Membro potrà cosi dare una
onesta opinione sul modo mi-
gliore di mettere fine a una
spiacevole questione].
Sir John Hanmer — di-
sapprova il rifiuto dato dal-
l'on. Baronetto nell'ultima
sessione. [Parla nuovamente
della formazione del Comitato
e dichiara che per ciò che
riguarda gli esuli polacchi e
il signor Mazzini, la relazione,
dopo accurata lettura, gli è
sembrata abbastanza evasiva.
Ciò che lo preoccupa maggior-
mente, è la dichiarazione di
Mr. Duncorabe sull'apertura
delle sue lettere. L' orator*
protesta altamente contro que-
324
APPENDICE.
sto «abuso, reclama un' inchie-
sta, la nomina di nn nuovo
Comitato o la rielezione del
precedente, iusiste sulla re-
sponsabilità del Segretario di
Stato e dichiara che lo stesso
non ha risposto sufiScieu temen-
te con le sue dichiarazioni al
Comitato].
Mr. Skrgkant Murphy —
dichiara che dopo un attento
esame della relazione del Co-
mitato, egli ritiene questa fa-
coltà inutile al Governo e con-
traria alla sicurezza e all' o-
nore del Paese. [Entra qnindi
in un minuto esame del-
l' apertura delle lettere di
Mr. Dnncombe e di un fatto si-
mile, accaduto nel 1735. Ricor-
da come allora la persona lesa
fosse nominato Presidente del
Comitato d' inchiesta parla-
mentare e dichiara che sa-
rebbe stato onesto e logico
di nominare V on. rappre-
sentante di Finsbury fra i
Membri del Comitato. Rivol-
gendosi più particolarmente
all'on. Baronetto, dice di do-
ver credere alle sue dichiara-
zioni ; ma una di esse deve
essere presa in speciale con-
siderazione. L'on. Baronetto
ha detto alla Camera che nes-
snna comunicazione da parte
sua ha provocato l' intervento
di Nazioni estere per reprimere
jnoti sediziosi tramati contro
di esse]. Egli chiede all'on. Ba-
ronetto se sarebbeln grado di
zflfermare che nessun' altra per-
sona abbia mai date informa-
zioni tali da provocare i ri-
sultati ormai noti. Vorrebbe
chiedergli di dichiarare alla
Camera se, anche di nascosto,
nell' ombra, non si sia aliba-
stanza fornito a quelle Potenze,
che hanno abili agenti dipìo-
matioi nel nosiro Paese, se
non altro, un accenno cosf
chiaro da permettere che le
varie i)arti fossero designate
per nome. Non sa egli forse
che il Paese brulica di agenti
diplomatici di paesi esteri,,
noti per la loro alni ita a se-
guir piste di questo genere ?
Non sa che la Russia vspeci ai-
mente si serve di persone,
anche note, per organizzare
simili investigazioni e per op-
porsi a qualsiasi macchinazione
ordita a sno danno? Egli di-
chiara perciò che la risposta
non sarà soddisfacente, finché
l'on. Baronetto non avrà di-
chiarato con la stessa chiarezza
con la quale ha giustificato
se stesso, che Lord Aberdeen,,
primo Ministro degli Affari este-
ri, è egualmente escluso di aver
partecipato a qualsiasi comu-
nicazione fatta a Potenze e-
sfere. [Mr. Sergeant Mnrphy
ritiene utile la soppressione
totale di cotesto ordinanze,,
sia che abbiano a riferirsi a
reati criminali, o di tendenza
politica o sediziosa, oppure
a questioni riguardanti per-
APl'KNDICK.
325
Bout; tini residenti, soggette a
Pottiize estere; e spiega le ra-
gioni di questa sua convinzione.
Riferisce l'impressione sfavore-
vole prodotta nel pubblico da
tutta questa faccenda e accenna
alla campagna giornalistica fat-
ta in proposito. In quanto alla
utilità di (juesta facoltà per
scopi internazionali, l'oratore
tlicliiara che si potrebbero a-
dottare altri mezzi, piìi utili e
più leali]. Sarebbe preferibile
di approvare una legge che
autorizzasse il Governo a e-
spellere dal nostro paese coloro
i qnali complottano contro Po-
tenze estere, piuttosto che as-
sumersi l'urticio di spia delle
Potenze stesse. Egli ritiene che
questo sarebbe un sistema mi-
gliore dell' attuale, j^erché è
vano dire che le informazioni
comunicate non comprometto-
no in ispecial modo nessuno in-
dividuo. Secondolni, anzi, que-
sto modo di procedere è ancor
pili pericoloso: le informazio-
ni vaghe, indeterminate, pos-
sono coinvolgere nel processo
e nella condanna altre persone,
oltre a quelle veramente com-
promesse. Per (jueste ragioni,
egli desidera che il Paese sia
liberato, tanto per scopi in-
terni quanto per scopi in-
ternazionali, da ciò che, in-
vece di renderlo pili forte,
tende a degradarlo, da ciò che,
invece di far considerare l'In-
ghilterra come atta ad offrire
un asilo agli oppressi di ogni
parte del mondo, faccia degli
Inglesi le spie di Nazioni e-
stere, mettendole in grado di
commettere oppressioni ed in-
giustizie.
Sir R. Peel — dice : ri-
tengo la questione testé trat-
tata dall' on. Collega diversa
da quella sottoposta alla Ca-
mera. Una gran parte del suo
discorso è stato dedicato a
discutere se al Segretario di
Stato debba ancora accordarsi
o no la facoltà di emettere
mandati per 1' apertura di let-
tere, dietro la sua responsa-
bilità. L'on. Collega ha pro-
posto un mutamento della
legge, e sarebbe bene ne fa-
cesse argomento di una pro-
posta, anziché includerla nella
interpellanza dell' ou. rappre-
sentante di Finsbury. E trova
argomento per sospendere l'e-
same, nello stesso rimedio pro-
posto l'on. preopinante all'al-
ternati va dell'ordinanze, quello
di bandire dal paese l' accu-
sato. Ma perché esporre un
individuo ad un pericolo im-
mediato e positivo, cacciandolo
dall' asilo che ha trovato nel no-
stro Paese f Spero perciò che la
Camera non pregiudicherà la
ciuestione con considerazioni
aprioristiche. L'on. Kappre-
sen tante di Montrose propone
una variante alla mozione,
favorevole ad un nuovo Co-
mitato. Egli ritiene che sa-
326
APPENDICK.
iebl)e pili conveniente di ren-
dere noto pnbblicamente tntto
ciò che è stato comunicato al
Comitato dello scorso anno.
L'oratore ricorda alla Camera
in quale modo sia stato nomi-
nato il Comitato e come do-
vesse essere segreto. Fa notare
che tanto lui. quanto 1' attuale
Segretario di Stato degli Af-
fari esteri, e quello della pre-
cedente legislatura. Lord A-
lierdeen ed altri, furono au-
torizzati da Sua Maestà a
tornire le più ampie informa-
zioni : appunto perché si trat-
tava di un Comitato segreto,
il quale, mercé queste rivela-
zioni, avrebbe potuto giudi-
care se si fosse abusato della
facoltà in questione. Egli spera
perciò che la Camera non ap-
proverà la proposta dell* on.
Collega. [Anche Sir R. Peel
risale alle origini di questa
facoltà, e dichiara che essa è
stata conferita e confermata
dalla Camera stessa, la quale,
ritenendo i Segretari di Stato
responsabili della pubblica
tranquillità e della pace in-
terna, ha affidato ad essi anche
questo istrumento per il con-
seguimento degli scopi sud-
detti. Non sull'opportunità di
conservare tale facoltà nella le-
gislazione, bensì siili' uso fat-
tone dal Governo deve circo-
scriversi l'attuale discussione,
condannando 11 Ministero quan-
do la Camera onina che l'uso
abbia degenerato in abuso. Di-
fende i procedimenti del Go-
verno e dei suoi Meml)ri
nelle varie circostanze, in cui
la pace, la tranquillità sono
state in pericolo, citando fat-
ti e dati, e riferendosi spe-
cialmente ad avvenimenti in-
terni (sciopero dei minatori,
disordini nei distretti mani-
fatturieri). E continuai: Non
conosco nulla di più penoso del
possesso dipoteri di talenatiira
In quanto al nostro dovere, per
ciò che riguarda la difesa della
pace esterna, se noi abbiamo ra-
gione di credere che in questo
libero Paese si preparano piani
per turbare la tranquillità di
altri paesi, diventa senza dub-
bio una considerazione i)enosa
e difficile di decidere se si
debbano denunciare gli indi-
vidui, e avvertire del pericolo
i Governi esteri ed amici. Se
a questa considerazione, la
quale, lo ammetto, può per sé
sola raramente giustificare 1' e-
sercizio di questa facoltà, se
ne aggiunga un' altra, cioè di
prevedere che nei disordini
interni di un altro Paese vi
sono elementi di una guerra
generale, se si prevede che, jjer
gelosia dovuta a reciproca in-
tromissione, due Paesi po-
trebbero entrare in contiitto,
allora le diftìcoltà prime per
l'esercizio di questa facoltà
aumentano ancora, ed è una
questione molto seria se si
APPENDICE.
:v2:
debba o no esercitarla come
è conferita dalla legge. Io so
benissimo che la Camera ed
il Paese sapevano generalmen-
molto poco dell' esercizio di
detta facoltà. Si comprende
come la prima convinzione fos-
se 1' abrogazione di nu potere
mai esercitato dai nostri pre-
decessori. Fnmmo noi a soffri-
re le conseguenze della tempe
sta pubblica sollevatasi, ciò che
rese necessario un mntamento
nel modo di procedere, che si
sarebbe singulto in circostanze
solite. Fu nomitato nn Comi-
tato quasi interamente costi-
tuito da oppositori jiolitici.
Dinanzi a detto Comitato noi
dichiarammo ogni fatto, non
celando nulla di ciò che riguar-
dava 1' esercizio di questa fa-
coltà. I nostri oppositori po-
litici, i nostri predecessori
nella carica, hanno detto la
stessa cosa; hanno dichiarato
tutto ciò che era loro noto su
questo soggetto, facendo rive-
lazioni COSI franche come le
nostre. In casi di pericolo im-
minente, voi avete la scelta
di esercitare la facoltà di a-
prire la corrispondenza di
persone le cui lettere, così a-
perte, possono anche essere
escluse da qualsiasi biasimo, o
di correre tutti i rischi che
])08sono derivare dall' essersi
astenuti dall' esercizio dell' au-
torità in noi riposta. Durante
la visita dell' Imperatore di
Russia, dietro circostanze che
ci furono reso note, noi ri-
tenemmo necessario di aprire
alcune lettere, le (juali non
rivelarono nulla di compro-
mettente ; apparve cosi che in
questo caso non era necessario
1' esercizio di questa fiicoltà.
Ma se qualcuno di voi avesse
coperto la carica di Segretario
di Stato quando l'Imperatore
di Russia era tra noi, com-
prenderebbe meglio l'ansia e
le preoccupazioni, che, . in
«pielle circostanze, assillano la
condotta di un Ministro; se
per caso quella visita avesse
avuto un tragico epilogo, quel
Ministro che avesse trascurato
le cure e le precauzioni che
ora ritenete inutili, non a-
vrebbe ])otuto dimenticare mai
pili la sua imprudenza e la
sua mancanza di previdenza.
[L' oratore continua la difesa
del Governo e dell' aperato
del Comitato, e conclude] :
Nell'esercizio di questa facoltà,
in circostanze dubbie, ed in
momenti critici, noi possiamo
aver commesso un errore ; ma
ricordate quale sarebbe stata
la nostra posizione se, rifiu-
tando di esercitarla, si fosse
messo in pericolo la vita di
qualcuno o compromesso gli
interessi della Nazione. Se voi
ritenete, col Comitato della
Camera dei Lords, che noi
non abbiamo esercitata detta
facoltà per ragioni personali
328
APPENDICE.
e di partito, se voi credete
con loro, ai quali sono stati
sottoposti tutti i fatti, che
V esercizio di essa è stato i-
spirato dal viro, serio desi-
derio di adottare la condotta
che ci setabrava necessaria per
promuovere i fini della giu-
stizia o di evitare qualsiasi tur-
bamento della tranquillità pub-
blica, allora io chiedo a voi,
che ci avete data questa fa-
coltà, a voi che ci avete fatto
responsabili per V esercizio di
essa, a voi che sareste i primi
a biasimarci se qualche cala-
mità fosse derivata dal non
averla esercitata, a voi che
avete eletto quel tribunale, la
cui relazione vi sta dinanzi,
chiedo a voi di non voler
condannare il vostro stesso
Comitato e di volerci espri-
mere il vostro sospetto, sotto-
ponendoci ad un altro Comi-
tato, ad un altro tribunale.
Mr. Warburtox — dice
che, come Membro del Comi-
tato nominato dalla Camera
dei Comuni, è in sua facoltà
di dichiarare che le più am-
pie comunicazioni su tutti i
fatti in questione, sono, se-
condo lui, state fatte, sia dai
Membri dell'attuale Governo,
sia da quelli del Governo pre-
cedente. [Egli legge quel brano
della relazione che conferma
la buona fede e 1' onestà degli
scopi di coloro che hanno e-
sercitati) questa facoltà; di-
fende il Comitato da qualsiasi
taccia di parzialità ; si dichiara
lieto di avere preso parte a
questa inchiesta, il risultato
della quale è stato, per lui,
di non trovare nessuna giusti-
ficazione all' uso di quella fa-
coltà]. Dichiara che il caso
del Signor Mazzini è stato ac-
curatamente studiato. In quel
caso, il Segretario di Stato per
l' interno è stato guidato dalle
sue proprie nozioni di politica
pubblica: però, secondo lui,
l'ou. Baronetto non ha agito
con vera discrezione.
Mr. B. EscOTT — dichiara
che la Camera dovrebbe cono-
scere tutti i procedimenti del
Comitato, per giudicare i fatti
e le prove, o non conoscerne
alcuno.
Mr. Warburton — pro-
segue, dicendo che il suo giu-
dizio su di questi fatti è già
stato esposto al Comitato e
che la sua opinione si è an-
data formando dietro le varie
dichiarazioni, così sul caso del
signor Mazzini come sugli altri
presi in considerazione. Il caso
del signor Mazzini fu uno di
quelli pei quali il Comitato ha
lasciato ad ogni Membro il di-
ritto di formarsi un' opinione
propria. Egli approfitta di
questa facoltà come qualsiasi
altro Membro. Tuttavia, que-
sta parte della questione non
richiede, secondo 1' oratore,
un' ulteriore discussione. È in-
APPENDICE.
329
dubbiiimeule vero die, durante
la tliscussiojie, vari Membri
della Camera hanno espresso
forti e risolute opinioni sui
fatti riguardanti il caso del
signor Mazzini ; tuttavia, non si
trattava di fatti di loro x>er-
sonale conoscenz;i, ma di no-
tizie ricavate dalle dichiara-
zioni dei Membri del Governo
di Sua Maestà. Ora però la
grande questione che la Ca-
mera deve decidere è questa:
è conveniente <> no di accor-
dare il Comitato richiesto dal-
l' on. rappresentante di Fins-
bury^ L'oratore, come Mem-
bro del Comitato, dichiara di
ritenere che sia stata suflScien-
temeute espressa un' opinione
sulla questione discussa. Crede
che sia stato detto rutto quanto
si doveva e si poteva dire pel
pubblico bene. Ritiene non sia
conveniente di far noto al pub-
l)lico tutti i nomi e le circo-
stanze dei casi che sono stati
sottoposti al Comitato, e per
ciò non approva hi mozione
del suo on. Amico, rappresen-
tante di Finsbury. Egli rias-
sume lo scopo del Comitato,
lo studio dei fatti, e dichiara
r inutilità di perpetuare simili
ju'ocedimenti. dannosi alla ri-
putazione di un Governo po-
polare. Per mezzo del tele-
grafo, il centro dei domini di
Sua Maestà può comunicare
rajiidissiraamente anche con le
pili lontane località, ed eser-
citi interi possono essere tra-
sportati da Edinburgh a Exe-
ter in quarantott' ore. Coai si-
mili grandi nuovi poteri, con
tali mezzi atti a sopprimere
qualsiasi disordine, nessun Go-
verno ha bisogno di un pri-
vilegio COSI poco popolare e
COSI poco importante.
Mr. Wakley — deduce
dalla dichiarazione testé fatte
dall' on. Collega che le ricer-
che del passato hanno dato un
risultato negativo ; che non è
stata scoperta nessun arbi-
trio da parte del Segretario
di Stato neir apertura delle
lettere, come accade invece
nel caso attuale. Mentre il
Segretario di Stato ha dichia-
rato che questa facoltà è fon-
data sullo Statuto della Regina
Anna (Sir J. Graham: No,
noi) Allora su di una legge
dello Stato (Sir J. Graham :
No, no I). Insomma, egli ha
inteso che l'on. Collega ha
detto che era fondata sullo
Statuto.
Sir J. Graham - era e-
sercitata suU* autorità dello
Statuto, concesso durante il
Regno della Regina Anna, poi
adottato, couferuìato ed esteso
da altri Statuti.
Mr. Wakley — [conti-
nuando il suo discorso, ri-
sale alle origini di questa
facoltà, confuta dal punto di
vista legale alcune asserzioni
di altri Onorevoli e del Co-
330
APPENDICE.
luitiito (lei Lords, contesta la
facoltà del Segretario di Sta-
to, ricorda la petizioue di uno
straniero consegnata ad un o-
norevole Collega, la risposta
poco soddisfacente ottenuta da
Sir J. Graham, a proposito
dell' apertura delle lettere del
Mazzini, la nomina di nn Co-
mitato, i risnltati dell' incliie-
sta. L' oratore spera che non
si nominerà nessnn altro Co-
mitati», (considerata, secondo
lui, la quasi inutilità di essi.
Anche egli fa una lunga dis-
serzione riguardante l'apertura
delle lettere del suo on. Col-
lega, censurando l'operato del
Segretario di Stato. Chiede
])erché furono aperte quelle
lettere]. Qual' è la giiistirtea-
zione? Chi 6 il responsabile f
Il Segretario di Stato, egli
dice, deve dichiarare le ra-
gioni del suo modo di agire,
deve dimostrare come si giu-
stifica per avere aperto le let-
tere di un Membro della Ca-
mera. Anche supponendo che
la legge giustifichi l'intromis-
sione del Segretario di Stato,
quale legge giustifica 1' aper-
tura, il risigillamento delle
lettere, rimesse poi ai desti-
natari, assolutamente ignari
dell'accaduto? Supponiamo che
nn Magistrato, a Londra, sia
colpevole di nn atto che in-
duca un uomo come il signor
Mazzini o una mezza dozzina di
uomini sinuli a lui di rivolgersi
alla Camera dei Comuni, pro-
testando perché certi agenti
di polizia, dietro ordini di
quel magistrato, sono andati
delle loro case durante la loro
assenza, aprendone la porta,
frugando dovunque, e dopo
ciò. hanno chiuso nuovamente
le porte e se ne sono andati,
senza informare gli interessati,
i quali hanno poi scoperto per
caso 1' ingiusto procedimento
a cui sono stati sottoposti :
cosa direbbe l'on. Collega di
quel nmgistrato che avesse
agito in tal modo? Cosa di-
rebbero di un uomo che avesse
mandato segretamente gli a-
genti in casa di un individuo
con queste intenzioni, in que-
sto modo, per esaminare i suoi
documenti privati, le sue carte,
e andarsene poi senza lasciare
nessuna traccia, senza avver-
tire della visita ? Che ne di-
rebbero gli on. Colleghi f Che
direbbe il Governo, conoscen-
do che un Magistrato avesse
agito così? Non lo considere-
rebbere forse come ima vol-
garissima spia? Gli si permet-
terebbe di rimanere in carica
ancora per un'ora? Non lo si ri-
troverebbe indegno d'ella fi-
ducia riposta in lui? La con-
danna di quest' uomo sarebbe
unanime, e occorrerebbero cir-
costanze veramente straordi-
narie per giustificarlo almeno
in parte. Ora, l'on. Baronetto,
Segretario di Stato per 1' In-
APPKNDICK.
331
terno, è chiamato a giustificare
la sua condotta a proposito
dell'apertura di queste lettere:
ma come potrebbe farlo, se
tutte le circostanze relative a
(juesto fatto non sono rese
note alla Camera e al Paese?
Egli deve diuiostrare di aver
avuto buone ragioni per rite-
nere che 1' on. Collega fosse
impegnato in affari o implicato
in avvenimenti tali, da gin-
stili care l'insolito procedimen-
to adottato a suo riguardo.
[L'oratore continua citandola
motivazioue dell'apertura del-
le lettere di Stolzman, di Wor-
cell e di Grodicki, fa notare
l'inutilità di questo procedi-
mento, provocato dallo infor-
mazioni di una spia e ri-
conferma l'assoluta necessità
di una spiegazione da parte
del Ministro, per l'onore del
Collega e per la diguità della
Camera].
La discussione è rinviata
a iriovedì.
n.
(7 AMERÀ DEI COMUNI. — Seduta del 19 febbraio 1815. (')
[Affari di Calabria]. Mr.
MiLNES — desidera di discu-
tere nna questione, della quale
ha già avvertito Pon. Baro-
netto, Primo Lord del Tesoro.
Poiché la relazione concernente
l'apertura delle lettere all'Uf-
ficio delle Poste è già nelle
mani dei colleglli, e dopo la
discussione di ieri, egli ritiene
inutile di intrattenere la Ca-
mera con osservazioni preli-
minari. Cercherà di formulare
le sue domande all'on. Baio-
netto nel modo pili semplice
possibile, ed è lieto di avere
l'occasione di farlo, perché,
per quanto l'on. suo Amico
abbia già parlato, egli è im-
paziente di ottenere una ri-
sposta soddisfacente su di un
punto che ha suscitato molto
interesse fra i Membri della
Camera. Desidera di chiedere
al suo on. Amico, (inale rap-
presentante dell' Amministra-
zione degli Affari Esteri in
questa Camera, se Lord Aber-
deen, quando comunicava ai
Governi austriaco, italiano o
a qualche altro, che una co-
spirazione si stava organizzan-
do in Corfii o in qualche al-
tro possedimento inglese, co-
munica va contemporanea niente
informazioni e accenni sui tì-
gli dell' Ammiraglio Bandiera
e su altre persone, cospiranti
(1) Dagli Hansard's Parliamentary Debates, voi. LXXVII, culi. 746-751.
332
APPENDICE.
contro i Governi italiaui, e
sotto la sorveglianza del Go-
verno inglese ; come pure se
Lord Aberdeen e le autorità
di Corfù si siano serviti di
tutti i mezzi a loro disposi-
zione per impedire e sventare
quella disastrosa spedizione.
Sir R. Peel — dice : gli
sarebbe impossibile di dare
una risposta soddisfacente alla
domanda del suo on. Amico,
contenendola in una o due
frasi. Se è desiderio della Ca-
mera che egli dia una risposta
esauriente, è necessario che
gli si permetta di trattare que-
sto argomento con una certa
ampiezza. Egli, e con lui il suo
amico Ministro degli Affari e-
steri, ha avuto da poco la co-
municazione in proposito, e
cercherà di esser breve ed e-
saurieute per soddisfare il suo
on. Amico e la Camera, per
quanto, egli ripete, sia impos-
sibile di dare una risposta con
una o due frasi. Al principio
dello scorso anno, il Governo
britannico fu informato che
un certo numero di esuli ita-
liani, soggetti all'Austria,
stavano organizzando, in va-
rie parti dei possedimenti bri-
tannici del Mediterraneo, at-
tentati ostili alla tranquillità
d' Italia, specialmente degli
Stati Pontifici, dove si pro-
ponevano di provocare un'in-
surrezione. Al Governo bri-
tannico furono rivolte lagnanze
contro quegli individui che si
servivano del territorio in-
glese, asilo ad essi, per con-
vertirlo in un centro destinato
a turbare la tranquillità di
altri Paesi. Questa notizia,
data dal Governo austriaco al
suo nobile Amico, fu accoui-
j>agnata dalla esplicita dichia-
razione, che qualora si verifi-
casse un moto qualunque insur-
rezionale negli Stati Pontifici,
e questa era la parte d' Italia
dove si supponeva che pili
probabilmente 1" insurrezione
sarebbe scoppiata, il Governo
austriaco avrebbe dato istru-
zioni precise al Comandante
supremo degli eserciti austria-
ci in Milano di occupare gli
Stati della Chiesa, e senza at-
tendere istruzione da Vienna,
avanzare liberamente negli
Stati Pontifici. Fu questa una
intimazione al Governo, tale
da fargli temere fosse turbata
la pubblica tranquillità: ed il
suo nobile Amico trasmise di
tanto in tanto al Governo au-
striaco le comunicazioni rice-
vute, riferentisi al contegno
di coloro che tramavano con-
tro la tranquillità pubblica ;
però egli non comunicò nes-
suna lettera, nessun riassunto
di lettere, né il nome di nes-
sun individuo a conoscenza
del Governo austriaco, al rap-
. presentante del quale, come
risulta dalla relazione del Co-
mitato, egli trasmise di tanto
APPENDICE.
333
in tanto le informazioni jjene-
rali riguardanti i progetti di
individui residenti nei domini
di Sua Maestà, specialmente
in quelli del Mediterraneo,
r attività dei quali poteva
danneggiare la pubblica pace.
Il suo nobile Amico, Lord
xVberdeen, non ha un esatto
ricordo dello scopo e del con-
tenuto di tutte le lettere ri-
cevute su questo argomento,
poiché egli ha distrutto quelle
che non avevano carattere e
importanza ufficiale: però, per
quanto gli soccorro la memoria,
egli non ha mai veduto nes-
suna comunicazione di natura
pubblica o privata che potesse
fargli temere la riuscita di
quella data impresa di Corfii.
Perciò egli non ha preso nes-
sun provvi'diraento in relazione
a quella faccenda; non ha mai
comunicato col Governo au-
striaco né con quello napo-
letano, né con le autorità di
Roma; egli non ha fatto loro
nessuna comunicazione, riguar-
dante nessun speciale progetto
diretto da Corfii contro qual-
che parte d' Italia. Quindi, la
supposizione di alcuni Onore-
voli, che quegli individui siano
stati traditi da un atto del
Governo britannico, è assolu-
tamente infondata. Il suo no-
bile Amico temeva cosi poco
che quel tentativo insurrezio-
nale avrebbe avuto luogo, che
nessuna comunicazione fu fatta
a Lord Seaton, governatore
delle Isole .Ionie, fin dopo lo
svolgersi degli avvenimenti.
La verità è che la cosa prese
tutti alla sprovvista, sia Lord
Seaton, sia il console austriaco,
e perfino il console degli Stati
Pontifici residente nelle Isole
.Ionie. Egli riferirà brevemente
alla Camera i fatti, dopo di a-
ver però riafl^ermata una con-
statazione, che il Governo non
aveva messo in guardia né
Lord Seaton. né il Governo
austriaco. Pare risiedessero a
Malta e nelle Isole Jonie varie
persone, esuli dal pioprio paese
per ragioni politiche. I due
figli dell'Ammiraglio Bandiera
vivevano a Corfu e vi stavano
senza molestia alcuna. La loro
condotta era molto tranquilla
e non aveva risvegliato i so-
spetti del Governo delle Isole
Jonie. Risulta che la notte del
12 giugno ventidue persone,
solamente ventidue, lasciarono
Corfù su due piccole imbarca-
zioni. Esse erano senz' armi,
senza munizioni e senza qual-
siasi preparativo che rendesse
possibile un tentativo d'assal-
to. Fu solamente dopo la par-
tenza di quella spedizione, se
cosi si x>uò chiamare un gruppo
di ventidue persone disarmate,
che il Console austriaco, il
Console degli Stati Pontifici
ed il Console russo rivolsero
a Lord Seaton i più aspri
rimproveri in proposito. La
334
APPENDI eie.
risposta di Lord Seatoii fu che
egli era stafo preso alla sprov-
Tista, e la stessa cosa doveva
essere occorsa anclie ad essi,
aUrimenti avrebbero fatto ^vì-
ma le loro comunicazioni. Il
Console austriaco chiese che
la nave da guerra inglese colà
ancorata fosse mandata ad inse-
guire le imbarcazioni che con-
tenevano le veiitidne persone.
Lord Seatou dichiarò di dover
rifiutare l'invio di una nave ar-
mata per arrestarli, poiché egli
non si riteneva autorizzato a
farlo; disse pure che, secondo
lui, il rapporto doveva essere
esagerato. Lord Seaton espres-
se la sua convinzione, che nessu-
na spedizione sulla costa della
Calabria sarebbe avvenuta ;
ad ogni modo^ egli avrebbe
mandato una piccola imbarca-
zione a Taranto per accertarsi
della natura del progetto e
per comunicare col Governo
di Napoli, al fine di sventare
<|uesto attentato. La barca non
salpò per Taranto il 12, cioè
la notte stessa della partenza
di quelle ventidue persone, ma
il 13. Nessuìia informazione
in proposito fu ricevuta dal
Governo britannico fino a lu-
glio, quando giunse la lettera
di Sir Robert Gordon, nostro
Ambasciatore a Vienna, che
dava notizia dell' accaduto.
Questa fu la prima intimazione
ricevuta in proposito dal no-
stro Governo : e la lettera di
Sir Robert Gordon conteneva
un serio rimprovero del Go-
verno austriaco, concernente
la spedizione, lagnandosi che
essa fosse partita proprio da
un possedimento inglese. Que-
sta è una prova evidente che
il Governo britannico non a-
giva d' accordo col Governo
austriaco per attirare in un
tranello quelle ventidue per-
sone. Costoro sbarcarono; l'u-
nico accenno ricevuto dal Go-
verno britannico si trova in
una lettera di Mr. Tempie,
nostro Ministro a Napoli. Il
Governo britannico, come ho
già detto, non aveva fatto
nessuna comunicazione, nep-
pure a Mr. Tempie, perché il
suo nobile Amico non avrebbe
mai sospettato che ventidue
persone disarmate, e apparen-
temente indifese, avessero con-
cepito un progetto contro la
costa calabrese. Con lettera
del 26 giugno, Mr. Tempie in-
formava il Governo di ciò che
era accaduto durante lo sbarco.
Egli diceva che un manipolo di
ventidue persone erano scese
a terra, il 16 erano arrivate
a Cotrone, e la notte del 19
giugno si erano imbattute in
piccole forze, costituite da una
parte della guardia urbana e
da tre gendarmi. Aveva avuto
luogo uno scontro e vi era
stato un morto. Il 19 giugno
esse avevano marciato verso
una città chiamata Giovenazzo.
APPENDICK.
335
Colà, le autori tji avevano rin-
iiito gli uhi tanti, coadiuvati
da pochi gendarmi: un altro
scontro aveva avuto luogo,
nel <iuale i gendarmi erano
stati coiii])letamente vittoriosi.
Alcuni individui erano stati
uccisi, altri catturati. Cosi la
disfatta fu dovuta quasi inte-
ramente agii abitanti, senza
intervento militare. Perciò la
sua risposta [di Sir R. Peel]
al suo OH. Amico [Mr. Mi Ines]
è questa: che il Governo, non
sospettando mai elio ventidue
persone che erano vissute
tranquillamente a Corfu per
un certo periodo di tempo, a-
vrebbeio tentato di invadere
la costa italiami con due ini-
bareajcioni, non aveva mai
fatto loro nessuna comunica-
zione, avvertendoli delle pro-
babili conseguenze di un tale
tentativo; perciò il Governo
l)ri tannico non aveva comu-
nicato nulla, né ai Governi au-
striaco^ napoletano e romano,
né al Governatore delle nostre
colonie. ÌAi Camera avrà com-
presa la necessità^ per l'ora-
tore, di entrare in certi par-
ticolari, per poter dare una
risposta soddisfacente alla ri-
chiesta del suo On. Amico. Egli
ora assicura che. ritenere che
il Governo abbia adescato, tra-
dito quegli individui o si sia
astenuto dall' avvertirli del
pericolo quiuido vi era l'op-
portunità di farlo, è assolu-
tamente erroneo ed infondato.
III.
Camkka dki Comuni. — Seduta del 20 febbraio 1845. (^)
[/ Bandiera]. — Sir Char-
les XAPIER — desidera di ri-
volgere una domanda all' on.
Baronetto, capo del Governo
di Sua Maestà, riguardante la
risposta data ieri all' on. rap-
presentante di Pontefract. Se
egli ha l)en udito, l'on. Ba-
ronetto ha detto che i due fi-
gli dell'Ammiraglio Bandiera
e venti altri individui si erano
rifugiati nelle Isole Jonie, che
essi le lasciarono in un dato
giorno e che tanto il Gover-
natore delle Isole quanto il
Governo centrale furono asso-
lutamente presi alla sprovvi-
sta, dalla partenza di costoro.
Egli desidera di chiedere al-
l' on. Baronetto se 1' arrivo
dei due figli dell' Ammiraglio
Bandiera, uomini di una certa
distinzione, e di altri venti in-
dividui, fu comunicato al Lord
(■') Dfjrli HansanVs Varliamentary Debates. voi. LXXVII, coli. 827-831,
336
APPENDICK.
Alto Commissario dal Governo
britannico e quale istruzione
in data dal Governo qualora
essi lasciassero l'isola. Risulta
che i Consoli della Russia, del-
l'Austria, di Roma ricorsero al
Gorernatorje, quando fu notala
partenza di quegli individui,
affinché egli mandasse una nave
da guerra per impedire il loro
sbarco sulla costa della Cala-
bria. L'oratore ricorda un fatto
simile, accaduto anni addietro,
quando il dupa di Wellington
era a capo del Governo. Un
certo numero di esuli porto-
ghesi si rifugiò a Plymouth,
donde salpò per Terceira. Una
nave da gueira fu mandata
verso queir isola per impe-
dire lo sbarco, con ordini se-
verissimi, in caso di resi-
stenza, di espellerli, ciò che
fu fatto e che costò la vita
ad un uomo rimasto ucciso. Egli
desidera di sapere se furono da-
te al Governatore di quelle isole
istruzioni per impedire quanto
si è accennato. Se Lord Seaton
avesse agito con umanità, egli
avrebbe df)vuto mandare una
nave per informare quei ven-
tidue disgraziati del pericolo
al quale si esponevano, e av-
vertirli che era intenzione del
Governo di informare le auto-
rità .napoletane che stavano
per sbarcare. Desidera di sa-
pere se il Governatore aveva
comunicato il- loro arrivo e
aveva ricevuto istruzioni in
proposito, e se aveva avuto
ordini di comunicare con essi,
prima della loro partenza per
Otranto.
Sir R. Peel — Signori,
credevo di aver comunicato
tutto ciò che sapevo su questo
argomento, rispondendo alla
domanda del mio on. Amico
[Mr. MiLNEs] ; ma, i>cr soddi-
sfare 1' onorevole e valorosa
ufficialo, non ho obbiezioni da
fare alla sua domanda e ripe-
terò tutto ciò che ricordo in
proposito. Non posso però ri-
ferirmi al caso del marchese
di Saldanha e dei Portoghesi
che lo accompagnarono nel
nostro Paese e poi a Terceira.
perché non ricordo perfetta-
mente tutte le circostanze. In
quanto al caso al quale si è
testé riferito 1' on. Collega,
ripeto che nessuna comunica-
zione fu fatta da Lord Seaton
al Governo napoletano, riguar-
do al progettato sbarco dei
figli dell'Ammiraglio Bandiera
e dei loro compagni, se non
dopo la loro partenza. Non
ricordo che Lord Seaton abbia
fatto comunicazioni al Gover-
no, né che gli siano state
mandate istruzioni in propo-
sito. Lord Seaton notificò al
rappresentante del Governo
napoletano che un figlio del-
l'ammiraglio Bandiera era ar-
rivato nelle Isole Jonie, che
la sua condotta non era tale
da suscitare sospetti ; che il
APPENDICK.
33'
12 giaguo, insieme con suo
fratello e con venti compagni,
erano partiti su due imbarca-
zioni, e che il Governo non
aveva alcun sospetto intorno
alle loro intenzioni, poiché
erano tutti disarmati. Il 13 giu-
gno tre Consoli chiesero a Lord
Seaton di mandare una nave
armata, credo la Medea, con
lo scopo di impedire lo sbarco
di quegli individui in Cala-
bria. Lord Seaton si ritìnto di
farlo [Lord J. Russell —
quali erano i tre Consoli che fe-
cero il ricorso?] Credo il Con-
sole austriaco, il Console de-
gli Stati Pontifici e il Console
russo [T, DUNCOMBE. — Non
quello russo, ma il Console
napoletano]. Io parlo afifidan-
domi alla meinoria. Ritengo
che i tre Consoli fossero quelli
dell' Austria, della Russia e
degli Stati Pontilìci; (*) ma se
sostituisco uno all' altro, ne
informerò il Nobile Lord do-
mani stesso. Credo però di non
sbagliarmi. La risposta data
da Lord Seaton ai rappresen-
tanti dei tre Consoli fu que-
sta : « Credo che la denuncia
fatta sia molto esagerata (èra
stato dichiarato che sessanta
uomini avevano lasciato 1' i-
sola) ; non ritengo possibile
uno sbarco sulle coste della
Calabria; non posso mandare
la nave Medea a impedire lo
sbarco, ma manderò una pic-
cola imbarcazione, affinché pos-
siate informare il Governo na-
})oletano^ il quale adotterà le
misure che riterrà pili oppor-
tune per prevenire un'aggres-
sione.
Sir Ch. Napier — Ciò che
desidero di sapere è se Lord
Seaton, nel comunicare al Go-
verno britannico quanto aveva
fatto, ebbe a dichiarare di aver
informato quei disgraziati che
egli avvertiva il Governo na-
poletano della loro partenza
dall' isola.
Sir R. Peel — La spedi-
zione salpò prima che Lord
Seaton fosse informato del-
l' accaduto ; salpò verso le dieci
di sera. Ripeto che io parlo
affidandomi alla memoria. Dun-
que, essi partirono alle 10 di
sera del 12 giugno. Lord Sea-
ton non aveva la minima idea
che essi intendevano di lasciare
V Isola ; ma il 13 i Consoli fe-
cero il ricorso su riferito, e
richiesero che la Medea fosse
mandata immediatamente ad
inseguirli. L'on. Collega chiede
se Lord . Seaton abbia fatto
nessuna comunicazione ai due
Bandiera. La cosa era impos-
sibile prima della partenza dei
(*) Il molto Oli. Baronetto dichiarò poiché aveva errato facendo menzione'
del Console russo. Doveva intendersi il Console napoletano.
Mazzini, Scritti, ecc., voi. XXVII (Epistolario, voi. XIV).
338
APPEXDICK.
Bandiera, poiché e^ijli non so-
spettava meiiomamoute la loro
intenzione di lasciare 1' isola.
Alla domanda se Lord Seaton
ablda mandato snbito nn' im-
barcazione per comunicare coi
Bandiera al loro passaggio, de-
vo rispondere negativamente.
Lord J. Russell — Desi-
dero di fare nn' altra domanda
in proposito. L' on. Baronetto
Ila dichiarato che Lord Sea-
ton non sospettava che quei
ventidne individui, i quali sal-
I»avano da Corfu, andassero
in C.ilabria. Ma è detto nei
giornali che una lettera è giun-
ta nel nostro Paese, provenien-
te da una di quelle sfortunate
vittime, scritta, credo, il giorno
prima della sua morte e nella
qu;ile era detto che una })er-
sona andata a cavallo a tro-
varli nelP isola di Corfu, fosse
la stessa che li aveva traditi
presso il Governo, napoletano.
Ora, io chiedo di sapere se Lord
Seaton o il Ministro inglese alla
corte di Napoli abbiano data
qualche informazione al Go-
verno di Sua Maestà, in modo
da provocare il fatto, che
una persona accompagnasse la
spedizione sulla costa della
Calabria, attirandola in un
tranello.
Sir R. Pekl — Assicuro il
nobile Lord di non ricordarmi
nulla su questo punto. Se a-
vessi saputo dell' intenzione
del nobile Lord di fare tale
domanda, mi sarei preparato
a rispondere. Forse il nobile
Lord rinnoverà domani la sua
interrogazione.
Mr. MiLNES — Vi sarebbe
difficoltà di presentare alla
Camera qualche lettera o co-
pia di lettera, passata tra il
Governo e le autorità austria-
che riguardante questo argo-
mento? La cosa ha suscitato
tale interesse nel Paese, che
sarebbe più soddisfacente (!i
avere i documenti.
Sir R. Pkel. — Quale cor-
ris[»ondenza può essere esu
mata f
Mr. T. DuNCOMBE — Let-
tere e estratti di lettere. Per
guidarvi, avete la corrispon-
denza da quelle parti col si-
gnor Mazzini.
Sir R. Peel — Assicuro la
Camera che ciò che ho dichia-
rato è perfettamente conforme
alle comunicazioni ricevute.
Devo dire, dopo di aver letto
il dispaccio di Lord Seaton,
che se mi chiedono se vi sia
qualche inconveniente a pro-
durlo, conviene rispondere di
no. Ma quando io ho prodotto
un documento, on. Colleghi del-
l'opposizione, perché non pro-
durne altri? Io ho dichiarato
alla Camera che nessuna comu-
nicazione è stata fatta al Go-
verno britannico, nessuna co-
municazione è statafattaaLord
Seaton, nessuna couiunieazione
di nessuna specie fu ricevuta
APPKN
<ì;i Lord Senton sulla condotta
dei Bandiera e di altri rifu-
giati a Corfii, tìn dopo la loro
partenza. La prima notizia che
noi avemmo quando essi si al-
lontanarono, venne dall' Au-
stria, da Sir Robert Gordon, in
una letterra del 26 luglio, con
un rimprovero contro di noi per
aver permesso alla spedizione
■di salpare. Dopo «li averla ri-
cevuta, richiedemmo a Lord
Seaton ulteriori notizie e al-
lora ci giunsero due lettere di
Lord Seaton, esattamente con-
formi a ciò che ho testé di-
chiarato.
Mr. G. W. HOPE. — Mi sia
permesso di dichiarare che non
DICE. 339
avemmo nessuna notizia, come
pure non fu trovato nessun
accenno nella corrispondenza
con Lord Seaton riguardante
1' arrivo dei Bandiera nelle
Isole Jonie, eccetto questo :
che gli fu richiesto di conse-
gnare uno dei fratelli, perché
disertore, ed egli si ritiurò.
Mr. T. DuNCOMBE. — Avete
avvertito il Governo austriaco
che i Baiìdiera erano a Malta?
Mr. G. W. HoPE. — Noi
non lo* sapevamo.
Mr. T. DuNCOMHE. — È
detto in una delle lettere al
Mazzini che furono aperte.
L' ariromento è esaurito.
IV
€ameka dei Comuni. — Seduta del 20 febbraio 1845. (^)
YAperlm-a delle htlert al-
l' Ufficio delle Posi,'. — Discus-
sione rinviata]. — Lettura del-
l' ordine del giorno per ri-
pigliare la discussione sull'Uf-
ficio delle Poste.
Mr. Milnes — Dice che
egli non supponeva di dover
partecipare a questo dibattito.
ma per un caso fortuito egli
ha pt)tuto constatare, quando
fu di recente sul Continente,
il pessimo effetto prodotto sul-
1' opinione publ>li(;a in paesi
stranieri per la disgraziata ri-
velazione che ora impegna
V attenzione del Parlamento.
Durante un breve soggiorno
all'estero, egli ha potuto reii-
dersi conto dei sospetti dav-
vero incresciosi che questa
faccenda ha risvegliati. A lui
personalmente, la constatazio-
ne di questi sospetti riesciva
meno penosa, in quanto egli
li ritiene in gran parte infon-
dati ; però, questo non li ren-
deva meno dannosi. Per lungo
^1) Dagli Hansard's ParUamentary Debates. voi. LXXYII. coli. 834-921.
3,t0
APFENDIC?:.
tempo era stato un vanto ed
un privilegio del nostro Paese
di oifrire un asilo a persone
obbligate a lasciare quello do-
v' eran nati, spinte dall' op-
pressione dei dominatori ; ed
egli crede che non vi sia nella
storia d'Inghilterra un periodo
più altamente soddisfacente
del tempo in cui la Regina
Elisabetta diede ai sudditi op-
pressi delle Provincie Unite
un rifugio dalla tirannide di
Filippo II: e da quel tempo,
giù giù fino ad oggi, inclusa
la magnifica ospitalità offerta
agli esuli francesi durante la
Rivoluzione, questo Paese ha
liberamente aperto le porte
agli stranieri, senza tener nes-
sun conto delle loro opinioni
politiche, fossero Callisti, Ita-
liani o Polacchi. Ed ora, ve-
dendo il penoso contrasto tra
il presente Governo del nostro
Paese e il Governo di Francia,
constatando che il Ministro
francese è in grado di dichiara-
re, dal suo posto, alla Camera
(lei Deputati, che, per quanto
ad esso sia noto, le comunica-
zioni postali.sono assolutamen-
te sicure in Francia e sapendo,
disgraziatamente, che il Mi-
nistro Inglese non potrebbe
fare una simile asserzione, per
quanto egli non si possa per-
mettere di indagare intorno
alla giustizia di un caso o
dell' altro, tutte queste cose
lo hanno convinto di un fatto,
che 1' Inghilterra, in questa^
spiacevole circostanza, si è gua-
dagnata, in tutto il Continente,
una riputazione veramente po-
co lusinghiera. Non gli fu di
nessuna consolazione, viag-
giando attraverso la Germania,
di vedere nei negozi certi libri
contenenti dichiarazioni sul
conto dell' Inghilterra e di
udire canzoni allusive, e di sa-
pere che 1/on. Baronetto, Se-
gretario di Stato dell' Interno,
era 1' eroe della favola. Poi-
ché, pur sapendo che nel no-
stro Paese non vi è mai stata
un' Amministrazione che abbia
più cautamente evitato qual-
siasi infrazione alla libertà dei
sudditi, egli non può che no-
tare che il contegno dell' at-
tuale Governo di Sua Maestà
in questa faccenda non è stato
tale da dare efficace affida-
mento dell' infondatezza di
tutti questi sospetti. Nei tempi
antichi si diceva che non ba-
stava che la moglie di Cesare
fosse pura, ma doveva essere
immune da qualunque sospetto.
È però evidente che se essa
avesse agito in modo tale da
incoraggiare, invece di dissi-
pare i sospetti ; se avesse còlta
ogni occasione i^ossibile per
mettersi in una situazione e-
quivoea ; se avesse avvolto la
sua più semplice azione nel
manto del mistero ; se si fosse
rifiutata di rispondere chiara-
mente alla minima domanda :.
APPENDICE.
341
^or\i teine clie quella degnis-
sima signora non avrebbe po-
tuto rimanere al disopra di
qualsiasi sospetto. Parlando
poi seriamente, egli ritiene
che una gran ])arte di sospetto
^ di interpretazione erronea,
«he ora offuscano la questione
e che sono certamente ingiu-
riosi per il Governo di Sna
Maestà, siano dovuti alla poca
franchezza e alla poca sempli-
cità con la quale è stata su-
i)ito coTisiderata la cosa, appena
sottoposta al giudizio della Ca-
mera. L' oratore crede che, se
quando l'on. rappresentante
di Finsbury inoltrò la sua mo-
zione, essa si fosse affrontata
senza difficoltà e senza miste-
ro, e se il Segretario di St.ato
per l'Interno, invece di creare
ostacoli e dubbi, avesse affer-
mato semplicemente che l'esa-
me delle lettere del signor Maz-
zini non poteva avere nessuna
relazione col suo Ministero,
tutta la faccenda si sarebbe
forse chiarita pili facilmente.
Ija firma del mandato da parte
dell' ou. Collega deve essere
«tato un atto puramente for-
male. Egli non comprende
perché l'on. Collega sia stato
chiamato a firmarlo, visto ohe
l'Atto del Parlamento richiede
che i mandati siano firmati
dal Segretario di Stato. In
questo caso, eertamente, sa-
rebbe stato meglio che la re-
sponsabilità fosse stato assnnta
dal Conte di Aberdeen. Se
V on. Collega avesse detto sem-
plicemente che egli non aveva
nulla a che vedere in questa
faccenda, il Conte di Aberdeen
avrebbe potuto dar subito la
risposta che si richiedeva, la
qnale. secondo lui, avrebbe cal-
mato in parte la pubblica indi-
gnazione, rendendo il dovere di
una spiegazione molto più sem-
plice e più facile al Governo di
quello che non sia ora. Si è
invece lasciato crescere il so-
spetto e si son fatte circolare
interpretazioni errate senza
che, dall'altra parte, sia stato
detto nulla per chiarire la cosa
e ristabilire 1' equilibrio : ed
ora la conseguenza è questa,
che in tutto il Paese è pre-
valsa un' impressione penosa,
incresciosa, intorno a detta
questione. L' argomento sotto-
posto direttamente alla Ca-
mera è diviso in due parti :
la prima, si riferisce alle re-
lazioni internazionali, la se-
conda, riguarda personalmente
l'on. rappresentante di Fins-
bury. In quanto alla prima
parte della questione, egli ha
ritenuto ieri suo dovere di ri-
volgere al Primo Lord della
Tesoreria una domanda in-
torno all' episodio che si svolse
in Calabria e, fino a un certo
punto, egli ritiene la risposta
data dall' on. Baronetto soddi-
sfacente, in ciò che concerne il
signor Mazzini e più diretta-
342
APPENDICE.
mente la spedizione dei fratelli
Bandiera da Corfù in Calabria.
Detta risposta riferiva che ogni
informazione data a proposito
di quella spedizione, sia ai
Consoli d' Austria, di Roma e
di Napoli, sia ad altro Gover-
no, era semplicemente una con-
seguenza dell'informazione ge-
nerale che era stata data al
Conte di Aberdeen, cioè che
nna cospirazione si stava pre-
parando nei domini inglesi del
Mediterraneo. Egli considera
la questione come molto grave
e seria. È connessa con un
punta di vista, generale della
nostra politica estera. Sembra
che il Governo austriaco non
abbia altro da fare che mi-
nacciare un' invasione in Ita-
lia, cioè che voglia entrare in
un paese, la cui indipendenza
è riconosciuta, e avrebbe l'im-
mediato assenso del Segretario
di Stato degli Affari esteri in-
glese, per favorire ed incorag-
giare tali pretese. Cosi si è an-
data formando nel mondo la
convinzione che il Governo
inglese abbia garantito ai So-
vrani d' Italia il possesso dei
loro troni^ per quanto abusino
del loro potere o per quanto
ne siano indegni ; ed egli deve
dire che una tale supposizione
non può essere se non penosa
per ogni inglese, e non do-
vrebbe essere divisa da nes-
sun Membro liberale di nes-
suna parte della Caniera'. Deve
inoltre aggiungere che se il
Conte di Aberdeen, mentre si
conformava ai desiderii del
Governo austriaco, avesse man-
dato un avviso a Malta o a
Corfii, sia da affissare nelle
vie, sia da pubblicare nei gior-
nali, che il Governo Inglese era
al corrente della cospirazione-
e deciso a prevenirla e ad im-
pedirla in ogni modo, proba-
bilmente quella sfortunata spe-
dizione in Calabria non avrebbe
avuto luogo. E qui 1' oratore-
prende a considerare laseconda
parte della questione, cioè l'ac-
cusa fatta dall'on. rappresen-
tante di Finsbnry, die le sue
lettere sono state aperte dal
Segretario di Stato per 1' In-
terno. [Egli accenna ai privi-
legi del Parlamento, al diritto^
che ha l'on. Collega di esigere
una risposta e di sapere se è
stato emesso un mandato per
il sequestro della sua cor-
rispondenza. Chiede come mai
1' on. rappresentante di Fins-
bnry abbia aspettato il caso del
signor Mazzini per sottoporre il
proprio alla considerazione del-
la Camera. Sarebbe stato suo
dovere di parlare prima, poiché
l'indugio ha diminuito l'im-
portanza del suo reclamo ; e
avrebbe doluto formulare l'ac-
cusa, quando s'avvidedel fatta
contro il quale ha ricoiso.
L' on. Collega ha chiesto un
nuovo Comitato d'inchiesta;
ma' egli non A'-oterà per la mo-
APPENDICE.
343
zione dell' on, rappresentante
(li Finsbiiry, uou ritenendo
che un pubblico Comitato sia
il tribunale più adatto per una
incliiesta generale. Accenna
anche ad un' altra importan-
tissima questione, cioè, se que-
sta facoltà debba essere con-
servata o no. Allude alla cam-
pagna di certi giornali contro
il Governo e ripete di non
potere votare per la mozione
come è ora].
Mr. Macaulay. — Dichiara
che non voterà in favore della
mozione dell' on. suo Amico,
rappresentante di Finsbury,
perché essa racchiude in sé
la censura del Gomitate se-
greto e della sua attività, che
egli difende. In quanto alla
seconda parte della mozione,
a proposito della convenienza
• ìell'attaale procedimento, egli
ritiene l'argomento maturo per
essere sottoposto alla Camera,
uii\ considera superflua l'opera
di un Comitato. Oramai il ma-
teriale non manca e, per quanto
la discussione possa moditìcare
in qualche punto la sua opi-
nione, egli ha una chiara idea
'iella legge che dovrebbe es-
sere sanzionata. [Parla della
lettera e dei diritto di invio-
labilità che acquista (juesto
messaggio. Dice che la censura
può essere utile in certi casi,
come è stata la tortura, ma
non per questo si deve ricor-
rere a simili mezzi. In quanto
alla protesta dell'on. rappre-
sentante di Finsbury, eglirico-
nosce a lui il diritto di esigere
una risposta e non concepisce
per quale ragione si rifiuti una
inchiesta, e quale pericolo ne
possa derivare per lo Stato.
Risalendo alla formazione del
Comitato segreto^ si stupisce
dell' esclusione dell' on. Col-
lega che aveva formulato l'ac-
cusa: disapprova il procedi-
mento della Camera, e si pente
del voto dato, avendo consta-
tato il diverso modo di agire
dei Ministri prima alla Camera
dei Comuni, poi alla Camera
dei Lords per la costituzione
dei due Comitati. Tutto que-
sto insieme di cose gli fa ri-
tenere che le lettere dell' on.
rappresentante di Finsbury
siano state aperte. Insiste sulla
necessità di tutelare i privi-
legi dei Membri del Parla-
mento, sul!' inviolabilità della
loro corrispondenza e sulla
necessità di dare una sod-
disfazione all' on. Collega].
Dichiara di non poter votare
in favore della mozione cosi
come è, per quanto egli so-
sterrebbe quella parte che
propone un'inchiesta intorno
alla protesta di un Membro
del Parlamento che dichiara
che le sue lettere sono state
aperte.
Mr. James S. Wortley. —
Spiega le ragioni che giustifi-
cheranno il suo voto. [Egli trat-
344
APPENDICE.
ta nuovamente la questione che
riguarda Ton. rappresentante
di Finsbury, censurando però
r acredine delle espressioni da
lui usate contro il Ministro,
che egli difende strenuameure.
Confronta i procediuienti del
Ministro attuale con quelli
dei suoi predecessori e dei Mi-
nistri delle altre Potenze, a
proposito dell' apertura delle
lettere degli Ambasciatori, e
narra un aneddoto su Federico
il Grande, il quale esercitava
la facoltà di Censura, non
solo sulle lettere degli Amba-
sciatori stranieri accreditati
presso la sua Corte, ma per-
fino sulle lettere dei propri
Ambasciatori. Una volta fu
aperta una corrispondenza tra
un Ambasciatore e sua moglie,
e la lettera della moglie es-
sendo stata messa nelP altra
busta, entrambi le lettere fu-
rono restituite ai rispettivi
mittenti, e così fu scoperto
quest' uso di violare la cor-
rispondenza. Ora si tratta di
decidere se la Camera deve o
no nominare un altro Comi-
tato per esaminare 1 a ques tione .
Per quale scopo, con quali ra-
gioni si dovrebbe farlo? L'o-
ratore ritiene che un Comitato
pubblico non otterrebbe certo
migliori risultati, e ribatte le
varie proposte degli on. Col-
leghi e le loro ragioni, discu-
tendo specialmente il rifiuto
dell' on. rappresentante di Fin-
sbury di produrre i suoi testi-
moni, a meno che gli fosse
stato permesso di assistere al
loro inteAogatorio. Quale ne-
cessità di proteggerli? Contro
chi ?]
Mr. Ward. — [Protesta con-
tro il privilegio reclamato da
vari Colleghi, e ritiene che gli.
Onorevoli non dovrebbero ar-
rogarsi certi diritti, e discute
ampiamente il fatto dell' on.
rappresentante di Finsbury
con evidente tendenza mini-
steriale. Secondo lui, le lettere
di un Membro del Parlamento
sono sacre. Egli anzi dichiara
necessaria 1' esistenza di qual-
che potere esercitato sulle let-
tere trasmesse ])er posta, po-
tere esistente anche in" altri
Paesi. Risale ai tempi passati,
per giungere a mano a mano
agli ultimi mandati emessi nel
1844. La difi:erenza di quattro
mandati dimostra forse che il
dovere del Segretario di Stgito
dell' Interno è stato esercitato
impropriamente?] In quanto al
caso del signor Mazzini, lascian-
do da parte ])eì momento quello
dell'on. rappresentante di Fins-
bury. la lesponsabilità do-
vrebbe gravare là dove è nata
la necessità di un intervento,
cioè sul Segretario di Stato
per gli Affari esteri. Le cir-
costanze del caso sono state
spiegate ieri dill' on. Collega,
ed egli le ha ascoltate con at-
tenzione. L'on. rappreseihtante
APPENDICE.
345
di Finsbury ha detto che il
sangue di quei disgraziati che
furono sagrificati pesa sul capo
del Governo Inglese, ed egli
ha udito questa grave impu-
tazione con profonda pena. Ri-
fugge assolutamente dalla sup-
posizione che il Primo Lord
della Tesoreria o il Segre-
tario di Stato per gli Affari
Esteri siano capaci di attirare
qualsiasi individuo in un tra-
nello ; nìa ritiene che possa
essere stata fatta una comu-
nicazione ad una Potenza e-
stera. che abbia causato la
rovina di quegli sfortunati in-
dividui e che non sia stato
dato ad essi sufficiente avviso.
Pensa che se il Governo bri-
tannico avesse fornito al Go-
verno austriaco qualche infor-
mazione, prevedendo ciò che
avrebbe potuto accadere in
Italia, sarebbe stato doveroso
di mettere in guardia anche
coloro che meditavano uno
sbarco in Italia. Pei'ò ieri ha
udito con soddisfazione che
V unica ragione per cui tale av-
vertimento non fu dato ai Ban-
diera e ad altri esuli in Corfu,
è che essi non erano sospet-
tali e che i loro nomi non e-
rano stati fatti. Secondo V o-
ratore. ([u està è una circostanza
che distrugge 1' accusa. Egli
confida che l'on. Segretario di
Stato per l'Interno si accorgerà
che si poneva su di un terreno
pericoloso permettendo alle Po-
ste della Gran Bretagna di di-
ventare lo strumento della poli-
tica di una Potenza estera. Nel
nostro paese si fanno processi di
Stato, ma nelP Italia meridio-
nale le cose procedono diver-
samente : una corte marziale
e una breve confessione, e la
faccenda è hnita. Era certa-
mente un' impresa pazza per
ventidue uomini disarmati
quella di salpare da Corfu, ed
egli capisce benissimo come
perfino Lord Seaton possa non
aver sospettato quelle loro in-
tenzioni. In quanto a ciò che
è stato dichiarato ieri, egli ri-
tiene che vi sia stata una spie-
gazione completa dell' accusa
diretta, ma non di quella col-
laterale. Ritiene che quegli
infelici ai quali ha teste al-
luso, non avrebbero attraver-
sato il Regno di Napoli, se,
dopo le informazioni indirette
date al Governo austriaco, non
fossero state prese misure, del-
le quali il Governo britannico
era ignaro, per adescare que-
gli uomini e' rovinarli. Questa
è la sua impressione di ieri.
Egli vorrebbe inoltre aggiun-
gere che, finché il Segretario
di Stato per gli Affari esteri
si servirà delle Poste inglesi
come di un mezzo per tenere
i Governi esteri informati di
ciò che accade in questo Paese,
esso si esporrà a rimproveri
come questi, e i risultati sa-
ranno egualmente penosi per
846
APPENDICE.
Ini come per il Paese, scredi-
tandolo. Però la censura deve
esistere. Se si dichiarasse la
corrispondenza inviolabile, bi-
sognerebbe approvare ogni
anno una « nota d' indenniz-
zo, » poiché sarebbe assoluta-
Tuente necessario di violarla
per ragioni di pace interna.
Egli desidera solamente dive-
dere applicare (piesta facoltà
con determinati freni e con
determinate precauzioni. Sa-
rebbe forse opportuno di fis-
sare un'inchiesta periodica in-
torno all' esercizio di questa
facoltà e considera inutili i
molti particolari della relazio-
ne del Comitato sui tempi ohe
furono. Ma deve concludere,
riferendosi al caso con cui ha
cominciato, cioè al caso del-
l'on. rappresentante di Fius-
bnry. D'me che, quando un
^lenibro del Parlamento di-
chiara che le sue lettere sono
state aperte, e la sua corri-
spondenza manomessa, non
viene gettata nessuna macchia
sull'Onorevole che avanza il
reclamo, e che egli ha il di-
ritto di rivolgersi ad ogni
Membro della Camera che ab-
bia un briciolo di sentimento
per essere appoggiato nella
sua domanda di inchiesta. Al-
cuni di essi, rappresentanti
città popolose, possono essere
consultati da individui desi-
derosi di essere guidati dalle
loro opidioni ; ora, con quale
pretesto si possono aprire let-
tere indirizzate ad un Membro
della Camera, anche se scritte
da individui che hanno risve-
gliato i sospetti del Governo^
senza che le circostanze ine-
renti siano dichiarate ? Egli
non fa qui una questione di
infrazione di privilegio, poiché,
secondo 1' oratore, essa non
ha nulla da vedere con ciò.
Se un Membro qualsiasi della
Camera si impegna in un pro-
getto criminoso, lasciate che
egli ne soffra le conseguenze;
ma quando un Membro chiede
in quali circostanze furono a-
perte le sue lettere, ed esige
un'inchiesta completa, egli ha
il diritto di essere esaudito
nei suoi desiderii. Se l'on.
Collega avesse così concepita
la sua mozione, facendo que-
sta semplice domanda, 1' ora-
tore dichiara che avrebbe vo-
tato in favore di un altro
Comitato. Ma cosi stando le co-
se, egli vorrebbe che qnalche
ou. Collega, pili influente di lui,
proponesse un emendamento,
chiedendo nii'inchiesta intorno
a tutte le circostanze e con
quale autorità sieno state a-
perte le lettere del suo on. A-
mico: allora, nessuna mozione,
approvata alla Camera, avrebbe
ricevuto uiì consentimento pili
cordiale del suo.
Lord J. Mannkrs. — [Di-
scute la mozione dell' ou. rap-
presentante di Finsbury, e
APPEXDICK.
3 47
conclude riuuovjitido la pre-
ghiera all' on. Collega di mu-
trire i termini della sua mozione,
per permettere a lui ed agli
altri Membri della Camera di
appoggiarla, senza la minima
intenzione di offendere gli o-
n ore voli che componevano il
Comitato precedente, né il Se-
gretario di Stato per l'Interno,
0 senza dimostrare nessuna
srtducia verso i Membri del
Governo di Sua Maestà].
Capitano Layard. — Dice
che nessuno alla Camera sente
più di lui il dovuto rispetto
per il sentimento di onore e
per l'intelligenza che sono le
caratteristiche di coloro che
hanno formato il Comitato se-
greto ; ma, nello stesso tempo,
egli sente il dovere di dichia-
rare la sua opinione, cioè che
il Paese è ben lontano dal-
l'essere soddisfatto che la cosa
rimanga al punto in cui si
trova, e cercherà di dimo-
strarlo seguendo la linea di
condotta adottata dal Segre-
tario di Stato dell' Interno.
Prima che la petizione del si-
gnor Mazzini fosse presentata
alla Camera, un suo Amico
1 del Capitano Layard] gli do-
mandò « se avesse udito cosa
si andava dicendo. » Egli do-
mandò al suo amico « a quale
diceria alludeva. » La risposta
fu questa : « che era ormai
notorio avere il Segretario di
Stato per l'Interno promos^sa
1' apertura di molte lettere
senza una sufficiente autorità. »
L' oratore disse al suo amico
che molto probabilmente quella
voce era infondata; che, se-
condo lui, il Segretario di
Stato per 1' Interno era un
uomo di troppo onore per a-
gire in tal guisa e, supponendo
per un momento ciò che non
era il ciiso, essere troppo saggio
per fare ciò che avrebbe attirato
tanto odio su di lui, e tanta disi-
stima sull'Amministrazione al-
la quale egli appartiene. Es-
sendo questa la sua opinione,
grande fu il suo stupore quan-
do la petizione del signor Maz-
zini fu presentata; più forte
ancora, quando l'on. rappresen-
tante di Finsbury dichiarò che
egli poteva provare la sua af-
fermazione, e pregò gli fosse
concesso di farlo ; ognor più
grande, quando 1' on. Baro-
netto, Segretario di Stato per
l'Interno, volle citare l' inchie-
sta, dichiarando che non po-
teva accordarsi un Comitato
nell' interesse del Paese, e che
prendeva tutta la responsabi-
lità su di sé. Ora, egli è pie-
namente d' accordo col Segre-
tario di Stato per 1' Interno
circa la responsabilità: ma in
che consisterebbe la responsa-
bilità, se non fosse permessa
un' inchiesta intorno alla sua
condotta? Si afferma che ac-
cecando un certo uccello, la
povera bestia è messa in grado
348
APPENDICE
di cantare in un tono diver-
so da quello di prinm. Ora,
egli non intende certamente
di paragonare l'on. Segre-
tario di Stato per l' Interno
a quella disgraziata l)estiola:
tuttavia, deve constatare che,
alla seconda occasione, quando
la questione fu presentata
nuovamente alla Camera, egli
8i espresse in una forma di-
versa da quella di prima, di-
mostrando di avvedersi pirì
chiaramente della sua gra-
ve situazione, e di rendersi
conto un po' meglio delhi que-
stione. Egli ritiene che 1' on.
rappresentante di Poutefract
abbia contribuito al mutamen-
to ; se non altro, egli ha aiu-
tato a dissipare la nebbia che
prima sembrava offuscare gli
occhi dell' on. Segretario di
Stato per l'Interno sul vero sta-
to delle cose, dichiarando che
egli sarebbe stato più soddi-
sfatto Stt si fosse accordato un
Comitato. Ma la pensava in
questo modo il solo rappre-
sentante di Pontefrnct? No,
certamente: moltri Membri delle
due parti della Camera dimo-
strarono di essere della stessa
opinione, ciò che apparve chia-
ramente quando la questione
fu sottoposta per la seconda
volta alla considerazione della
Camera, e, se non fosse stato
accordato un Comitato, e i Mi-
nistri si fossero mostrati con-
trarli, certamente essi sarebbero
rimasti in minoranza. [Qui l'o-
ratore riassume tutta la storia
del Comitato segreto: accenna
nuovamente ai sospetti che
nacquero per 1' esclusione del-
l' on. rappresentante di l'^ins-
bury e continua dicendo che^
tutto il sistema di censura è
ributtante per lo spirito e- per
V amore di libertà istintivo
nel popolo inglese, e che quanto
più presto tale sistema sarà
abolito, tanto meglio sarà.
Aggiunge:] Napoleone, che in
fatto di spie se ne intendeva
pili di qualsiasi altro, disse
clie lo spionaggio dell' Ufficio
delle Poste non era migliore
di quello della Polizia, e che
non ci incappavano se non i
pazzi. Quando Caterina di
Russia provocò 1' apertura del-
le lettere, non solo dei suoi
'sndditi, ma di quelle dei Mi-
nistri stranieri, il Direttorio
Francese protestò contro un
simile procedimento, dichia-
randolo assolutamente barbaro
e disonorevole. Egli è sicuro
che la Camera dei Comuni di
Inghilterra approverà questi
sentimenti. Quando alla Ca-
mera dei Deputati fu chiesto
al Guizot se fosse una consue-
tudine del Governo francese
quella di aprire le lettere (do-
manda fatta in relazione ap-
punto a ciò che l'on. rap-
presentante di Fiusbury aveva
detto), egli rispose immedia-
tamente che non era pro}>ri<)
APPENDICE.
349
il caso, e la sua risposta ebbe
gli applausi di tutta l'Assem-
blea. È possibile cbe la Ca-
mera inglese uou coincida cou
1' opinione cosi espressa, è che
sia da meno della Camera fran-
cese in un sentimento cosi onore-
vole! L'on. Baronetto ha dichia-
rato che la legge è a disposizione
del signor Mazzinii; ma come si
può credere ohe il signor Maz-
zini avrebbe agito prudente-
mente o saggiamente, anche
supposto che egli ne avesse i
mezzi, ricorrendo alla legge
contro un gentiluomo comel'ou.
Baronetto, che è ricco ed è in
grado di far tacere i testimoni
dai quali dipende la questio-
ne f II signor Mazzini ha preso
un partito molto pili saggio :
egli ha picchiato alla porta della
Camera dei Comuni, ed ha
presentato la sua petizione
chiedendo una riparazione. Fu
abbastanza fortunato a far
presentare quella petizione da
un rapppresen tante che, per
la sua grande abilità, ne ha
fatto un argomento cosi im-
portante come qualsiasi altro,
e data la sua assiduità e la sua
ostinatezza, ha^ìotuto portarlo
ad una buona conclusione. Il
signor Mazzini, straniero, è ve-
nuto nel nostro Paese confidan-
do nell'equità delle nostre leg-
gi. Da quando egli risiede qui,
ritiene che, nel suo caso, queste
leggi siano state trasgredite.
.Si rivolge quindi alla Camera,
invocando la sua protezione.
Vorranno i Rappresentanti del
popolo, coloro che dovrebbero
essere i custodi delle sue li-
bertà, olìrirgli o no l'usbergo
della loro protezionef In caso
negativo, si potrebbe dire con
un fondo di verità che le nostre
leggi sembrano tele di ragno,
nelle quali le piccole mosche
restano prese, ma le grosse le
strappano facilmente ed impu-
nemente. Secondo la relazione
del Comitato segreto, i man-
dati emessi dietro ordine del-
l' ou. Baronetto furono 18 nel
1841; 20 nel 1842; 8 nel 1843;
7 nel 1844; un totale di 53,
che è molto maggiore di quelli
emessi negli anni precedenti,
dal 1799 in poi. Vi è un' altra
circostanza mentovata nella
relazione, che l'oratore ritiene
degna di richiamare 1' atten-
zione della Camera; alla pa-
gina 17, riguardo al messaggi
della Regina Anna e ai sacchi
di corrispondenza del Ministe-
ro degli Affari esteri, è dichia-
rato che essi erano appunto
sotto il controllo di quel Se-
gretario di Stato; che in quel
Dicastero vi furono molti abusi,
molte lettere essendo state
spedite in quel modo, evitando
cosi 1' affrancatura ]ìostale. La
relazione però continua di-
cendo che questo abuso è quasi
cessato. Ora, egli ritiene che
dovrebbe essere cura del Go-
verno di farlo cessare intera-
350
APPENDICE.
mente. Confida che la Camera
vorrà accordare nu' inchiesta
completa, leale, e soppratutto
pubblica. È dovuta al si-
gnor Mazzini, è dovuta al-
l' on. rappresentante di Fins-
bury. Secondo hi sua opinione,
è un fatto molto grave di ac
cusare qualsiasi Membro, e
colui che accusa, assume una
gravissima responsabilità; ma
considerando ohe questa è la
linea di condotta seguita dal-
l' on. rappresentante di Fins-
bury, il dovere del hi Camera
è di accordare qualunque fa-
cilitazione possibile per pro-
vare che le sue dichiarazioni
sono esatte. Tali essendo i suoi
sentimenti, V oratore dichiara
che è sua intenzione di ap-
poggiare la mozione dell' on.
Collega.
Sir R. H. Inglis. — [Rias-
sume rapidamente le opinioni
dei varii oratori prò' e contro
il Governo, prò' e contro 1' on.
rappresentante di Finsbury.
Egli non approva l'opinione e-
spressa dal suo on. Amico, rap-
presentante di Edinburgh, che
le lettere di un Membro del
Parlamento debbano conside-
rarsi diversamente da quelle
di un qualsiasi altro individuo.
Discute l'accusa dell' on. rap-
presentante di Finsbury, e la
sua mozione con tendenza e-
videntemente ministeriale: so-
stiene il Comitato segreto e
la sua attività; cita esempi di
lettere aperte nei tempi passa-
ti ; e dichiara di non poter
votare in favore della mozione
inoltrata dall' on. rappresen-
tante di Finsbury].
Mr. Bernal. — Dichiara
che 1' oratore che lo ha pre-
ceduto non ha interpretato e-
sattamente la questione .del
privilegio, poiché esiste una
dichiarazione ben nota, che
risale all' aprile 1735, formu-
lata da un Comitato nominato
al tempo di sir Robert Wal-
pole, e che fu approvata dalla
Camera. Essa dicliiara :
« É una grave infrazione del pri-
vilegio dei Cavalieri, Cittadini ed a-
bitanti dei distretti rurali, scelti per
rappresentare i Comuni della Gran
Bretagna in Parlamento, da pai-te di
• qualsiasi Direttore delle Poste, dei
suoi incaricati e agenti, nella Gran
Bretagna e Irlanda, quella di aprire,
con qualsiasi mezzo, lettere dirette o
firmate personalmente da qualsiasi
Membro, senza uno speciale ordine
scritto di proprio pugno da uno dei
Ministri, per ognuna di tali apertu-
l'O; come pure di trattenere e ritar-
dare lettere dirette a qualche Membro
e da lui firmate, a meno che non vi
siano ragioni fondate per sospettare
una contratfazione, senza un ordine
esplicito di un Primo Segretario di
Stato, come già è stato detto, per
ciascun sequestro. »
Egli ritiene tuttavia che
la questione dell' ón. rappre-
sentante di Finsbury debba
essere considerata da un punto
di vista più elevato, se si pensa
che un Membro del Parlamento
occupa dinanzi al juibblico una
Al'PKXDICE.
351
situazione di grande impor-
tanza, e che egli non uppar-
tieiie solamente a se stesso,
ma al corpo elettorale; se si
sopponesse i)erciò che Membri
del Parlamento si rendessero
colpevoli di rapporti con indi-
vidui incriminati, con uomini
impegnati in altari loschi e slea-
li, allora, non si tratterebbe
pili di infrazione di privilegio,
ma di una questione molto più
grave, poiché nomini che si
prestassero a simili maneggi
sarebbero indegni di sedere
alla Camera e di avere rap-
porti con gli altri Membri.
Egli spera quindi che l' ou.
Collega non ne farà una sem-
plice questione di privilegio, ma
si fonderà su motivazioni mol-
to pili importanti. A proposito
della relaziono del Comitato,
«gli nota che non solo non vi
è nessuna parte che si riferi-
sca all' on. rappresentante di
Finsbury, ma che, nell'insieme,
ora si dice troppo, ora troppo
poco. Vi è un grande mistero,
non solo nel modo col quale è
stata formulata, ma anche nelle
conclusioni alle quali è ginnto il
Comitato. Non è ormai più ne-
cessario che egli citi qualche
brano speciale, già letto e ri-
letto varie volte nel corso della
presente discussione; ma ogni
Membro che ha udito la re-
lazione, e se ne ricorda, sa che
contiene strane frasi, esprimenti
opinioni molti discordi. [ì<l qui,
il capitano Bernal osserva che
mentre un Membro della Ca-
mera ha una vaga idea che il
diritto di apertura di lettere
esercitato dal Segretario di
Stato sia una Common Law.
un altro pare invece ritenga
che sia divenuta legge, se può
usarsi una forma cosi ridicola,
con lo Statuto della Regina
Anna, confermato poi da quello
della Regina Vittoria. Egli ha
udito dire da vari Colleghi che
1' esercizio di una tale facoltà
da parte del Governo è un
atto illegale; ma, se cosi fosse,
è chiaro che la Camera non
sareblte il tribunale atto a
giudicare della sua legalità o
illegalità. E aggiunge]: Se fos-
se provato che le lettere del
signor Mazzini e di qualsiasi al-
tro signore furono aperte al-
l' Ufficio delle Poste, il rime-
dio per l'atto illegale sarebbe
evidentemente da ricercarsi
in una Corte di Giustizia e
non nella Camera. [E 1' oratore
continua a discutere, riferen-
dosi pili particolarmente al
caso di Mr. Duncombe, il quale,
secondo lui, ha tutto il diritto
di reclamare un'inchiesta, spe-
cialmente dopo le parole del-
l'Ou. Ba-onetto, le quali po-
trebbero lasciare adito a varie
supposizioni. Egli disapprova
tanto il tono delle parole del-
Tou. rappresentante della Con-
tea di Bnte, quanto quello del
suo ou. Amico, il quale però
352
APPENDICK.
;^i trova in una situazione spe-
ciale, A'isto che egli dichiara
positivamente, ed è pronto a
provarlo, clie la sua corrispon-
denza è stata violata e dato
che egli si ritiene accusato,
magari indirettamente, di es-
sere stato coinvolto negli in-
cidenti del 1842, egli ritiene
pure necessario che qualche
Collega proponga un emanda-
mento, chiedendo alla Camera
di nominare un Comitato, sem-
plicemente per indagare se la
corrispondenza dell' on. rap-
presentante di Finsbury è stata
o no violata : anzi egli userebbe
piuttosto le parole trattenuta,
ritardata o aperta. Egli non è
preparato a formularlo, ma
spera che qualche Collega
vorrà farlo]. Cosi non si le-
derebbe la dignità, né si sin-
dacherebbe la condotta dei no-
ve Membri che hanno costi-
tuito il Comitato precedente.
Nella loro relazione non è stata
fatta nessuna allusione al caso
dell'on. rappresentante di Fins-
bury; pertanto, il* nuovo Comi-
tato non dovrebbe occuparsi
nuovamente del caso del signor
Mazzini o del signor Godricki o
di altri, intorno ai quali è già
stata fatta un' inciiiesta ; ma so-
lamente del caso suddetto. Si
tra tterebbe così di due inchieste
diverse, separate. Egli conclude
esprimendo la speranza che il
suo on. Amico sia interamente
soddisfatto nella sua richiesta.
Mr. BoRTHWiCK. — [Com-
batte le opinioni dei vari ora-
tori che lo hanno preceduto ;
spiega le ragioni del suo ul-
timo voto, concernente questa
questione; risale alle origini
di questa pratica ; disapprova
le espressioni usate dall' on.
rappresentante di Finsbury ;
dichiara di credere che il Go-
verno non abbia aperte le let-
tere di quest'ultimo; e con-
clude dicendo di non poter
assolutamente votare per una
mozione cosi concepita].
Mr. C. BuLLER. — Dice: Io
ritengo, o Signori, che la frase
j)iu superflua che io abbia mai
udita qui alla Camera, il che
è tntto dire, sia la frase finale
del discorso dell' on. rappre-
sentante di Weymouth, (Mr,
Bernal), la quale è consistita
in una veemente esortazione
all'on. rappresentante di Fins-
bury di non diminuire i suoi
sforzi per quanto riguarda
detta questione; poiché mi
pare che l' esperienza abbia
dimostrato che se e' è un uomo
che non diminuirebbe i suoi
sforzi, quell'uomo è l'on. Col-
lega. Forse io interrompo al-
quanto la gravità della di-
scussione ; ma dichiaro che,
dopo di aver bene considerata
la cosa, non posso concepire
troppo gravemente la questio-
ne come è stata ora presentata
alla Camera. Che vi siano ad
essa connesse varie gravissime
APPENDICE.
353
questioni, è fuori di dubbio,
e credo ohe la Camera condi-
vida pienamente il sentimento
del Paese. Nessuno dubita che
r esistenza dì questa facoltà
nelle mani dei Ministri sia una
questione degna della conside-
razione di ogni individuo ; ma,
per ora, non voglio discuterla.
Non dobbiamo discutere ora
lo stato della legge, per quanto
su questo argomento nessuno
abbia una opinione più forte,
pili definita della mia. Io consi-
dero questa facoltà tanto inutile
quanto inconsistente per la si-
curezza della nostra libertà, per
la nostra agiatezza domestica
e per la nostra moralità nazio-
nale. Quindi, lascio da parte
questa grave questione. Ora,
la sola questione, ammettendo,
come io ammetto pienamente,
che i Ministri abbiano provato
chiaramente di non dover esse-
re imputati di avere escogi-
tato un nuovo potere, di avere
agito come i loro predecessori
nell' esercitare la facoltà di
censura, la sola questione che
ci si presenta è questa: se essi
hanno esercitato questa facoltà
in modo onorevole e corretto.
Devo confessare che, fino a
ieri, di tutta questa faccenda
avevo un' impressione vera-
mente penosa. Consideravo al-
cune delle imputazioni fatte
al Governo a proposito del-
l' uso fatto delle lettere di
poveri esuli nel nostro Paese
e lo conseguenze che si dice-
vano derivate da questo abuso
di segreto all'Ufficio delle Po-
ste, con lo stesso orrore che,
lo dichiaro con tutta sinceri-
tà, avrei provato se questa
accusa fosse stata rivolta con-
tro quegli on. Colleghi coi
quali ho V abitudine di sedere
qui alla Camera. Sono però
ben lieto di dire che la rispo-
sta dell' on. Baronetto ha li-
berato il nostro sjjirito dal più
penoso sospetto personale. Cre-
do perciò che la cosa possa
essere risolta in una questione
che merita 1' attenzione tanto
dell' on. rappresentante, le cui
lettere sono state aperte, quan-
to della Camera. Il nobile Lond,
Presidente del Comitato, si è
compiaciuto di dire che solo
una curiosità morbosa ha jjor-
tato a questa agitazione su
tale soggetto. Io non sono
molto curioso; ma ritengo fer-
mamente che una delle pili
giustificate domande che io
potrei rivolgere a chiunque,
se lo sospettassi di aprire le
mie lettere, sarebbe questa :
« Scusi, signore, ha aperto le
mie lettere?» Io non credo che
sarebbe una domanda oziosa :
secondo me, le lettere di un
individuo noi» dovrebbero es-
sere aperte, e se si dovesse con-
statare il contrario, si avreb-
be diritto ad una spiegazione.
Ritengo pure che la questione
interessi vivamente il pubbli-
Mazziki, Scritti, ecc., voi. XXVII (Epistolario, voi. XIV).
23
354
APPENDICE.
CO. Il segreto della corrispon-
deuza dei Membri del Parla -
meiiro è di una grande im-
portanza ; anzitutto, perché
siamo i rappresentanti del
popolo, e perciò la nostra cor-
rispondenza può trattare que-
stioni di grandissimo interesse
pubblico ; ma, principalmente,
perché, se i nostri privilegi
non sono garantiti, la nostra
corrispondenza, come Membri
di questa Camera e come per-
sone di fiducia, potrebbe essere
facilmente violata da un Go-
verno poco scrupoloso. È per
questo che la Camera dovrebbe
considerare la cosa come una
questione della massima impor-
tanza. [A questo punto, l'orato-
re si occupa lungamente della
questione che riguarda l'aper-
tura delle lettere di Mr. Dun-
combe ; e conclude dicendo che
sarebbe stato molto meglio se
la questione fosse stata chia-
ramente detinita nella sessione
precedente. Ritiene suo dovere
di votare in favore della mo-
zione dell' on. rappresentante
di Finsbury, anche se verrà
proposto un emendamento].
Mr. 8. Herbert — dice :
Io non desidero di prolungare
la discussione oltre certi li-
miti. Ho notato con molta
soddisfazione, che V effetto
delle spiegazioni che sono state
date, è stato quello di scacciare
quasi completamente il dubbio
e il malinteso che prevalevano
su certi punti, e di assolvere
il Governo dall' accnsa che
era stata mossa contro di esso
di aver fatto spargere sangue :
.e che molti Membri dell' op-
posizione, pur chiedendo più
o meno informazioni sul modo
con cui questa facoltà è stata
esercitata e sul modo di conti-
nuarla, hanno parlato in modo
degno di loro, dimostrando
una certa generosità di spiri ro
verso un individuo che si trova
in una situazione difficile ed
imbarazzante, quale è attual-
mente quella di Sir J. Graham.
Alludo specialmente al discorso
dell'on. rappresentante di Shef-,
tìeld (Mr. Ward), poiché non
è stato solamente il discorso
di un uomo molto abile, ma
quello di un generoso opposi-
tore. Per quanto i priucipii un
po' avanzati espressi dall' on.
Collega non possano essere
approvati dalla maggioranza
della Camera, tuttavia io ri-
tengo che lo spirito che ha ani-
mato il suo discorso e la con-
cezione avuta della situazione
in cui si trova 1' on. Baro-
netto, sono molto onorevoli
per lui, come oppositore. Bi-
sogna osservare che più si
prolunga questo dibattito, e
sempre più sconfessata appare
la mozione presentata alla Ca-
mera. Ogni Onorevole che ha
parlato su questo argomento
conclude dicendo che vi è qual-
che cosa nella mozione che
APPENDICE.
35;
non può approvare; ed io sono
ancora più sorpreso di consta-
tare clie le proposte di modi-
ficazione, che sono state fatte,
rendono la mozione più di-
scutibile ancora che nella sua
forma primitiva. [L'oratore
discute quindi le varie propo-
ste, rifacendo la storia del
Comitato, difendendone i nove
Membri e la loro attività. Egli
non disapprova l'esclusione di
Mr. Duncombe. ritiene sufficien-
ti le informazioni ricevute dal
Comitato segreto, ribatte l'ac-
cusa dell' ou. Collega, il quale
h:i detto che nel caso del Maz-
zini, egli sapeva che 1' ou.
Baronetto aveva « fabbricato »
un mandato dopo di avere ad
esso data esecuzione. Afterma
di credere alle dichiarazioni
dell' on. Baronetto e al suo
diniego ; cita qualche brano
della relazione della Camera
dei Lords e di quella dei Ca-
muni. Dichiara di trovare nella
linea di condotta seguita da
Mr. Duncombe più animosità
e violenza che desiderio di ve-
rità ; difende strenuamente il
Governo ; e conclude espri-
mendo la sua speranza che i
Membri della Camera non vor-
ranno prestarsi ad una ma-
novra personale, ad una per-
secuzione invidiosa e perso-
nale].
Lord HowiCK — Ho a-
scoltato con molto piacere l'a-
bile e forte discorso pronun-
ciato or ora dall' on. Collega,
discorso che prova quale ot-
timo acquisto egli sia per il
Gabinetto, che difende per la
prima volta dopo la sua as-
sunzione al potere. Però io sono
d' accordo col mio on. Amico,
rappresentante di Edinbnrgh,
il jquale ha dichiarato che per
quanto vi siano nella sua o-
pinione obbiezioni ben definite
sulla mozione com' è attual-
mente, pur tuttavia vi sono
ampie ragioni per un'inchie-
sta. Durante la discussione,
tanti Onorevoli hanno espresso
un' opinione simile, e io ri-
tengo che la questione do-
vrebbe essere limitata a questo
punto ; perciò, poiché condi-
vido l'opinione del mio on.
Amico, mi prenderò la libertà,
prima di rinunciare alla pa-
rola, di proporre un emenda-
mento, con lo scopo di limi-
tare l'inchiesta. [Qui 1' oratore
discute lungamente, analizzan-
do punto per punto la mozione
di Mr. Duncombe per un nuovo
Comitato d' inchiesta. Prima
di tutto, egli ritiene conA'e-
niente di evitare qualunque
forma che possa suonare bia-
"simo perii Comitato dell'anno
scorso, poi ritiene che la Ca-
mera sola possa decidere della
continuazione di questo me-
todo, che la facoltà di censura
sia necessaria al Ministro; ma
che gli interessati debbano es-
sere informati di questo prò-
356
APPENDICK.
cedimento, per evitare qua-
lunque inganno e qualsiasi
possibile tranello. Egli non
accusa in modo speciale nes-
sun Governo, poiché ognuno
ha seguito la tradizione, ma
fa notare come tale sistema
sia disonorevole per il Paese
ed inviso al popolo, dato ap-
punto il suo carattere di se-
gretezza. Spera che prima della
chiusura delta Sessione la cosa
sia definita. In quanto alle
lettere del suo on. Amico, l'o-
ratore considera la questione
della massima importanza e
degna di una soluzione esau-
riente. Siccome la facoltà di
censura è usata per salvaguar-
dare la pace e la sicurezza del
Paese dagli attentati di ne-
mici interni ed esterni, egli
vorrebbe sapere che cosa vi
poteva essere di pericoloso
nella corrispondenza del suo
on. Amico, poiché tutta questa
faccenda costituisce un'impu-
tazione che deve essere asso-
lutamente chiarita. Il procedi-
mento adottato a carico dell'on.
rappresentante di Finsbury gli
apparisce ancora più grave,
trattandosi delle lettere di un
Membro del Parlamento. L'o-
ratore non condivide affatto
P opinione dell' on. rappresen-
tante di Bute e di altri, i
quali hanno dichiarato osten-
tatamente che una regola ap-
plicabile ad un Membro del
Parlamento è applicabile a
qualsiasi individuo, e discute
ampiamente la questione del
privilegio della corrispondenza
parlamentare e della necessità
che esso sia tutelato, come il
privilegio della libertà di i)a-
rola. È molto pericoloso di
sanzionare questo principio,
che i Ministri possano esami-
nare le lettere dei Membri del
Parlamento in casi nei quali
essi ne sono i soli giudici ne-
cessari ; che i Ministri possano
esaminare le lettere dei loro
oppositori politici ; che essi
siano giudici senza appello,
giudici senza pubblica respon-
sabilità. Ora più che mai l'o-
ratore ritiene necessario un
Comitato che studi e chiarisca
la questione. Egli cita esempi
del passato, in cui certe let-
tere furono aperte (durante la
guerra americana) e dichiara
che coloro che disgraziatamen-
te sono stati puniti, secondo le
leggi del loro Paese, una volta
usciti di prigione, hanno il
diritto, se ritengono di essere
stati trattati ingiustamente, di
corrispondere coi Membri del
Parlamento su ciò che li in-
teressa, senza correre il ri-
schio di avere le proprie let-
tere esaminate e copiate da
qualche agente del Governo.
Egli non accusa i Ministri at-
tuali di abusi, di indegnità,
e te. ; ma ritiene che un' in-
chiesta sia opportuna, per se-
guire una vecchia massima
APPENDICE.
357
molto saggia, la quale dice
che è meglio prendere le cose
a tempo e arrestare i principii
del male. L' emendamento che
egli propone è il seguente] :
« Essendo stato dicliiarato da un
Membro di questa Camera che lettere
a Ini indirizzate sono state trattenute
alle Poste e aperte prima di essergli
consegnate, clie si nomini un Comitato
per indagare se questa dichiarazione
è esatta, ed in caso aftermativo, con
quale autorità e per quali ragioni è
stata sanzionata questa censura di
lettere trasmesse per la Posta. »
La Camera si avvedrà che
in questo emendamento io non
ammetto la verità della di-
chiarazione, che io non ho
sindacato in alcun modo il Co-
mitato dello scorso anno ; ma
che invito semplicemente la
Camera ad accertarsi se è vero
ciò che dichiara un Membro
del Parlamento, cioè che le
sue lettere sono state aperte,
e in caso alfermativo, ad ac-
certarsi per quali ragioni è
stato adottato questo procedi-
mento. Pertanto, si potranno
prendere i provvedimenti ne-
cessari, qualora queste ragioni
appariranno insufficienti. Con-
fido che questo emendamento
non sia respinto, poiché sono
fermamente convinto che se la
cosa dovesse finire sotto si-
lenzio, noi non avremmo fatto
altro che aprire, virtualmente,
una porta a qualche futuro e
serio inconveniente.
Mr. WoRTLEY — dice bre-
vemente di non essere stato
compreso. Egli ha detto che
la facoltà in questione è
grande e necessaria ; ma che
è una di quelle che debbono
essere esercitate con grande
discrezione e delicatezza, giu-
stificata, solo in qualche gran-
de occasione, o in un pericolo
per lo Stato ; in quei casi, però,
egli non crede che una lettera
debba essere ritenuta sacra,
semplicemente perché è indi-
rizzata ad un Membro della
Camera.
Mr. DiSRAELi — appoggia
V emendamento proposto dal
nobile Lord, in quanto re-
stringe la questione, limitata
ancor più dall' on. Collega
che ha parlato ultimamente e
che ne ha fatto quasi una que-
stione personale fra Mr. Dun-
combe e il Ministro. [Egli pure
dichiara fuori di discussione
ciò che V on. rappresentante
di Sheffield ha chiamato la
parte legale della questione,
la quale, secondo lui, non è
di competenza della Camera.
Ma discute invece la questione
dell' esercizio della facoltà da
parte del Ministro, dimostran-
do come non vi sia nulla a
che vedere con lo Statuto :
aggiunge an/i che sarebbe
stato assai meglio che il Co-
mitato segreto nominato du-
rante V ultima sessione, invece
di risalire a tempi tanto re-
358
APPENDICE.
moti, avesse diretto la sua
attenzione a fatti piò recenti.
Egli parla a lungo della re-
sponsabilità del Segretario di
Stato, -e lo dichiara in queste
circostanze responsabile di
fronte alle leggi dell' Inghil-
terra.] E aggiunge: Inquanto
alla parte internazionale della
questione, il Governo si è giu-
stificato, soddisfacendo quasi
interamente la Camera. Per
conto mio, questa discolpa non
era necessaria. Il nobile Lord,
capo del Ministero degli Af-
fari esteri, accurato come è
nell' adempimento dei suoi do-
veri, è un uomo di impulsi
generosi ; è più facile che erri
per generosità che per qual-
siasi altraFcausa. Quando quel
grande maestro di analisi nar-
rativa, il Segretario di Stato,
tracciò V altro giorno le vaste
e precise conseguenze del non
sequestro della lettera del ai-
gnor Mazzini, tutti devono aver
sentito che egli esponeva una
completa rivendicazione del
suoon. Collega. La lettera spe-
dita, la solitaria colonia del
Mediterraneo in fermento, l'in-
vasione della Calabria da parte
di venti uomini non armati,
l' Italia in insurrezione, gli
Austriaci che attraversavano
gli Appennini e i Francesi che
varcavano le Alpi, e l'Inghil-
terra, che, come ci assicura
1' on. Segretario di Stato, non
avrebbe potuto essere spetta-
trice silenziosa, in una guerra
generale, 1' Inghilterra che si
armava : tutto ciò si era evita-
to, intercettando la lettera del
signor Mazzini. Certamente,
dopo la famosa narrazione di
« The House that Jack btiilf » , mai
furono dati particolari cosi pre-
cisi. [L'oratore continua a di^
scutere la questione dal punto
di vista della politica interna,
riferendosi più particolarmen-
te al caso dell'olì, rappresen-
tante di Finsbury e conclude
dicendo] : Io non faccio una
questione personale ; i fatti
sono chiari, evidenti. Un Mem-
bro della Camera ha dichia-
rato che la sua corrispondenza
è stata violata dal Governo di
Sua Maestà e che egli è pronto
a provarlo. Il Governo di Sua
Maestà risponde di non voler
indagare. Non si tratta solo
dell' on. rappresentante di
Finsbury ; ma di una lotta che
interessa ogni Membro della
Camera, ogni suddito di Sua
Maestà. Qualunque sia la de-
cisione del Segretario di Stato
e della Camera, vi saranno
sempre i tribunali, vi sarà
sempre il popolo che sosterrà
le leggi di questo Paese, op-
ponendosi ad ogni violazione
di proprietà sociale e di di-
ritto politico.
Visconte Sandon — per
la speciale situazione nella
quale mi trovo, spero che, ad
evitare malintesi, mi sarà con-
APPENDICE.
359
cesso di spiegare uno o due
punti. È stato dichiarato che
la questione trattata ora dalla
Camera non erastata sottoposta
al Comitato. Invece, quando
l'ou. rappresentante di Finsbu-
ry xiropose la questione, alluse,
sia pure in modo meno for-
male, air apertura delle sue
lettere. In seijuito, dinanzi
al Comitato, egli precisò l'ac-
cusa, pur ritìutando di fornire
qualsiasi prova o testimonian-
za. Nella nostra relazione ab-
biamo detto che crediamo di
aver veduto ogni mandato
politico emesso negli ultimi
ventidue anni dai varii Mini-
stri. Ora, chiedo alla Camera,
come la nostra attenzione a-
vrebbe potuto essere intera-
mente distratta dal caso del-
l' on. Collega? Noi abbiamo
espresso il risultato della no-
stra indagine nei termini se-
guenti ; riferendoci a mandati
politici abbiamo dichiarato :
« In quanto all' altra classe di
mandati, per quanto ve ne siano stati
alcuni, pochi però, emessi da varie
amministrazioni che furono al potere
durante gli ultimi ventidue anni e
pei quali, dopo un esame dei fatti,
è logico che potrebbe nascere una
differenza di opinione intorno alla
diversità usata in ogni caso parti-
»;olare. il Comitato non vide nessuna
ragione per dubitare che la condotta
dei ^liuistri appartenenti ad ognuna
di (luelle Amministrazioni fosse stata
guidata da altro motivo, all' infuori
di uu desiderio di difendere la pub-
blica traufiuillità, della quale erano
responsabili. »
Abbiamo avuto quindi
la questione avanti a noi
e abbiamo espresso la nostra
opinione in proposito : ma,
pur avendo fatto ciò, non ab-
biamo nessuna intenzione di
contribuire a che sia evitata
una nuova inchiesta, se la
Camera la ritiene necessaria.
Mr. Roebuck — [Dopo di
aver dichiarato che sarebbe
stato meglio di attenersi iilla
questione iniziale, rinunciando
all' emendamento proposto dal
nobile Lord, e sostenuta la
sua opinione circa i procedi-
menti del Comitato, dei Mi-
nistri, e il relativo effetto sul-
r opinione pubblica, prose-
gue:] Io non sono qui per di-
scutere sull' onorabilità del
Comitato, ma ho il diritto di
indagare intorno alla sua at-
tività e discrezione : e dico
che la relazione del Comitato
stesso non ha soddisfatto il
sentimento del Paese, e che
posso dedurlo dalle dichiara-
zioni e dalla condotta dell'on.
Baronetto ; ma, prima mi rife-
rirò più specialmente ni pro-
cedimenti del Comitato. Due
questioni furono ad esso sot-
toposte, o piuttosto un argo-
mento che ha sollevato due
questioni. Il Comitato, proce-
dendo nei suoi lavori, ha co-
minciato ad esaminare la legge
del caso e poi il modo con
cui è stata esercitata la fa-
coltà che i Ministri ritengono
360
APPENDI CK.
di possedere. La dichiarazione
ohe gli fu dapprima sottopo-
sta, riguardante alcuni stra-
nieri, è una questione di po-
litica estera. L' altra è la
questione ohe si riferisce al-
l'on, rappresentante di Fins-
bnry. Ora, il Comitato ha
espresso nn'opinione per quan-
to riguarda il caso di que-
gli stranieri ; ma non ha e-
spresso nessuna opinione sul
caso dell' ou. rappresentante
di Finsbury. Mi permetto
quindi di chiedere alF on. Ba-
ronetto se crede %) se ha mai
creduto che la relazione di
detto Comitato avrebbe potuto
soddisfare lo spirito pubblico.
Ciò mi spinge pure a chiedere
al nobile Lord dell' opposi-
zione se egli considera che vi
sia qualche validità nel suo
emendamento. Vediamo un
po' la storia di questa fac-
cenda. Il Segretario di Stato
degli Affari esteri ricevette
una certa comunicazione dal
Governo austriaco. Egli passò
l' inchiesta, a lui affidata, a
quel ramo del Governo che
ha rapporti più diretti con
la censura delle lettere, cioè
si rivolse al Segretario di Stato
per l'Interno, il quale mandò
un ordine all'Ufficio delle Po-
ste. Cosisi ebbero quelle infor-
mazioni che il dicastero degli
Affari Esteri comunicò al Go-
verno austriaco. Appare inol-
tro che il Segretario di Stato
per gli Affari esteri, eserci-
tando questa grande facoltà,
abbia ricevuto da lui comuni-
cazioni, trasmesse contempora-
neamente al Governo austria-
co, considerando tutta questa
faccenda come comunicazione
privata e distruggendo tutti
i documenti relativi ; ed ora,
dichiarando di non "potersi fi-
dare alla sua memoria su que-
sto argomento, non ha nessuna
informazione da dare. Secondo
me, egli è responsabile di tutte
queste informazioni. Però, tut-
to ciò che ho detto ora non è
stato detto volontariamente al
Comitato, ma è stato str.ippato
all' on. Baronetto dalla forza
dell'opinione pubblica ; la fac-
cenda che ci sta dinanzi è una
grave questione di politica e-
stera, e devo dire che tutto
quanto è stato detto su tale
argomento non basta a soddi-
sfare la giusta curiosità del
])ubblico. Chiedo alla Canifra
chi abbia il diritto di accusare
noi o il pubblico di curiosità
morbosa. Se il nobile Lord è
pronto a riconoscere che la
sua frase fu poco felice, e a
ritirarla, io non ho altro da
aggiungere; ma è ingiusto da
parte sua di definire il senti-
mento del pubblico come una
curiosità morbosa. Respingo
con indignazione il sentimento
che ci attribuisce il nobile
Lord, per quanto riguarda i
procedimenti di questo caso.
APPENDICE.
361
Ed ora passo a considerar quel-
lo dell' on. rappresentante di
Finsbury, Egli fa appello al
Comitato, e credo che abbia
il diritto di farlo. Spero che
la Camera mi permetterà di
dire che vi è veramente di
che dolersi del tono, della
forma e del linguaggio con cui
la protesta è stata formulata:
nello stesso tempo sono pronto
ad ammettere che altri Go-
verni abbiano esercitata la
grande, odiosa facoltà che il
Governo attuale è stato chia-
mato ad esercitare, e non du-
bito che gli attuali consiglieri
della Corona abbiano eserci-
tato detta facoltà con le mi-
gliori intenzioui e col massimo
desiderio di mantenere la pace
pubblica. Tutto ciò può essere
vero ; ma noi desideriamo di
sapere in quali circostanze la
cosa abbia avuto luogo, per
poter giudicare. In una que-
stione così grave, nessuno do-
vrebbe div^eutare il capo e-
spiatorio. Capisco che 1' on.
Baronetto non dovrebbe essere
reso responsabile di ciò che i
Ministri suoi predecessori han-
no fatto in circostanze simili ;
ma, dopo tutto, la più grande
questione è questa : può il
pubblico essere soddisfatto dei
risultati di questa inchiesta?
Mr. Duncombe dice che una
sua lettera è stata aperta. Al-
tri Membri potrebbero dire la
stessa cosa. Io pure, potrei.
credo, ripetere le stesse di-
chiarazioni. Ritengo ohe al
principio dell'anno 1837 e du-
rante il 1838 alcune mie let-
tere siano state aperte. Questi
fatti sono venuti ora in luce;
il pnbblico se ne è allarmato
e desidera che questa pratica
non continui pili oltre. La di-
chiarazione del caso è, che
V on. rappresentante di Fins-
bury accusa il Governo di
aver aperte le sue lettere, e
ciò potrebbe essere stato fatto
senza un mandato. Sono co-
stretto a credere che il Comi-
tato non abbia trovato nessun
mandato per l' apertura delle
lettere dell'on. rappresentante
di Finsbury. [Qui 1' oratore
fa una lunga dissertazione sul-
la condotta del Ministro, sulla
responsabilità delle sue azioni
di fronte alla Camera e al
Paese, risale alle origini della
facoltà di censura che altri
han detto accordata dallo Sta-
tuto della Regina Anna e ri-
conosciuta da quello della Re-
gina Vittoria. Conferma la sua
asserzione, valendosi delle o-
pinioni delle maggiori autorità
legali del Regno, e sostiene
che quella facoltà che il Mi-
nistro reclama, e che egli eser-
cita, non gli è stata conferita
dallo Statuto della Regina
Anna, ma si tratta di un a-
buso. Egli cita anche un pa-
ragrafo dello Statuto, per con-
validare la sua opinione.
362
APPENDICE.
L' oratore acceuna iu seguito
alla condizione del Paese nel
1843, e riferendosi alla corri-
spondenza di Mr. Diincombe,
dichiara che sarebbe stato mol-
to meglio che V on. Baronetto
avesse risposto lealmente al-
I ' accusa del 1" on . rappresentan-
te di Finsbnry. Aggiunge :] Ri-
spondendo semplicemente: « Si!
è vero, abbiamo aperte le vo-
stre lettere: temevamo' qualche
pericolo, e non ne abbiamo tro-
vato nessuno ; cercavamo cir-
costanze dubbie e non abbiamo
trovato nulla che potesse in-
criminare voi o i vostri cor-
rispondenti ; facendo questo
abbiamo seguito l'esempio dei
nostri predecessori e agito se-
guendo 1' impulso del nostro
sentimento di responsabilità: »
la pubblica indignazione sa-
rebbe stata completamente di-
sarmata. La gente avrebbe
probabilmente pensato e di-
chiarato che la facoltà eser-
citata dall' on. Baronetto è
pericolosa, ma sarebbero ba-
state le spiegazioni dei Mini-
stri. [L' oratore conclude dicen-
do :] Oramai, la questione deve
essere trattata fino a fondo.
II pubblico dice, per quanto
è lecito ammettere, che questo
procedimento usato dal Go-
verno ha portato a quei ri-
sultati che sono stati rivelati
e che si riferiscono alla cor-
rispondenza estera aperta al-
l'Ufficio delle Poste. Il pubbli-
co, ripeto, sostiene che le la-
mentate conseguenze si ripete-
ranno ancora, se sarà mante-
nuto questo sistema, ed io ag-
giungo, o Signori, che j)otreb-
be venire un tempo in cui il
Segretario di Stato per gli
Affari esteri potrebbe anche
non avere quella discrezione
e quell'alto spirito d'integrità
e d' onore che caratterizza e
distingue in modo cosi note-
vole il nobile Lord che ora
occupa quel posto. Quel fun-
zionario potrebbe essere una
persona, il cui esercizio di que-
sta facoltà potrebbe attirare
le pili disastrose conseguenze
su qualche disgiaziato indivi-
duo e, se ben conosco i senti-
menti dei miei concittadini,
essi si unirebbero in un unico
grido d'indignazione e di ver-
gogna al pensiero di aver
messo iu grado un Ministro
britannico di favorire la causa
del dispotismo. Perciò, se il
nobile Lord desidera la con-
tinuazione della facoltà che
il Governo possiede, egli de-
ve affrettarsi a dichiarare le
sue intenzioni intorno a que-
sta faccenda; ed io, o Signo-
ri, concludo esprimendo, non
solo la mia speranza, ma la
mia fede, che il popolo del
nostro Paese non sarà soddi-
sfatto, finché questa facoltà
non sarà interamente abolita.
APPENDICE.
363
Mr. John Colett — pro-
pone che la discussione sia
rinviata.
SirR. Peel — dice : mi duole,
o Siguori, che si ritenga oppor-
tuno di aggiornare nuovamente
questa discussione. Io credo,
a meno che non vi sia una
necessità imprescindibile, che
un senso di giustizia verso il
Governo debba indurre la Ca-
mera a continuare questa sera
la discussione per pronunciare
la sua opinione in proposito.
È evidente la necessità di ri-
solvere la questione prima che
la Camera passi ad altri af-
fari, e la Camera sa che que-
sti affari, ora rinviati per di-
scutere la mozione in corso,
sono della massima importanza
per gli interessi commerciali
e generali del Paese. Se l'on.
Collega che ha presentato la
mozione desidera di parlare,
sono sicuro che sarà ascoltato
attentamente. Sono solamente
le dodici e minuti. Se la di-
scussione è rinviata, bisognerà
rinviare altre mozioni, altre
discussioni importantissime.
Anche nel pubblico interesse,
invito la Camera a fare un
piccolo sagri tìcio e a decidere
oggi la questione della mozione
dell' on. rappresentante di Fins-
bury.
Mr. John Colett — e-
sprime il suo rincrescimento di
non potere approvare la propo-
sta dell'on. Baronetto. La Ca-
mera si è riunita alle quattro e il
Presidente occupa il suo posto
dalle quattro sino ad ora, che
sono le dodici. E giusto per
la Camera e pei vari Onore-
voli desiderosi di parlare su
questo soggetto, di aggiornare
la discussione. Egli stesso a-
vrebbe voluto parlare in pro-
posito e con lui almeno altri
venti colleghi. Egli sa che è
impossibile per qualsiasi Mem-
bro di essere ascoltato a quel-
l'ora del mattino; l'oratore di-
chiara di saperlo per esperienza.
Perciò, non volendo parlare ora,
egli insiste per il rinvio.
Dopo una breve discussione
la Camera vota la questione
del rinvio : — Si 29 — No 269
— Maggioranza: 240.
V.
Camera dei comuni. — Seduta del 21 febbraio 1845. (*)
[La discussione sull' aper- seduta si riferisce specialmen-
rura delle lettere in questa te alla corrispondenza di Mr.
(1) Dagli Hanmrd's Parliamentary Dehates. voi. LXXVII, coli. 932-1022.
364
APPENDICE.
Danconibe e allamozione pre-
sentata in proposito. Vi pren-
dono parte i deputati Mr. J.
Collett, Mr. Ridiey Colborne,
Mr. Ferrand, Mr. Strutt, Mr.
Colquhonn. Mr. Williams, Mr.
Cochrane, Mr. Blewitt, Lord C.
Hamilton, Mr. Watson, il So-
licitor General, Lord John Rus-
sell, il quale ultimo, dopo di
avere dimostrata V illegalità
del modo seguito dal Governo
inglese per V apertura delle
lettere, aggiunge] : Da parte
mia, posso dire col rappresen-
tante di Sheffield che i mezzi
usati dall' on. Baronetto sono
gli stessi di quelli dei suoi
predecessori, per mantenere la
pace del paese. Quando V on.
rappresentante di Sheffield ha
detto di avere contato che il
numero dei mandati emessi
nei tre anni precedenti al
Governo attuale è di quaranta
e che il numero emesso du-
rante i tre anni in cui è
stato in carica 1' on. Baro-
netto è di quarantaquattro,
sostengo che una così piccola
disuguaglianza non può far
esistere differenza tra il Se-
gretario presente e i suoi pre-
decessori e che quella facoltà
non ha giustificato la dichia-
razione dell' on. rappresentan-
te di Finsbury. Riguardo alla
facoltà stessa, quando sento
dire da deputati, spinti dalla
pubblica indignazione, che non
si debbono mai aprire le let-
tere, egli dubita se sarà giusto
e saggio di agire secondo
quelP opinione. Può darsi che
i precedenti Segretari di Sta-
to, al modo dell'attuale, ab-
biano esercitato tale facoltà
frequentemente, senza assoluta
ne(!e8sità. e su erronee informa-
zioni; ma dichiarare con Atto
parlamentare o con decisione
della Camera che persone unite
in cospirazioni e che promuove-
vano la guerra civile contro la
Regina, hanno diritto di usare
dell'ufficio postale del Regno,
sarebbe veramente una perico-
losa via da tenersi, riguardo
alla sicurezza della pace pub-
blica ; poiché, priniadi togliere
questa facoltà al Segretario di
Stato, spero che la Camera
vorrà considerare quali sono
i poteri e i mezzi che egli ha
per mantenere la pace pub-
blica. È ben noto che quando
Lord Sidmouth era in carica,
egli credeva giusto e legittimo,
per preservare la pubblica
pace, di far uso delle spie. Io
credo che le spie, invece di
sventare tumulti, siano la vera
causa per promuoverli, quindi
sono pericolose per questo li-
bero Paese. Ma se le lettere
non debbono essere aperta,
siete voi pronti a fare una
legge,- la quale escluda le spie?
Ho sempre pensato che le spie
non debbono esistere nemmeno
quando il Paese è in pericolo,
tanto che quando al tempo
APPKNDICE.
365
del Cartismo nu membro di
esso si rivolse a me per co-
municare i loschi disegni dei
suoi seguaci, mi rifiutai di a-
scoltarlo. Il servizio segreto è
a disposizione del Segretario
di Stato, che ne dispone se-
condo il suo criterio'. Se voi
fate una legge che impedisca
V apertura delle lettere, siete
sicuri, che i futuri Segretari
di Stato, preoccupati di pre-
servare la pubblica pace, sotto
il peso della loro responsabi-
lità, non ricorreranno a mezzi
peggiori di quello dell'apertura
delle lettere? La spia è un essere
che si insinua negli individui,
istigandoli ad atti che non com-
metterebbero mai senza i suoi
perfidi suggerimenti. L,' anno
scorso vi fu un reclamo per
1' apertura di lettere; e in quel-
1' occasione, la condotta del
Segretario di Stato non fu
giustificata in alcun modo, non
risultando che egli avesse agito
per la difesa del paese, sia
da pericoli interni che ester-
ni. Questo è il caso del signor
Mazzini, riferito dall'on. rap-
presentante di Tyrone in forma
ironica, quantunque a me sem-
bra che l'argomento richiami a
melanconiche riflessioni. Infor-
mazioni sono state date o piut-
tosto suggerite al Governo, che
il signor Mazzini era a capo di
un partito che voleva sollevare
alcuni dei Gov-erni attuali di
Italia, e specialmente quello
degli Stati Pontifici. In seguito
a queste informazioni, le lettere
del signor Mazzini furono a-
perte all' Ufficio delle Poste
e le informazioni ottenute fu-
rono trasmesse ad un Governo
estero, probabilmente all' Au-
stria. Da tutto ciò, apparisce
che i due Bandiera, figli di un
ammiraglio austriaco, residen-
ti a Corfiì, abbiano scritto al
signor Mazzini di avere un pro-
getto per invadere gli Stati
Pontifici. Questa informazione
e i nomi degli individui fu-
rono comunicati al Governo
austriaco. Tuttavia è stato
dichiarato, tanto dal Comitato
dei Lords, quanto da quello
dei Comuni, che 1 nomi delle
persone soggette ad un Go-
verno estero furono comunicati,
perché le persone in questione
risiedevano a Corfii, e non
sotto la soggezione di Stati e-
steri. In seguito, apprendiamo
che una persona visitò i Ban-
diera a Corfu e che questi
ultimi, accompagnati da ven-
tidue uomini armati o disar-
mati, secondo le due versioni,
approdarono in Calabria, in-
sieme con colui che li aveva
eccitati all' impresa. Appena
sbarcati, quest' ultimo corse
alle autorità, svelando il di-
segno dei Bandiera, i quali
poco dopo furono giustiziati.
Questa è la triste storia. Io
non credo che per impedire
una guerra in Europa fosse gin-
366
APPENDICE.
stificata r apertura delle let-
tere iu questione. Son luugi
da dire che il Governo e la
Corona non esercitano quella
facoltà a scopo di pubblico
benessere; meno ancora dico che
Pon. Baronetto è specialmente
responsabile per questo eserci-
zio di potere. Al contrario, cre-
do che il Segretario degli Affari
esteri. il Primo Lord del Tesoro,
tutto il Gabinetto — il Governo,
sono responsabili dello speciale
esercizio del potere, quanto il
Segretario di Stato per V In-
terno. E perciò il risentimento
deve ricadere sul rappresen-
tante del Governo e non sul
Segretario di Stato che ha tir-
mato il mandato, come nel
caso suindicato. Il risultato è
che un Governo estero, avendo
timore di insurrezioni, che
probabilmente non sarebbero
state dannose, ha avuto abba-
stanza influenza per indurre
il Governo inglese ad ispezio-
nare la corrispondenza di uno
straniero residente fra noi, assi-
curandolo che se avesse ubbidi-
to alle leggi di questo Paese non
sarebbe stato molestato. Se per-
mettiamo a qualunque Potenza
estera (Russia riguardo agli e-
suli polacchi, Austria riguar-
do a quelli italiani, Spagna ri-
guardo a quelli spagnuoli) di
usare della facoltà accordata al
Segretario di Stato per per-
seguitare i varii esuli viventi
qui, P Inghilterra non sarà
più considerata come un ospi-
tale asilo degli oppressi, ma
come un luogo in cui gli esuli,
invece di trovare la salvezza,
troveranno i pericoli. Io non
credo necessaria altra inchiesta
e non posso dare il mio voto
per la mozione del Pon. rappre-
sentante di Finsbury. L'inchie-
sta che ha avuto luogo è suffi-
ciente, e anche la relazione del
Comitato segreto illustra abba-
stanza in questione, ponendo in
grado la Camera di concludere
che quella facoltà non è giu-
stamente esercitata, né in quel
caso, né in altri simili. La mo-
zione delPon. rappresentante di
Finsbury allude ad un proce-
dimento che lo riguarda, e
chiede alla Camera un'inchie-
sta su ciò ; questo è un caso
ben diverso. L' on. e dotto
Solicitor General, nel suo discor-
so, ha alluso alla mia condotta
quando P argomento dell' in-
chiesta su quei procedimenti
fu trattato alla Camera Panno
scorso. Io non mi difendo, te-
mendo di non soddisfare il
dotto Collega. Egli mi biasima
per non essere stato favorevole
al Governo di SuaMaestà, quan-
do il caso del signor Mazzini fu
portato Panno scorso alla Ca-
mera; mi è anche contrario
per essermi unito col Governo,
quando fu proposto che il Co-
mitato doveva essere segreto;
perciò, sia che sostenga il Gover-
no, sia che mi opponga ad esso,
APPENDICE.
36:
uou avrò mai V approvazione
dell' ou. Collega. 11 Comitato
dell'anno scorso era giustamen-
te costituito: approvo quindi
che r on. rappi*esentante di
Finsbiiry non ne facesse parte. Il
Segretario di Stato della Guer-
ra, nel suo discorso di ieri sera,
e il dotto Membro che si è
seduto or »ra. danno molta
importanza al fatto che una
maggioranza di quel Comita-
to era composto di Membri
della Camera contrari in po-
litica all'on. Baronetto, Segre-
tario di Stato dell' Interno ;
ma io credo che nomini di o-
nore e imparziali come quelli
componenti il Comitato, anche
se di pareri politici opposti,
abbiano proceduto con giustizia
verso l'on. Baronetto. Se i depu-
tati dell'opposizione non sono
d'accordo con me (Lord J. Rus-
sell), e se credono che il Segre-
tario di Stato sia stato rimpro-
verato di ciò. non v' è che un
rimedio : si costituisca un altro
Comitato d' inchiesta, ed al
posto dei membri di Kendal e
di Derby si mettano i membri
di Knaresborough e di Shrews-
bury. L'on. Baronetto avrà
la soddisfazione di avere una
maggioranza di membri nel
Comitato, sedenti dalla parte
sua, i quali avranno forse un
miglior concetto della sua con-
dotta. Riguardo alla relazione
del Comitato, abbiamo veduto
che esso ha esaminato l'argo-
mento accuratamente, risalen-
do nella storia, ed ha accennato
a molti mandati emessi in
altri tempi, e fatto ricerche
storiche. Non soddisfatto, ha
continuato a dare un resoconto
dei vari mandati emessi dai
Segretari di Stato, ed è d'ac-
cordo col Comitato dei Lords
nel dire che, quantunque tali
mandati siano stati usati dai
Segretari di Stato per molto
tempo, il Comitato crede che
alla facoltà stessa si sia ricorso,
non per motivi di ]>artito o per-
sonali, ma in buona fede, pel
benessere del paese. La rela-
zione dice :
« Il vostro Comitato deve a-
steiiersi di dare particolari informa-
zioni concernenti qualunque mandato
e di nominare individui le cui lettere
si è ordinato fossero aperte ; ma per
la considerazione riguardo al modo
di rendere validi certi mandati, per
la menzione fatta di individui inclusi
in certi altri, essendo queste le cir-
costanze clie hanno maggiormente
condotto all' inchiesta per la quale il
Comitato è stato nominato, esso con-
sidera sno dovere di farne particolareg-
giata relazione. >>
La questione si riferisce a
cinque casi: 1° alla sommossa
avvenuta nelle fabbriche e nelle
miniere, nell* agosto del 1842;
alle sommosse nel Galles meri-
dionale, nelTautunno del 1843;
3° al mandato per sequestro
di lettere del signor Mazzini ;
4° al mandato per le lettere
dei Signori Worcell e Stolzman;
5° al mandato per le lettere
368
APPENDICE.
indirizzateaMr.Grodicki. a Pa-
rigi. Se il Comitato nou avesse
menzionati i nomi o i mandati,
si sarebbe potuto supporre che
era imprudente di farlo; ma noi
abbiamogli uni e gli altri; quan-
do Fon. rappresentante diFins-
bury ha dichiarato che le sue
lettere erano state aperte, non
comprendo perché il Comitato
si sia rifiutato di dare le in-
formazioni su questo caso. È
stato detto da alcuni Membri
dell'opposizione che non v'è
differenza tra le lettere di un
deputato e quelle di un e-
lettore qualunque. Senza dub-
bio, se un Membro del Parla-
mento fosse impegnato in una
corrispondenza sospetta, o in
cause tendenti a promuovere
una sedizione, il Segretario di
Stato potrebbe aprire le di lui
lettere; ma questa non è la que-
stione che noi dobbiamo discu-
tere. Quando un Membro della
Camera dice che le sue lettere
sono state aperte, noi siamo
chiamati a giudicare se egli
ha il diritto di sapere tutte
le circostanze del caso, e ad
accertarsi se quel Membro è
degno di rappresentare una
parte del popolo. Come Mem-
bro della Camera, egli è chia-
mato a disimpegnare scrii do-
veri, ad approvare leggi per
la pace pubblica, e a proteg-
gere gli interessi dei suoi elet-
tori. Essendo questa la posi-
zione di un Membro della Ca-
mera, non è giusto, quando
egli dichiara che le sue lettere
sono state aperte, che voi gli
neghiate 'soddisfazione; e non
è pur giusto di aver noi fa-
coltà, se la corrispondenza è
sediziosa, di dire se egli è
degno o no di rappresentare
il popolo in questa Camera.
L'on. e dotto rappresentante di
Bute ha manifestato il sospet-
to che P on. rappresentante di
Finsbury sia stato impegnato in
una corrispondenza riguardan-
te casi sospetti. [Mr. Wortley
— dice che non crede a questa
asserzione] . Ha udito con piace-
re il discorso del Segretario di
Stato della Guerra e mi congra-
tulo della sua eloquenza. L'ar-
gomentazione del Segretario di
Stato non mi pare troppo adatta
per persuadere la Camera della
inopportunità di una tale inve-
8tigazione,come l'emendamento
del nobile Lord, rappresentante
di Sunderland, richiede. Il Se-
gretario di Stato dice che P ac-
cusa dell'on. rappresentante di
Finsbury è una congettura e
dichiara che P on. Membro,
cercando di investigare le cir-
costanze, non cerca di scoprire
la verità. Ora, credo che il
deputato che desidera di sco-
prire la verità sia favorevole
all' inchiesta, mentre colui che
non desidera di mettere in e-
videnza la verità si opponga
ad essa. Il Segretario di Stato
della Guerra è di opinione di-
APPENDICE.
369
versa; escli dice che un uomo
propenso a mettere in chiaro
la verità, ha desiderio di sof-
focare qualunque inchiesta, di
lasciare le circostanze avvolte
nel mistero ; se un uomo ha
desiderio di investigare e di
inquisire sui fatti, egli sarà con-
trario alla scoperta della ve-
rità. Questo argomento a me
sembra assurdo per convincere
la Camera. Perché non fare una
breve inchiesta riguardo all'a-
pertura delle lettere delTon.
rappresentante di Finsbury,
chiarendo la sua condotta? Se
i deputati permettono che il
caso non sia investigato, se
lasciano passare V accusa, io
temo che tutto ciò cambierà l'o-
pinione del pubblico riguardo
alla Camera. Si dice che que-
sta sia una persecuzione all'in-
dirizzo dell' on. Baronetto, Se-
gretario di Stato dell'Interno;
ma io domando se è giusto
che ogni specie di imputazione
sia lanciata contro un Membro
del Parlamento, senza che nulla
sia fatto in suo favore,, che non
gli sia permessa nessuna inchie-
sta e che egli non abbia diritto
a riparazione. L' on. rappre-
sentante di Bath ritiene che le
sue lettere furono aperte nel
1837 e nel 1838; io non so
di nessuna accusa all' indirizzo
di lui ; so che allora era Mi-
nistro del Canada, che s' è
condotto con abilità e con o-
nore, e se egli chiedesse una
inchiesta, io voterei per una
indagine riguardante que-
sto incidente. Se un Membro
della Camera è sospettato di
tradimento, i deputati debbono
essere d'accordo per una inchie-
sta. Credo, riguardo all'on.
Segretario per 1' Interno, che
non esista alcuna accusa per
lui, e che egli non sia stato il
primo ad adottare tale pratica,
,ué abbia esercitata la facoltà in
discussione più estesamente
dei suoi predecessori ; ma sa-
rebbe erroneo di lasciarela que-
stione insoluta. Riguardo al caso
del signor Mazzini, il biasimo
va attribuito al Governo ; esso
ha adottato in quella circo-
stanza un metodo nuovo che
ha portato a tristi risultati, e
che non deve ripetersi, se si
vuole evitare una macchia al-
l'onore del Paese. Riguardo al-
l'accusa dell' on. rappresentante
di Finsbusy, se volete fargli
giustizia, non dovete rifiutar-
gli l'inchiesta, e il nobile Lord,
rappresentante di Suuderland,
propone un emendamento che
ha lo scopo di ottenere quel-
1' inchiesta. Se vi è un man-
dato emesso in quel caso, l'on.
Segretario di Stato avrà l'op-
portunità di mostrare che ha
esercitata la facoltà con vera
discrezione e per il bene pub-
blico, adducendo ragioni per la
sua condotta, che soddisfino
la Camera e il Paese; d'altra
parte, se rifiutate qualunque
Mazzini, Scritti, ecc.. voi. XXVH (Epistolario, voi. XIV). 24
370
APPENDICE.
iucliiesta, il caso rimaue come
è; ma siate certi che l'opi-
nione pubblica non sarà sod-
disfatta della vostra condotta,
che imputazioni infondate, e
molte di esse lo sono, conti-
nueranno ad esistere : e voi
sarete obbligati, in ultimo, o a
rinunciare del tutto alla ne-
cessità di quella facoltà, o a
concedere l'inchiesta che avete
prima rifiutato.
SiR R. Peel — dice: conside-
rato 1' emendamento proposto
dal nobile Lord, rappresentante
di Simderland, posso rivolger-
mi alla Camera per la seconda
volta durante la discussione.
Vi sono due punti sui quali
desidero di fare alcune osser-
vazioni. Un Membro che ha
pjirlato 1' altra sera, sembra
abV)ia detto avere io alluso che
Fon. rjippresentantedi Finsbu-
ry fosse in relazione col partito
Cartista del 1842. Io nego tale
interpretazione. L'on. rappre-
sentante dice ciie io ho indi-
rettamente alluso al deputato
di Finsbury: rispondo che
un' allusione indire.tta è peg-
giore di una diretta. Il metodo
seguito dall'on. Baronetto, Se-
gretario di Stato per l'Interno,
e da me, ci obbliga i\ rifiutare
una risposta su qualunque do-
manda relativa all' apertura
delle lettere dell' on. rappre-
sentante di Finsbury ; il pub-
blico dovere mi impedisce
di rispondere a tali domande,
e perciò sarebbe indegno se
dicessi una parola contro quel-
l'on. rappresentante: credo che
la condotta da me tenuta per
vent' anni, confermi che sono
incapace di trarre profitto dalla
posizione di un oppositore.
Riguardo allo stato del paese
nel 1842, non posso concepire
che io sia stato creduto capace
di porre in relazione l'on. rap-
presentante di Finsbury con
quegli avvenimenti. La mozione
deiron. rappresentante è infat-
ti, non già una mozione perso-
nale, ma un'inchiesta riguardo
ai procedimenti « con cui le let-
tere furono sequestrate negli
uffici postali ; ed anche sulle
circostanze i)er le quali quei
mandati furono emessi da ogni
singolo Segretario di Stato
dal 1° gennaio 1840 fino ad
ora ; e che un Comitato rife-
risca la sua opinione alla Ca-
mera e dica se sia conveniente
che la pratica sia continuat;i; »
e il Comitato che egli chiede,
deve informarsi se una riforma
della legge sia necessaria; pro-
ponendo quella Mozione, l'on.
rappresentante prosegue con al-
cune accuse contro di noi. Egli
dice che noi siamo colpevoli
di aver emesso, allo scopo di
indagare per entro alle lettere,
durante il periodo del nostro
ufl&cio, più mandati di quelli
dei precedenti Governi, e che
siamo resj)on8abili del sangue
versato da rifugiati italiani.
1
APPENDICE.
371
più degli stessi soldati che li
uccisero. Aggiunge poi che
l'on. Baronetto, Segretario di
Stato peri' Interno, ha ecceduto
nel suo potere, avendo emesso
quarantaquattro mandati in tre
anni. Io rispondo all' accusa
di abuso di potere, mostrando
i fatti. Lo stato del paese nel
1842 era tale da giustificare
il Segretario di Stato nell'uso
del suo x'otere sulla legge e
sulla costituzione e di pren-
dere precauzioni contro even-
tuali disordini. [A questo pun-
to Sir R. Peel si occupa a
lungo dei disordini avvenuti
in Inghilterra nel 1842 e nel
1843 ; fa la storia del Comi-
tato segreto nominato nel 1844,
e aggiunge] : Voi sceglieste
unanimemente un Comitato
segreto, acciò tutte le in-
formazioni fossero più sponta-
tanee. Vi abbiamo dato le
più ampie spiegazioni ed a-
vemmo un verdetto di assolu-
zione. Ed ora, annullando
qualunque principio di giusti-
zia, voi proponete di sotto-
metterci ad un'altra inchiesta,
a un altro x^rocesso. So, e
lo dichiaro al Paese, che non
abbiamo esercitato alcun po-
tere che non sia già stato eser-
citato dai nostri predecessori.
In nessun caso abbiamo abusato
di potere ; forse, nell" usarlo
in tempi difficili, possiamo a-
vere errato. Ammetto di a-
vere sequestrata una lettera
che per il suo contenuto non
eravamo autorizzati a tratte-
nere ; ma anche voi vi saveste
trovati in simili casi. Il nobile
Lord [John Russell] dice che
abbiamo torto nel caso del si-
gnor Mazzini. Ammetto che nel
caso di stranieri questa facoltà
deve essere esercitata con mag-
giore riserva che non nel caso
di sudditi del Regno ; ma nou
posso sottomettermi alFopinio-
ne del nobile Lord, che per
nessuna circostanza, perfino
se la pace di Europa fosse in
pericolo, si dovrebbe ricorrere
a questa facoltà. Nulla è più
ingiusto di questo principio.
Ritengo che quando un Bona-
partista preparava una spedi-
zione nel nostro Paese per sol-
levare la Francia, sarebbe stato
giusto di ricorrere a questa
facoltà, per impedire che sulle
nostre coste si iniziasse la
guerra civile. Vi prego di ri-
cordare la nostra posizione
negli anni 1842-43, il pericolo
che ci minacciava, e il modo
equo col quale 1' abbiamo im-
pedito, ottenendo V approva-
zione perfino dei deputati del-
l' opposizione. Esponeteci, se
volete, ad un altro processo;
servitevi dell'indignazione po-
polare, che è applicabile al
principio e non all'uomo; riu-
scite in ciò ; ma io dico che
preferirei di essere un uomo
vinto dalla vostra ingiustizia
piuttosto che appartenere alla
372
APPENDICK.
maggioranza che l'ha inflitta.
[Prendono quindi parte alla di-
scussione in favore e contro
la mozione di Mr. Duncombe;
Mr. Disraeli, Sir J. Hanmer,
Sir George Grey, Mr. Strutt,
Mr. Jervis, Mr. Muntz; infine]
Mr. DuNCOMBE — nega
che tanto egli quanto altri
abbiano agito ingiustamente
verso il Governo; invece, il
Governo, fermo nella sua idea,
non accorda ciò che egli chie-
de. Questa ingiustizia è medi-
tata dall' on. Baronetto e dai
suoi, colleghi. La proposta del-
l' oo. rappresentante di Snn-
derland è semplicemente di
supplire a nna omissione del
Comitato. L' on. Segretario
di Stato si oppone alla pro-
posta ; egli non vuole che
ciò sia fatto, per non mette-
re in evidenza come ha agito
il Governo, il quale assicura
di aver fatto il suo dovere.
Egli [Mr. Duncombe] è sta-
to accusato dall' on. Segreta-
rio di Stato della Guerra di a-
vere espresso sentimenti ostili
verso l' on. Baronetto e di
chiedere un'inchiesta. L'on.
Lord, raijpresentante di Lon-
dra, osserva che non è 1' opi-
nione di uomini che desiderano
di mettere in chiaro la verità,
quella di chiedere un'inchiesta,
e siccome egli la chiede, si
crede voglia farlo, non per
scoprire la verità, ma per mo-
tivi personali. Egli trova che
l'on. Segretario di Stato del-
l'Interno ha emesso mandati,
perciò il suo attacco è diretto
contro di lui, ed egli assalirà
tanto il Segretario di Stato del-
l'opposi zione, quanto quello che
siede dalla sua parte, nel caso
abbia esercitata quella facoltà
come l'on. Baronetto. L'on. Ba-
ronetto, Capo del Governo, ha
detto di aver scelto il sno Tri-
bunale, ed il verdetto di as-
soluzione fu per il Governo;
invece, quel Tribunale non fu
scelto da lui, ma dai Ministri,
e il risultato è stato un ver-
detto di assoluzione per il Go-
verno. Quanto al verdetto del
Comitato, egli sfida chiunque
di trovare in esso una parte
che possa interpretarsi come
uu verdetto di assoluzione. Il
presidente del Comitato dice
che il Comitato fu molto diviso
per la grande disparità di
opinioni; l'on. rappresentante
di Kendal crede che i diversi
pareri oscillino: perciò, la re-
lazione non è altro che un
compromesso. Se gli fosse per-
messo di emettere un'opinione
sul signor Mazzini, dovrebbe di-
re che non si è usato un proce-
dimento giusto, perché il ver-
detto di assoluzione di fatto
non è uu verdetto. Qual' è il
procedimento del Comitato, se
non si esamina o si discute la
sua relazione? Ha letto la re-
lazione e ha indicato dove e-
ranogli errori, ciò che era stato
APPENDICE.
37:
omesso. È stato accusato dal-
l'oii. rappreseutante di Bute di
avere attenuato olio il Governo
aveva emesso un maudato spe-
ciale per il suo caso ; ora.
egli non ha mai detto nulla di
ciò. Ha parlato sul caso del
signor Mazzini e ha detto,
che il sistema dell' apertura
delle lettere del signor Maz-
zini era comiuciato dal Natale
precedente ed era continuato
fino al 14 giuirno, q>iaiido pre-
sentò alla Camera la petizione
del signor Mazzini, copia del-
la quale aveva dato prima al-
l'on. Baronetto, mentre la re-
lazione dichiara che il mandato
che autorizzava l'apertura del-
le lettere era stato emanato
il 1° marzo, rimanendo in vi-
gore fino al 3 giugno. Aggiun-
ge essere questo un giusto ar-
gomento d' inchiesta per ac-
certare se le lettere furono
aperte subito dopo il Natale,
prim.» dell'emissione del man-
dato. Dice che il mandato
presentato al Comitato è fal-
so. Egli ha creduto, in prin-
cipio, che un ordine fosse spe-
dito dal Ministero degli Atì^ari
esteri all' Ufficio delle Po-
ste, così che il mandato non
sarebbe stato emesso che qual-
che tempo dopo. Perciò, il
Comitato stava per chiudere
P inchiesta sui casi del capita-
no Stolzman e di Mr. Worcell,
i quali avevano protestato alla
Camera, per essere state aperte
le loro lettere. Il Comitato ha
dichiarato che né lui, né il ca-
pitano Stolzman, né Mr. Wor-
cell, avevano mai fatto peti-
zione alla Camera, che essa non
era stata chiamata mai a trat-
tare i loro casi; mentre egli,
dal suo posto, ha pubblica-
mente sosteu uto che le sue lette-
re erano state aperte, che il Co-
mitato non aveva tenuto conto
del suo caso nella relazione. La
relazione dice che era stato e-
messo un mandato per aprire e
sequestrare le lettere indirizza-
te a Mr. Grodicki, e ad un altro
straniero, residente a Parigi.
Si è creduto che questo stra-
niero fosse il Principe Czarto-
riski, e la ragione per cui non
si è fatto il suo nome, è che
egli era amico di un Membro
del Comitato. Comprende bene
la ragione per cui il sao nome
non sia menzionato nella re-
lazione del Comitato dei Lords:
il suo caso non è stato por-
tato mai dinanzi a quel Comi-
tato ; egli lia fatto la sua la-
gnanza alla Camera dei Comuni
e al Comitato. Il nobile Lord,
rappresentante di Newark
[Lord John Manuers] ha os-
servato che l'on. Baronetto,
aprendo le lettere, non ha di-
chiarato: «Le abbiamo allerte,
perché le circostanze del paese e
del tempo lo giustificavano; ma
dobbiamo anche dire che non
abbiamo in esse trovato nulla
che vi condanni. » In questo
374
APPENDICIC.
caso egli [Mr. Duncombe], pur
comprendendo Pinginstizia ri-
cevuta, avrebbe volentieri cre-
duto a questi motivi, dimen-
ticando tutto nel più breve
tempo possibile: si sarebbe cosi
avuta una soluzione. Al contra-
rio, egli si trova sotto un' ac-
cusa, dalla quale non si può
redimere. Egli chiamerà gli uffi-,
ciali postali al Tribunale della
Camera, e se si scoprirà che
essi hanno sequestrato le sue
lettere senza un mandato, sa-
ranno accusati di violazione
di privilegio. Si è domandato
perché le lettere di un Mem-
bro del Parlamento hanilo
maggiori privilegi di quelle
degli altri. Egli dice che ciò
non è vero ; e se il Governo
ha ragione di supporre che un
Membro del Parlamento sia
implicato in una cospirazione
contro lo Stato, non vi è ra-
gione per cui le sue lettere
non siano aperte, sotto l'au-
tori zzazione di un mandato,
come si farebbe per quelle di
altri individui. L' unica dif-
ferenza è questa : che se un
uomo apre le lettere di un
deputato, senza un mandato
del Segretario di Stato, non
solo commette un misfatto, ma
anche una violazione di pri-
A'ilegio parlamentare. Egli
non nutre alcun astio per-
sonale. Assale Pon. Baronetto,
perché occupa P ufificio, dal
quale sono partite tutte le
iniquità che sono state com-
messe. È provato che la facoltà
di aprire le lettere sia stato usa-
to in modo esteso dal Governo;
e se gli fosse concesso un Co-
mitato, vorrebbe provare col
suo caso il grande abuso fat-
to di questa facoltà. Ora, ri-
guardo all'emendamento propo-
sto dal nobile Lord, egli sa che
esiste nella Camera una tenden-
za a noiv secondare lasua mozio-
ne; ma comprendendo che ha pi li
probabilità di ottenere un'in-
chiesta, Cora' è proposta dal
nobile Lord, che non come lo
sarebbe da lui, spera che la
Camera gli permetterà di ap-
poggiare quella del nobile
Lord.
SiR R. Peel — dice che
la mozione originale è stata ri-
tirata e P emendan)ento, sul
quale si chiede la votazione,
è il seguente : « Che essendo
stato dichiarato da un Membro
della Camera, che lettere a
lui dirette sono state seque-
state all' Ufficio delle Poste,
e aperte prima che gli fos-
sero consegnate, sia costituito
un Comitato pubblico per chia-
rire se questa accusa è vera,
e se è tale, che sia indagato
sotto quale autorità e per
quali canse avvenne il seque-
stro e Papertura delle lettere. »
La Camera vota: — Si: 145
— No: 240 — Maggioranza:
95.
APPENDICE.
375
VI.
Camera dei Comuni. — Seduta del ^8 febbraio 1845. (^)
Mr. Thomas Duncombk —
dice : souo dolente che, per
r aiidameuto della discussione
di martedì scorso, non mi sia
stato promesso di presentare la
mozione della quale ho dato no-
tizia, che oioè alcuni ufficiali po-
stali debbano intervenire alla
Camera per informarla sotto
quale autorità essi hanno agito,
per trattenere ed aprire le
mie lettere, dato che io sono
un Membro di questa Camera.
Ripeto che souo dispiacente
di essere stato impedito di
richiamare V attenzione della
Camera, prima di ora, su di
un dolorosissimo, ma importan-
te argomento, che per troppo
tempo ha tenuta desta la sua
attenzione, sebbene non per
colpa mia. Non avendo dun-
que potuto presentare la que-
stione in precedenza, non mi
resta che di prendere la pri-
nui occasione per mettermi
in grado di sottoporre leal-
mente l'argomento al pubblico.
Mi si dice, in primo luogo,
di non aver prove che la mia
corrispondenza sia stata inter-
cettata all' Ufficio delle Poste,
e che, se sono in possesso di
informazioni che provino 1' e-
videnza delle accuse, io debbo
averle ottenute corrompendo
quegli impiegati. Fu auclie
detto dall' on. rappresentante
di Newark (Lord John Man-
ners), per il quale ho grande ri-
spetto, che, se ciò che ho dichia-
rato fosse vero, io sederei in
questa Camera come un uomo
degradato. Un altro onorevole,
rappresentante dell' università
di Oxford (Sir. N. H. Inglis),
ha detto che nessun uomo one-
sto si lagnerebbe che le sue let-
tere fossero aperte nell' Uffi.-
ciodelle Poste. Questo è un mo-
do di pensare; ma a clie mira
l'osservazione dell' on. depu-
tato ? Dovrei io essere colpe-
vole di quell'olfesa che sola
autorizza il Segretario di Stato
ad aprire le lettere di qua-
lunque uomo ? Il Segretario
di Stato non ha diritto, ne-
gli ordinari tempi di pace, di
violare le lettere altrui ; e se
questa facoltà è stata data al
Governo, la sola scusa per e-
sercitarla, è che essa sia u-
sata solamente in temx)i di
grande pericolo interno, e di
sospettata invasione da parte
r-) Dagli Hansard's Farliamentary Debates. voi. LXXVIII, coli. 138-208.
376
APPENDICE.
di un nemico straniero. Sono
pronto, se la Camera me ne con-
cederà l'opportunità, di rimuo-
vere tutte le accuse lanciate
contro di me. Ho già negato di
avere qualsiasi personale osti-
lità coi Membri dell' opposi-
zione, e lo ripeto. Qualunque
risentimento io nutra all'indi-
rizzo del Governo di Sua Mae-
stà, per il sistema di cui mi
lamento, non ritengo nessun
Membro del Governo respon-
sabile più di nu altro, poiché
considero responsabile tutto il
Governo. Mi rivolgo all' on. Ba-
ronetto, Segretario di Stato
per P Interno, perché se v' è
una persona che abbia emesso
un mandato per 1' apertura
delle mie lettere, questa deve
essere lui. Se un mandato è
stato emesso, non credo che
sia accaduto con la sanzione
del Capo dei Ministri di Sua
Maestà. Non credo che eia
stato consultato il Cancelliere
del Tesoro, poiché, gentile e
buono coni' è , non avrebbe
permesso ciò, se il fatto gli
fosse stato noto. Comunque, la
responsabilità deve essere di-
visa da tutto il Ministero.
Quando presentai alla Camera
la petizione del signor Mazzini,
io non sapevo che le mie let-
tere fossero state aperte. Pre-
sentai quella petizione il 14 giu-
gno ; il 24 dello stesso mese,
l'altra del signor Stolzman, e
nemmeno allora sapevo che le
mie lettere fossero state aper-
te. Il 2 luglio, il signor Maz-
zini, col quale conversavo, mi
disse che la questione era og-
getto di generale discussione al-
l' Ufficio delle Poste, fra gli im-
piegati e gli scrivani, e che
essi avevano detto a lui : « Qua-
le utilità ricava Mr. Dnu-
combe di incaricarsi dell'aper-
tura delle lettere di stranieri f
Farebbe molto meglio a pensare
alla scorrettezza che si commet-
te verso di lui. » E aggiunse:
« Io vi proverò tutto questo, se
mi darete P opportunità di un
Comitato.» Certamente, uden-
do ciò, prestai più attenzione.
Chiesi allora al signor Mazzini:
«Potete indicarmi anche altra
persona che abbia udito tale
conversazione? » «Si, lo potrei
— rispose — nui credo chela mi-
glior cosa sarebbe quella di pre-
sentare una mozione alla Came-
radei Comuni, per chiedere una
inchiesta sull' andamento del-
l' Ufficio segreto delle Poste. »
Diedi avviso di tale mozione,
e dissi che se potevo avere
un Comitato d' inchiesta, mi
sarei accertato dei nomi delle
persone che uelP Ufficio delle
Poste compivano quest' inde-
gno dovere e li avrei chia-
mati dinanzi al Comitato. Pre-
sentando la mozione, avverto
che la quesione non è più tra
il signor Mazzini e il Governo,
non più tra me e V on. Baro-
netto ; ma tra il popolo d' In-
APPENDICK.
37'
ghilteiTii e i Ministri di Sua
Maestà, poiché il popolo vuol
sapere se le sue lettere sono o
uo pioprietcà dell' on. Segretario
di Stato. L' Oli. Baronetto lia
detto di essere d' accordo con
me a dare al popolo inglese
soddisfazione su questo piiuto.
Come hal'on. Segretario di Sta-
to deciso di soddisfarlo ? In-
vece di accogliere la mia mo-
zione, egli ha proposto un Co-
mitato segreto. L'on. Segre-
tario di Stato ha nominato
quel Comitato, riservandosi
nello stesso tempo il diritto
di appello sulla decisione
di quel Tribnnale, e natu-
ralmente io pure mi sono
riservato tale diritto. La re-
lazione fu presentata nella
scorsa Sessione, ed ho richia-
mato l'attenzione della Ca-
mera su ciò che considero in-
soddisfacente ed evasivo sul
carattere di quella relazione.
Facendo cosi, mi son sotto-
posto a insinuazioni, che non
sono né opportune né soddisfa-
centi. Fra queste insiuRazioni,
è quella dell' ou. rappresen-
tante di Pontefract, che dice
essere il mio nome associato
a quello di persone condan-
nate dalla legge. Egli ha men-
zionato Mr. Lovett. Cosa e' en-
tra il caso di Mr. Lovett f Io
difesi il caso di Mr. Lovett e
ottenni che i signori Lovett,
Collins e Warwick fossero con-
siderati e trattati come pri-
gionieri politici, e non come
malfattori. Può essere questa
una giustificazione del Governo
per 1' a^ìertura delle mie let-
tere! Prima d'allora, non avevo
mai udito parlare dei Signori
Lovett e Collins. L'on. e dotto
deputato di Bute (Mr. J. Wor-
tley) ha dichiarato che nel 1840
io sono stato in corrispon-
denza con persone che mi-
nacciavano di incendiare la
città di Sheffield. L'on. edotto
Collega che ha difeso con tanta
dottrina quelle persone nel
loro processo, ha prove che io
avessi relazione con esse ? Non
ho mai udito i loro nomi, né
ho avuto la minima corrispon-
denza con loro. Ma se l' a-
vessi avuta, sarebbe questa
una ragione per aprire lo mie
lettere ? La prima volta che
sono stato in relazione col
partito Cartista è stato nel
1841, poco prima delle ele-
zioni generali, quando ebbi a
presentare uffa petizione per
ottenere un'amnistia firmata
da 1.700.000 individni. per
tntti i prigionieri politici, i
qnali erano stati incarcerati
per offese politiche, lanciate
durante il periodo in cni il
mio nobile Amico era in carica.
Nel giugno o luglio del 1841,
presentai una domanda a Sua
Maestà per far prendere in
considerazione il caso dei pri-
gionieri. Quale fu il risultato f
La Camera votò la mozione.
APPENDICE.
e dopo il voto contrario dello.
Speaker, la mia domanda fu
respinta. È questa una ra-
gione per cui le mie lettere
dovevano essere aperte? Poi,
nel maggio del 1842. presentai
una petizione sulla situazione
nazionale, firmata da 3.300,000
membri della classe operala.
Esistevano gravi divergenze di
opinioni sulla verità dei fatti
contenuti nella petizione ; ma
quei membri chiedevano solo
di essere ascoltati alla Camera,
e la loro preghiera fu re-
spinta. Senza dubbio, quella
petizione mi ha messo in re-
lazione con gran parte della
classe operaia. Nel 1842, una
sommossa e uno sciopero eb-
bero luogo nelle Potteries di
Staffordshire, e P opinione e-
spressa su ciò dall'on. Baro-
netto, Segretario di Stato del-
l' Interno, fu ohe tale sommossa
non aveva avuto alcun mo-
vente politico. Eppure, si dice
che le mie lettere sono state
aperte per cause politiche. Ho
rivedute le lettere ricevute in
quel tempo, ma non ve ne è
nessuna di carattere sospetto, e
se qualcuna mi fosse stata man-
data, dovrebbe essere stata
trattenuta dalP ou. Baronetto.
[Qui Mr. Duncorabe dà lettura
di una lettera indirizzatagli
in quell'anno. E continua]:
Questo è il genere di corri-
spondenza che ho ricevuto du-
rante l'intero periodo della
sommossa, e posso provare che
le mie lettere sono state a-
perte dagli impiegati postali ;
essi certamente indicheranno
con quale autorità h:inno in-
tercettato le mie lettere. Al-
lora sorgerà la questione se
vi sono seri argomenti che giu-
stifichino il Governo. Se invece
apparirà che gli individui han-
no aperto le mie lettere senza
l'autorizzazione dell'on. Segre-
tario di Stato, essi si sarà mio re-
si colpe voli di infrazione di pri-
vilegio. Sono sorpreso che il
Comitato segreto, che si è data
tanta pena di far ricerche ne-
gli archivi, non abbia scoperto
che nel 1689 fu fatta una pe-
tizione alla Camera perché una
lettera di Mr. Thompson era
stat;i trattenuta dal Colonnello
CopléyalTUlficio delle Poste di
Hull. ed aperta. Il reclaifto fu
esaminato dal Tribunale della
Camera; e dopo di aver udito
la testimonianza, la Camera,
il 14 agosto 1689 decise :
« Che intercettare corrispondenze
e disuggellare lettere da parte di
uflBciali o soldati, è una violazione
del dirito personale; e di più, che
il disuggellare le lettere dirette o
spedite da deputati è una violazione
del privilegio di questa Camera. »
Nel 1735 una decisione di
questa Camera dichiarava es-
sere una violazione del suo pri-
vilegio, di esaminare lettere
indirizzate a Membri della Ca-
mera : nel 1822 il rappresen-
APPENDICK.
379
tante di Cumberland aveva in-
dirizzato ima lettera ad una
persona nella prigione di Lan-
easter, e il gnardiano l'aveva
aperta. Qnell'on. rappresen-
tante ritenne che il fatto costi-
tuiva una violazione di pri-
vilegio, mentre tutte le lettere
da o per la prigione possono
essere aperte dal Direttore.
Malgrado ciò, la mozione fu di-
fesa da Mr. (ora Lord) Brou-
gliam, da Mr. (ora Lord) Den-
mau e dal nobile Lord rap-
presentante di Londra (Lord
John Russell), i quali vota-
rono nel senso che 1' apertura
di lettere era una violazione di
privilegio. Non so se Sir Jam-
es Mackintosh prendesse parte
alla discussione; ma è chiaro
che qualunque dubbio possa
esistere sulla questione mossa
dal mio on. Amico, tutti co-
loro che presero parte alla
discussione — tanto quelli che
sostennero la mozione, quanto
quelli che vi si opposero, e
fra questi P on. Baronetto del-
Topposizione (Sir Robert Peel)
— ammisero che se la violazione
della corrispondenza del mio
on. Amico aveva avuto luogo
all'Ufficio delle Poste, essa
costituiva una violazione dei
privilegi della Camera ed una
violazione che richiedeva ri-
parazione. Or bene, qual' è il
mio caso? Sono pronto a pro-
varvi che i vostri subordinati
(leir Ufficio dolle Poste, in
primo luogo hanno intercet-
tato la mia corrispondenza, e
secondariamente, che essi han-
no fatto ciò dietro autorizza-
zione e ordine dei superiori.
Prego di far venire questi in-
dividui dinanzi al Tribunale
della Camera ed essi vi di-
ranno chi diede loro gli or-
dini. Poi chiamerò gli ufficiali
superiori al Tribunale e mi
accerterò chi diede loro tali
ordini. Avremo così tutta la
verità sul fatto. Ora, voglio
sapere se il Governo di Sua
Maestà si rifiuterà a questa
inchiesta. Da piti di un secolo,
la decisioìie è stata approvata
nel caso di intercettazione di
lettere nell'Ufficio delle Poste
di HuU. Non posso perciò com-
prendere la sfida dell' on. Se-
gretario di Stato, né credere
che mi sarà rifiutata l'oppor-
tunità di fare investigare pie-
namente il mio caso. Dalle
persone implicate, voi saprete
al Tribunale se ho usato sot-
terfugi illeciti per ottenere le
informazioni che posseggo. Ga-
rantisco che le sole persone
che chiamerò saranno quelle
da cui ho avuto tali informa-
zioni, e fra di esse, nes-
suna appartenente ad impie-
gati licenziati. Tutte sono
venute spontaneamente da me,
perfino alcune che sono ora
al vostro servizio. Mi è sta-
to rimproverato che non a-
vrei dovuto ricevere tali in-
380
APPENDICE.
dividili. Ma se un uomo vieue
a dirmi che è stato incaricato
da un altro di rubarmi, debbo
io rispondergli : « Non posso
ascoltarvi ; voi avete commes-
so una violazione di fiducia
Terso la persona che vi ha in-
caricato d'un' azione riprove-
vole come quesj;a? » Quando
il signor Mazzini mi ha mo-
strato che queste persone di-
cevano la verità, dovevo io
rigettarne 1' evidenza, perché
esse appartenevano ad un uf-
tìcio, dove questo sistema in-
quisitorio aveva luogo f Sono
felice di dire che vi sono in-
dividui pronti a dichiarare a
voi e al Governo, che sono
disgustati, e si sono sentiti
umiliati per essere costretti a
tale indegnità. Volete voi ,
quindi, concedermi la loio te-
stimonianza? So le difficoltà
che debbo combattere^ so che
la maggioranza è sempre pron-
ta a seguire gli ordini del-
l' on. Segretario di Stato, e a
un individuo che non è difeso
s'oppone una maggioranza di
300 Membri, pronti ad avvi-
lirsi, pur di schiacciareun av-
versario politico. Da umile
individuo, ma, nello stesso tem-
po, da indipendente Membro
del Parlamento, mi rivolgo a
voi, come Colleghi ed uomini
di onore, per provare ciò che
ho asserito questa sera. Pro-
X)ongo di mostrare le mie in-
formazioni al vostro Tribu-
nale. Esaminatele scrupolosa-
mente ; ma lasciate che tutto
l'odio, tendente ad evitare
un* inchiesta, ricada sui miei
oppositori. Vi sono parecchi
individui che desidero di chia-
mare al Tribunale della Ca-
mera, ma credo necessario di
chiamarli separatamente. Per-
ciò chiedo :
« Che il Tenente Colouuello WU-
liani Leader Maberly, Segretario al-
l'Ufficio generale delle Poste, venga
in questa Camera, lunedi prossimo,
e porti seco un libro appartenente
all'Ufficio delle Poste dell'anno 1842,
chiamato il PresidenVs Order Book,
e anche un altro libro del 1842, chia-
mato Vlnspector's Order Book. »
Mr. DiSKAKLi — [trattando
il caso di Mr. Duncombe, vi
prende viva parte. Rileva che
l'on. rappresentante di Fius-
bury non agisce per odio per-
sonale, 6 insiste che sia ap-
poggiatala sua mozione, dando
cosi a Mr. Duncombe l'oppor-
tunità di mostrare e di riven-
dicare la sua innocenza e di
far nota la colpa altrui. Dice
inoltre che il paese ha desi-
derio di veder prodotto il man-
dato, se esiste, non solo per ri-
vendicare l'onore dell'on. rap-
presentante di Finsbury, ma
per avere l'opportunità di pro-
vare se quello strumento è le-
gale].
SirJ. Graham — [si difende
dalle accuse fatte a lui dal-
l' on. rappresentante di Fins-
APPENDICE.
381
bury. Kgli dice clie se la
facoltà (li aprire le lettere è
illegale, 1' esercizio di esso lo
è pure, tanto per un Membro
del Parlamento, quanto per
qualsiasi altro individuo. E si
appella alla giustizia della Ca-
mera, perché essa non voti per
la mozione dell' ou. rappresen-
tante di Finsbury : e aggiun-
ge] : Mr. Duncombo, il 2 luglio,
fece una mozione, per cui la
petizione del signor Mazzini,
contenente alcune accuse ri-
guardanti la condotta di im-
piegati dell' Ufficio delle Po-
ste, doveva essere sottoposta
ad un Comitato pubblico; in-
vece, io ritenui più opportuno
di sottoporla ad un Comitato
segreto, ed anche 1' ou. rap-
presentante di Londra vi a-
deri. Su ciò si ebbe una vo-
tazione che concluse per l'e-
lezione del Comitato segreto.
Il 18 luglio, l'on. rappresen-
tante di Finsbury comparve
dinanzi a tale Comitato. Egli
enumerò le accuse e mostrò
una lista di testimoni, sotto
condizione di essere presente
all' esame di essi. Ciò non fu
approvato, ed egli si appellò
alla Camera. La Camera al-
lora, con una votazione di 141
voti contro 51, non approvò
la mozione di Mr. Duncombe,
il quale, non ritenendosi sod-
disfatto, si riappellò alla Ca-
mera per la nomina di un
Comitato pubblico, da sosti-
tuirsi a quello segreto; mala
sua proposta non fu approvata.
Il Comitato segreto, investi-
gate tutte le accuse, è venuto
alla seguente conclusione: Di-
chiarò che forse il potere non
fu esercitato con discrezione;
ma lìegò che esso fosse stato
esercitato sotto l' influenza di
sentimenti personali e vendi-
cativi, bensì per conservare
la pace pubblica. Io dichiaro
lealmente di non aver mai a-
perto lettere, né dato ordine
di farlo, senza l'autorizzazione
scritta dal Ministero dell' In-
terno. Ciascun mandato emesso
da me è stato prodotto da-
vanti al Comitato segreto.
[Sir J. Graham, a sua difesa,
aggiunge che la sua condotta
fu investigata tanto dal Co-
mitato della Camera dei Co-
muni quanto da quello dei
Lords, ed entrambi emisero
un verdetto in suo favore.
Egli dice inoltre che non
può rispondere a domande
fattegli da un Membro della
Camera sull' esercizio di un
suo doloroso potere, perché se
ciò facesse, si dovrebbe con-
tenere egualmente con qua-
lunque altro Membro, e col
più umile dei sudditi che gli
rivolgesse simili domande. E
termina dicendo che una gran-
de amicizia 1' ha sempre le-
gato all'on. rappresentante di
Finsbury, malgrado le loro
divergenze politiche , e che
382
APPENDICE.
uulla può dire contro la con-
dotta di lui. come suddito
leale e come Membro della Ca-
mera] .
Visconte Howick — [di-
scutendo sulP apertura delle
lettere, dice che desidererebbe
un bill e uua decisione che
regolasse il futuro esercizio
di questa facoltà e ne togliesse
gli abusi. Desidera che anche
ciò che ha esposto V on. rap-
presentante di .Finsburj^ sia
investigato e giudicato sere-
namente dalla Camera, e ri-
sulti se esiste una facoltà che
autorizzi il detto esercizio. Ag-
giunge che la relazione del
Comitato segreto assicura che,
esaminato il caso dell' aper-
tura delle lettere del signor
Mazzini, appare che ciò av-
venne realmente, ne spiega le
cause ed approva la condotta
al riguardo del Segretario di
Stato. Per il caso di Mr. Dun-
combe, la relazione del Comi-
tato non dà invece alcuna sod-
disfazione ; tace se sia giusti-
ficata 1' apertura delle lettere
dell'on. rappresentante diFins-
bury e se esisteva un mandato
emesso. Il verdetto di assolu-
zione del Comitato segreto per
l'on. Segretario di Stato non
deve impedire alla Camera di
insistere per sapere se quella
facoltà fu giustamente eser-
citata. Egli non comprende
per quale ragione l'on. Segre-
tario di Stato non dica se ha
emesso un mandato, e con-
clude che se lo stesso serberà
il silenzio, egli appoggerà la
mozione dell' on. rappresen-
tante di Finsbury].
Visconte Sandon — [dice
che il Comitato si è creduto
in dovere di esaminare sola-
mente se il Segretario di Stato
avesse ecceduto o usato in- .
giustamente della facoltà della
quale era investito, e si di-
chiara soddisfatto del modo
d'agire di lui],
Mr. Warburton — [è di
opinione che il metodo mi-
gliore da adottarsi dal Comi-
tato era quello di dire in mo-
do generico in qual modo fu
esercitata quella facoltà].
Lord J. Russell — dice
che dal modo col quale fu
esposta e trattata la questione
dell'apertura delle lettere di
Mr. *Duncombe, nelP ultima
discussione, credette che il Co-
mitato fosse d'opinione che la
facoltà usata dai varii Segre-
tari di Stato si esercitasse allo
scopo di preservare la pub-
blica pace. E la conclusione
poteva considerarsi come un'as-
soluzione per i Governi pre-
senti e passati. Ma, avendo
Mr. Duncombe dichiarato che
le sue lettere erano state a-
perte, ed essendogli stata ne-
gata la chiesta soddisfazione,
egli (Lord Russell) credette
che la Camera fosse stata col-
pita in uno dei suoi Membri,
APPENDICE.
383
ed iiiteudeva perciò di dare il
suo voto per una nuova in-
chiesta. Però, le dichiarazioni
dell'on. Segretario di Stato che
nulla può dirsi al riguardo di
Mr. Duuconibe come suddito
leale e come rappresentante
di questa Camera, e così pu-
re, la dichiarazione dell' on.
Segretario di Stato sulla con-
dotta del Governo, lo con-
sigliano ad accettare la de-
cisione del Comitato, ed egli
non crede che sieuo necessa-
rie altre inchieste in propo-
sito. Ammette che le ragioni
date dalPou. Baronetto per
rifiutarsi di rispondere e di
dar soddisfazione a Mr. Dun-
corabe non siano plausibili.
Egli crede che alcune lettere
dell'on. rappresentante di Fin-
sbury siano state aperte die-
tro autorizzazione dell'on. Se-
gretario di Stato, e dice che il
Governo attuale è et-cessiva-
meute preoccupato della sua
dignità di dedicarsi al pub-
blico interesse. La questione
ora discussa alla Camera lo in-
vita (Lord Russell) a pensare
al caso del signor Mazzini.
L' ultima volt:» che egli si ri-
volse alla Camera, disapprovò
il metodo tenuto dal Governo
in quella circostanza, giacché
conduce il Paese a diventare
lo strumento delle Potenze di-
spotiche europee, ciò che di-
sapprovano tutti gli amici della
libertà. Dalla relazione del
Comitato e dalle dichiarazioni
dell'on. Baronetto, non si ha
più l'opinione che il Governo
inglese abbia aiutato il Go-
verno di Napoli nei dolo-
rosi fatti della Calabria, ma
crede che la facoltà di aprire
le lettere non deve usarsi per
comunicare informazioni a Go-
verni esteri. Dichiara che vo-
terà contro la mozione.
Mr. M. MiLNES — [appoggia
la mozione dell'on. rappresen-
tante di Finsbury, non per
mancanza di tìducia alP indi-
rizzo del Governo, ma per il
fatto che anche V ultimo sud-
dito del Regno ha diritto di
sapere per quali cause e da
quale autorità furono prese
misure di polizia come quelle].
Mr. Watson — [appoggia
anch' egli la mozione di Mr.
Duncombe, affermando che l'a-
pertura delle lettere di un
Membro del Parlamento, senza
una autorizzazione di legge,
è una violazione di privilegio,
e insiste perché il Comitato
investighi sulle circostanze che
condussero all'esercizio di
quella facoltà. La relazione del
Comitato non è un verdetto
di assoluzione per l' on. Ba-
ronetto : è solamente un' opi-
nione sui fini che hanno spinto
all'apertura delle lettere di Mr.
Duncombe. Mr. Watson cita
fatti antecedenti, in cui man-
dati di quel genere furono di-
sapprovati e dichiarati illegali].
384
APPENDICK.
S'investighi, egli dice, coiu-
pletamente sulla questione; la •
Camera e il Paese saranno
soddisfatti.
Mr. HuME — [si maravi-
glia che r on. Baronetto, il
quale si dice che voglia mirar
sempre al pubblico bene, non
aderisca alla presente mozione,
e tacendo, lasci cadere la re-
sponsabilità sulle autorità del-
l'Ufficio delle Poste. Mr. Hu-
me insiste inoltre che sia data
soddisfazione a Mr. Duncombe,
la condotta del quale fu di-
sapprovata. Deplora che il no-
bil Lord, rappresentante di
Londra, non abbia avuto il
coraggio morale di votare per
la mozione : fa inginria a se
stesso, comportandosi in que-
sto modo. Mr. Hume dà con
piacere il suo voto per la mo-
zione di Mr. Duncombe].
Mr. Aglionby — [desidera
che Mr. Duncombe insista per
avere una completa inchiesta.
Egli lo sosterrà in ciò. Si me-
raviglia che due Membri del
Comitato diano differenti ver-
sioni del fatto, sul quale do-
vevano dare il loro giudizio,
e afferma che il Paese vuole
che sia fatta la luce, e che il Co-
mitato esamini esaurientemen-
te la questione, ciò che fino
ad oggi non ha fatto]. La Ca-
mera dia inoltre alle autorità
dell' Ufficio delle Poste 1' op-
portunità di difendersi da ac-
cuse che sembrano pesar su
di esse, poiché se tutto sarà
lasciato nel mistero, qualun-
que cittadino avrà timore che
le sue lettere siano aperte, pri-
ma di riceverle.
Mr. Jervis — [deplora il
discorso del nobile Lord, rap-
presentante di Londra, e non
lo crede atto a soddisfare il
Paese. Disapprova anche .la
condotta dell' on. Baronetto e
dice che essa non è tale da
far rinunciare a Mr. Duncombe
di procurarsi un' inchiesta ;
egli deve sapere da quali au-
torità fu violata la sua corri-
spondenza. Rimprovera il Go-
verno per il suo modo d' agire
verso Mr. Duncombe e dichiara
di votare per la mozione da
lui presentata].
Conte di Lincoln — [con-
danna le continue insinua-
zioni lanciate contro l'on. Ba-
ronetto, il quale, secondo lui,
agi nel modo stesso dei suoi
predecessori, e come loro, è
innocente delle accuse mosse-
gli. Altri fatti simili a quello
ora deplorato, egli dice, av-
vennero successivamente sotto
precedenti Ministeri, nello
stesso modo, nel medesimo Uf-
ficio delle Poste, senza l'in-
tervento dei Segretari di Stato.
Egli riepiloga tutte le accuse
fatte contro V on. Baronetto
dai Membri che hanno parlato
prima di lui, approva il con-
tegno del Segretario di Stato
e dice che la condotta di Mr.
APPENDICE.
385
Duncombe è stata completa-
meute riabilitata dalla dichia-
razioue di lui. Conclude di-
cendo che disapprova una nuova
inchiesta da farsi da un Comi-
tato pubblico].
Mr. Bernal — Nou è af-
fatto convinto del ragioua-
mento di Lord Russell, anzi
lo disapprova. Egli crede che
l'apertura delle lettere di Mr.
Dnucombe abbia avuto luogo
senza il mandato delPon. Segre-
tario di Stato. Nella relazione
del Comitato, egli dice, si è
discusso e spiegato il caso de-
gli esvli italiani ; ma non si
hanno prove che le accuse fatte
da Mr. Duncombe, riguardo
alle proprie lettere, siano state
investigate da quel Comitato.
Dice che la responsabilità di
esercitare la facoltà di aprire
le lettere non deve ricadere
sul solo Segretario di Sfato, ma
pure sui suoi predecessori che
occuparono il medesimo posto.
Disapprova la condotta del-
l'on. Baronetto, non compren-
dendo il suo silenzio, e lo pre-
ga di porre un termine alla
lunga discussione, dichiaran-
do se ha aperto o no le let-
tere.
Capitano Hauris — [dice
di approvare la condotta del-
l'on. Segretario di Stato, giac-
ché, nelle circostanze in cui si
è trovato, qualunque Membro
dell' opposizione avrebbe agito
egualmente].
Mr. Wakley — dice che
quantunque la dichiarazione
dell' on. Baronetto sulla con-
dotta di Mr. Duncombe, co-
me suddito leale e Membro
della Camera, assolva que-
st' ultimo dinanzi al Paese, il
Comitato segreto lo condanna.
Questo, egli dice, ha agito in-
giustamente verso Mr. Dun-
combe ; ciò serva di lezione
per mai affidare e sottoporre
in avvenire i nostri casi di pri-
vilegio ad un tribunale segreto
della Camera, qualunque sia
l' onorabilità dei suoi compo-
nenti. Dice inoltre di aver letto
in un giornale, pubblicato in
quello stesso giorno, la dichia-
razione del Segretario di Stato
degli Affari esteri, il quale af-
ferma che le lettere di stranieri,
aperte a sua insaputa, erano
mandate a lui. che, in seguito ad
informazioni che contenevano,
si era sentito in dovere di co-
municarle, in jjarte, a un Go-
verno estero. La questione^
anche in seguito a ciò, assu-
me grande importanza agli
occhi del pubblico. Mr. Wak-
ley insiste perché la Camera
appoggi la mozione di Mr.
Duncombe ; si renda noto al
pubblico che la legge è stata
violata, e sotto quale auto-
rità le lettere di un MembrO'
della Camera sono state se-
questrate ed aperte.
Sir R. Peel — è soddi-
sfatto che il nobile Lord, rap-
Mazzini, Scritti, ecc., voi. XXVII (Epistolario, voi. XIV). 25
386
APPENDICE.
presentante per la città di
Londra, nel caso riguardante
le lettere del signor Mazzini
abbia cambiato di opinione,
dietro la dichiarazione del Go-
verno, il quale non prese parte
a que' provvedimenti che a-
vrebbero potuto danneggiare
la sicurezza degli esuli in que-
sto Paese. Sarebbe ben dolo-
roso, egli dice, di rimanere
sotto l' impressione di essere
noi stati d'accordo con nn al-
tro Stato, per facilitare folli
progetti, aumentando cosi la
minaccia di essi. In questo caso,
il Governo avrebbe abusato
eccessivamente del suo potere
e la nostra condotta sarebbe
stata meritevole di biasimo.
Egli spera inoltre che l' on.
Collega sia persuaso delle pre-
cedenti dichiarazioni del Go-
verno, e lo giudichi innocente
del sangue versato da quei
disgraziati, [Discute sulP e-
missione dei mandati per Fa-
pertura delle lettere, e dice] :
Se tutti i Ministri, fin dalla
Rivoluzione, hanno agito male
nell'esercizio di quella facoltà,
il Parlamento e non i Ministri
sono responsabili. Aggiunge
di non trovare alcuna diffe-
renza tra un Membro del Par-
lamento e qualunque altra
persona, la quale affermasse che
le sue lettere sono stato aperte,
e quindi la soddisfazione data
ad un Membro del Parlamento
dovrebbe pure accordarsi a
chiunque si trovi nel medesimo
caso. [Dice inoltre che per
l'esercizio della su cennata fa-
coltà, considera se stesso e
ciascun Membro del Governo
tanto responsabili quanto Fon.
Segretario di Stato; che que-
st' ultimo ed i suoi Colleghi
si astennero di rispondere alle
domande di Mr. Duncombè,
per rispettare un loro dovere
e perché i)revedevauo le con-
seguenze di una prima ade-
sione]. Vorreste, aggiunge,
sottomettendoci ad una nuova
inchiesta, costringerci a nuove
domande, a nuove accuse ?
Ciò non sarebbe giusto. L'anno
scorso, in seguito a sospetti
sorti sull' esercizio di quella
facoltà, l'opinione pubblica si
eccitò, V indignazione si river-
sò sul Governo, che fu rite-
nuto colpevole di aver abu-
sato, adottando nuovi metodi.
Fu perciò deliberato : « Te-
nuto conto della prevalente o-
pinione della Camera e della
pubblica opinione , noi cre-
diamo necessario che aia fatta
una completa inchiesta sui pro-
cedimenti di coloro che hanno
emesso quei mandati ; e per-
ché le loro deposizioni siano
ampie e complete, essa dovrà
farsi con un Comitato segreto.»
Pochi furono coloro che dis-
sentirono da noi, L' opinione
della Camera per quella deli-
berazione fu così predomi-
nante, che non si venne né
I
APPENDICE.
381
meno ad uua votazione per la
nomina di un Comitato se-
greto. E voi, che ci accusate
di aver nominato un Comi-
tato segreto, non potete ne-
gare che dei nove componenti,
cinque non solamente ci sono
genenilmente oppositori in po-
litica, ma su quest'argomento
erano in antecedenza contra-
ri i al Governo. Nominato il
Comitato segreto, ritenuto an-
che da voi, allora, il più equo
tribunale, ciascun Segretario
di Stato depose dinanzi ad
esso, dando le più ampie in-
formazioni di cui disponeva
snll' emissione dei mandati.
Nulla fu celato al criterio del
Comitato ; Mr. Duncombe eb-
be la piena opportunità di ap-
j)arire dinanzi ad esso, ma
non lo fece. Egli ci dichiarò,
in seguito, per quale ragione
non vi comparve. Il Comitato
stese quindi una relazione, la
quale inviterebb;i molto per-
sone a dire che le loro let-
tere sono state aperte e perciò
potrebbero pretendere una sod-
disfazione. La relazione è la
seguente :
'> Dinante le iusiirrezioni delle
fabbriche e iniuieie, che ebbero Inogo
nellagosto del 1842, nella settimana
di grande fermento fu inviato dal-
l'Ufficio delle Poste di Londra, die-
tro autorizzazione di un mandato
del Segretario di Stato, un impiegato
con l'ordine di aprire le lettere di
sei persone, le quali avevano tutte
preso parte importante nelle som-
mosse di quel tempo. Xella stessa
settimana, il medesimo impiegato,
dietro autorizzazione di altri due
simili mandati, fu incaricato di a-
prire le lettere di dieci persone, e.
(luindicì giorni dopo, di aprire quelle
di un'altra persona. Furono in tutto
diciassette persone, la maggior parte
delle quali processate e condannate
da un Comitato speciale, nominato
per l'occasione. Questi mandati fu-
rono emessi tra il 18 e il 2.5 ago-
sto 1842 e furono tutti cancellati il
14 ottobre. »
[Sir R. Peel dice inoltre che
dai contenuto della relazione
e dalla maggiore soddisfazione
che si vorrebbe dal Ministro ac-
cordata a Mr. Duncombe, cia-
scuna persona di cui parla la
relazione stessa potrebbe pre-
tendere una soddisfazione e-
guale a quella che si vorrebbe
fosse data ali 'on. rappresentan-
te di Finsburj. E aggiunge]:
Non è un' inchiesta indivi-
duale quella che voi volete fa-
re ; dovreste estenderla a tutti
coloro che si trovano sotto una
ingiusta imputazione e chie-
dono di redimere la loro con-
dotta sospettata. È mia ferma
convinzione che voi non po-
tn-este, con una nuova inchie-
sta, avere una soddisfazione
più completa e più piena di
quella già avuta. Desidero di
convincere la Camera che essa
non può limitare l'inchiesta
ad un caso individuale e che se
insiste su di ciò, sarà costretta
ad esaminare ciascuna accusa
che sia in contrasto con la
388
AFPENDICK.
condotta dei passati Governi.
L'esame che voi intraprende-
reste, se la mozione fosse ap-
provata ^ sarebbe pivi estesa
di quel che possiate supporre.
Se Fauno scorso voi credeste
che un Comitato segreto fosse
il miglior tribunale, ora, vo-
lendo un Comitato pubblico,
dove i Segretari di Stato do-
vrebbero giustificare i mandati
e render conto degli atti ri-
sultanti da ciascun mandato,
voi contradireste alle vostre
autecedenti opinioni, e comin-
cereste un" inchiesta molto pili
laboriosa che non è necessario.
Spinto dalla ragione e dal sen-
timento del pubblico dovere,
dichiaro che noi siamo già
stati sottoposti al tribunale
da voi nominato, e credendo
che dobbiate ritenervi soddi-
sfatti della nostra spiegazione,
non possiamo entrare nei parti-
colari nei quali non entrammo
allora. Per queste ragioni, mi
oppongo alla mozione.
La Camera vota : Si 188 —
No 113 — Alaggioravza lo.
VII.
Camera dei Comuni, — Seduta del i^ aprile 1845. (^)
Mr. Sheil — propongo la
decisione di cui diedi avviso
prima delle vacanze pasquali.
È nei seguenti termini :
« Si decide che la Camera abbia
appreso con dispiacere che, in vista di
impedire nn movimento polìtico in
Italia, più specialmente nello Stato
Pontificio, siano state aperte lettere
indirizzate ad uno straniero, le quali
non avevano relazione alcuna con la
tranquillità interna del Eegno Unito;
che tali lettere furono aperte con man-
dato che portava la data del 1° marzo,
annullato il 3 giugno 1844, e che le
informazioni cosi ottenute avrebbero
dovuto essere comunicate a una Po-
tenza estera. »
Mi sia permesso di correg-
gere un malinteso. Non è mio
intento di considerare gli inci-
denti di Calabria come ar-
gomento di imputazione. Credo
ad ogni parola detta da Lord
Aberdeen. Nel nostro Paese,
in cui prevale lo spirito dì
libertà, se un Ministro della Co-
rona, a qualunque jiartito ap-
partenga, sorge ad attermare con
spontanea lealtà il suo operato^
egli è subito creduto; tanto piti,
se egli è un uomo di Stato ir-
reprensibile, come il Conto di
Aberdeen. Non nego la mia
sorpresa che, rispetto alle let-
tere di Emilio e Attilio Ban-
diera, scritte da Corfu, ri-
guardanti lo sbarco sulla costa
(1) Dagli Hansard's Parliamentary Debates, voi. LXXVIII, coli. 1331-1360.
APPENDICK.
389
diCalabiia, Lord Aberdeen sia
etato di un* isrnoranza cosi
completa ; ma la sua dichia-
razione di nomo irreprensibile
sorpassa qualnnqne altra con-
siderazione, ed io non faccio
congetture contro di lui ; tut-
tavia, il recente sbarco in
Calabria ed il movimento dello
Stato Pontificio sono due cose
distinte : le ghigliottine di Co-
senza e di Bologna non sono
in relazione con tali fatti. Lord
Aberdeen si è chiaramente scol-
pato delle perfidie praticate
contro i Bandiera; ma l'inter-
vento dell' Ufficio delle Poste
noi moto insurrezionale su ter-
ritorio della Chiesa ha poco a
che fare con la catastrofe cala-
brese. Questa distinzione è
stata perduta di vista nella
discussione. L'attenzione pub-
blica fu assai scossa per i di-
battiti parlamentari tra il Se-
gretario di Stato per l' Interno
e il suo on. Amico. Con abi-
lità e coraggio, 1' on. rappre-
sentante di Finsbury ha otte-
nuto una serie di successi.
Credo che maggiori spiega-
zioni debbano allegarsi per
l'apertura di lettere di un
Membro del Parlamento, che
non per la rottura di sigilli
di lertere scritte ad uno stra-
niero, il quale non ha rela-
zioni in Inghilterra, né per
danaro, né per armi, né per
altro, e le cui lettere non con-
cernono la tranquillità del-
l' Inghilterra stessa. La que-
stione di Mr. Duncombe non
è importante come quella del
signor Mazzini. Qual'è il caso di
Giusepi>e Mazzini? Egli è esule
per una causa che una volta fu
creduta nobilissima. Nel 1814
l'Inghilterra invitò P Italia ad
insorgere. Il Governo inglese
consigliòi Veneziani, i Geno-
vesi, i Toscani, i Romani ad
insorgere e ad unirsi per la
liberazione del loro Paese. Pro-
clami (ne ho uno sott' occhio)
furono emanati, ed è appunto
per i sentimenti in essi espressi
che il signor Mazzini è esule e
che i Bandiera sono morti. Lo
storico italiano Botta ci narra
che lord William Bentinck e
sir Robert Wilson, per conto
del Governo inglese , fecero
sventolare una bandiera sulla
quale era scritto : « Indipen-
denza Italiana, » e due mani
che si serravano come simbolo
dell' unione degli Italiani, con-
sigliata dal Governo inglese.
Quanto abbiamo agito nial« ri-
guardo all'Italia! Quando il
nostro scopo fu raggiunto, cioè
di aver fatto ribellare gli Ita-
liani, noi li abbandonammo,
ricacciando 1' Italia sotto una
dominazione peggiore della na-
poleonica, e trasferendo in
Austria la corona ferrea. Lo
spirito di nazionalità non era
morto ; rimase a lungo sopito.
Dopo la rivoluzione di Fran-
cia del 1830 e quella^'inglese del
390
APPENDICE.
1831, furono richieste riforme
contro gli abusi negli Stati Pon-
tifici ; furono negate e ne seguì
un'insurrezione, la quale fu re-
pressa. Il signor Mazzini, che vi
era implicato, fu costretto a fug-
gire dall' Italia, recando in
cuore l'amore per la Patria e
la malattia delP esilio. Louis
Blanc, nella Storia di dieci anni,
dà un resoconto degli inci-
denti accaduti tra il Governo
papale e i sudditi, ma uon mi
riferisco ad esso minutamente,
perché lo scrittore può essere
considerato non imparziale ;
tuttavia, nell'appendice al ter-
zo volume della sua opera
trovasi un documento di gran-
de importanza. [Qui Mr. Sheil
legge la lettera che Sir H.
Seymour, addetto alla Lega-
zione inglese a Firenze, indi-
rizzò da Roma, il 7 settem-
bre 1832, ai rapi)resentantr
delle quattro grandi Potenze,
per indurre il Governo pa-
pale ad adottare alcune ri-
forme atte ad impedire un' in-
surrezione popolare, le cui
conseguenze avrebbero potuto
turbare la pace italiana]. Ora,
signori, io penso che questo do-
cuTiiento fa molto onore a Lord
Palmerston, ma il merito non è
tutto suo: esso appartiene in
parte all' on. Baronetto, Se-
gretario di Stato dell'Interno,
che era Membro del Gabinetto
riformatore sotto la cui san-
zione l'aiSare ebbe corso. Quan-
do il Segretario di Stato del-
l' Interno firmò un mandato
per l'apertura delle lettere del
Mazzini, si riferì forse a quel
documento e suggerì agli Au-
striaci o alla Corte Romana, di
adottare salutari miglioramenti
che, soli, potevano assicurare
la tranquillità dell'Italia? La
predizione di Sir H. Seymour
si avverò. La Romagna rimase
in uno stato di continua insur-
rezione ; qualunque migliora-
mento di abuso fu rifiutato,
fino a che, nel 1844, fu or-
dita una congiura per un moto
insurrezionale. Gli Austriaci
e il Governo di Roma ne, fu-
rono informati^ ed una comu-
nicazione fu fatta da chi il
Comitato chiama un'alta au-
torità al Ministero inglese. Il
Segretario di Stato deirinterno
firmò un mandato il 1° marzo,
per l'apertura delle lettere del
signor Mazzini. Le seguenti pa-
role di Lord Aberdeen sono de-
gne di nota. Il 28 febbraio egli
disse : — « Le Signorie Loro
sono già informate che quel
mandato non fu emanato da
me, né per mio desiderio. »
Questa dichiarazione è delle
pili singolari. Lord Al)erdeen,
Segretario di Stato agli Af-
fari esteri, su una questione
così gi-ave come l'esercizio di
una tale prerogativa, uon e-
spresse nessun desiderio « che
vi si ricorresse. » Egli doveva
determinare fino a qualimnto
APPENDICK.
391
la pace d'Europa ne era in-
teressata. Lord Aberdeen pro-
segue cosi :
« Dicendo questo, la Camera non
deve credere che io sia del tutto pre-
parato a censurare l'applicazione di
quel mandato. Sono anche pronto,
come tutti i Membri del Governo, a
dividere la piena responsabilità di
<iuel procedimento. Solo desidei'O che
il fatto sia accuratamente esposto. »
Ora, o Signori, questo è il
linguaggio di chi cerca un
indiretto ripudio. È vero che
Lord Aberdeen assunse una
parte meno importante dopo
il fatto, ma egli non prese la
iniziativa. Noi tutti sappiamo
che cosa signitìca la responsa-
bilità condivisa. Quando ogni
Membro nel Gabinetto si assn-
me la parte sua, il fardello
resta alleggerito. Ma dove Lord
Aberdeen dichiarò che 1' ado-
zione di questo procedimento
non fii secondo il suo deside-
rio? Cosa aveva a che fare il
Segretario di Stato per V In-
terno con la questione? Sono
cnrioso di sapere perché il
Segretario di Stato per V In-
terno si assunse questo dolo-
roso ufficio. Quantunque il
Potere temporale del Papa sia
intimamente connesso con l'am-
ministrazione di Lord Aber-
deen, è forse per un eccezionale
interesse che il dominio spiri-
tuale di Sua Santità fosse sotto
la pili immediata sorveglianza
del Segretario di Stato all'In-
terno? Ma comnnque si trovi
la causa, per la quale il Co-
mitato, che lascia molto campo
all' immaginazione, non dice
nulla, è certo che per tre mesi le
lettere del Mazzini furono a-
perte, richiuse, risigillate, con-
segnate a lui, come se nulla
fosse accaduto. Il mio on. A-
mico, rappresentante di FiuvS-
bury, portò la questione dinanzi
alla Camera dei Comuni; dap-
prima egli fu ascoltato con
deferenza, e dipoi con profondo
silenzio, dal Segretario di
Stato all'Interno. Ma non ap-
pena il Primo Ministro si av-
vide che 1' opinione pubblica
si accordava col mio on. Amico,
propose la nomina di un Co-
mitato. Passo sopra a tutto
ciò che fu detto sulla forma-
zione di esso ; non vi era un
avvocato tra i componenti,
quantunque essi fosseio inca-
ricati «li fare un'inchiesta
sullo stato della legge. Non
formarono una giurìa di in-
quisitori, sebbene si deve ri-
conoscere che essi sono uomini
di grande intelligenza, valore
ed onore. Io non posso com-
prendere perché hanno avvolto
il caso del signor Mazzini di
tanto mistero. Essi asseriscono
che non possono dirci tutto.
Perché? Siamo informati che
una comunicazione venne da
« alte sfere » ; venne da Mr.
Peter, a Roma ? Sappiamo che
una comunicazione fu fatta ad
392
APPENDICE,
una Potenza estera. A quale?
Il Comitato dice clie l'infor-
mazione dedotta dalle lettere
(strana espressione!) fu comu-
nicata ad una Potenza estera,
senza recar pregiudizio a per-
sona alcunadipendentedaessa,
sebbene in diretta relazione con
un' altra Potenza estera. I co-
spiratori di Bologna non erano
soggetti all' Austria, ma al
Governo di Roma. Supponendo
che io abbandoni tale idea, per-
mettetemi di domijudare: In
qual modo il Comitato 8epp(3
che P informazione non ten-
deva indirettamente ad incol-
pare individui ? Alcuni parti-
colari devono essere stati dati;
non il nome, ma il luogo, il
tempo suggerirebbero un nome.
Date un accenno ad un im-
piegato di Polizia di Bow-
street, mettetelo sulle tracce,
e quanto si potrà sapere da
lui! Ma cosa diventano i piti
abili «attachés » del Ministero
dell' Inteino, i più accorti a-
genti alla dipendenza dell'on.
Baronetto, paragonati alla Poli-
zia di Bologna? Mettete un cane
da caccia sulle tracce, fategli
odorare le orme di un liberale,
e con un istinto sanguinario
egli insegtiirà la sua vittima
fino alla morte. Ma qualunque
siano le opinioni del Comitato,
rimangono indubbiamente due
i fatti.: il primo, che i giornali
italiani vantavano che il Maz-
zini si trovava sotto la speciale
sorveglianza della Polizia in-
glese ; il secondo, che sei set-
timane dopo V apertura delle
lettere, furono messi a morte,
a Bologna, sei uomini per reati
politici. Del sangue sparso in
Calabria voi siete interamente
innocenti ; e confido che lo
siate pure del sangue sparso
a Bologna. Signori, questo
procedere è senza precedenti.
Il Primo Ministro della Corona
disse che il Governo aveva
agito allo stesso modo dei suoi
predecessori. Quali furono tra
costoro che comunicarono ad
una Potenza estera informa-
zioni ricavate da lettere? Il
mio nobile Amico mai fece
ciò. Egli si ingerì, è vero, degli
affari del Portogallo e della
Spagna, ma non fece mai uso di
questi mezzi. Egli non assunse
mai informazioni da lettere di
un Miguelkta o di un Carìista,
che poi abbia riferite a Li-
sbona o a Madrid» Inviò Sir
De Lacy Evans a San Sebastia-
no : ma per arrestare il corso
della vittoria carìista. Egli
se ne ingerì : ma contro il
dispotismo. Se ne ingerì a
Roma, ma non con vedute ten-
denti a mantenere quelle isti-
tuzioni conservatrici, che voi
proteggete. Vostra è la lode
(il merito della originalità è
tutto vostro) di essere stato il
primo ad applicare lo Statuto
di Anna, fondato durante il
Commouwealth , in una forma
APPENDICE.
393
come questa. Voi potreste tro-
vare nella storia deì'Common-
tceaìth qualche cosa riguar-
dante V Italia pili meritevole
di imitazione. Per evitare il
pericolo di compromettere la
pace europea, i vostri prede-
cessori repubblieaui resero
più debole la Sardegna e libe-
raroDO una parte dei sudditi
dalle persecuzioni di cui erano
vittime ; se tutta l'Inghilterra
fosse animata da nn senti-
mento, del quale il più grande
scrittore nella nostra lingua
ha fatto un quadro immortale
— se duecento anni fa i vostri
predecessori repubblicani era-
no animati da coraggiosa pas-
sione per la libertà religiosa,
è forse conveniente che i loro
discendenti, non solo siano
insensibili alla causa della
libertà civile, ma divengano
gli ausiliari del dispotismo,
offrano un aiuto cosi sinistro
per schiacciare nomini che a-
spirano ad essere come voi
siete, e che, per un insieme
tanto deplorevole, aiutino l'op-
pressione di una nazione della
cui libertà, coloro che vera-
mente la godono, non possono
mai restare indifferenti? Voi
forse pensate che, in un mo-
mento di eccitazione, io abbia
abbandonato il mio argo-
mento. No. Ritorno all'Ufficio
delle Poste e all' on. Segreta-
rio di Stato dell'Interno, e do-
mando : Quali sono le scuse per
questo procedimento? Io le darò
secondo la risposta avuta dal
Primo Ministro, alla domanda
fatta dal deputato di Ponte-
fract. La vostra giustificazione
non è già che gli abitanti di
Romagna non abbiano da la-
mentare mostruosi abusi ; ma
questa : se vi fosse stata una
ribellione in Romagna, l'eser-
cito austriaco avrebbe mar-
ciato negli Stati Pontifici ;
quindi la Francia avrebbe
mandato truppe ad Ancona :
un conflitto poteva sorgere: di
qui, una guerra tra Austria e
Francia, la quale avrebbe tra-
scinato ad una guerra gene-
rale, in cui poteva essere
coinvolta l'Inghilterra; ed è
per questo, non soffondo il de-
siderio di Lord Aberdeen, che
voi apriste le lettere del signor
Mazzini ed agiste secondo i più
sanzionati principii di spionag-
gio continentale. La parola è
forte — ma non è forse appro-
priata? Se voi aveste messo una
spianella casa del signor Mazzi-
ni, e questa vi avesse riferito
tutte le sue parole dette a tavola,
a letto, ecc., ciò costituirebbe
uno spionaggio. Il miglior avvo-
cato italiano non saprebbe di-
stinguere fra quel caso di ipote-
tico avvilimento e ciò che è
attualmente accaduto. Dob-
biamo, per evitare il pericolo
di guerra, fare ciò che è di-
sonorevole al massimo grado?
Voi non lo fareste. Quando
394
APFBNDICK.
un Inglese fu danneggiato in
una remota isola del Pacifico,
voi annnnciaste che 1' insulto
doveva essere riparato, e se
voi eravate preparati allora
a correr l'alea d' una guerra
ed a gettarvi in un conflitto,
il contraccolpo del quale a-
vrebbe scosso il mondo, per
evitare il pericolo della guerra,
fondandovi su di una serie di
supposizioni, vi prestereste ad
un atto degradante? Se aveste
mandato a chiamare il signor
Mazzini e gli aveste detto
quello che sapevate fosse egli
per fare, se lo aveste infor-
mato che avevate letto le sue
lettere, 1' offesa non sarebbe
stata cosi grave ; ma le sue
lettere furono richiuse, con
ignominiosa destrezza furono
risuggellate : e non è esagera-
zione dire, che l'onore della
nostra Nazione fu off "ut^cata da
ogni goccia di cera li(iuefatta,
con cui una menzogna era im-
pressa su di essa. Esiste forse
una clausola nello Statuto di
Anna, o di Guglielmo, o di
Vittoria, ohe garantisce tale
frode f Sono sorte questioni
se su ogni lettera singola sia
stato richiesto un mandato.
Ma non vi è condizione nell'at-
to che legalizza questo colpo
di mano, questo procedere pili
che indegno. Non sono entrato
né voglio entrare in esami le-
gali ; spetta alla politica la
dignità, la lealtà di questo
fatto, a cui la mia proposta
è diretta. Si è detto che Mem-
bri del Comitato, di grande
valore e di alta integrità,
hanno deposto in favore del
Governo. Ammetto il loro va-
lore e la loro integrità, ma
nego che abbiano deposto in
favor vostro. Essi hanno evita-
to con cura di trovare una giu-
stificazione, che approvasse la
vostra condotta. Dicono di
non trovare ragione per du-
bitare della bontà dei vostri
motivi I Sono sinonimi di buone
intenzioni; ma non è per le
vostre buone intenzioni che
la Regina vi ha fatto Segre-
tario di Stato, e che siete
considerato tale dalla Camera
dei Comuni. La questione non
è se le vostre intenzioni sono
buone o cattive ; ma se agite
come conviene all'alta vostra
posizione di Ministro inglese,
chiamato da un Sovrano in-
glese a raccogliere la grande
fiducia dell' intelligentissimo
popolo inglese. Io credo di
no ; ed è perciò che propongo
la decisione, in cni ho esposto i
fatti, al- disopra di dubbi e di
dispute, ed a tali fatti ho as-
sociato un'espressione di ram-
marico, alla quale, spero, la
Camera parteciperà.
Sir James Graham — dice :
è mio dovere di replicare im-
mediatamente all'on. Collega;
assicuro la Camera e l'on.
Collega che non è mia inten-
ArPKNDlCK.
395
zioiie di li Villeggiare con la
brillante orazione, che egli ha
ora terminata, e se probabil-
mente tentassi ciò, troverei la
mia capacità inadeguata al
compito. Sottoporrò subito
1' argomento ora discusso, non
per hi prima, né per la se-
conda, ma per hi sesta volta,
alla considerazione della Ca-
mera; in primo luogo, mi ri-
ferirò agli argomenti, ai quali
ha specialmente alluso l'ou.
Collega al principio del suo
discorso. Egli ha dichiarato,
ed io sono d' accordo con lui,
che l'onore del mio on. Amico,
il Segretario di Stato per gli
Affari esteri, pone qualunque
dichiarazione, fatta da lui in
Parlamento, al disopra di dub-
bi e di discussioni. Il mio nobile
Amico, Segretario di Stato per
gli Affari esteri, ha dichiarato
in Parlamento, che nessuna
lettera datata da Corfii, scritta
dai Bandiera, fu mai vista né
da lui, né da altra persona
nel Ministero degli Affari e-
steri. Questa dichiarazione è
ampia e chiara, e si accorda
(Oli la congettura mossa dal-
l'on. Collega, perfino dopo la
sua dichiarazione sulla credi-
bilità dell'asserzione del mio
nobile Amico; essa si accorda,
non dirò col sospetto sorto,
ma con quella parte del sog-
i^etto che V on. Collega disse
oscura, riguardo alla lettera
scritta il 1° maggio da Corfii,
da uno dei Bandiera al signor
Mazzini, contenente informa-
zioni particolareggiate su uno
sbarco che si intendeva di
fave sulle coste della Calabria.
Il mio nobile Amico, Segretario
di Stato per gli Affari esteri,
fondandosi, non solo sulla pro-
pria cognizione, ma su quella
di persone del Ministero degli
Affari esteri, nel modo pili
solenne nega che tale fatto fu
visto da Ini, cioè V apertura
di lettera scritta da Corfù dai
Bandiera al signor Mazzini.
L' on. Collega quindi ha con-
tinuato, riferendo alcuni pro-
clami emanati in un precedente
periodo dal Governo Inglese,
che raccomandavano o piutto-
sto^ eccitavano lo spirito di in-
dipendenza e di unione fra gli
Italiani, che egli ha caratte-
rizzato avere relazione con
il fatto, che il Governo, in
seguito a ciò che essi conside-
ravano loro dovere, avevano
ritenuto come propizio. L'on.
Collega si è riferito al i)ro-
clama di Lord William Ben-
tinck, nel 1814. Infatti, io sono
a conoscenza di quegli eventi;
non cesserò mai di considerare
come la pili fortunata circo-
stanza della mia vita quella di
essere stato, nel principio
della mia carriera, addetto
allo Stato Maggiore di Lord
William Beutinck. Ma questi
proclami furono emanati pri-
ma della pace europea e del
396 - APPI
Congresso di Vienna, ed io non
posso ammettere che essi, e-
manati in circostanze come
quelle, abbiano il minimo rap-
porto con la politica che a-
vrebbe do vnto seguire il Gover-
no inglese, in nn tempo in cni ri
era costretto da trattati solen-
nemente approvati e religiosa-
mente osservati per più di nn
quarto di secolo, e da cui la
pace europea maggiormente di-
peadeva. L'on. Collega dichia-
ra che, dopo tutte le discus-
sioni fatte, la questione rimane
avvolta nel mistero. Ora, per
quanto dipende da me, ogni
ombra di dubbio sarà rimossa
da quanto sto per dichiarare.
Desidero che nessun mistero
perduri. Si ricorderà la pa-
niera, che vi fu un momento,
credo nell' ottobre del 1843,
nel quale io ero il solo dei tre
Segretari di Stato che si tro-
vasse a Londra; dovevo per-
ciò soddisfare agli obblighi dei
due Segretari di Stato assenti.
Tra le altre cose, ebbi notizia
da Ministri esteri, che. se non
erro, verso la fine dell'agosto
o il principio del settem-
bre 1843, erano avvenuti (non
per la prima volta, come os-
servò r ou. Collega), moti di
eccezionale importanza a Bo-
logna. Ebbi (e lo conservo)
un dispaccio da Lord Holland,
nostro Ministro a Firenze, che
mi dava informazioni di quei
moti, rapprese n ta n d o m e 1 i
ex DICE.
straordinari e non di carattere
isolato, ma connessi con una
sollevazione generale di p:i-
recchi Stati italiani. Verso la
fine dell' ottobre, il Ministro
austriaco. Barone Neumann,
mi chiese informazioni su di
essi. Mi disse che i moti di
Bologna avevano assunto un
aspetta minaccioso, che face-
vano nascere grande appren-
sione da parte del Governo
austriaco ; si lagnava con me
di alcune pubblicazioni incen-
diarie provenienti da Malta.
Cercò di persuadermi, che il
Governo inglese dovesse sop-
primere tale pubblicazione.
Gli dissi che la libertà di
stampa essendo colà in vigore,
la questione, fosse pure poli-
tica, non poteva essere di-
scussa fra noi, poiché la legge
e i diritti britaìinici dove-
vano essere rispettati : dis-
si anche che il Governo non
aveva il potere di far soppri-
mere quelle pubblicazioni. Il
Barone Neumann continuò
dicendo che quelle stampe in-
coraggiavano le insurrezioni
e non si erano limitate a
Malta o nel Mediterraneo; ma
aveva ragione di credeie che
una persona, allora in Londra,
ben conosciuta durante gli an-
tecedenti moti rivoluzionari
italiani, avesse relazioni con
quelle pubblicazioni; etale per-
sona indicò nel signor Mazzini.
Di pili, il Barone Neumann mi
APPKNDICK.
397
rimise un certo giornale, inti-
tolato la Giovine Italia, conte-
nente un articolo che tendeva
ad incoraggiare un' insurrezio-
ne simultanea ; era scritto con
quella eloquenza chelianno tut-
ti gli scritti del signor Mazzini,
ed era impossibile, leggendolo,
di non scorgere in esso un'in-
fluenza assai eccitante. La mia
conversazione col Barone Neu-
mann terminò con questo col-
loquio. Devo aggiungere che,
dall;i fine dell'ottobre al genna-
io, non udii piti parlaredi tale
argomento. Il mio nobile Amico,
tornato al Ministero degli Affa-
ri esteri, riprese lesile relazioni
con 1' Ambasciatore austriaco,
e tino al gennaio io non udii pili
parlare del signor Mazzini. Nel
gennaio, un colloquio ebbe
luogo tra me e il mio nobile
Amico, Ministro degli Altari
esteri, sul progresso dello spi-
rito rivoluzionario in Italia ;
il mio nobile Amico disse che
la comunicazione fatta dal
Barone Neumann era esatta,
e che non Malta, né Corfù,
ma Londi'a era il centro da
dove erano diretti i moti
italiani, i quali, non solo
mettevano in pericolo la pace
europea, come temevano le
Potenze estere, ma erano con-
siderati con preoccupazione
dall'Inghilterra. Quando seppi
che il signor Mazzini era, in
Londra, non vi feci sul mo-
mento molta attenzione : ma
verso la line del febbraio, in-
sieme con i miei Colleglli, ebbi
ad accertarmi, non solo che
il signor Mazzini era a Lon-
dra, ma che teneva un'estesa
conispondenza, e che molti
stranieri da ditì'erenti contrade
di Europa erano riparati in
Londra e avevano comunica-
zione con lui. Fu dovere mio
e dei Colleghi di accertarci
della condotta passata del si-
gnor Mazzini. È ben lungi da
me di intrattenermi con so-
verchia asprezza sulla condotta
di un gentiluomo, di cui è nota
l'intelligenza, di cui gli sforzi
in una causa, che egli crede
patriottica, non sono riusciti,
e che non è qui per rispondere
ai rimproveri che possono es-
sergli fatti. È questa una si-
tuazione penosa per me. Nello
stesso tempo, la questione ha
preso un tale sviluppo, che la
sincerità mi costringe ad in-
trattenere la Camera ed il Pae-
se su fatti riguardanti la con-
dotta del signor Mazzini. L'on.
Collega (Mr. Sheil) fece il no-
me di Sir Hamilton Seymour ;
ora, io posseggo un telegramma
indirizzato da lui all'on. rap-
presentante di Tiverton (Lord
Palmerston) nel 1832, quando
ebbi 1' onore di essergli col-
lega, e quando l'attenzione
del Governo del Conte Grey
fu richiamata da Sir Hamil-
ton Seymour sulla condotta
del Mazzini. Nel 1831, varie
398
APPENDICK.
parti d'Italia erano insorte.
Quei moti fallirono; ai loro
capi fu concesso di lasciare
1' Italia; il Governo francese
permise loro di soggiornare a
Marsiglia. Co\k fondarono la
società La Giovine Italia, pre-
siedntadal Mazzini. Sir H. Sey-
niour, scrivendo, credo nel
marzo 1833, al Governo, av-
vertiva :
« Da parecchio tempo volevo dar
notizia di iiu giornale intitolato La
Giovine Italia, pubblicato a Marsiglia
da un certo signor Mazzini, e che,
introdotto negli Stati italiani, torma
una specie di catechismo per coloro
che in Italia professano opinioni libe-
rali. »
Sir H. Seymour continuava
ad accennare a questo giornale,
considerandolo come di grande
incoraggiamento all' insurre-
zione dell' Italia. Debbo dire
ora che 1' informazione che
segue, avuta sul signor Maz-
zini, non è tanto precisa;
ma rimane un fatto di carat-
tere cosi importante, che non
jìosso passarla sotto silenzio.
Ho sott'occhio il Moniteur fran-
cese del 7 giugno 1833, con-
tenente un brano relativo ad
avvenimenti che si svolsero a
Rodez, città nel sud della
Francia, di carattere sospetto.
Il Moniteur scrive:
« La sera del 15 corrente, alle
10 i)omendiane, il capo della Società,
adunati i membri che la compongono,
ordinò al Segretario di pubblicare una
lettera, nella quale era riportata una
sentenza emanata dal tribunale di
Marsiglia contro ipreventiti rei Emilia-
ni, Scuriatti, Lazzareschi, Andreani;
esaminati gli atti processuali spedi-
tici dal presidente in Rodez, ne è ri-
sultato eh' essi sono rei : 1» come pro-
pagatori di scritti infami contro la
sacra nostra Società. 2» come parti-
tanti dell'infame Governo papale di
cui' hanno corrispondenza che tutto
tende a rovesciare i nostri disegui
contro la santa causa della lil)ertà.
Il fisco, dopo le pili esatte riflessioni,
e da quanto è risultato in processo,
facendo uso dell'art. 22 condanna a
pieni voti Emiliani e Scuriatti alla
pena di morte: in quanto ai Lazza-
reschi e Andreftni, perché non cou-
sta abbastanza di quanto vengono
addebitati, la loro condanna è la per-
cussione di alcuni colpì di verga, e
si lascia 1' incarico ai loro tribunali,
appena toinati in patria, di condan-
narli in galera ad vitam (come fa-
mosi ladri e truffatori). Si ordina i-
nollre al presidente di Rodez estrarre
quattro individui esecutori della detta
sentenza da eseguirsi imprescrittibil-
mente entro il periodo di giorni venti
e chiunque àeWestratto si recusasse,
dovrà essere trucidato ipso facto.
Dato in Marsiglia, dal supremo
Tribunale, questa sera, alle ore 12
pomeridiane, 15 dicembre 1832.
^Mazzini, Presidente. »
Debbo dire che quest;» in-
formazione non si fonda esclu-
sivamente sulla relazione, ma
è data alla Camera sulT au-
torità del Moniteur francese.
Dirò di più che il signor
Mazzini minacciò di proces-
sare questo giornale per avere
biasimato la sua condotta e
per avergli mo.sso un'accusa ohe
egli dichiarava falsa; e debbo
aggiungere che tale processo
APPENDICE.
399
non ebbe mai luogo. Detto ciò,
procederò oltre leggendo alla
Camera la sentenza che si dice
emanata dal Tribunale segreto
della società di Marsiglia, La
Giovine Italia ; era una sen-
tenza di morte contro certo
Efuiliani, che fu eseguita. L;j
sentenza è questa:
« Uu triple asdussiuat vieiit d'ef-
frayer "la ville de Rodez. Trois réfii-
giés italieus sont tombés sous le
poiguard d'imde leurs compatriotes.
Nous iioiis borderous, daua le premier
niomeut, à présenter iiu aiiiiple ex-
posé des laits qui out précède et ac-
conipagné cet événonient. L'enquéte
judiciaire éclairera toutes les circou-
staiices de cette catastrophe.... Mais
l'irritatiou se ranima en octobre. Le
20, à 9 heiires du soir, le sieur Emi-
liani, luti des rét'ugiés doiili le uom
iivaitété proféré plus d'une fois dans
les nienaces des perturbateurs, as-
salili par plusieurs d'entre enx, regu
deux blessures assez graves, et ne
dnt sou salut qu'anx secours qui lui
fiirent douués par les babitans de
Rodez. Les assassiiis fureut arrétés.
L^ue instructiou commenda.... Les
cboses en étaieut là, et Finstruction
snivait son cours, quand M. le pro-
cureur du Roi recu communication,
au milieu de janvier 1833, de copie
dune sentence rendii le 15 décembre
par le con^régat supérieur de Mar-
aeille, portant peine de niort contre
les nommés Emiliani et Scuriatti, et
intiigeant d'autres cbàtimeus aux
nommés Lazzaresclii et Andreani, la-
quelle était signée du sieur Mazzini,
le niéme qui en novembre avait nié
l'existence d'un tribunal de ce genre
et de i)areille8 seut«nces, et qui de-
puis a été expulsé par ordre du mi-
nistre de l'intérieur,... Des mesures
furent prescrites par l'autorité ponr
édaircir lantlienticité de ce docu-
ment. »
Ho detto alla Camera che
verso la tìue del febbraio fui
informato della presenza del
signor Mazzini a Londra, del-
la sua estesa corrispondenza
e del numero di stranieri qui
riuniti; credetti mio dovere
di fare indagini su questa
persona. Ho citato due parti
della mia precedente inchiesta,
cioè la notizia ricevuta da
Sir H. Seymour, riguardo alla
dimora del signor Mazzini a
Marsiglia nel 1832 e agli at-
tentati compiti per disturbare
la pace d'Italia; e il tenebroso
fatto di Kodez, di cui il signor
Mazzini non si era ancora scol-
pato. Ora addito all'attenzione
della Camera un dispaccio di
Mr. Morier, Ministro inglese in
Svizzera. Poco dopo il delitto
di Rodez, secondo i fatti a cui
si riferiva, il Governo di Fran-
cia ritìnto al signor Mazzini
l'asilo di cui egli aveva tanto
abusato, ordinandogli peren-
toriamente di lasciare il ter-
ritorio francese. In seguito
alla espulsione dalla Francia,
il signor Mazzini si trasferi a
Ginevra, e come a Marsiglia,
fece centro colà dei suoi com-
plotti contro la pace d'Italia,
iniziando appena giunto una
serie di intrighi contro la pace
del Regno Sardo. Mr. Morier,
il Ministro inglese in Svizzera,
400
APPENDICE.
resideute a Beiiia, scriveva il
28 ueunaio 1834 :
per riuuovare l'aggressione contro la
Savoia. »
« Un corpo di rifugiati italiani e
polacchi, lasciando i luoghi loro as-
segnati, a Porrentrui e Bienne, e
raggiunti da altri corpi di Ginevra,
entrarono in Savoia, nel villaggio di
St.-Jullien. Essi erano sotto il co-
mando del Generale Ramorino, un
esule piemontese, che aveva già a-
vuto il comando nella guerra insur-
rezionale polacca ed aveva, colla sua
divisione, cedute- le armi agli Au-
striaci in Galizia. La spedizione però
era sotto la direzione del Mazzini,
che sembra sia residente a Ginevra.
Un moto simultaneo fu pure eseguito
da un altro corpo di avventurieri dalla
Francia, dai punti di Seyssel e Les
Echelles. »
Mr. Morier descriveva altri
movimenti causati da altri av-
venturieri dalla Francia, e
r insuccesso della prima spe-
dizione in Savoia. Questo in-
successo egli attribuiva « alla
precipitazione del signor Maz-
zini, il quale anticipò di due
o tre giorni V operazione con
un proclama che affermava es-
sere emanato dal Governo
provvisorio della Savoia. » Mr.
Morier scriveva :
« La condotta dei capi in questa
impresa appare essere stata, riguardo
all' ingegno, al coraggio e alla buona
fede, tanto disgraziata quanto disa-
stroso ne era stato l'ordine. Sono
accusati di avere, dopo il loro ritoiuo
a Ginevra, più volte mancato alla pa-
rola d'onore data al Governo di re-
stare tranquilli. Si dice che furono
arrestati solo due ore fa, e che cer-
carono di riunire uomini a Carouge
Non mi riferirò ad altre
autorità riguardo alla condotta
del signor Mazzini uell' inter-
vallo di tempo corso fra il 1834
e il })eriodo più immediatamen-
te connesso con la mozione del-
Pon. Collega. Tuttavia, richia-
merò l'attenzione della Camera
sopra unaltro documento. L'ou.
Collega ha citato Sir H. Sey-
mour; ha indicato i desiderii ed
i sentimenti dell' amministra-
zione di Lord Grey, rispetto
al Governo Pontificio, ed ha
letto l'estratto d' un dispaccio
del nobile Lord, rappresen-
tante di Tiverton, a Sir H.
Seymour. Per parte mia, ri-
corderò una comunicazione
fatta da Sir H. Seymour, in-
caricato di funzionare da Mi-
nistro inglese a Firenze, in
cui fa notare al nobile Lord
la condotta del signor Mazzini
a Marsiglia; egli pensava non
avesse relazione col manteni-
mento della pace nella nostra
nazione. La data del mandato
da me emesso era il 1° marzo
1844 ; e per una curiosa coin-
cidenza, leggerò un estratto di
una lettera che Sir H. Sey-
mour indirizzò al mio nobile
Amico, Conte di Aberdeen,
avente anch' essa la data del
10 marzo 1844 (un onorevole
Deputato: da dove^). La lettera
fu scritta da Bruxelles ; ed in
APPENDICK.
401
essa. 8ir Hamilton Seyraonr
dice :
« Il Principe Pietro Bouaparte,
clie aveva risieduto qualche tempo
nelle Ardenue, chiese il permesso di
prendere dimora a Bruxelles. »
Mi sia prima di tutto per-
messo (li osservare che il Go-
verno belga è di receu te costitu-
zione, e deve la sua esistenza
ad un movimento rivoluzio-
nario : non ostante ciò, quel
Governo, che pur tr.ie la sua
origine da tiili circostanze, pen-
sava essere suo interesse di
esercitare il potere circa la
residenza di stranieri. Al Go-
verno belga fu chiesto il per-
messo, perché il Principe Pietro
Bouaparte potesse risiedere a
Bruxelles; e Sir H. Seyraonr
aggiunge:
« Il Governo stava per aderire a
tale richiesta, quando la sua risolii"
zioue fu ostacolata da rimostranze
dell' Ambasciatore francese, il quale
crede che il Principe Bouaparte sia
inimischiato nelle manifestazioni di
inalcoutento che hauno avuto luogo
nello Stato Pontificio, ed in più gravi
sollevazioni , che egli suppone siano
preparate in altre località. Egli è in-
formato che il signor Mazzini, capo
della Giovine Italia, ora esule in
Inghilterra, è uno dei più attivi pro-
motori di moti sediziosi e che que-
sta persona desidera di fare alcune
comunicazioni al Principe Pietro. Fui
il primo a richiamare l'attenzione del
Governo sul Mazzini [si riferiva al
dispaccio del 1833, che ho già letto
alla Camera] ; e non ho mai dubitato
the egli e i suoi affratellati fossero una
bietta di pericolosi avventurieri, i movi-
menti dei quali dovessero essere stret-
tamente osservati. »
Or:i, Signori, Fon. Collega
lia dichiarato che il mio no-
bile amico, Segretario di Stato
i)er yli Aifari esteri, disse, ri-
guardo al mandato riferentesi
al signor Mazzini, che, quan-
tunque egli desiderasse di divi-
derne la responsabilità, pureciò
non fu fatto dietro suo deside-
rio. Francamente, confermo la
dichiarazione del mio nobile A-
mico : io sono responsabile del-
l'emissione di quelmandato. Ija
comunicazione riguardante il
signor Mazzini fu fatta da
me, durante la casuale assenza
del Conte Aberdeen da Londra.
Ricevetti di tanto in tanto
informazioni sul procedere del
signor Mazzini. Verso la. fine
del febbraio, mi informai della
condotta passata di quelP in-
dividuo, e dovetti convincermi
della verità delle dichiarazioni
del mio nobile Amico, cioè che
Londra era il centro, sotto la
direzione del signor Mazzini,
del grande movimento contro
il Governo italiano, da lui
coscienziosamente creduto dan-
noso per la pace europea. Da
queste comunicazioni originali
e dai risultati di successive in-
chieste, credetti mio dovere di
dividere la responsabilità del-
l'emissione del mandato. L'on.
Collega vuol forse chiedere
per desiderio di chi ciò fu
Mazzini, Scritti, ecc., voi. XXVII (Epistolario, voi. XIV). 26
402
APPENDICE
fatto? Io do la mia più so-
lenne assicurazione a questa
Camera, che quel mandato non
fu emesso da me su richiesta
di qualsiasi persona, e tanto
meno di un Ministro estero o
di una persona straniera. Fu
emesso serapliceuiente in vista
de*;li interessi inglesi, jierché,
secondo me, pensai che, avendo
per legge la facoltà di emet-
tere tale mandato, fosse ve-
nuto il momento di esercitarla
riguardo al bene pubblico in-
glese. Sia pure pensando che
fosse un doloroso, arduo e
quasi odioso dovere, di emet-
terò questo mandato, non mi
peritai di farlo. Detto ciò,
sono sicuro che la Camera com-
preuderà che P azione mia in
X^roposito non sia stata inutile.
La Camera si ricorderà ciò
che il Comitato ha dichiarato,
che avendo emesso il mandato,
quel che avvenne poi costituì
un fatto amministrativo. Inter-
cettai alcune lettere ; copia di
ogni lettera giunta al Mini-
stero dell' Interno, dopo la
prima settimana di marzo, fu
da me inviata, non letta, al
Segretario di Stato per gli Af-
fari esteri, il quale ne fece
1' uso che ritenne più utile, a
vantaggio della Corona. L'on.
Collega afferma il vero, af-
fermando che ogni dichiara-
zione dei mio nobile Amico,
Conte Aberdeen, è degna di
fede. Non sono direttamente.
né personalmente a cognizione,
se non attraverso la dichiara-
zione del mio nobile Amico,
dell' uso fatto di questa cor-
rispondenza; la Camera mi
permetterà forse di leggere,
quantunque ciò non sia stret-
tamente regolare, quel che
scaturisce dalle affermazioni
del Conte Aberdeen, riguardo
all'uso di tale corrispondenza.
Comunicò egli alcuna di que-
ste lettere a un Ministro estero?
Lo nega solennemente. Espose
nessuna persona a qualche ri-
schio, rivelandone il nome ?
Egli lo nega. Dice: « La pace
europea non sarebbe durata a
lungo se tale avvenimento a-
vesse avuto luogo. » Quell'av-
venimento era l'avanzata delle
truppe austriache. Il mio no-
bile Amico disse, in una pre-
cedente occasione, che il Go-
verno britannico era comple-
tamente informato dei moti
al di là del Po, e disse che se
essi si fossero accentuati, gli
Austriaci avevano ordine pe-
rentorio (senza riceverlo da
Vienna), di muovere subito
da Milano. Io non esito a di-
chiarare, sotto la mia respon-
sabilità, che quei fatti non
solamente tendevano a com-
promettere la pace europea,
ma ad essere fatali ad essa.
Lord Aberdeen prosegue :
« Miei Loids, il centro di quelle
cospirazioni e di quei progetti era, non
APPENDICE.
403
nelle Isok- Joule o nel Mediterraneo,
ma iu Londra. »
La questione che importa è
però di sapere quale u8o fece
Lord Aberdeen delle informa-
zioni avute. Ascoltate ciò die
egli dice :
« La condotta da ine tenuta tu
questa : decisi che nessun agente di
Governo estero dovesse vedere una
sillaba di quelle lettere, né di sa-
pere che esse esistessero, né di cono-
scere il nome di chi le aveva scritte;
decisi inoltre di salvaguardare la si-
curezza personale di individui com-
promessi per le informazioni date.
Con queste precauzioni, comunicai di
tanto in tanto al Governo austriaco
tali informazioni, in relazione con
le su indicatte restrizioni e col mio
dovere. »
Ma, Signori, i'on. Collega
mi fece un' osservazione, della
quale io non posso lagnarmi,
sebbene sia stata molto doloro-
sa per me: espresse, è vero, la
sua convinzione che il Governo
britannico fosse innocente del
sangue versato sulle coste ca-
labresi, ma accennando al
sangue versato sul patibolo
di Bologna, dice di sperare
che le nostre coscienze ne siano
egualmente innocenti. Lgli
domandò se le lettere o copie
di esse, o informazioni otte-
nute per mezzo della corri-
spondenza del signor Mazzini,
fossero state comunicate ad
altro Governo. Io solennemente
dichiaro che nessuna comuni-
cazione fu fatta da Lord A-
berdeen riguardo ad una parte
(Iella corrispondenza a nessun
Ministro, eccetto all'Austriaco.
Ne ho assicurazione dal mio
nobile Amico; e lo stesso ou.
Collega dice che qualunque
asserzione del mio amico è
completamente soddisfacente.
L' on. Collega con perfetta
lealtà ha tenuto lontana, nella
sua mozione, ogni questione
legale sulla validità di questi
mandati e sulla politica di e-
metterli. L"on. rappresentante
di Finsbury ha parlato di una
mozione per sottoporre alla
Camera quelP argomento, in-
tendendo di proporre o che
quello Statuto sia abolito o
materialmente rinnovato. Que-
sta questione sarà trattata a
suo tetnpo; per ora, non farò
che sorvolare sull'argomento,
che è un semplice incidente
della questione. L' on. Collega
dice che V onore dell' Inghil-
terra è stato offuscato per il fat-
to che i Ministri hanno aperto
lettere, trattane copia, e di aver-
le poi spedi te ai destinatari, sen-
za informarli delP apertura di
esse. Debbo dire che la forma
del mandato emesso a questo
scopo non è stata cambiata da
molti anni. Per mostrarlo, ne
leggerò due alla Camera. Os-
serverò però, che se il man-
dato autorizzava l'invio di una
copia di lettera al Segretario di
Stato, la conclusione è che la
lettera si intendeva da spe-
404
APPKNDICE.
(lire. Qualunque sia l' inter-
pretazione del mandato, è eerto
che la pratica di esso, dai
primi tempi, è stata di fenn.ire
la lettera originale, di copiarla
ed in seguito di rimandarla. La
Camera vedrà elicla facoltà non
serre ad uso pubblico, a meno
di dare ad essa altre interpre-
tazioni. È però probabile che
fermando ima sola lettera, voi
ne fermiate una non impor-
tante. Per esempio, prendete
il caso di una interpretazione
di lettere, prima che il Prin-
cipe Luigi Buonaparte tentasse
di sbarcare sulle coste della
Francia. In tal caso, la sin-
gola lettera può essere insi-
gnificante, non contenendo no-
tizie importanti; mentre, l'in-
tercettazione di essa svelerebbe
a Luigi Bonaparte l'inutilità
dei suoi piani. Pertanto, pri-
vando il Governo dei mezzi
per ottenere informazioni, può
seguirne una disastrosa conse-
guenza per la pace pubblica.
La facoltà, perciò, sarebbe
inutile, se confinata ad una
singola lettera. Ho già dichia-
rato alla Camera che la forma
del mandato è sempre stata
la stessa. [Qui Sir J. Graham
legge alcuni mandati suIP a-
pertiira delle lettere, emessi
nel 1741 e nel 1782 da pre-
cedenti Ministri inglesi, e ag-
giunge] : Signori, non annoierò
la Camera colle osservazioni
sul doloroso dovere connesso a
quei mandati. Paleso franca-
mente la gran parte che ho
avuto nel fatto. Come ho già
detto, il mio giudizio può es-
sere stato errato, ma al tempo
in cui ero perfettamente a cogni
zione della condotta del siunor
Mazzini, scoprii che intrighi
pericolosi erano diretti da lui
e da persone con Ini in rehi-
zione, alcune delle quali pa-
garono con la vita, e che una
di esse aveva lasciato questo
paese con falso passaporto, otte-
nuto da Lord Aberdeen con false
dichiarazioni sul suo nome e sul-
la sua destinazione. M'accorsi
che 1' azione del signor Maz-
zini era pericolosa, e che il po-
tere esecutivo non aveva la
facoltà di espellere stranieri,
quando essi abusassero della
nostra ospitalità. Mi sia per-
messo di osservare che que-
sto stato di cose può realmente
essere dannoso ; se non vi si
ponerimedio, le pili gravi conse-
guenze deriveranno dalla man-
canza della facoltà di controlla-
re la presenza di stranieri nel
nostro Paese. ))OÌclié, senza
di essa, l'Inghiltt^rra sarà il
ricettacolo dei proscritti di
Europa; non solo essi vi vengo-
no volontariamente, ma vi sono
inviati dai Governi esteri,
che sanno che noi non pos-
siamo impedire che essi ven-
gano qui. In assenza quindi
di questa facoltà, e poiché il
Segretario di Stato ha l'auto-
APDKNDICK.
405
rità ad aprire la corrispou-
za di (jnesti individui, secondo
il mio onesto e giusto giudizio,
credetti, e credo, che nel corso
dell'affare non violai, ma curai
i pubblici interessi. La pru-
denza, dopo il fatto, non vale.
Non è giusto di giudicare al-
cun atto da circostanze diverse
da quelle esistenti, quando esso
si svolse. La Camera, spero,
vorrà considerare il caso se-
condo le circostanze esistenti,
quando giunsi a quella deci-
sione ; credo che anche un
Membro dell'opposizione, mes-
so nella stessa situazione, colle
stesse responsabilità, avrebbe
agiro egualmente. Teu2:o ad
aggiungere, Signori, ch'io sono
sempre sensibile alla disap-
j)rovazione di questa Camera.
Essere condannato da questa
Camera, sia pure nella forma
più attenuata della mozione
dell' on. Collega, sareblie il
fatto più doloroso della mia
vita, ^[a, nello stesso tempo,
debbo dire che nell' insieme,
co-nsiderando tutte le circo-
stanze del caso, considerando
il modo con cui i miei oppo-
positoii politici concepiscono
l'Ufficio da me occupato, e
che fu coperto anche da loro,
e della responsabilità che esso
porta con sé, tenendo anche con-
to dei fatti esposti da me alla Ca-
mera, preferirei in questa occa-
sione di essere vittima dell'at-
tacco, anziché essere aggressore.
Mr. DuNCOMBE — afferma
che dopo di aver presentato a
due riprese le petizioni del si-
gnor Mazzini , mai una ca-
lunnia più indegna era stata
gettata su un individuo, come
quella lanciata, in tale occasio-
ne, dall'on. Segretario di Stato
sulla condotta del signor Mazzi-
ni. Se ciò serviva a giustificare
la condotta del Ministro, egli
non crede che fosse quello il
momento per macchiare la ono-
rabilità del signor Mazzini, per
quando anche l'onorabilità del
Ministio e del Governo erano in
in giuoco; ma egli è lieto di
distruggere le calunnie che il
Segretario di Stato ha creduto
di gettare su di un individuo
nella sua assenza. Quali sono
i fatti in questione? Gli sem-
bra che a ciascun passo,
ogni volta che il doloroso ar-
gomento è toccato, sempre più
neri, più profondi, più inde-
gni appariscano questi fatti,
ed il Governo vi fa la peggiore
figura. Quando egli j)ropose il
Comitato, l'on. Baronetto dis-
se i « Voi saprete da me la
verità, la verità intera, uul-
1' altro che verità. » Ma la
Camera ha saputo molto più
da lui oggi, e ne saprebbe
ancora di più con nuove in-
dagini. E questo prova sola-
mente la necessità di un'altra
inchiesta, e che la relazione
del Comitato non può né vuole
fermarsi là, non soddisfacendo
406
APPENDICE.
il pubblico. La sua mozione
mira a ottenere un Comita-
to, e di avere esauriente re-
lazione da uno che sia pub-
blico, che investighili com-
pletamente il fatto. Ha detto,
e lo ripete, che la relazio-
ne non era soddisfacente ed
era evasiva. Una delle sue prin-
cipali ragioni per chiedere una
inchiesta, era che nella peti-
zione presentata dal signor
Mazzini egli disse che grandi
calunnie erano state "lanciate
sulla condotta di lui, di fronte
al Comitato, e chiedeva un'oc-
casione per scolparsi dinanzi
a esso ed al mondo, e di difen-
dersi dalle vili ed indegne ac-
cuse che gli si facevano, parti-
colarmente riguardo al diabo-
lico attentato di assassinio, a
cui si riferisce l'on. Ministro.
Naturalmente, egli non potreb-
be dire se quella circostanza
era nota al Comitato ; ma
se lo era, i suoi membri dove-
vano, come s'addice ad uomini
d' onore , chiamare il signor
Mazzini e ascoltarlo, una
volta che la sua condotta
era calunniata, specialmente
dopo la sua petizione. L'ac-
cusa era nientemeno che il
Mazzini, mentre dimorava a
Marsiglia, con un'altra perso-
na. La Cecilia, segretario d'una
tenebrosa società, avesse ema-
nato l' ordine che l'on. Baro-
netto ha letto. Questo apparve
in un giornale. L'on. Baro-
netto si è molto adoperato a
raccogliere ingiurie, libelli e
calunnie sul signor Mazzini ;
ma se invece di ricorrere al
Moììiteiir. si fosse preso la
pena di leggere la Westminster
Review, vi avrebbe trovato tutta
la spiegazione del fatto. Egli
(Mr. Duncombe) leggerà l'ar-
ticolo al qnale si riferisce che,
se non scritto dal signor Maz-
zini, fu da lui riveduto prima
della pubblicazione. [Qui Mr.
Dnncoml)e legge il brano del-
F articolo della ÌVestmiììster
Review che riguarda il fatto di
sangue di Rodez e l'imputazione
fatta al Mazzini, della quale
potè dimostrare l' innocenza. E
prosegue] : Questo dunque era
il complice del Mazzini, questo
l'uomo ai cui delitti il Maz-
zini si diceva di aver preso
parte. Nel 1840 il fatto fu ri-
messo a nuovo dal Gisquet,
l'ex Prefetto di polizia, nelle
sue Memorie che furono anche
tradotte in inglese. L'on. Ba-
ronetto disse che il Mazzini
minacciò un processo che non
fece. [Sir J. Graham: Non con-
tro il Moniteur]. No: ma contro
un giornale. Il Ministro disse
che il Mazzini minacciò un
processo contro i suoi calunnia-
tori, ciò che però non fece. Il Mi-
nistro disse che il processo non
fu mai intentato ; mentre egli
(Mr. Duncombe) dice che il
Mazzini lo intentò. Il processo
fu portato dinanzi al Tribù-
APPENDICE.
407
naie CoiTezioiiiile di Parigi, e
(|uale ne fa il verdetto ?
« Dato r impudeute e cavilloso ca-
rattere della ditesa si ebbe il ver-
detto cbe segue : II Gisqnet rispose
all'accusa asserendo esservi più di
uu Mazzini nel mondo, e quel Maz-
zini, il querelante, essendo un uomo,
f
come tutti ammettevano, di alta, mo-
rale iutegrità, non pot«va essere il
Mazzini a cui si riferiva il paragrafo
del Moniteur. »
In tal modo, i Membri del
Comitato avrebbero ricono-
sciuto in clie consisteva il
paragrafo citato dal favorito
dell' on. Baronetto, il Moni-
ieur. Ora egli vuol sapere, se
è possibile che si regga un solo
brano della difesa x^er 1' a-
pertura delle lettere del Maz-
zini, se questa è P unica
ragione per farlo. 1"^ se que-
sto è il x)aragrafo su cui si
fonda l'argomento, (juale è la
risposta data al signor Mazzini
quando querelò il libellista?
Che egli non era il Mazzini
menzionato ; che vi erano pa-
recchi Mazzini nel mondo, che
egli non poteva essere il Maz-
zini in questione, poiché era
ammessa la sua alta, morale
integrità. Qual' è la <lifesa
che ora si vuole produrre? È
una difesa del tutto nuova, e
che uon_ era mai uscita dalla
bocca di Lord Aberdeen, che
egli non aveva mai addotto,
tinche Fon. Baronetto non si
fece il portavoce di Lord A-
berdeen. Fu detto che nes-
suna lettela da Corfii era stata
mai ricevuta, né aperta al Mi-
nistero degli Affari esteri. Ciò
non era giusto. Egli va pili
oltre, dicendo che questo mo-
stra la necessità di un'altra
inchiesta sulla questione. Gli
si dia, egli dice, l'opportu-
nità, e proverà che il Gover-
no aprì lo lettere da Corfil.
Volete non ammettere questo?
Le lettere furono ricevute da
Corfu, aperte da voi; estratti
di queste lettere sono in suo
possesso (di Mr. Dunoombe).
Avevano il bollo postale di Cor-
fiT. Ignora se l'uomo che a-
veva falsificato i sigilli e com-
pito l'indegno lavoro per voi vi
aveva dato le date e gli indiriz-
zi, oppure no. Si è detto che
le lettere erano datate non da
Corfii, ma da Autun. Ma quale
era la difesa fjttta prima ? Che
il Governo non sapeva essere
i Bandiera a Corfu, tìncbé essi
non partirono di là, da dove,
avviatisi poi. per la Calabria
dopo sette giorni di dimora a
Corfii, era del tutto impossi-
bile che il Governo potesse
avere relazione con gli inci-
denti che li condussero alla
morte. Quindi, Pon. Ministro
dice che ciò che importa è il
complotto che mirava a un' in-
vasione negli Stati Pontifici e
nella Calabria. I Bandiera era-
no a Corfii, uno dal 28 marzo,
1' altro dal 28 aprile, e da quel
tempo, finché essi non sai-
408
APPENDICE.
parono il 12 giugno, non si mos-
sero m:ii daCorfù, né dai diu-
tonii. Un'altra ragione data,
che il Governo non are va nulla
a che vedere con il tranello teso
a questi sfortunati, è che esso
non poteva aver saputo dove
erano dirette quelle persone.
Informazioni erano state date
a Lord Seaton, di un battello
salpato con armi, munizioni e
ventidue uomini armati. Ciò
fu creduto esagerato. A Lord
Seaton fu richiesto dai Con-
soli- di altre Potenze di fare
inseguire quegli uomini, espo-
nendogli le conseguenze che
1' incidente avrebbe potato a-
vere. Cosa fece Lord 8eaton ?
Egli mandò un altro battello,
ventiquattr'ore dopo. Se Lord
Seaton avesse inviato il va-
pore Altdea, quegli sfortunati
non sarebbero stati uccisi a
tradimento, come lo furono ;
per r intromissione del Go-
verno britannico, l»^ loro vite
sarebbero state salve e quella
macchia non avrebbe intac-
cato l'onore (Iella Nazione. Fu
affermato che quegli uomini
non furon sconfitti da trup-
pe, e fu detto che tutti gli
abitanti del Paese insorsero
barbaramente contro i dete-
stati invasori dei loro paci-
fici villaggi. Inveie, rego-
lari truppe furono mandate
contro di loro. Una parte del-
l'11° 67tasseu/« incontrò e as-
salì quelle jjersone ; e la pro-
va che non furono gli abitanti
del paese ad opporsi a loro, appa-
risce nella Gazzetta Ufficiale, in
cui si legge che il Ke di Napoli
Ijubblicamente encomiava 130
persone, appartenti quasi tutte
all'esercito, conferendo onori-
ficenze ad alcune di loto, e
al Console Napoletano di Cor-
fu, per la parte presa nel ter-
ribile fatto che si lamenta. Si
afferma che se Pon. Baronetto
non avesse fatto ciò, l'Austria
avrebbe mandato 70.000 uo-
mini negli Stati Pontifici. E-
gli ritiene che il Governo deve
essere grato all'on. Segreta-
rio di Stato per aver messo
innanzi un tale argomento. Si
era completamente perduto di
vista ciò che si faceva all' e-
stero ; non si aveva interesse
per gli atti disonorevoli che
.si commettevano; il Governo
si occupava solo di liti per-
sonali o di discussioni grette
sulla Tarìff, non curando ciò
che avveniva altrove. Il Go-
verno si mosse, quando sep-
pe che se la tranquillità
del Gov^erno Papale fosse stata
turbata,!' Austria avrebbe man-
dato 70.000 uomini colà; e
V Inghilterra, per impedire ciò,
apri le lettere di stranieri
e di esuli. Ora. egli vuol sa-
pere su quale principio si fon-
dava il Governo per ingeiirsi
dei moti interni di nazioni e-
stere. Sa che quello era un
principio della Santa Alleanza,
APPENDICE.
409
la quale reclamava il diritto
di ingerirsi uegli affari in-
terni di altre nazioni ; ma
1' Inghilterra si rifiutò. Re-
sistette per opera di Mr. Can-
ning, in pili di una circostan-
za, come nel caso della Spa-
gna, quando la Francia tentava
di dettar legge a quella na-
zione: Mr. Canniiig non volle
ingerirsi di ciò, anzi, andando
pili oltre, espresse in Parlamen-
to la speranza che la Spagna e-
scisse vittoriosa dalla lotta.
Adesso non è più cosi; all'In-
ghilterra è detto che l'Austria
manderà 70.000 mila uomini:
immediatamente, il Governo
inglese si dispone ad entrare
in campo, informando gli Stati
esteri. Egli dice che questo è
un argomento degno dell'atten-
zione della Camera. In che con-
sisteva la probabilità di libera-
zione del popolo italiano, se
il Governo agiva in tale mo-
do? Dice che ciascuno degli
Staterelli italiani è un foco-
lare di tirannia, e che tutto
dovrebbe essere spazzato. I
Governi sono protetti nei loro
misfatti. Se un appello fosse
fatto all'Austria, deplorando
ohe il popolo è nialgover-
nato o tiranneggiato, essa
risponderebbe che tanto quelli
del Pontefice quanto gli- al-
tri Stati italiani sono indi-
pendenti, e perciò non po-
trebbe occuparsene : ma se i
sudditi si ribellassero ai ti-
ranni, l'Austria dichiarerebbe
la sua decisione di ingerirsi,
mandando 70.000 uomini, e
1' Inghilterra pure vi prende-
rebbe parte. Perché V Inghil-
terra deve diventare il poli-
ziotto di tutti idespoti europei?
Questa è stata la su.i condotta
in tutta la questione, la quale,
più si esamina, più apparisce
indegna agli occhi dell'Europa.
Ringrazia Fon. Segretario di
Stato per avere aperta la discus-
sione e può solo dire che darà
il suo voto alla mozione, au-
gurandosi che essa potrà aiu-
tare a cancellare la macchia
che ha intaccato la Nazione,
per le conseguenze del fatto
nel quale il Governo si è in-
gerito.
Mr. \Varbukton — osserva
che nessun' accusa fu fatta ri-
guardante la condotta del Maz-
zini dinanzi al Comitato.
La Camera vota: — SidS
— No 52 — Maggioranza 14.
410
APPRNDICB.
Cam Hit A DKi Comuni.
YIII.
■ Sedala del i aprile 1845. (^)
\Si<j. Mazzini]. — SirC. Na-
PIER — desidera d' interrogare
l'ou. Baronetto, Segretario di
Stato per l'Interno. Egli ha
letto nei giornali una lettera
del signor Mazzini, nella qua-
le dicliiara formalmente di
non aver nulla a che fare
eolla tìrraa di nessun mandato
o ordine riguardo all'assassi-
nio dell'Emiliani e di .-iltri,
come fu affermato l'altra sera
dall'on. Baronetto. Quella let-
tera dichiara che era provato
dinanzi al competente Tribu-
nale che tale ordine era falso
e che il signor Mazzini non
si trovava nella città da dove
era stato emanato l'ordine.
Egli desidera di chiedere al-
l'on. Baronetto se ancora so-
stiene l'accusa contro il si-
gnor Mazzini; in caso contrario,
se seguirà l'esempio dell' on.
rappresentante di Shrewshurj^
(Mr. Disraeli), che fece ampie e
pubbliche scuse per 1' infon-
data accusa contro questa per-
sona. Nessiui inglese, credo,
tollererebbe l'accusa di essere
un assassino. Ora, il signor
Mazzini è uno straniero, e noi
siamo obbligati a dargli ripa-
razione, in caso di torto, co-
me a un cittadino inglese.
Sir J. Graham — è dolente
che l'ou. e valoroso ufficiale
non lo abbia avvertito in tempo
che lo avrebbbe interrogato
su un tale argomento. Sic-
come non lo ha fatto, risponde
sùbito, dichiarando le sue im-
pressioni. Egli aveva veduto
la lettera del signor Mazzini, al-
laquale l'on. e valoroso ufficia-
le si riferisce ; e per compiace-
re l'on. rappresentante di Fins-
bury, aveva prodotto 1' altra
sera documenti e dispacci ri-
ferentisi al signor Mazzini fra
gli anni 1833 e 1844, che com-
provavano la sua dichiarazione.
La Camera si ricorderà che
quando fece la dichiarazione,
accennata da Mr. Napier, egli
dichiarò alla Camera, richia-
mando l'attenzione di essa
sulle sue parole, che ciò clie
egli aveva detto sulla passata
condotta del signor Mazzini non
si fondava su documenti uffi-
ciali, ma sull'autorità di un
giornale che circolava in (juel
tempo in Francia e di cui a-
veva una copia, della quale
tradusse un brano. Egli di-
(1) Dagli Hansard's Parliamentary Debates, voi, LXXIX, coli. 170-171,
cliiaio pure di ciruriv die il
Mazzini avesse minacciato di
querelare il Moniteur per avere
stampata (luella dichiarazione ;
ma elio non lo-avevamai fatto.
L'on. rappresentante di Fins-
l»ury gli eliiese se egli aveva
letto un articolo nella West-
minster Utview sul signor Maz-
zini, in cui si confutava l'ac-
cusa lanciatagli contro. Era
perfettamente vero che egli
non aveva mai vesduto questo
articolo. L'on. rappresentante
dichiarò che un processo fu isti-
APPENDICE. 411
tnito contro un'altra persona
per avere ripetuto l'accusa,
e l'on. Collega dichiarò altresì
che il Mazzini non era riu-
scito nella sua azione legale
contro l'autore dell'accennato
lihello. Egli non conosce altre
circostanze sul caso. Non in-
tende di dire di avere la fer-
ma convinzione che 1' accusa
sia ben fondata ; ma se gli si
domandasse se egli la crede
infondata, non potrebbe dare
questa assicurazione alla Ca-
mera.
IX.
(AMKKA i>Ei Comuni. — Seduta del 4 aprile 1845. (0
Mr. Waklky — parla in
favore doli a seguente propo-
sta :
« Sia presentata un' umile tlo-
inanda a J>na Maestà, perché si com-
piaccia di dare ordini per sottoporre
alla Camera copia di qualunque man-
dato o di mandati inviati al Direttore
Generale delle Poste da qualunque
Segretario di Stato, riguardanti il se-
«luestro o l'apertura di qualunque
lettera o di lettere indirizzate o scritte
da Thomas Slingsby DuucombeEsq.,
Membro di questa Camera. »
Egli non desiderava di pre-
sentare ora questa mozione,
perché il suo on. Collega era
sorto V impressione che non si
dovesse [)ortare ciie il pros-
simo lunedì; però, se non la pre-
senta adesso, non potrà farlo
per qualche tempo. L' on.
Baronetto suo oppositore po-
teva liberarlo dalla necessità
di discutere questa questione,
producendo i mandati, e non
avendo fatto ciò, lo costringe
a piesentare la mozione, e ad
avere il giudizio della Camera.
Egli ricorda alla Camera che,
immediatamente prima di Pa-
squa, aveva presentato una
petizionedegli abitanti dlFins-
bury, i quali si lamentavano
del torto fatto al loro rap-
presentante, e chiedevano una
Daeli Hanmrd's Parliamentanj Debates. voi. LXXIX. coli. 201-209.
412
APPKNDICK.
inchiesta. Al qual proposito,
può affermare alla Camera
che il sentimento del collegio
di Fin.sbury è profondamente
radicato ed intenso. Egli quin-
di cita la dichiarazione del-
l' on. Baronetto (Sir James
Graham), contenente l'ampia
relazione delle circostanze, che
lo avevano indotto ad aprire
le lettere del Mazzini. Il pro-
cedimento seguito in qnell' oc-
casione fu diverso da quello
adottato verso il suo on. Col-
lega, il quale aveva pure di-
chiarato che le sue lettere e-
rano state aperte all' Ufficio
delle Poste, ma non aveva
avuto spiegazione alcuna dal-
l'on. Baronetto, riguardante
questo inconveniente. E poi-
ché le lettere dell' on. sno Col-
lega sono state aperte, egli lia
diritto di sapere chi sono i suoi
calnnniatori, chi ha agito da
spia o da informatore contro
di lui, inducendo a credere
che l'on Segretario di Stato
si sia reso colpevole di una
pratica iiidegua. Il suo on.
Collega è ignaro del com-
plesso di questo fatto. Il suo
nome è stato calunniato, la
sua condotta posta in cattiva
luce, e messo in queste condi-
zioni, egli ha il diritto di la-
gnarsi alla Camera, e i suoi
elettori hanno pure il diritto di
lagnarsi che uno che ha sem-
pre fatto lealmente il suo do-
vere, sia cosi ingiuriato. Que-
sti ultimi, quando seppero che
il Governo di Sua Maestà
aveva aperto le lettere del loro
rappresentante, violando cosi
il segreto epistolare, pensa-
rono di avere il diritto di sa-
pere la ragione per cui si era
agito in tal modo. Se il Go-
verno aveva il diritto di a-
prire le lettere del suo on.
Collega, perché non ne di-
chiarò le ragioni alla Camera f
L'on. Baronetto non ammette
ohe le lettere siano state a-
perte ; eppure, è convinzione
generale di tutta l'Inghilterra
che non solo le lettere scritte
a lui, ma anche quelle scritte
da lui, siano state aperte, ed
il Governo deve dichiarare
perché ha fatto ciò. L'on. Ba-
ronetto parla di responsabiìiià:.
ma quale ne è il signitìcato,
quando non si hanno i mezzi
per sapere ciò che è srato
fatto? Se si istituisce un pro-
cesso contro individui dell'Uf-
ficio delle Foste per l'apertura
delle lettere, il mandato deve
essere prodotto. La sola di-
fesa riguardo alla legge è la
produzione del mandato. Egli
deve dire che il Governo sem-
bra schermirsi sull'argomento
in modo non onorevole, e dà
un esempio destinato a pro-
durre un cattivo effetto nel Pae-
se, poiché esso non si fonda sul-
la legge, né sulla giustizia, ma
solamente sulla forza : e sicuro
di ciò, elude le inchieste. 11
appkxdicp:.
413
suo Oli. Collega chiede gin-
stizia in tutte le forme, egli
è negata ; ciò è ingiusto e in-
generoso. Ma se la condotta
del Governo di Sua Maestà è
ingiusta, intìnitamente peggio-
re è quella della maggioranza
della Camera. Il- Governo di
8un Maestà appare ora infles-
sibile, come quando per la
prima volta la* questione fu
sottoposta alla sua considera-
zione. Spera che sia giunto
il momento, che il Governo
mitiuhi ed adotti una via di-
versa da quella tenuta finora.
Nel caso del signor Mazzini, è
stata data un' ampia spiega-
zione. Perché non darla an-
che all'on. rappresentante di
Finsburv ? Se si opponessero
alla sua mozione, vi sarebbe
una maggioranza contro di lui;
ma quella decisione non pro-
durrebbe nessun benefico ef-
fetto snll' opiniotie pubblica,
specialmente nel Collegio di
Finsbury. Egli ritiene che il suo
on. Collega è stato trattato
assai ingiustamente , anche
quando si sforzava di com-
piere il suo dovere verso un
individuo che si considerava
perseguitato. Dice che le let-
tere del suo on. Collega sono
state aperte e che può pro-
varlo al Tribunale della Ca-
mera. Se però il Governo dice
che le lettere di lui non sono
state aperte, se questo non è
stato il caso, che vi sarebbe
di umiliante per esso, a fare
una simile dichiarazione? Se,
d'altra parte, il Governo am-
mette che le lettere sono state
aperte, perché non farne sa-
pere la ragioni alla Camera
ed al Paese?
SirJAMKS Graham— osserva
che è stato francamente ammes-
so dal suo on. Collega la non
opportunità di presentare la
sua mozione al momento pre-
sente, e tutto fa credere che
la Camera sia annoiata di que-
sto argomento. Nessuno me-
glio di lui ammette l'inge-
nuità dell' on. Collega ; ma
questa ingenuità è così vuota,
che nella sua richiesta alla Ca-
mera egli non sa trovare un ar-
gomento nuovo. L'on. Collega,
come in altre occasioni, do-
manda che cosa è la respon-
sabilità ministeriale. Certa-
mente, 1' on. Collega, e gli
altri Membri, debbono ritenere
che le - ripetute accuse get-
tate su di lui costituiscono non
solo una responsabilità, ma
una dolorosissima responsa-
bilità. L'on. Collega allude al-
la maggioranza, lagnandosene.
In un' assemblea popolare la
maggioranza è quella che de-
ve decidere. Quando questo
affare fu la prima volta di-
scusso, egli si era impegnato,
come Ministro della Corona e
come gentiluomo, di dichia-
rare francamente, in un ap-
posito Tribunale, di investi-
414
APPENDICE.
gare siili' argomento e sui casi
particolari, in cui aveva e-
sercitato questa facoltà. Egli
lo lia fatto pienamente e senza
riserva, davanti a un Tribu-
nale, la cui maggioranza era
formata, non di amici, ma di
opj)08Ìtori del Governo. La
dichiarazione di quel Comi-
tato è dinanzi alla Camera.
Contro le sue decisioni, varii
appelli sono stati fatti, sem-
pre negati dalla C.miera. Crede
che ciò che egli ha dichiarato,
in una precedente sera, quan-
do la questione fu discussa,
abbia soddisfatto, non solo la
Camera in generale, ma lo
stesso on. Collega, che fece la
mozione, e spera e crede an-
che che sia stata data una
riparazione da lui (Sir James
Graham) all' on. rappresen-
tante di Finsbury (Mr. T. Dun-
combe). In quell'occasione ha
detto chiaramente che nulla
era venuto a sua conoscenza,
circa la condotta dell' on. Col-
lega, tanto come Membro del
Parlamento, quanto come fe-
dele suddito. Questo egli ha
affermato più chiaramente,
dal suo posto in Parlamento.
Ha fatto questa dichiarazione
allora e la ripete ancora una
volta. Non pensa che sia suo
dovere di dare una risposta pi u
esplicita di quella già data.
Ma ciò che ha di(;hiarato sulla
condotta dell' on. rappresen-
tante di Finsbury, egli lo ri-
pete, lieto di averne 1' op-
portunità. Non crede neces-
sario che si insista sull'argo-
mento. Tutto 1' affare della
apertura delle lettere per o-
pera del Governo è stato esa-
minato dal Tribunale apposi-
tamente scelto dalla Camera,
e quantunque quel Tribunale
non abbia detto che la facoltà
in possesso dal Governo fu in
ogni caso adoperata con discre-
zione, 'ha dichiarato tuttavia
che, in nessun caso, e i)er
mezzo di nessun Segretario di
Stato, tale facoltà è stara e-
sercitata per impulsi perso-
nali, per sentimento di ven-
detta, o per motivi diversi da
qnelli inerenti a un dovuto
riguardo alla pace pubblica
ed al benessere della Nazione.
Questa fu la decisione di (juel
Tribunale, che, se non fu un
Tribunale contrario, aveva
certamente qualche preven-
zione rispetto al Segretario di
Stato o al Governo. La deci-
sione di esso soddisfece la Ca-
mera, ed egli spera che in
vista di tali circostanze l'on.
Collega non crederà neces-
sario di appellarsi alla Ca-
mera.
Mr. HuME — è d'accordo
con l'on. Baronetto che l'ar-
gomento sia esaurito, ma è
lieto si sia presentata 1' occa-
sione per avere avuto da lui
una spiegazione sulla respon-
sabilità ministeriale. Per i)ar-
APPENDICE.
415
te sua, è dispiacente che l'ar-
gomeuto aia stato troppo di-
scusso, perché erede che abbia
daiuieggiato la condotta dei
nostri funzionari governativi
dinanzi all'opinione pubblica.
Il solo punto da vedere ora è se,
per le disposizioni di qualun-
que atto del Parlamento, il
Segretario di Stato abbia la
facoltà di emettere mandati
per l'apertura di lettere ; ed
il suo on. Amico vuole una
coj)ia di qualunque mandato
emesso riguardo alle sue let-
tere, ritenendo con ciò che la
questione possa essere trattata
dal Tribunale e decisa. Egli,
naturalmente, crede che que-
sta sia una richiesta ragione-
vole e da poter essere soddi-
sfatta dall' on. Baronetto. As-
sicura l'on. Baronetto che la
questione non sarà esaurita
dinanzi all'opinione pubblica,
finché non si presenti l'op-
portunità di discuterla. Sic-
come il suo scopo è di vedere
il documento, egli, se il suo
on. Amico chiederà una vo-
tazione, deve dividere la sua
opinione , pure ammettendo
che Fon. Baronetto abbia dato
tutte le spiegazioni e soddi-
sfazioni all'on. rappresentante
di Finsbury, per quanto ri-
guarda la sua condotta per-
sonale.
Mr. MOXCHTON MiLNES —
desidera che la votazione non
avvenga; ma aderendo, come
fa, alla considerazione costi-
tuzionale della questione, di-
chiara che, se l'on. deputato
chiede una votazione, deve
votare per lui. Non ha ancora
avuta nessuna risposta sul-
l'argomento, se un mandato
debba considerarsi come un
pubblico documento da pro-
dursi, quando è richiesto per
uno scopo pubblico.
Dr. BowRiNG — non può
permettere che si chiuda la
discussione senza lecare la sua
testimonianza sulla condotta
del signor Mazzini, così ingiu-
stamente assalita, in una prece-
dente seduta, dall' on. Baro-
netto dell'opposizione (Sir
James Graham). Egli conosce
il signor Mazzini da varii anni ;
conosce la sua posizione e sa
che è circondato di affetto e
di fiducia da quanti sono in
relazione con lui. Il signor
Mazzini non ha avvicinato al-
cuna persona in questo paese
senza lasciare la più favore-
vole impressione sul suo alto
intelletto e sulla sua insospet-
tata moralità. . Ha lottato e
soflerto molto, dedicando le
complesse energie della sua
mente ad un grande idenle,
la redenzione della sua Patria.
Egli può essere un sognatore,
può essere (quantunque egli
speri il contrario) un entu-
siasta sbagliato ; ma è uno di
quelli che crede che il paese
che gli ha dato i natali sia
416
APPENDICE.
destinato a qualcosa di me-
orlio e di più felice della sua
presente condizione; essendo
venuto nel nostro Paese ed a-
rendo veduto i vantaggi e il
benessere derivati dalle sue
libere istituzioni, la suamente
si è aperta a fiduciose aspi-
razioni per il tempo in cui la
sua Patria :ivrà le nostre
sresse istituzioni. Chi può bia-
simarlo e imputare a delitto,
se egli crede che la sua Italia
debba in un tempo assai pros-
simo esser libera? È impos-
sibile che il signor Mazzini
possa avere meditato un de-
litto : 1' idea dell' assassinio
non può mai essere penetrata
nella siia mente cosi elevata
e pura. È caritatevole, è giu-
sto che 1' on. Baronetto ca-
lunni la condotta di un as-
sente? Egli (Dr. Bowring) si
ricorda bene l'eccitazione pro-
dotta alla Camera , quando
1' on. Baronetto a capo del
Governo assali l'on. rappre-
sentante di Shrewsbury, per
le accuse lanciate contro un
assente e un innocente ; ora,
il Collega dell'on. Baronetto,
il Segretario di Stato per l'In-
terno, non sapendo nulla del
signor Mazzini (poiché se lo
avesse saputo, non lo avrebbe
accusato), non ha esitato, in un
luogo dove il signor Mazzini
non poteva essere presente per
difendersi, di lanciargli con-
tro la pili terribile accusa.
Ciò che egli chiede è. che l'on.
Baronetto (Sir J". Graham) as-
suma informazioni sulla con-
dotta del signor Mazzini ; e se
egli trova, ciò ohe è certo, di
essere stato erroneamente in-
formato, facendo 1' inchiesta
su tale uomo, egli, appellan-
dosi al suo sentimento di giu-
stizia, vorrà lasciarlo nell' a-
bisso di degradazione in cui
r hanno gettato le calunnie
portate alla Camera? Ritiene
quindi che al signor Maz-
zini, da lui conosciuto da lun-
go tempo, la cui condotta ha
osservato da vicino, i cui sen-
timenti sono improntati ai più
alti principii di moralità e
giustizia, nella cui mente sen-
za dubbio l'amore della libertà
è forte, ma pili forte è il prin-
cipio morale, siano fatte que-
ste dichiarazioni in sua di-
fesa.
Colonnello WyxVdham —
non dubita che 1' on. rappre-
sentante di Bolton abbia un' al-
ta opinione del signor Maz-
zini ; però, a lui (Col. Win-
dham) dispiacerebbe di trovarsi
nella posizione del signor Maz-
zini. Egli ha letto la corri-
spondenza e le dichiarazioni
scritte sull'argomento, e pensa
che il signor Mazzini, per la
sua intelligenza, dovrebbe oc-
cupare un posto adatto nel
suo Paese, invece di venir qui
a recar danno. Egli non ha
per lui queir alta opinione
APPENDICE.
417
che nutre lou. rappreseutaute
(li Bolton ; e se si viene ad
lina votazione, voterà contro.
Capitano Bernal Osbok-
NK — dopo il discorso del-
l'ou. rappresentante di Bol-
ton (il quale, nella sua qualità
di membro di questa Camera
e di amico del signor Maz-
zini, La avuto per quest' ul-
timo parole cosi onorevoli, con-
rrariamente a quele delF on.
rappresentante che ha parlato
per ultimo, e che non sa nulla
di quel Signore), vuol doman-
dare all' on. Segretario di Sta-
to, se, dopo di aver portato
qui, l'altra sera,. quelle accuse,
ricavate da alcuni giornali,
sebbene avrebbe dovuto sapere
che le dichiarazioni in essi
contenute non erano vere, di-
chiarando altresì che il si-
gnor Mazzini non aveva mai
cercato di chiarire la sua con-
dotta dalle accuse fattegli
(mentre il signor Mazzini a-
veva fatto uno o due processi
contro quei giornali) : egli
vuol domandare all' on. Ba-
ronetto se, dopo ciò, egli sia
soddisfatto che l'affare riman-
ga come è ora. Ricorda che
l'on. Baronetto, capo del Go-
verno, una volta fece una si-
mile accusa, contro l'on. rap-
presentante di Stockporr, che
non ha mai ricevuto scuse.
Egli pensa che è assai indegno
che ai Ministri sia x>erme8SO,
dopo accuse come queste, di
trincerarsi dietro la responsa-
bilità ufficiale. Desidera di sa-
pere se dopo il discorso del-
l'on. rappresentante di Bolton
in difesa della condotta del
signor Mazzini, l'on. Baronetto
(Sir J. Graham) intende an-
cora tacere.
Sir James Guaham — alla
domanda dell'on. deputato non
sa proprio come rispondere.
Nelle prime ore di questa sera,
un altro deputato, senza darne
avviso, gli ha posto la stessa
questione ; non avendone dato
avviso, e non avendo 1' op-
portunità per considerazioni o
inchieste, egli, in verità, si
è sentito costretto a dichiarare
subito, esplicitamente, ciò che
ha fatto. Se avesse avuto pili
tempo per riflettere, non gli
sarebbe rimasta un' impres-
sione cosi evidente nella sua
mente ; ma l' impressione che
egli ha, è che . pende ancora
qualche dubbio sui fatti che
ora si stanno discutendo, nei
quali il signor Mazzini si dice
implicato. Egli non ha dette
cose immaginarie alla Camera,
ma ha esposto lealmente quei
fatti venuti a cognizione del
Governo. (Mr. Bernai- Os-
BOKNE — dal Moniteurf). No;
dai dispacci del Ministro bri-
tannico, che il Governo ha
ricevuto tempo fa; ed egli dice
ohe osservando quei dispacci,
alcuni dubbi rimangono sui fat-
ti, come apparirà a questa Ca-
Mazzini, Scritti, ecc., voi. XXVII (Epistolario, voi. XIV). 27
418
APPENDICE.
mera, anche leggendo gli stesai
dispacci che avrà tra pochi
giorni. Se inseguito a un'altra
inchiesta egli si convincerà di
avere ingiustanienteagito verso
il signor Mazzini, nessuno più
di lui sarà pronto a dargli ripa-
razione, come la darebbe a qual-
siasi persona, che egli avesse
ingiuriato snlla base di in-
formazioni errate: più spe-
cialmente sarà ansioso di farlo
con uno straniero senza pro-
tezione, come il signor Maz-
zini. Preferisce di dare que-
sta riparazione al signor Maz-
zini stesso, piuttosto che venga
a lui da un Membro della Ca-
mera ; ma, nello stesso tempo,
deve dire, per la verità, che
mentre non è contento che sia
fatta una inchiesta, è costretto,
come uomo d'ouore, a non am-
metterla.
La Camera vota riguardo
alla questione proposta : —
Si 13 — No 22 — Maggio-
ranza 51.
Camera dei Comuni. — Seduta del 7 maggio 1845. (^)
[Discolpa del signor Maz-
zini]. Mr. BouvERiE — dice
che cinque o sei settimane ad-
dietro l'on. rappreseutante di
Dungarvon (Mr. Sheil) ebbe a
presentare una mozione, che
esprimeva il rincrescimento
della Camera per l'apertura
di alcune lettere di stranieri
nell'Ufficio delle Poste inglesi.
Nella discussione che ne se-
guì, l'on. Segretario di Stato
jier l'Interno impostò la di-
fesa del Governo circa P a-
pertura delle lettere del si-
gnor Mazzini, sopra il carat-
tere di detta persona; e l'on.
Baronetto formulò un' accusa
coutro il signor Mazzini, alla
quale P on. Collega cercò al-
lora di dar corpo, e che egli
non ha peranco ritirata. Una
accusa di questo genere non
avrebbe dovuto mai esser fatta
contro qualsiasi uomo, in ve-
runa circostanza, né altrove
fuor che in un tribunale,
per secondare il consegui-
mento degli scopi a cui mira
la giustizia; ma specialmente
in questo luogo, dove i pri-
vilegi della Camera liberano
un deputato da quella respon-
sabilità, alla quale sarebbe
soggetto per legge, se l'accusa
fosse fatta in un altro luogo.
Egli pensa che nessuna circo-
stanza potrebbe giustitìcare un
0) Dagli Uansard's Parliamentary Debates. voi. LXXX. coli. 234-239.
APPENDICE.
419
semplice Membro della Ca-
mera, e tanto meno un Mem-
bro itirestito della carica e
dell'autorità dell'ou. Collega,
ad avanzare un' accusa di que-
sto geuere, contro qualsiasi
individuo. Per una semplice
finzione costituzionale, è stato
supposto che un'accusa sif-
fatta noti sarebbe stata pub-
blicata, mentre subito la mat-
tina dopo, parecchie migliaia
di copie di giornali sparge-
vano la calunnia in ogni parte
del Paese e per ogni dove nel
mondo — calunnia, pur troppo
divulgata in questo caso con
l'autorità di un Segretario di
Stato e di un Ministro della
Corona. Egli considera pri-
ma di tutto il caso di cui
si tratta come indipendente
dalle prove sulle quali si cer-
cava di dar corpo all'accusa ;
poiché egli pensa che nessun
deputato sia autorizzato, tanto
per lealtà, quanto per giusti-
zia, di portare una simile ac-
cusa, in un simile luogo, con-
tro qualsiasi individuo. Poi,
per quanto riguarda 1' evi-
denza, la sola testimonianza
che l'on. Collega ha tentato
di addurre è una dichiara-
zione anonima, inserita in un
giornale francese. L' on. Ba-
ronetto prometteva di corro-
borare quella sua dichiara-
zione con docn menti degni di
fede, copie dei quali dovessero
essere trasmesse ai Membri
della Camera ; ma i soli do-
cumenti di questo genere fi-
nora ricevuti sono quelli che
egli ha addotti, e che non
contengono neppure un' ombra
di evidenza per confortare
l'accusa. Cosi stando le co-
se, pensa se l'on. Baronetto,
suo avversario, sarebbe pro-
2>enso, nobilmente e lealmente,
a ritirare l'accusa formulata
contro il signor Mazzini. Egli
non conosce personalmente
questo signore e neppure lo
A'ide mai; ma sente che vi
sono dei principi] di giustizia
e di lealtà, che ogni uomo,
anche di grado elevato, deve
mettere in pratica verso qual-
siasi individuo, per quanto sia
in umile posizione. Egli è
convinto che l'on. Collega,
riflettendo solo per un istante
all'orribile natura dell' impu-
tazione e dei sospetti gettati
sul signor Mazzini, sarà co-
stretto a riconoscere che i fatti
difficilmente potrebbero giu-
stificarlo di aver formulato
quell'accusa. Può dichiarare,
riguardo al signor Mazzini,
che un Governo straniero a-
veva comunicato ad un amico
di quel signore, Membro della
Camera, che i funzionari di quel-
lo stesso Governo avevano ac-
curatameute fatte ricerche sul-
l'accusa in questione, e non
avevano trovata un' ombra di
evidenza per sostenerla. Egli
pertanto sottopone all'on. Col-
420
APPENDICE.
lega la qiiestioue se, date
tutte le circostanze riferite, e-
gli non agirebbe nel modo
più leale e pili giusto possibile,
ritirando 1' accusa da Ini pre-
cedentemente formulata.
Sir James Graham — di-
ce : l'ou. Collega, che ora lia
parlato, mi avverti ieri pri-
vatamente che intendeva di
sottopormi la quistione di cui
ora ha tratta la conclusione.
Sono dispiacente che egli non
si sia limitato ad. esporre sem-
plicemente quella questione;
ma se pure non avesse affatto
trattato di ciò, sarebbe tut-
tavia stato mio dovere, que-
sta sera, di fare una dichia-
razione alla Camera su tale
soggetto. Credo che sia stato lu-
nedi scorso che l'on. rappresen-
tante di Kilmarnock (Mr. Bou-
verie) e l'on. rappresentante di
Finsbury, ebbero comunica-
zioni con me, in forma pri-
vata, su quelP argomento stes-
so ; ed io ho loro dichiarato
ciò che era la stretta verità,
cioè, che io non ero allora in
grado di fare una dichiara-
zione che riuscisse soddisfa-
cente, tanto ad essi quanto al
signor Mazzini. Inconseguenza
di una interrogazione rivol-
tami dall'on. deputato di Bol-
ton (dott. Bowring), io pen-
sai tuttavia essere mio dovere,
per debito di verità e di giu-
stizia, di iniziare un'inchiesta
— per mezzo del mio nobile
Amico, Segretario di Stato
per gli Affari esteri — come
a quello da cui io pensai es-
sere molto probabile di otte-
nere un' informazione precisa
sopra un tale argomento. Io
diedi corso a queil' inchiesta;
e, tino a ieri, l'informazione
che io ho ricevuta, lungi da
scemare la mia impressione
circa la colpevolezza del si-
gnor Mazzini, tendeva piut-
tosto a confermarla. Non an-
cora soddisfatto, tuttavia, per
la parte da cui quella inchie-
sta era stata diretta, io pro-
vavo un ansioso desiderio che
fossero interrogati in propo-
sito il giudice, il quale a-,
ve va presieduto il processo
del Gavioli dinanzi alla Corte
d'Assise di Avignone, nel
1833, ed il Pubblico Mini-
stero, che, in tale occasione,
aveva sostenuta l'accusa; e, die-
tro mia richiesta, quei signori
furono interpellati. Ora, io
non ho ricevuto la risposta di
essi prima delle due pome-
ridiane di ieri; e se ieri vi
fosse stata seduta, sarebbe stata
mia intenzione di fare spon-
taneamente la dichiarazione
che devo adesso includere nella
risposta all'on. Collega mio
oppositore. L'on. Collega si è
riferito a quanto avvenne al-
lorquando io feci, dal mio po-
sto, la prima dichiarazione;
e quei colleglli ora piesenti,
e che mi fecero allora l'onore
APPENDICE.
421
di stare attenti a quanto di-
cevo, licortleianno clie allor-
ché io giunsi a quella parte
della mia dichiarazione circa
la condotta del signor Mazzini,
di cui ora si tratta, osser-
vai, riguardo al giornale a
€ui mi riferivo, che P infor-
mazione da me citata non si
fondava sopra un'autorità uf-
ficiale, e non aveva qiiindi
nessun titolo per inspirare fi-
ducia, come l'avrebbe invece
inspirata una dichiarazione di
natura più autentica : e su
<luesto punto io ho special-
mente richiamata l'attenzione
della Camera. L' on. Collega,
rappresentante di Finsbury,
nella sna replica, fece men-
zione d' una circostanza, che,
prima che egli la dichiarasse,
era interamente a me scono-
scinta; vale a dire, che il si-
gnor Mazzini, nell'anno 1840.
aveva intentata un'azione oiu-
diziaria contro il signor Gis-
quet, un ex-direttore generale
di polizia, per aver egli, in una
pubblicazione allora venuta a
luce, ripetutala calunnia; e,
sino ad un certo punto, egli vin-
se la sua causa. Io non cerco
adesso di aprire un' altra via
di accusa, o di riferirmi ad
altro argomento che non sia
quello del fatto particolare, a
cui si è riferito l'on. rappresen-
tante di Kilmarnock. Egli ha
dichiarato che nei giornali che
io nresentni alla Camera, non
esisteva, né riconoscimento,
né prova qualsiasi della di-
chiarazione che avevo citato
nell'accusa, la quale era fon-
data sull'autorità del Monitenr.
Credo che l'on. Collega non
abbia osservato attentamente
i giornali di cui si tratta; al-
trimenti, egli avrebbe veduta
la lettera di Sir Augustus
Foster, Ministro d'Inghilterra
a Torino, al fu nobile Lord,
Segretario degli Afiari esteri,
nella quale è un esplicito ri-
conoscimento della dichiara-
zione di cui si tratta. Ma io
non intendo di fermarmi su que-
sti punti. Procederò immedia-
tamente a stabilire, come io
sono tenuto a fare, che le in-
formazioni da me ricevute
ieri, ponendo in evidenza la
dichiarazione del magistrato
ohe giudicò il Gavioli, e quella
del Pubblico Ministero in quel
processo, in risposta alle ri-
chieste loro fatte — resoconto
che è esplicito, completo e di-
retto — espressamente dichia-
rano che in quel processo non
fu addotta prova qualsiasi che
valesse ad incolpare il signor
Mazzini su quell'argomento.
Ho quindi il dovere di di-
chiarare che, se quando feci
la primitiva mia dichiarazione,
fossi stato informato del pi o-
cesso del Gisquet, ricordato
dal l'on. rappresentante di Fin-
sbury — ed assai più, se io
avessi conosciuto quali fos-
422
APPENDICE.
sei'o le impressioni del Giu-
dice e del Pubblico Ministero,
indubitatamente le migliori
autorità in tale materia, ri-
spetto al processo del Gavioli
— ben lontano da fare la di-
chiarazione che io ho fatta,
mi sarei astenuto scrupolo-
samente da dare notizia in-
torno a quel fatto. La dichia-
razione tuttavia fu fatta da
me ; e [l'ivolgendosi al pubblico]
essa è stata ingiuriosa per la
riputazione del signor Maz-
zini. Quindi, conoscendo i
fatti che ho esposti alla Ca-
mera — fatti che mi erano
ignoti tino a ieri — ho pen-
sato essere dovuto da me al
signor Mazzini, di fare la sola
riparazione che sia in poter
mio, cioè di aver cura che-
la ritrattazione dell'accusa sia
altrettanto pubblica quanto
l'accusa stessa. Io spero. Si-
gnori , che quanto ho detto
sarà considerato come soddi-
sfacente.
Mr. Th. DuNCOMBE — dice :
è certo che nessun Collega
desidera che un deputato chie-
da scusa o ritiri un' imputa-
zione senza che egli stesso
sia persuaso che la persona
accusata meriti di avere quella
scusa o quella ritrattazione
in suo favore. Egli crede
quindi che Pon. Collega a-
vesse ragione di non scusarsi
prima di essere t>en convinto
di doverlo fare. Crede tut-
tavia che l'on. Collega avesse
ragione di lagnarsi delle per-
sone che gli avevano trasmesso
il Moniteur, dal quale egli
trasse la citazione, venendo
a sapere, allo stesso modo che
quelle persone ne erano venute
a cognizione, che la dichiara-
zione di cui si discorre era
una invenzione grossolana. Ri-.
tiene che l'on. Collega abbia
ricevuto il Moniteur da per-
sone che sono in rapporti col-
1' ambasciata francese in Lon-
dra, le quali potrebbero essere
ignari che quivi sia stata una
confutazione pubblica della ca-
lunnia contenuta in quel gior-
nale. Il verdetto del Giudice che
presiedette il processo del 1841
avrebbe potuto essere rice-
vuto da Parigi una settimana
dopo che P accusa era stata
formulata. Nulla poteva es-
servi di più chiaro della to-
tale assoluzione del signor
Mazzini da ogni partecipa-
zione nel delitto in questione.
Riguardo all'assassinio di Ro-
dez, il Gavioli fu trovato es-
sere il solo colpevole, e fu
condannato ai lavori forzati,
ed egli ha udito raccontare
che il Gavioli aveva dipoi uc-
ciso il suo carceriere. Egli
era quindi P unica persona
implicata nel delitto, imi
quale egli era stato condan-
nato. La dichiarazione po-
co dianzi udita sarà la più
soxldisfacente, non solo per il
APPENDICE.
423
signor Mazzini, ma per tutti
i suoi concittadini, esuli in
Inghilterra; ed egli aggiunge,
per parte sua, che se non
fosse stato pienamente con-
vinto, nel suo intimo, della
innocenza del signor Mazzini,
— non avrebbe mai portato
il suo nome dinanzi alla Ca-
mera : poiché il signor Maz-
zini non solo sarebbe stato,
in tal caso, immeritevole della
considerazione della Camera,
ma anche, nel più alto grado,
indegno di quell'amicizia e di
quel!' ospitalità, di cui è ora
felice ed onorato di godere.
Sir James Graham — os-
serva che l'on. Collega si di-
mostra dell'opinione che la
spiegazione, ch'egli ha dato,
sia venuta alquanto in ri-
tardo. Ora, egli ha gran de-
siderio che la Camera gli ren-
da questa giustizia di credere
che ha fatta alla Camera
quella dichiarazione non ap-
pena gli è stato possibile
di presentarla. Ha una lettera
di Lord Cowley, Ambascia-
tore inglese a Parigi, in data
del 2 maggio, contenente la
risposta del Giudice che con-
dannò il Gavioli, la quale ri-
sposta era stata mandata per
mezzo del ministro dell' In-
terno (di Francia) a Lord Cow-
ley, che non l'aveva ri-
cevuta prima del 1° maggio.
La lettera di Lord Cowley
porta la data del giorno do-
po, cioè del 2 di maggio. Egli
ha pure, nel suo incarta-
mento, una nota proveniente
dal suo nobile Amico, Segreta-
rio di Stato per gli Aiìari esteri,
nella quale egli osserva che
i giornali ricevuti ieri da Lord
Cowley (dei quali giornali il
Segretario degli Affari esteri
ha trasmesse alcune copie a
lui), sono di tendenze ben dif-
ferenti da (quelle dei giornali
primamente comunicati al-
l'ambasciata di Parigi dal
Prefetto di Polizia. Se ieri vi
fosse stata una seduta alla
Camera, egli dà formale as-
sicurazione che non avrebbe
frapposto indugio a portare
il fatto a conoscenza dell' As-
semblea.
Mr. Th. DuNCONBE — non
ha inteso di rimproverare l'on.
Collega per un ritardo non
necessario.
L'argomento è esaurito.
INDICE DEI NOMI.
Aberdeen (Lord). — 129, 139,
166, 167, 182, 184, 185.
187, 188, 189, 193. 194,
202. 206, 207. 208, 211,
215, 218, 221, 225. 234,
294, 313, 320, 324, 326,
332, 333, 341, 342, 348,
358, 400,402,403,404,407.
Accursi Michele. — 45, 59,
70, 75, 86, 90, 103, 115,
116, 131, 134, 173, 174,
177, 196, 197, 198, 199.
217, 224, 249, 251, 265.
Adolf. — 278.
Agliouby. — 384.
Altieri V. — 32, 33.
Amali Michele. — 147, 273.
Andreaui. - 398, 399.
Anzani Francesco. — 56.
Apostolato Popolare {L'). — 74,
78, 173, 174, 197, 277.
Aquila bianca {V). — 8.
Arrioroni. — 273.
Aslibiirtou (Lord). — 30.
Ashley (Lord). — 84, 222.
Asliurst Emilia. — 181.
Ashurst Eliza. — 180, 199.
Ashurst William. — 181.
AttUer {V). — 74, 115, 219,
251.
Ausonio (L'). — 254.
Azeglio (D') Massimo. — 278.
Bakouniue Michele. — 258.
Balbo Cesare. — 17, 33.
Baldacconi. — 111, 257.
Balsamo Gregorio. — 169.
Bandi Angelo. — 266.
Bandiera Anna. — 31, 199.
Bandiera Attilio. — 144. 188,
189, 207, 208, 209.
Bandiera Emilio. — 189, 194,
207, 208, 209.
Bandiera (fratelli). — 7. 8.
12, 13, 23,31, 32. 33, 45,
48, 50, 55, 64, 68. 73, 78,
79, 81, 86, 88, 89, 91, 92,
112, 119, 121, 128, 131,
141, 142, 145, 147, 162,
163, 164, 166, 167, 168,
171, 192, 193, 194. 195,
198, 199, 206, 207, 208.
211, 217, 221, 230, 257.
258, 259, 260, 261, 262,
281, 295, 296, 331. 333,
335. 336, 338, 339, 342,
345.372, 388. 389, 395,407.
Barberis Domenico. — 173.
Bargnani Alessandro. — 263.
Bargnani Gaetano. — - 263.
Baring. — 30, 311.
Baring (Lady). — 30.
Barlow C. H. — 113.
Bartolini Lorenzo. — 128,
Battistino. — 7.
Bandry. — 147.
Beaiimont (Lord). — 182.
Belgioioso (Di) Cristina. —
254.
Bellnzzi Domenico. — 248.
Beltrami. — 105.
Benedetta. — 97. 104.
Benincasa. — 266.
Bentinck W. — 158. 389, 395.
Benza G. Elia. — 213, 217.
271.
Berchet Giovanni. — 34.
426
EPISTOLARIO.
18451
Bemal (Gap.)- — 350, 351,
852, 385, 417.
Berti. — 119.
Betolino Pietro. — 55.
Bettini Cesare. — 253.
Bettini Filippo. —15,31, 97.
Biagioli Giacomo. — 278.
Biaiicoli Oreste. — 175, 176,
252, 260, 265.
Biardino Antonio. — 55.
Biggs Matilde. — 181.
Blanc Louis. — 147, 173, 198.
Blewitt. — 364.
Bocclieciampi Pietro. — 119,
122, 143, 168.
Boile Amelia. — 27.
Bonamici. — 204.
Bouaparte Pietro. - 401.
Borsieri Pietro. — 263.
Borthwick. — 352.
Bonverie E. P. — 274, 418.
Bowling John. — 244, 415.
Briiishand Foreign Revieio{The).
— 198.
Brougham (Lord). — 16, 20,
30.
Bubaui Pietro. — 176.
Bucalossi Luigi. — 71.
Budini Giuseppe. — 10, 45,
70, 74, 134. 173, 197. 252,
260.
BallerCliarles. —24, 181, 352.
Byron (Lady). — 72, 247.
Camarthen (Lord). — 300, 301.
Campanella Federico. — 112.
Canale Michele G. — 257. 276.
Canuti Filippo. — 22, 23, 38,
41, 178, 225, 227. 253,
254, 281.
Canzi Michele. — 128.
Capi. — 205.
Carlo Alberto. — 35, 36, 273.
Carlo Lodovico di Borbone,
Duca di Lucca. — 230.
Carlyle Jane. — 26, 180.
Carlyte Thomas. — 24.
Casadio Francesco. — 278.
Castiglia Gaetano. — 263.
Cavaignac Godefroy. — 27.
Celesia Carolina. — 123.
Cesarini. — 105, 224.
Chariuari (Le). — 198, 218.
Chillman. — 27.
Choinacki. — 14.
Christian AlUance. — 263.
Ciampella Vittorio. — 176.
Ciani Giacomo. — 25, 132,
172, 218, 259, 261, 262.
Cochrane. — 364.
Cola di Rienzi. — 279.
Collett. — 363.
Colombo C. —128, 204,222.
Colquhoim. — 364.
Corday Charlotte. — 199.
Correnti Cesare. — 25.
Cottenhara (Lord). — 314.
Cowley (Lord). — 423.
Dante. — 108, 113.
Danton. — 199.
David D'Angers J. P. — 13.
De Capitani. — 75. 76, 81.
De Boni Filippo. — 230, 277.
Delaloge. — 44, 132.
Della Loggia (Ved. Delaloge).
Della Valle. — 205.
De Tipaldo Emilio. — 112.
Distraeli. — 357, 372, 380.
Dnchesne. — 247.
Duncombe Th. — 16, 129,
130, 145, 147, 162, 163,
164, 167, 200, 201, 228,
231, 236, 237, 245, 252,
257, 263, 264, 266, 267,
268, 273. 274, 285, 301,
302, 305. 308, 313, 316,
317, 318, 319, 320, 323,
324, 325, 329, 337, 338,
339, 341, 342, 343, 344,
345, 346^ 347, 348, 350,
351, 352. 355, 356, 364.
375, 405, 422, 423.
Durazzo M. L. — 128.
Dybowski Giuseppe. — 93,173.
Emiliani. — 233, 240, 398, 399.
Escott. — 328.
Espartero. — 47, 124.
Esperia — 12.
Exoria. — 118, 119, 122.
Fabrizi Luigi. — 176.
Fabrizi Nicola. — 11, 19, 23,
58, 92, 114, 115, 116, 176,
178. 225, 250, 251, 258, 259.
[1845]
EPISTOLARIO.
427
Fabrizi Paolo. — 19, 41, 93,
114, 176.
Farini L. C. — 175, 250.
Fenzi Bastiano. — 132.
Feiizi Carlo. — 132.
Ferraud. — 364.
Ferrari Giuseppe. — 133, 195,
223.
Ferrari Napoleone. — 36, 76,
82, 97, 102, 109, 112, 118,
146. 229, 272, 276.
Ferri Giovanni. — 22.
Finzi Giuseppe. — 219.
Fischbach Filippo. — 259,
261, 262, 263.
Foresti E. Felice. — 134, 179.
Foscolo. — 40, 70.
Fox Charles. — 202, 203, 300,
301.
Fracassi Poggi T. — 109.
Francesco I. re di Napoli. —
16, 269.
Francia (orefice). — 24, 70,
116, 172.
Franzone. 128.
Frapolli Lodovico. — 28, 49,
59. 172, 196, 197, 199.
Freddi Stanislao. — 278.
Galignani. — 33.
Gali. — 201.
Gallenga Antonio. — 18, 71,
195, 264.
Gambini Andrea. — 17, 22,
87, 97, 108,113. 125, 128,
146, 223. 270, 276.
Gambini Giuseppe. — 97.
Garibaldi G. — 5.5, 57, 277,
278.
Gatti. — 40," 58.
Gavioli. — 234, 240.
Gazette des Tribnnatix (La). —
233, 240.
Gazzetta d' Angshurgo (La). —
31, 33, 224, 225, 229, 265,
279.
Gazzetta di Colonia (La). —
265.
Gazzetta di Genova (La). —
204.
Gazzetta liaUana(La). — 254.
Gerard Francesca. — 214.
Ghiglione Antonio. — 112,
128, 216.
Giacopello Ambrogio. — 182.
Giannone Pietro. — 13, 22,
25, 44, 45, 59, 68, 70, 86,
90, 94, 134, 172, 199, 220,
224, 249, 250, 252, 254,
259, 264, 265, 280.
Gioberti V. — 17, 33.
Giornale del Regno delle Bue
Sicilie (II). — 7, 16, 170.
Giovannini. — 250, 263.
Giovine Italia (Associazione).
— 8, 12, 13, 25, 43, 44,
80, 98, 99. 133, 179, 199,
225, 398, 401.
Giovine Italia (Periodico). —
397, 398.
Gisquet. — 234, 241, 275.
Giulianini Luigi. — 266.
Giusti G.
59, 230.
Gouzales Carlo. — 10, 11,
251, 254, 280.
Gonzales (fratello di Carlo).
— 251, 280.
Gordon (Lord). — 140, 334.
Graham James. — 15, 30. 53,
130, 150, 162, 164, 185!
186, 198, 202, 204, 212,
231, 235, 236, 237, 238,
242, 244, 245, 247, 252,
255, 256, 263, 268. 271,
274, 275, 279, 280, 309,
312, 316, 321, 329, 330,
354, 380, 394, 399, 413.
417, 420, 423.
Grassi. — 105.
Gravi er. — 204.
Grey G. — 372.
Grisi Giulia. — 281.
Grodicki. — 316.
Guerrazzi F. D. - 48, 62,
67, 109, 279.
Guizot. — 124, 125, 215.
Haddtngton (Lord). — 309.
Hanmer J. — 323, 372.
Hansard's Parliamentary De-
bates. — 16.
Harris. — 385.
Hawes B. — 164.
Heath. — 83.
428
Heathcote W. — 311.
Herbert G. — 354.
Hill (Miss).— 249, 282.
HoUaud (Lord). — 396.
Hope. — 339.
Howiok (Lord). — 355, 382.
Hume. — 321, 322, 384, 414.
Isabella, regina di Spagna,—
34. '
Inglis R. H. — 350.
Jauer Nardini Salvatore. —
282.
Jervis. — 372. 384.
Jewsbury Geraldine. — 180.
Journal des Débats (Le). —
16, 31, 47, 63, 67, 213,
215, 278.
Kirkup. — 113.
Knox Folk J. — 229.
La Barthe (ved. Lafond).
La Cecilia Giovanni. — 233,
234, 240.
Lafond Giambattista. — 132,
280.
Lamberti Giuseppe. — 9. 11,
13, 18, 22, 23, 25, 38, 40,
58, 59, 60, 78, 85, 89, 91.
106, 114. 117, 133, 147,
172, 174, 176, 178, 179,
197, 219, 225, 226, 247,
259, 264, 265, 266, 270,
281.
Lamberti Sofia. — 59.
Lamennais. — 213.
Landi Pietro. — 248.
Layard (Gap.). — 347.
Lazzareschi. — 233, 240, 399.
Legione Italica. — 80.
Lemon Gli. — 311.
Lepelletier. — 199.
Lequine. -— 60.
Leronx Pierre. — 27, 213.
Leu d'Ebersol. — 126.
Leuclitenberg (Duca di). —
8, 38, 44.
Lincoln (conte di). — 384.
Linstant. — 27.
Lovatelli Francesco. — 8, 11,
19, 22. 23, 51, 61, 70^
93, 106, 250, 253, 281.
Liicchesini. — 176.
EPISTOLARIO. [1845]
Lnigi Filippo. — 5, 31, 47, 67.
Lnpatelli. — 119.
Lnzy. — 100.
Maeaulay. — 343.
Mamiaiii Terenzio. — 10, 174.
Manara. — 18, 19, 24, 27.
Mancini Angelo. — 55.
Manners J. — 346.
Marani Cesare A. — 74.
Marianna (ved. Zamheccari Li-
vio).
Mario di Candia, — 59. 227.
248, 281.
Mariotti (ved. Galltnga An-
tonio).
Marrast. — 59.
Massimo (Card.). — 278.
Massuccone Francesco. — 36,
97.
Mayer Enrico. — 44, 113, 272.
Mazzoli Tommaso. — 119.
Mediterraneo (II). — 89. 190,
209.
Mellara (ved. Pietramellara Pie-
iìv) .
Menotti Celeste.
— 25.
252.
263, 280.
Menotti Virginia,
— 22.
Mesmer. — 201.
Micci a rei li Tito
Vespasiano.
— 86.
Miller G. - 6, 7,
. 132.
Milnes. — 165, 331. 335,
336,
338, 339, 383,
415.
Moiii Cristoforo. -
- 200.
Monitenr {Le). —
233.
234.
398, 406. 407.
411,
417,
421, 422, 423.
Montebello (Duca
di), -
234,
241.
Morandi Antonio.
— 23
Morier. — 399.
Mornimi Chronicle i
[The).-
- 89.
Ilo, 134, 145,
146,
148.
163, 165, 182,
201.
205.
211. 212. 225,
, 231.
232.
235, 236, 237.
245,
249,
252, 263, 266,
268.
Morninq Herald (2
7,.). -
205,
206, 207, 208
, 209,
210.
211, 306. 307.
[1845]
EPISTOLARIO.
Moro Domenico. - — 6, 7, 119.
Muntz. — 372.
Murat G. — 183.
Muratori Pasquale. — 266.
Napier Charles. — 244, 263,
335, 337, 410.
Napoleone I. — 158, 199.
Nardi Anacarsi. — 6, 114,
116, 117, 118, 119, 120,
121. 124, 169.
Nardi Giambattista. — 119.
Narvaez. — 67.
Neumau!) (Barone).— 396, 397.
Newcastle (Duca di). — 304.
National (Le). — 225, 256.
Nav.... — 53, 61, 83.
Nieolini. — 75, 131.
Noceti. — 97.
Normaubv (Lord). — 186, 294,
306.
Norlh Briiish Beriew (The). —
72. 213.
Notari Carlo. — 42, 43, 132,
269.
O'Connell. — 20.
O' Conor Don. — 311.
Old. — 311.
Oribes. — 55, 56.
Orlandini. — 113.
Pacbeco y Obes. — 56.
Palli Michele. — 44.
Palraerston (Lord). — 397.
Panizzi Antonio. — 25.
Paolini (Dr.). — 117.
Pareto Lorenzo. — 128.
Parodi. - 118.
Partesotti Attilio. — 10, 11,
74, 75, 77. 80, 85, 91, 92,
105, 115.
Patten W. — 311.
Pa^ylet (Mrs.). — 26.
Peel Robert. — 16, 163, 165,
166, 170, 194, 255, 325,
332, 335, 336, 337. 338,
370, .374, 385.
Pelosi Eugenio. — 22.
Pepoli Carlo. — 58. 68.
Pepoli Ugo.— 58, 60, 68, 76.
Petitti di Roreto I. — 204.
Piciorial Times {The). — 15,
20, 53.
429
254.
Pietramellara Pietro.
266.
Pistrucci Scipione. — 25.
Prim (Gei).). — 67, 74, 84,
124.
Porro Ercole. — 78.
Presse (La). — 204.
Publisher (The). — 32.
Rabaiotti. — 110.
Radnor (Lord). — ^74.
Raffo. — 202.
Ramar oli. — 219.
Ramorino (Gen.). — 10, 400.
Riinalli Ferdinando. — 109.
Rasponi Tulio. — 106, 250.
Béforme (La). — 59, 132. 146,
173, 198.
Renzi Pietro. — 58, 59.
Hevae des Deux-Mondes (La).
— 195. 223.
Reme Indépen dante (La). — 40.
Ricard. — 10.
Ricci Vincenzo. — 128.
Ricciardi Giuseppe. — 9, 52,
176, 225, 259, 282.
Ricciotti Nicola. — 12, 50,
75, 119.
Ridley Colbovne. — 364.
Rirarola (Card.). — 266.
Robecchi Giulio. — 91, 116,
132.
Rocca. — 119.
Roche. — 60.
Roebuck. — 359.
Rogat E. — 13.
Rolandi Pietro. — 78, 91,
103, 105, 250.
Romagnoli Eugenio. — 22.
Ronge. — 112, 147.
Ronna Antonio. — 91, 116.
Rosa (servo di Mario di Can-
dia). — 59.
Rosa Gabriele. — 263.
Rosselli Michelangelo. — 67,
87, 102, 118, 230.
Rossetti Gabriele. — 71.
Rossi Pellegrino. — 126.
Rouge (red. lionge).
Rnffini Agostino. — 22, 36,
112, 128, 211, 213, 217,
230.
430
EPISTOLARIO.
184;
Rnffiui Giambattista. — 11,
44, 68, 69, 70, 94.
Rnffiui Giovanni. — 19, 22,
24, 36, 106, 112, 116. 199,
203, 217, 230. 247, 250,
264.
Raffini Jacopo. — 203, 217.
Rnffiui (fratelli). — 216,247,
271, 272.
Rnffiui Curio Eleonora. —
128, 217, 271, 272.
Rniz Ferdinando.— 196,225.
Russell John (Lord). — 164,
169, 337, 338, 364, 382.
Salvagnoli Vincenzo. — 17.
Sand Georges. — 90. 180,
213.
Sandon (Visconte). — 311,
319, 322, 358, 382.
Sajani (ved. Zonli Sajaui).
Saroldi Giacomo. — 55, 57.
Savelli Dante. — 119.
Savelli Tito.— 114, 119,122.
Sceberras Emilio. — 88, 114,
176.
Schiassi. — 40, 42, 44. 45.
Sciiriatti. — 398.
Seaton (Lord). — 165, 189,
209, 211, 333, 334, 336,
337, 338, 339, 345, 408.
Sergeant Mnrphy. — 324.
Seymour H. (Sir). — 389, 397,
398, 399, 400, 401.
SMel R. L. — 198, 200,228,
317, 319, 388.
Sidmouth (Lord). - 291.
Sovinski. — 299.
Sparapani. — 278.
Spencer (Lord). — 313.
Stansfeld James. — 181.
Sterbiui Pietro. — 132.
Stolzman Carlo. — 10, 14,
59, 100, 224, 249, 258,' 292,
296, 297, 299, 318, 319.
Strutt. — 311, 364, 372.
Sturge. — 203.
Sue E. — 126, 221, 222.
Svarnacino. — 128.
Tancioni Pio. — 47.
Tancioui Susanna. — 46, 47,
73.
Taylor P. A. — 201.
Tempie. — 334.
Tentolini Luigi. — 91.
Tesei. — 6.
Thappaz Giuseppe. — 199.
200.
Thomas (Mrs.). — 21.
Thon (Barone di). — 92.
Times {The). — 33, 211. 212,
215, 222, 275.
Tommasini. — 264, 266, 280.
Tonna L. — 176.
Torresani C. G. — 248. 263;
273.
Tosin (Dr.). — 11.
Toynbee. — 198.
Tre maggio (II). — 8.
Troni llet. — 78.
Turner. — 104, 105.
Tyler. — 229.
Usiglio Angelo. — 67, 73, 87,
88, 102, 118.
Vacani Andrea. — 90, 92,
103.
Valle. — 83.
Vanoni Felice. — 280.
Vellani. — 23.
Venerucci — 119.
Venturi Carlo. — 181.
Vinnitcha. — 299.
Vittoria, regina d'Inghilterra.
— 63, 64, 65.
Viviani. — 120.
Viviani Domenico. — 128.
Wakley. — 329, 385, 411.
Waldmann (ved. Frapolli Lo-
dovico).
Walpole R. — 289.
Warburton. — 311, 322, 328,
382, 409.
Ward. — 230. 344, 354.
Watson. — 364, 383.
Wesleyan Chronicle (The). — 15.
Wellington (Duca di). — 154,
155, 156, 159, 160, 294, 336.
Wesimiuster lìeview {The). —
3, 11, 32, 54, 102, 231,
232, 236, 406.
Williams. — 364.
Worcell Stanislao. — 201, 296,
297, 298. 299, 318, 319.
[1845] KPISTOLARIO. 431
Wortley J. S. — 345, 357. Zauli Saj ani Tommaso. — 89,
Wyndliam. — 416. 115.
Zambeccari Livio. — 8, 23, Zuppi (Maggiore). — 19.
38, 41, 51. 260. 265. Zurbano Martino. — 124.
Zamoiski. — 10. Zwierkoswki V. — 14.
INDICE DELLE LETTERE.
Introduzione pag. vii
MDCCLXVII. — Alla madre [Londra], 30 agosto
18U » 3
MDCCLXVIII. — A Nicola Fabrizi [Londra] ,
2 settembre 1844 » 6
MDCCLXIX. — A Giuseppe Lamberti [Londra],
3 settembre 1844 » 10
MDCCLXX. — Allo stesso [Londra, 4 settem-
bre 1844] » 12
MDCCLXXI. — Alla madre [Londra], 6 set-
tembre 1844 » 14
MDCCLXXII. — A Giuseppe Lamberti [Londra],
13 settembre 1844 » 18
MMCCLXXIII. — Alla madre [Londra], 13 set-
tembre 1844 » 20
MDCCLXXIV. — A Giuseppe Lamberti [Londra,
14 settembre 1844] » 22
MDCCLXXV. — Allo stesso [Londra], 19 set-
tembre 1844 » 24
MDCCLXXVL — A Georges S^nd [Londres], 20
septembre 1844 » 26
MDCCLXXVII. — A Giuseppe Lamberti [Lon-
dra]. 20 settembre [1844] . » 27
MDCCLXXVIII. — Alla madre [Londra], 21 set-
tembre 1844 » 28
MDCCLXXIX. — Alla stessa [Londra], 27 set-
tembre 1844. , » 32
MDCCLXXX. — Alla stessa [Londra], 4 otto-
bre 1844 » 35
MDCCLXXXI. — A Livio Zambeccari [Londra],
6 ottobre 1844 » 38
434 EPISTOI.AKIO.
MDCCLXXXII. — A Giuseppe Lamberti [Londra],
7 ottobre 1844 pag. 40
MDCCLXXXIII. — Alla madre [Londra], venerdì
11 ottobre 1844 » 46
MDCCLXXXIY. — A Pietro Giannone [Londra],
12 ottobre 1844. ...... » 49
MDCCLXXXV. — Alla madre [Londra], 18 otto-
bre 1844 » .53
MDCCLXXXVI. — A Giuseppe Lauiberti Londra,
[22 ottobre 1844] » 58
MDCCLXXXVII. — A Pietro Giannone [Londra,....
ottobre 1844] » 60
MDCCLXXXVIII. — Alla madre [Londra], 26 otto-
bre 1844 » 61
MDCCLXXXIK. — Alla stessa [Londra], 4 novem-
bre 1844 » 65
MDCCXC. — A Giuseppe Lamberti [Londra],
5 ìiovembre [1844] » 69
MDCCXCI. — Al la madre [Londra], 12 novem-
bre 1844 » 71
MDCCXCII. — A Giuseppe Lamberti Londra,
[18 novembre 1844] » 74
MDCCXCIII. — Alla madre [Londra], 20 no-
vembre 1844 - . . . » 76
MDCCXCIV. — Alla stessa [Londra], 26 no-
vembre 1844 » 80
MDCCXCV. — Alla stessa [Londra], 4 dicem-
bre 1844 » 82
MDCCXCVI. — A Giuseppe Lamberti [Lon-
dra, 9 dicembre 1844] ... > 85
MDCCXCVIL — Alla madre [Londra], 10 di-
cembre 1844 » 86
MDCCXCYIII. — A Giuseppe Lamberti [Londra],
16 dicembre 1844 » 90
MDCCXCIX. — Alla madre [Londra], 17 di-
cembre 1844 » 94
MDCCC — Alla stessa [Londra], 25 di-
cembre 1844 » 96
MDCCCI. — Ad A. Cesare Maraui [Londra].
venerdì [.... 1844] » 98
EPISTOLARIO. 43
MDCCCII. — Alla madre [Londra], 2 gen-
naio 1845 j;a^. 100
MDCCCIII. — A Giuseppe Lamberti [Londra],
8 gennaio 1845 ....... » 103
MDCCCIV. — Alla madre [Londra], 8 gen-
naio 1845 » 106
MDCCCV. — Alla stessa [Londra], martedì
14 gennaio 1845 » 109
MDCCCYI. — A Nicola Fabrizi [Londra], 20
gennaio 1845 . » 114
MDCCCVIL — A Giuseppe Lamberti [Lon-
dra], 21 gennaio 1845 ... » 115
MDCCCVIII. — Alla madre [Londra], 22 gen-
naio 1845 . » 117
MDCCCIX. — To the Kditor of the " Times ,,
[London, 1845] january 22 . » 120
MDCCCX. — Alla madre [Londra], 31 gen-
naio 1845 » 123
MDCCCXI. — Alla stessa [Londra], 7 feb-
braio 1845 » 127
MDCCCXII. — A Giuseppe Lamberti [Londra],
8 febbraio 1845 » 131
MDCCCXIII. — To the Editor of the '' Morning
Chronicle ,, [London], 1845,
febrnary 12 » 134
MDCCCXIV. Alla madre [Londra], 14 feb-
braio 1845 » 145
MDCCCXV. — To the Editor of the '^ Morn-
ing Chronicle ,, [London],
184 5. febrna-ry 17 » 148
MDCCCXVI. — Alla madre [Londra], 21 feb-
braio 1845 » 161
MDCCCXVIL — To the Editor of the " Morn-
ing Chronicle ,, [London],
1845 february 21 » 165
MDCCCXVIII. — A Giuseppe Lamberti [Lon-
dra], 25 febbraio 1845 ... » 172
MDCCCXrX. — A Pietro Giannone [Londra,
25 febbraio 1845] » 174
MDCCCXX. — A Georges Sand [Londres], 26
février [1845] » 180
436 K l'I STOLA RIO.
MDCCCXXI. — To the Editor of the '* Morn-
ing Cbionicle ,, [London],
1845, february 28 pag. 182
MDCCCXXII. — Alla madre [Londra], 1° mar-
zo 1845 . . » 193
MDCCCXXin. — A Giuseppe Lamberti [Lon-
dra], 7 marzo 1845 » 196
MDCCCXXIV. — Alla madre [Londra], 8 mar-
zo 1845 » 200
MDCCCXXY. — To the Editor of the " Morn-
ing Chronicle ,, [London],
1845, march 11 » 205
MDCCCXXVI. —Allo stesso [London], 1845,'
march 13 » 208
MDCCCXXVn. — Alla madre [Londra], sabbato
14 marzo 1845 » 210
MDCCCXXVIII. — A Franfoise Gerard [Londres],
15 mars 1845 » 214
MDCCCXXIX. — A Giuseppe Lamberti [Lon-
dra], 19 marzo 1845 .... » 218
MDCCCXXX-. — Alla madre [Londra], 21 mar-
zo 1845 » 221
MDCCCXXXI. — A Giu.seppe Lamberti [Lon-
dra], 25 marzo 1845 .... » 224
MDCCCXXXU. — Alla madre [Londra], 28 mar-
zo 1845 » 227
MDCCCXXXIII. — To the Editor of the '^ Morn-
iiig Chronicle ,, [London],
1845, aprii 2 » 231
MDCCCXXXIY. — Alla ihadre [Londra], 4 aprile
1845 » 235
MDCCCXXXXV. — To Mr. Thomas Dmicombe
[London], 1845, aprii 7. . . » 237
MDCCCXXXVI. — Alla madre [Londra] , 11 a-
prile 1845 » 244
MDCCCXXXVII. — A Giuseppe Lamberti [Lon-
dra], sabbato 12 aprile 1845 » 248
MDCCCXXXVIII. — Allo stesso [Londra], 16 aprile
1845 » 251
MDCCCXXXIX. — Alla madre [Londra], 19 a-
prile 1845 » 254
EPISTOLARIO. 437
MDCCCXL. — A Giuseppe Lamberti [Londra],
19 .aprile 1845 pag. 258
MDCCCXLI. — A Pietro Giannoue [Londra],
21 aprile 1845 » 259
MDCCCXLIL — A Giuseppe Lamberti [Londra],
21 aprile 1845 » . 261
MDCCCXLIII. — A Pietro Giannoue [Londra,
21 aprile 1845] » 261
MDCCCXLIV. — A Giuseppe Lamberti [Londra],
24 aprile 1845 » 262
MDCCCXLV. — A Pietro Giannoue [Loudra],
24 aprile 1845 » 265
MDCCCXL VI. — Alla luadre [Londra], sabbato
25 aprile 1845 . » 267
MDCCCXLVn. — A Pietro Giannoue [Londra],
28 aprile 1845 » 270
MDCCCXLVm. — Alla madre [Loudra], 3 mag-
gio 1845 » 270
MDCCCXLIX. — Alla stessa [Loudra], 9 mag-
gio 1845 » 274
MDCCCL. — A Giuseppe Lamberti [Lon-
dra], 9 maggio 1845 .... » 280
Appendice » 285
INDICE DELLE ILLUSTRAZIONI.
Ritratto di Giuseppe Mazzini, da uu diseguo a lapis, conser-
vato nel Museo del Risorgimento di Genova.
Il presente volnrne, finito di stampare il 20 aprile 1918,
fu riveduto e approvato dalla R.^^ Commissione per l'edizione
nazionale degli Scritti di Giuseppe Mazzini.
A.
Ber KN INI - Presidente
A.
ROTH
F.
Martini
P.
BOSELLI
V.
E. Orlando
L.
Rossi
S.
Barzilai
E.
PlNCHlA
E.
Nathan
C.
Pascarella
V.
Fiorini
M.
Menghini.
^^
DG
552
.8
M27
V.27
Manzini, Giuseppe
Scritti editi ed inediti
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